Come e quando nasce l’idea di una biblioteca dedicata allo studio e alla pratica della traduzione a Roma?
Nel 2003 Velia Scurria, moglie del poeta siciliano Armando Patti, decide di donare alle Biblioteche di Roma la sua casa, situata al centro di Roma, per destinarla alla creazione di un centro specializzato sulla traduzione. Il progetto si ispira al modello delle undici Case del traduttore, già presenti in Europa, che offrono ai traduttori una biblioteca specializzata e una residenza. La Casa delle Traduzioni ha aperto le sue porte al pubblico nel 2011, ma già dagli anni immediatamente precedenti aveva iniziato ad aggregare intorno a sé una comunità di professionisti, organizzando incontri di sensibilizzazione sul ruolo del traduttore e di approfondimento sulle tematiche del mestiere.
La Casa delle Traduzioni: la scelta del plurale rimanda idealmente alla pluralità di versioni che si possono dare di uno stesso testo. Casualità o scelta?
Il nome rimanda a una scelta deliberata che vuole fare di questa biblioteca un luogo aperto e inclusivo. Un luogo dove traduttori da tutto il mondo e professionisti della letteratura di ogni provenienza possano incontrarsi, lavorare, formare e formarsi. Ogni contributo è gradito e le diverse figure professionali, come i diversi approcci a un testo, sono senza dubbio un prezioso arricchimento.
La Casa delle Traduzioni è una foresteria che ospita traduttori stranieri e fa parte della rete Récit: ci spiega meglio? Quali attività include?
La residenza della Casa delle Traduzioni è dedicata ai traduttori editoriali, in particolare ai traduttori dall’italiano, con l’obiettivo di offrire al traduttore uno spazio di lavoro sereno e qualificato e di promuovere la diffusione della letteratura italiana all’estero. In questi anni la Casa delle Traduzioni ha ospitato molti traduttori provenienti da ogni parte del mondo, e spesso è capitato che gli stessi abbiano tenuto incontri pubblici presso la nostra biblioteca. Sono sicuramente da ricordare, tra i più assidui, Marguerite Pozzoli, Jan van der Haar, Manon Smits, Caroline Maldonado, Mimoza Hisa, e anche, per la loro esperienza e la varietà delle nazionalità, Brian Nelson, Christine Ammann, Carme Arenas, Elizabeth Harris, Yond Boeke, Brigid Maher, Anna Wasilewska, Tommy Watts, Diana Kastrati, Anna Casassas Figueras, Pietha de Voogd, Mieke Geuzebroek e molti altri.
La Casa delle Traduzioni fa parte della rete RéCIT – Réseau Européen des Centres Internationaux de Traducteurs littéraires, la rete europea delle Case del traduttore presenti nei diversi paesi europei, di cui nel 2014 ha assunto anche la segreteria. Lavorare insieme significa rafforzare l’identità europea delle case e dei collegi e moltiplicare la capacità dei singoli centri di promuovere la mobilità del traduttore editoriale. In questa prospettiva, giocano un ruolo fondamentale i progetti finanziati dall’Unione europea, quali la Fabrique européenne des traducteurs, un programma di laboratori da varie lingue che è stato svolto presso diverse sedi in Europa.
Lei ha uno sguardo privilegiato sulla comunità dei traduttori in Italia. A suo avviso quali sono i mutamenti più rilevanti degli ultimi anni? E che cosa ha notato sull’evoluzione di questa figura?
Nel corso di questi ultimi anni si sono andati moltiplicando i luoghi e le attività culturali dedicati al tema della traduzione e certamente è cresciuta la sensibilità sul ruolo cruciale del traduttore all’interno della filiera editoriale e sulla sua dignità di autore, così come è riconosciuto dalla legge 633 del 1941. A fronte di questi cambiamenti positivi, si è invece registrata un’ulteriore diminuzione del numero già esiguo dei lettori in Italia, con inevitabili ricadute negative sul mercato editoriale e in particolare sul fronte della traduzione. Dato il calo della domanda, gli editori pubblicano meno libri in traduzione perché più costosi e, di conseguenza, si riducono le possibilità di lavoro per una categoria professionale già angariata da tariffe a cartella spesso miserabili.
Alcuni dei maggiori traduttori letterari italiani tengono stabilmente presso la Casa delle Traduzioni seminari e workshop sugli aspetti più vari della traduzione editoriale: quali le tematiche più frequenti?
Il punto di forza della Casa delle Traduzioni è costituito proprio dalle attività culturali, varie e numerose: presentazioni di novità editoriali, seminari, ma soprattutto laboratori di traduzione realizzati in una prospettiva di lifelong learning, con il coinvolgimento di traduttori professionali di grandissima esperienza: Ilide Carmignani, Ada Vigliani, Yasmina Melaouah, Franca Cavagnoli, Daniele Petruccioli, Paola Mazzarelli e tanti altri. Generalmente la programmazione dei laboratori è organizzata per aree linguistiche; nel corso dei seminari, invece, possono essere affrontate tematiche diverse, quali la traduzione della letteratura di genere, la traduzione dei classici ecc.
Parte integrante delle attività svolte nella biblioteca che dirige riguarda la presentazione di libri e riviste dedicate alla traduzione: conferma l’interesse crescente negli ultimi anni verso questa tematica?
Certamente l’interesse per il tema della traduzione è cresciuto: lo dimostrano il gran numero di manifestazioni culturali dedicate alla traduzione, dalle Giornate della traduzione letteraria di Urbino alle varie sezioni sul tema create all’interno delle fiere librarie. Negli anni, inoltre, hanno visto la luce molte riviste online quali «N.d.T. – La nota del traduttore», «Intralinea», «Strade Magazine», «Tradurre» e, naturalmente, anche «Diacritica», con la sua rubrica sul tema della traduzione.
La Casa delle Traduzioni possiede fondi, traduzioni importanti e alcune edizioni particolari. Quali?
La Casa delle Traduzioni, in quanto biblioteca di pubblica lettura appartenente alla rete delle Biblioteche di Roma, offre a tutti gli utenti un servizio di consultazione e di prestito che si fonda su un patrimonio bibliografico di oltre un milione di volumi. Allo stesso tempo la sua collezione risponde a un livello di specializzazione piuttosto alto: dizionari monolingui e bilingui, dizionari tecnici, saggi e manuali di traduzione, testi tradotti. La biblioteca possiede anche il prezioso fondo “Elsa Morante”, una raccolta di traduzioni in varie lingue dei libri della scrittrice romana, donate da Carlo Cecchi, cui si sono andate associando, nel tempo, altre raccolte, come le traduzioni dei libri di Vitaliano Brancati, donate dalla figlia dello scrittore, e le traduzioni di Milena Agus, dono della casa editrice Nottetempo. Ogni stanza, poi, ospita foto di scrittori italiani donate dal fotografo Rino Bianchi.
Presso la Casa delle Traduzioni è attivo anche uno Sportello Orientamento. Di cosa si tratta?
Lo “Sportello di orientamento alla professione di traduttore letterario” è un servizio curato da Marina Rullo, fondatrice del network per traduttori editoriali Biblit. È un servizio di consulenza con cadenza mensile che ha lo scopo di offrire ad aspiranti traduttori e professionisti una panoramica sugli aspetti principali della professione. È diventato un punto di riferimento regolare a Roma e non solo, poiché fornisce una consulenza personalizzata in base alle esigenze specifiche di ciascun richiedente.
Quali attività ha in serbo la casa delle Traduzioni per gli studenti e i professionisti del settore a partire da quest’autunno?
Il programma per l’autunno è assai ricco: laboratori di traduzione dal tedesco, dal portoghese e dal francese, seminari sulla traduzione della letteratura teatrale in collaborazione con il Cendic, il Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana, e la rassegna “In altre parole”, presentazioni di novità editoriali e molti ospiti di varie nazionalità in residenza, oltre all’appuntamento mensile con lo Sportello di orientamento.
(fasc. 5, 25 ottobre 2015)