Adrián N. Bravi racconta, con L’inondazione, gli ultimi anni di vita di un vecchio, Ilario Morales, che con la testardaggine dei vecchi decide di non abbandonare la casa durante un’alluvione, unico di tutto il villaggio di Río Sauce, e si adatta a vivere all’ultimo piano. Isolato, abbandonato, sì, ma non del tutto: con la barca, remando di buona lena, si può raggiungere il cimitero, dove riposano la moglie e la figlia, con le quali Morales ha un dialogo fitto e confidente; e il paese più a monte, dove stanno l’osteria, i negozi, l’ufficio postale in cui ogni mese va a ritirare la pensione. A un certo punto gli si affianca un cane, e dalle acque lutulente gli entra in casa un caimano. Può sempre capitare di incontrare gente in barca che viene a vedere i danni dell’alluvione sulla propria abitazione, o misteriosi orientali che, nella visione ossessiva di Morales, sono lì per speculare sui terreni e le case e acquistare tutto il paese a prezzi stracciati. Insomma, le occasioni di confronto sono tante, eppure Morales resta un solitario, più a suo agio nel silenzio delle giornate e delle notti, in cui i suoi pensieri assillanti possono alimentarsi e crescere.
L’alluvione ha smosso la topografia, ha ribaltato le certezze: e, se tutti gli altri preferiscono trovare rifugio altrove, in abitazioni ancora più alienanti di quelle semisommerse da cui sono fuggiti, Morales accetta la sfida e insegue percorsi familiari tra le vie allagate e i tratti di fiume, si reinventa una geografia, la abita con naturalezza, adatta le nuove abitudini alle vecchie. Diventato animale di fiume, al pari degli uccelli e dei caimani, non si raccapezzerà più quando le acque si ritireranno pian piano, riscoprendo i profili anneriti delle case, non ritroverà l’orientamento in un mondo che non gli sarà più familiare.
L’autore sa raccontare questa insolita e forse emblematica vicenda di solitudine con invidiabile senso della misura: il suo racconto è attento ai dettagli minimi, che in realtà sono i più importanti, ed è limpido (limpido, sì, nonostante la fangosità dell’acqua che ha invaso tutto), lieve, umoristico, anche commovente quando il declino del vecchio Morales si fa irreversibile al punto da convincerlo a ritirarsi, per così dire, dalla battaglia, in dignitoso esilio in una casa di cura.
(fasc. 8, 25 giugno 2016)