Alla ricerca di un nuovo punto di vista: quasi trent’anni di Edizioni Lindau attraverso le collane
La casa editrice torinese Lindau viene fondata a Torino nel 1989 e fin dagli inizi si dedica alla pubblicazione di saggistica cinematografica e di moda. La Edizioni Lindau si stabilisce inizialmente in via Lagrange 7 per poi spostarsi, nel 1993, in quella che diventerà la sua sede storica in via Bernardino Galliari 2bis. Attualmente Lindau ha trovato una nuova casa in Corso Re Umberto 37, sempre a Torino.
Già la scelta del nome ha ispirato quell’idea di voler fare editoria in modo libero e guardando verso orizzonti che restano ancora inesplorati. Lindau, infatti, è il nome di una piccola città situata su un’isola nel lago di Costanza, in Germania, denominata «città libera e operosa»[1] per il suo essere indipendente, punto focale per i collegamenti tra l’Europa e Milano e celebrata per le sue virtù da Friedrich Hölderlin, come si può leggere nella lirica citata nella presentazione sul sito della casa editrice:
E cerca per cantarti un nome amoroso, o felice
Lindau! Questa è una delle porte ospitali
che lusingano viaggi, distanze di molte promesse,
laggiù, dov’è il prodigio, una divina belva,
il Reno che si rompe la via temeraria giù al piano,
e dalle rocce sgorga una valle di giubilo;
o laggiù, verso Como, andando tra limpidi monti;
o qui a fianco sul lago aperto, con il giorno che volge:
ma, o consacrata porta, tu più mi lusinghi ad andare
a casa dove io so tutte le vie fiorite,
cercando la mia terra, le belle convalli del Neckar,
i boschi, il verde sacro dei miei alberi,
dove la quercia è buona compagna di faggi e betulle
e un luogo sopra i monti amico m’imprigiona.
Edizioni Lindau è frutto del lavoro di alcuni amici, che furono tra i soci fondatori, e soprattutto di Ezio Quarantelli, che ne è attualmente il direttore editoriale. Si tratta del proseguimento di un progetto già avviato in precedenza, quello di una piccola casa editrice di Alessandria, Il Quadrante, successivamente acquisita dalla stessa Lindau.
L’obiettivo primario era quello di donare all’editoria italiana, in un anno emblematico come quello della caduta del muro di Berlino, una nuova piccola impresa culturale che, a piccoli passi, riuscisse ad andare sempre controcorrente. Come ha infatti recentemente dichiarato Ezio Quarantelli in un’intervista in occasione dell’ultima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino,
Nel 1989, il mondo stava per altro cambiando. Pochi mesi dopo la fondazione della casa editrice sarebbe crollato il Muro di Berlino, e altre trasformazioni aspettavano l’Italia e l’Europa.
La nostra partenza fu ambiziosa (e un po’ velleitaria): avviammo subito una collana di narrativa e una di saggistica, con autori di assoluto rilievo. Volevamo ragionare in grande, pur essendo piccoli. E soprattutto volevamo agire con assoluta libertà di pensiero, sottraendoci al ricatto delle mode e dei luoghi comuni (anche quelli imperanti nei «salotti buoni» della cultura nazionale)[2].
Quindi tra le ambizioni di Lindau c’era, appunto, quella di ricoprire un ruolo piccolo, ma che fosse preciso: proporre al lettore una produzione ancora poco conosciuta ai tempi, ma di respiro europeo. Guardare oltre i propri confini territoriali e letterari per suscitare l’attenzione e l’interesse non solo degli studiosi che conoscevano già quegli ambiti di ricerca, ma anche e soprattutto di quei nuovi lettori a cui l’editoria deve da sempre la propria vitalità[3].
A quasi trent’anni dalla fondazione, Edizioni Lindau resta un punto di riferimento per chiunque si occupi di cinema e negli ultimi anni sta consolidando la proposta di narrativa, puntando sulla scoperta di nuovi autori italiani e internazionali e sulla riscoperta di altri. A questo proposito è nata nella casa Lindau una nuova collana, sempre dedicata alla narrativa, come «Senza Frontiere». Il nuovo progetto, che porta il nome di «Contemporanea», parte da presupposti simili, ma sarà dedicato del tutto ad autori inediti in Italia, soprattutto giovani:
La prima collana di narrazioni, «Senza Frontiere», aperta a tutti i generi e gli stili, si è fatta conoscere per l’alto valore letterario dei testi che raccoglie. La nuova collana partirà da basi simili − abbiamo un’idiosincrasia congenita per i confini troppo stretti − ma sarà dedicata agli autori inediti in Italia, e riserverà molto spazio ai giovani. La aspettiamo con curiosità, e siamo sicuri che i lettori la accoglieranno con lo stesso entusiasmo che hanno riservato alla sua «sorella maggiore»[4].
Non c’è modo migliore per conoscere il lavoro di una casa editrice se non partire dal catalogo: i libri pubblicati, uno dopo l’altro, costituiscono in fila la più grande dichiarazione d’intenti per un editore. Per questo motivo in questa sede verrà analizzato il catalogo della casa editrice Lindau dai primi anni di attività alle pubblicazioni più recenti, senza tralasciare un paragrafo dedicato al come si lavora alle Edizioni Lindau e un’analisi della rassegna stampa dedicata ad alcuni autori pubblicati negli ultimi tempi in quella collana di narrativa, «Senza Frontiere», che ormai è un punto di riferimento per la presenza di questo “genere” (con romanzi e racconti, autori riscoperti e da scoprire) all’interno del catalogo e, pian piano, sta diventando riconoscibile e apprezzata anche dai lettori.
I primi anni: saggistica cinematografica e prime collane
Nel 1989 per i fondatori di Lindau il quesito su come indirizzare il lavoro editoriale cade soprattutto su quali generi letterari pubblicare. All’inizio, l’idea era quella di dar vita a una casa editrice indipendente che vedesse crescere alle proprie spalle, negli anni, un catalogo grande, ricco ed eterogeneo che comprendesse narrativa, saggistica e arte (sia pittorica sia cinematografica). Un progetto molto impegnativo e ambizioso che, dopo qualche tempo, spinse il direttore editoriale verso la decisione di ridimensionare il proprio campo d’azione per specializzarsi, poi, in un ambito circoscritto a cui Edizioni Lindau deve buona parte della propria fortuna: la saggistica di cinema.
A questo proposito, il primo libro di cinema pubblicato nel 1991 dalla casa editrice è il saggio dal titolo Mario Soldati. La scrittura e lo sguardo, realizzato in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino allo scopo di analizzare l’opera di Mario Soldati, scrittore e cineasta. Alla pubblicazione partecipano anche diversi enti tra i quali ricordiamo il Centro Pannunzio di Torino, due Dipartimenti dell’Università di Torino (il Dipartimento di Discipline Artistiche, Musicali e dello Spettacolo e quello di Scienze Letterarie e Filosofiche), la Fondazione Mario Novaro di Genova e la Rai-Radiotelevisione Italiana.

Il volume su Soldati è corredato di bellissime foto che sono state estrapolate direttamente dai film del regista e racchiude contributi di diversi autori, da Davico Bonino a Raboni, passando per Zavattini e Bertolucci. A questi si aggiungono le testimonianze dello stesso Mario Soldati, come ad esempio:
Ripeto, non avevo mai messo piede in un teatro di posa, non mi ero mai interessato di cinematografo. Un giovanissimo dall’aria stranamente astuta e vissuta, maglietta gialla, grandi occhiali, che appariva perfetto segretario del produttore avvocato Besozzi e ciononostante mostrava di intendersi di letteratura e letterati, mi condusse sollecitamente, con meraviglioso rispetto per la mia anonima persona, fino al teatro n. 2 e qui mi presentò, con tutte le forme, al direttore di scena. (Allora, bei tempi! non si diceva ancora «regista»). Quel giovanissimo dalla maglietta gialla era Libero Solaroli. E il direttore di scena era Mario Camerini.
A chiudere la monografia su Mario Soldati troviamo cronologia, bibliografia e filmografia, ognuna delle quali è completa e accurata. La pubblicazione di questo volume ha segnato, per Edizioni Lindau, l’inizio di una lunga e fortunata specializzazione in ambito cinematografico, inaugurata in questo caso dalla collaborazione al Festival Internazionale Cinema Giovani, l’attuale Torino Film Festival.
A cavallo tra il 1990 e il 1991 la casa trova la propria espressione nella collana «Nuove Letture», diretta da Fulvio Ferrari. Sempre diversificate le proposte di lettura che fanno capolino all’inizio del nuovo decennio, portatrici, sì, di novità, ma soprattutto dell’animo editoriale controcorrente che Lindau ha delineato come proprio modus operandi. Il catalogo comprende Il cavaliere di Hans Christian Branner corredato di un saggio di Karen Blixen; La casa accanto al bosco e altri racconti di Gholamshossein Saedì; A Londra di Henry James; Una lingua in comune di Marion Molteno; Ricchezza di Arthur Schnitzler; L’uomo che amava le isole di David Herbert Lawrence; La veritiera e meravigliosa storia di Mariken di Nimeg di un anonimo fiammingo; Il disegno ad inchiostro di Hjalmar Söderberg e Ascolta, Israele di Ugo Bonanate. Di questi primi titoli, diversi per ambientazione, modo di raccontare e provenienza dei loro autori, sono ancora presenti nel catalogo della casa editrice, a quasi trent’anni dalla prima pubblicazione, le opere sopra citate di Henry James, Arthur Schnitzler, D. H. Lawrence e Hjamar Söderberg.

Si affermano così, nei primi tre anni di attività della casa editrice, tre collane: «Nuove Letture», «Le Opere» e «La Città», a cui si affianca il lavoro monografico su varie forme d’arte.
Se si sfoglia il catalogo delle Edizioni Lindau relativo all’anno 1992, si nota fin da subito un’interessante serie di saggi riguardanti letteratura, arte e filosofia, persino matematica e fisica, opere musicali, senza tralasciare gli immancabili film. Tutto questo è stato raccolto nella collana «Le Opere», diretta da Ugo Bonanate. Per dar vita a questa collana, Lindau ha voluto chiedere a studiosi delle maggiori università sia italiane sia internazionali di dare una propria lettura di quelle opere che potrebbero farsi esempio universale per definire l’identità culturale di ciascuno. Perché queste opere ci affascinano? Questa è stata la domanda da cui è partito il viaggio delle «Opere», avventura che ha trovato la risposta positiva dei professori interrogati che, a loro volta, si sono cimentati in un lavoro di ricerca dedicato a una singola opera.

Ad aprire la collana c’è Paolo. Lettera ai Romani di Walter Schmitals, un’analisi necessaria, se si pensa soprattutto a quanto il Nuovo Testamento abbia influenzato la cultura occidentale. Dalla filosofia cristiana si passa, poi, all’eterno amore di Lindau, il cinema, con il secondo titolo pubblicato della collana, Fritz Lang. Metropolis (a cura di Paolo Bertetto), pietra miliare del cinema muto divenuta modello di sperimentazione visiva. Seguono uno studio a cura di Guido Fink su Robert Louis Stevenson e Lo Strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde, volto a indagare una delle più famose narrazioni dell’Inghilterra vittoriana: una narrazione a incastri piena di meccanismi oscuri e diabolici che ancora oggi è capace di riservare sorprese inquietanti; l’arte contemporanea si affaccia tra le prime pubblicazioni della collana con un saggio di Jolanda Nigro Covre[5], dal titolo Mondrian. Composizione ovale con alberi, un quadro chiave nella produzione artistica del pittore olandese nel suo percorso verso l’astrazione; immancabili, uno sguardo alla teoria dell’evoluzione con Darwin. L’origine della specie a cura di Peter J. Bowler e un viaggio nella scrittura di Verne con Jules Verne. L’isola misteriosa a cura di Giovanni Caravillani. Da catalogo, possiamo vedere che le pubblicazioni nelle «Opere» continuano con altre analisi di tanta parte della letteratura che non può essere ignorata. Si tratta dei saggi Shakespeare. Amleto a cura di Alan J. Downie; Agostino. Le Confessioni a cura di Margaret R. Miles; Foscolo. I Sepolcri curato da Anco Marzio Mutterle e Melville. Moby Dick, sulla più famosa balena della letteratura, a cura di Harold Beaver.
Come si legge dal dépliant riepilogativo delle uscite nella collana «Le Opere» tra il 1990 e il 1992:
Con «Le Opere», Lindau, una casa editrice che intende essere soprattutto un laboratorio di idee, propone una collana articolata e coerente capace di mantenere nel tempo il proprio valore: quello di uno strumento utile, e anzi indispensabile per la cultura di domani[6].
Nel periodo tra il 1992 e il 1995 nascono nella casa editrice due nuove collane: «Tradizioni» e «Letture». La prima comprende una serie di studi che si sviluppa in due direzioni: testi classici di vari ambiti tradizionali, fino a quel momento inediti o comunque poco disponibili in Italia, tradotti direttamente dal testo in originale, senza passaggi di lingua intermedi, e sempre corredati da un buon apparato critico, a cui si affiancano, a pubblicazioni intervallate, alcune antologie tematiche. Queste ultime contengono altri brevi e importanti testi classici, oltre a saggi e scritti di autori contemporanei, assieme ad altre utili indicazioni d’approfondimento. Il primo libro pubblicato della collana è un Libro del matrimonio di al-Ghazzālī, massimo teologo dell’Islam, uno studio su come una delle più grandi religioni esistenti si sia posta di fronte ai temi del rapporto coniugale, dei rapporti sessuali e della procreazione.
L’altra collana, «Letture», è dedicata esclusivamente a inediti del Novecento, sempre provenienti dalle più diverse tradizioni culturali e letterarie. I primi quindici titoli della collana arrivano da una serie omonima già pubblicata, tra il 1986 e il 1989, dalla casa editrice alessandrina Il Quadrante, che in seguito a questo accordo venne acquisita dall’editore torinese. Dal sedicesimo titolo in poi, i libri pubblicati sono tutti inediti appartenenti al lavoro di scouting di Lindau. Tra i primi titoli usciti segnaliamo Il linguaggio dell’amore di Gerard Reve e Appuntamento con Bonaparte del russo Bulat Š. Okudzava.
Menzione d’onore a una terza collana di Lindau che nasce sempre nel 1992, «La Città». Il nome è evocativo e c’è da dire che, per un editore orgogliosamente indipendente e che si prefigge l’arduo compito di essere una piccola grande casa editrice, è inevitabile non mettere le radici nella propria città di origine e attività, Torino. Da sempre cuore pulsante dell’editoria italiana (si pensi a Pomba, Einaudi e alla UTET[7], per esempio, e alla prolifica attività negli anni del Salone Internazionale del Libro), la città sabauda offre opportunità, atmosfere favorevoli e fervore culturale. Per celebrarla, le Edizioni Lindau dedicano a Torino questa collana in cui inizialmente vengono pubblicati quattro libri illustrati: Torino 1880 di Edmondo De Amicis; Torino. Il castello del Valentino a cura di Costanza Roggero Bardelli; Torino. Via Roma a cura di Luciano Re e Giovanni Sessa, e il non meno importante Fiat 500. Genio di un’epoca a cura di Ugo Castagnotto e Anna Maria Quarona, dedicato a quell’automobile e all’azienda che di Torino sono state e continuano a essere simbolo in tutto il mondo.
Da affiancare a queste prime pubblicazioni, dato che nella casa Lindau sono sempre stati vivi l’amore e l’interesse per l’arte, troviamo anche due serie di monografie d’arte, una dedicata in generale ad arte e architettura e l’altra specificatamente all’arte contemporanea. A questo proposito non poteva mancare, conoscendo ormai la mission della casa editrice, una monografia specifica dedicata solo ed esclusivamente al cinema, la stessa in cui troviamo pubblicato il già citato Mario Soldati. La scrittura e lo sguardo, di cui abbiamo precedermene ripercorso la genesi come primo libro di cinema nato all’inizio degli anni Novanta presso la casa Lindau.


Nel 1998, poi, assistiamo a un altro punto di svolta per la produzione di Lindau: nasce la collana «Saggi», ulteriore punto di riferimento per un’impresa culturale che ha scelto di fare della saggistica il proprio punto di forza. Sempre nello stesso anno, le Edizioni Lindau vincono il Premio Filmcritica-Umberto Barbaro per «Universale Film».
Alle soglie del nuovo millennio, arriva per la casa editrice torinese più di qualche soddisfazione per le fatiche e la passione dimostrata. Infatti, nella casa Lindau si arrivano a contare più di seicento titoli pubblicati dall’inizio dell’attività e almeno sessanta novità all’anno. Sempre nel 2000 arriva anche l’acquisizione da parte della casa editrice fieramente indipendente torinese di un marchio editoriale minore, L’età dell’Acquario, storica casa editrice che si occupava già da anni di esoterismo.


Saggistica generale: da «I Draghi» a «Biblioteca»
Edizioni Lindau nasce come casa editrice specializzata in saggistica, e per questo motivo buona parte del suo catalogo racchiude collane dedicate a questo genere. Tutte le collane di saggi meno una («Biblioteca») sono riconoscibili perché denominate con elementi che si rifanno sia alla natura sia al mondo animale, fantastico («I Draghi» e «I Piccoli Draghi», «I Delfini») o realistico («I Bambù», «I Leoni»).
Tra queste, «I Draghi» vogliono focalizzare l’attenzione del lettore su temi di attualità politica internazionale, importanti questioni che si trovano al centro del dibattito culturale, includendo sempre un punto di vista nuovo: idee che dividono e altre su cui convergere, supportate da esperti che ricercano soluzioni analizzando situazioni correnti. Di recente pubblicazione nei «Draghi» troviamo il saggio Moro, il caso non è chiuso. La verità non detta a firma di Maria Antonietta Calabrò e Giuseppe Fioroni. Ad affiancare la collana ci sono «I Piccoli Draghi», versione in formato minore dei saggi già citati, che accoglie le stesse tematiche. L’idea che regge la collana è quella di «portare in tasca idee che stanno formando il mondo di domani»[8].
Come da definizione, i saggi pubblicati nella collana «Le Frecce» vogliono essere brevi e penetranti e indagare su problemi dell’attualità politica, economica, culturale e sociale grazie allo sguardo dei massimi esperti del settore, sia italiani sia internazionali[9]. Il campo di indagine è, quindi, vario e, tra i titoli pubblicati, l’attenzione si posa, ad esempio, sul tema della crisi ambientale con Sostenibilità, equità, solidarietà. Un manifesto politico e culturale di Maurizio Pallante, passando al versante prevalentemente letterario e culturale con E poi libri, e ancora libri di Federico García Lorca, a cura di Lucilio Santoni, che riporta il discorso tenuto da García Lorca nel 1931 quando, in una Spagna che era stata già oppressa dalla dittatura, c’era un grande bisogno di mettere di nuovo la cultura al centro della vita dei cittadini[10], e lo ricollega all’impossibilità del poeta spagnolo di fermare con la propria arte l’ascesa di un nuovo regime totalitaristico.
Rimanendo nel campo della letteratura, questa volta antica e strettamente collegata a studi linguistici, Edizioni Lindau propone Il piacere del latino. Per ricordarlo, impararlo, insegnarlo di Enzo Mandruzzato, una vera e propria grammatica della lingua latina che vuole dimostrare quanto questa non sia per niente morta. Spostandoci in ambito giuridico-costituzionale, «Le Frecce» di Lindau vanno a segno con La Costituzione spezzata di Andrea Pertici, libro pubblicato in vista del referendum costituzionale del 2016 con l’obiettivo di proporre al lettore «un viaggio attraverso le varie tappe che hanno portato all’approvazione del testo che è stato sottoposto al giudizio popolare»[11] per, poi, poter verificare cosa sarebbe successo se, in seguito al voto, l’emendamento fosse entrato in vigore. La postfazione al libro è stata curata da Giuseppe Civati.
Pur restando collocabile nell’ambito della saggistica generale, la collana «Le Comete» punta i propri riflettori direttamente sul mondo cinematografico. Si tratta, infatti, di una serie di biografie e autobiografie che raccontano dettagliatamente e non senza aneddoti la vita di personaggi famosi del cinema e del mondo dello spettacolo e della letteratura. A questo proposito è opportuno segnalare le biografie di moda (ad esempio, Le molte vite di Christian Dior di Isabelle Rabineau e La storia di Chanel N°5. La storia del più famoso profumo del mondo e di chi lo ha creato di Tilar J. Mazzeo) e le forse più famose vite cinematografiche a cura di Italo Moscati[12] (tra cui spiccano Hitchcock, Fellini & Fellini, Pier Paolo Pasolini. Vivere e sopravvivere, Anna Magnani. Un urlo senza fine e Greta Garbo. Star per sempre).
Come accennato, Edizioni Lindau inizia il proprio percorso editoriale proprio occupandosi di cinema e moda con una particolare attenzione alle biografie dei personaggi che hanno fatto la Storia dello spettacolo e che cominciano a trovare con «Le Comete» il proprio posto assicurato nelle librerie, specie quelle specializzate.
Le collane «I Delfini, «Le Querce» e «I Leoni» indagano rispettivamente i mondi della scienza, della psicologia e della storia. In particolare, con «I Leoni» si compie un percorso a ritroso nel passato più remoto, allo scopo di ampliare il proprio sapere e la propria conoscenza[13]: è il caso di titoli come La Chiesa dei primi tempi, Il cristianesimo nell’Impero Romano da Tiberio a Costantino, Barbari, Le Crociate e La donna al tempo delle cattedrali. Civiltà e cultura femminile.
Con «I Quarzi» quei saggi che, negli anni, sono diventati best-seller nella casa Edizioni Lindau trovano il posto che più si addice loro in una collana nata nel 2012 e con una veste grafica del tutto rinnovata. Sulle copertine dei «Quarzi», infatti, su fondo bianco, domina nettamente un’immagine (che sia una fotografia o un’illustrazione), che la occupa per tre quarti ed è volta a specificare l’argomento trattato.
Sempre legata alla volontà della casa editrice di esplorare luoghi e civiltà lontane, ecco «I Bambù»: un’intera collana dedicata all’Estremo Oriente, il cui obiettivo è raccontarne la civiltà, spaziando tra storia, cultura, tradizioni e arte[14]. In questa collana, agli studi squisitamente di carattere storico (si veda Storia del Giappone e dei giapponesi di Robert Calvet) si affiancano diversi tipi di riflessioni: a partire dall’estetica orientale con un volume intitolato, appunto, Sull’estetica giapponese, fino ai più recenti Alla sacra montagna di Nikkō di Pierre Loti, in sostanza un reportage fotografico di viaggio scritto in prima persona da Loti all’inizio del Novecento, e Lo Zen e la via del tè di Okakura Kakuzō, una guida alla scoperta della millenaria arte del tè orientale attraverso pratiche e storia.
Si può chiudere la panoramica delle collane in cui la casa editrice torinese ha articolato negli anni la propria produzione libraria con «Biblioteca»: già dal nome si discosta dal “filone naturalistico” di cui Edizioni Lindau si serve per articolare i propri libri di saggistica generale e, secondo l’intenzione dell’editore, vuole essere «una collana di testi non effimeri, destinati a nutrire riflessioni e dibattiti sui grandi temi della contemporaneità»[15].
Tra gli autori di punta della saggistica presente in «Biblioteca» è il romeno Mircea Eliade, storico delle religioni di fama internazionale, di cui Lindau pubblica i volumi Yoga, Cosmologia e alchimia babilonesi e Miti, sogni, misteri.
Spiritualità: «I Pellicani»
Il percorso alla scoperta di pratiche spirituali spesso e volentieri lontane da ciò a cui si è normalmente abituati non si esaurisce con la collana «Biblioteca». Al contrario, continua in modo più approfondito con «I Pellicani», collana a sé totalmente dedicata alle maggiori tradizioni religiose di tutti i tempi, con diversi focus sulla religione cristiana e sui campioni della fede, allo scopo di dare risposte profonde agli interrogativi spirituali di oggigiorno. Tra i titoli che ben esprimono lo spirito della collana troviamo Desiderio e piacere. Una nuova lettura delle Confessioni di Agostino di Margaret R. Miles, Fede e scienza. Un dialogo necessario di Benedetto XVI, Lo spirituale e la politica di Paul Valadier[16], Ecce Homo. Una lettura ebraica dei Vangeli di Frédéric Manns[17], Il racconto del mondo. Chaucher e il medioevo di Gilbert Keith Chesterton, Il buon messaggio seguendo Matteo a cura di Enzo Mandruzzato. La cultura della controcultura e L’incontemporaneo. Péguy, lettore del mondo moderno, entrambi di Alan Watts[18]. All’opera di Gilbert Keith Chesterton Lindau dedica un’intera collana, collocabile non nell’ambito dei saggi, ma in quello della letteratura e che analizzeremo in seguito.
All’interno dei «Pellicani» si trovano anche due sottocollane ancor più mirate, dal titolo «Pratiche» e «Beatitudini»: la prima propone esercizi e tecniche il cui compito vuole essere allenare l’anima con l’attività pratica, appunto, oltre che con lo studio intellettuale[19]; la seconda, come da titolo, contiene una serie di studi dedicati alle Beatitudini del Nuovo Testamento, curati da studiosi e intellettuali italiani quali ad esempio Lucetta Scaraffia, Eraldo Affinati e Goffredo Fofi. Sono otto i saggi pubblicati che riprendono, così, non solo il numero delle beatitudini evangeliche, ma anche il messaggio spirituale che viene assunto come titolo del libro stesso (Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli; Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia e altri).
Le copertine della collana «I Pellicani» presentano tutte un’immagine o una foto su fondo bianco, a riprova della sfera di appartenenza (spiritualità, religione, filosofia) degli argomenti trattati.
Letteratura: tante storie, dalla «Biblioteca di Classici» ai contemporanei
Alla sua attività di casa editrice specializzata in saggistica di cinema e moda Lindau affianca fin dai primi anni pubblicazioni letterarie. Così, si delinea nel tempo la presenza di diverse collane tutte dedicate al mondo delle lettere e dintorni.
Oltre alla «Biblioteca» in ambito saggistico, la casa editrice propone anche una «Biblioteca di Classici»: si tratta letteralmente di riscoprire i classici tramite i loro autori e questo è il messaggio che vogliono lasciare al lettore di oggi, grazie soprattutto a nuove traduzioni e ai contributi di studio dei curatori.
Tra gli autori a cui questa collana dona una nuova vita troviamo lo scapigliato Igino Ugo Tarchetti con, al momento in cui si scrive, ben tre pubblicazioni: L’innamorato della montagna, Racconti fantastici e Amore nell’arte. Presente il filone avventura, con D. H. Lawrence (L’uomo che amava le isole e Mattinate in Messico), Robert Louis Stevenson (Il Diamante del Rajah), Joris-Karl Huysmans (Zaino in spalla e L’abisso) e Jack London (Quando Dio ride, Jerry delle Isole e Radiosa Aurora). Fortunate e belle le raccolte di racconti di autori vari che prendono posto tra le file dei «Classici». Qualche titolo: Sul mare, Giorni di Natale, Racconti sotto l’albero, Classiche storie di gatti, Vite da cani. Le storie più belle. Come si può notare, ogni raccolta affronta un tema diverso, legato a un determinato periodo dell’anno o a una festività oppure racconta di cose, persone, animali attraverso la letteratura.
Legata a stretto giro con «Biblioteca di Classici», c’è un’altra collana, «Piccola Biblioteca», che si propone di creare un ponte tra l’autore, le sue storie e il lettore. Si tratta di una serie di volumi coloratissimi e dalla grafica minimal, che raccoglie consigli di scrittura, aneddoti e meditazioni sulla vita e sul lavoro di autori sia italiani sia stranieri. Semplicemente delle «pagine affettuose scritte da grandi nomi della letteratura quando non si sforzavano di fare gli autori ma erano semplicemente uomini e donne che parlavano del loro lavoro, percorsi di lettura»[20].
Tra i titoli della collana spicca Giro di boa[21] dell’einaudiano Guido Davico Bonino, una piccola guida alla grande letteratura del Novecento, un «libro da comodino», come lo definisce l’editore Lindau, un saggio letterario da consultare per leggere o rileggere i titoli trattati. Dal Fu Mattia Pascal di Pirandello a L’uomo senza qualità di Musil, passando per L’Ulisse di Joyce e La signora Dalloway della Woolf, Davico Bonino ci guida tra i capolavori del Novecento, non tralasciando preliminarmente biografie degli autori. Dal saggio che vuole raccontare vite letterarie alle lettere autografe degli scrittori il passo è breve, ed ecco che in «Piccola Biblioteca» troviamo pubblicato anche Lettere a un giovane poeta di Virginia Woolf con la traduzione di Camilla Salvago Raggi, a sua volta autrice di diversi romanzi in «Senza Frontiere». In Lettere a un giovane poeta[22] sono contenute due lettere scritte nel 1932 dalla Woolf a John Lehmann, collaboratore e poi direttore della Hogarth Press, casa editrice fondata proprio da Leonard e Virginia Woolf.
Nella «Piccola Biblioteca» la letteratura non resta mai confinata nel proprio ambito, ma viene contaminata da forme e generi diversi. Come nel caso di Iram delle alte colonne di Kahlil Gibran, in cui si cerca di far convergere lo stampo dialogico-narrativo del libro con i contenuti teorici sulla vita e sulla provenienza e la fine dell’uomo[23]. Non manca l’attualità, come ad esempio con Breviario eretico (reazionario e massonico) di Lino Sacchi, che si si serve della forma narrativa per raccontare col filtro dell’ironia[24].
A Gilbert Keith Chesterton, già conosciuto nei «Pellicani», Edizioni Lindau dedica una collana, «Chestertoniana». Anche Chesterton usa lo strumento dell’ironia per analizzare l’attualità, basandosi sul paradosso, come nell’Uomo che sapeva troppo, L’osteria volante e I paradossi del Signor Pond.
Collana che, invece, fa suo il concetto di verosimiglianza e raccoglie quelle storie che sono, appunto, tutte vere, probabili o possibili è «Le Storie». Una miscellanea di storie: dall’infanzia artistica dei Piccoli Mozart. Wolfi e Nannerl, una storia di bambini prodigio di Italo Moscati alla famiglia imprenditoriale e a suo modo altamente disfunzionale di Vite a riscatto di Oddone Camerana[25], non trascurando né il noir con Omicidi in città di Fulvio Gianaria[26] e Antonio Mittone né il passato le cui conseguenze devono essere sempre tenute a mente per non ricadere nello stesso errore con I giocattoli di Auschwitz di Francesco Roat[27] e Tutto il tempo che occorre di Silvia Golfera[28]; né tantomeno atmosfere narrative surreali che sembrano raccontare altro per poi condurre il lettore alla scoperta della propria anima spogliata di qualsiasi orpello, come nel caso di Randagio è l’eroe di Giovanni Arpino, di cui ampiamente si farà nome discorrendo della collana «Senza Frontiere» e che con questo stesso libro pubblicato nel 1972 ha vinto il Premio Campiello nello stesso anno.
Lo spazio riservato da Edizioni Lindau alla letteratura non si dimentica dei piccoli grandi lettori, ed è per questo che nasce «Grandi avventure seguendo una stella», la collana che propone fiabe e novelle provenienti da tutto il mondo. Anche per questa collana l’editore punta sulla scoperta e sulla riscoperta di autori e di storie destinate a un pubblico giovane e curioso di imparare con la fantasia e di viaggiare leggendo di mondi fantastici e, perché no?, lontani. A questo proposito Lindau propone Quaderno da viaggio. Il libro delle mie avventure, un albo illustrato che diventa una vera avventura interattiva in cui il viaggio parte da cosa mettere in valigia e procede con i vari itinerari che il bambino può personalizzare a piacimento[29]. Sempre legato al tema avventura troviamo Le mille e una Italia di Giovanni Arpino e Dagli Appennini alle Ande, racconto tratto dal celebre Cuore di Edmondo De Amicis. Riprendono il tradizionale filone fiabesco Il principe ranocchio o Enrico di Ferro dei Fratelli Grimm, I racconti di Natale di Peter Coniglio di Beatrix Potter[30] e Jack L’Ammazzagiganti di Anna Leotta[31]. Presenti anche contributi alla letteratura per l’infanzia che arrivano da grandi autori del Novecento come Grazia Deledda con il suo Il dono di Natale.
Dal 2017 nella casa Edizioni Lindau non è lasciato al caso neanche il genere noir, che trova la propria collocazione in «Crimini e misteri»: una collana di gialli d’autore in cui regnano misteri da risolvere, paradossi, ironia e gli immancabili colpi di scena[32]. Per quanto riguarda l’aspetto grafico, del giallo per antonomasia delle copertine Mondadori[33] non è stato accolto neanche un accenno, dato che quelle di Lindau sono meravigliose copertine con un’immagine a tutto campo più il titolo e il nome dell’autore posti in un riquadro colorato in alto. La collana è stata inaugurata alla fine di luglio del 2017 con due riscoperte arrivate in libreria nello stesso giorno dell’uscita: Un urlo a Soho di John Gordon Brandon[34] e Quarantena al Grand Hotel di Jenő Rejtő[35]. Il primo, come suggerisce il titolo, è un giallo di ambientazione anglosassone nato dalla penna del suo autore di origine australiana, poi trasferitosi in Inghilterra. Il secondo, invece, è ungherese per autore e atmosfere. Prendono successivamente posto nella collana titoli come Natale con delitto di Mavis Doriel Hay, Morte di un aviatore di Christopher St. John Sprigg e il più recente Morte in Costa Azzurra di John Bude.
Dopo aver passato in rassegna quasi tutte le collane specifiche in cui Edizioni Lindau articola le proprie uscite, maggior spazio va dedicato alla collana che, dal 2014, racchiude tutte quelle proposte di lettura di narrativa che vogliono essere un ponte tra la casa editrice, un determinato modo di fare letteratura e i suoi lettori: «Senza Frontiere».
«Senza Frontiere»: dal 2014 la collana per lettori avventurosi e aperti all’imprevedibile
Tra la narrativa delle Edizioni Lindau merita uno spazio di analisi dedicato la collana «Senza Frontiere». Come abbiamo visto, fin dai primi anni di attività, la casa editrice torinese si è occupata prevalentemente di saggistica, ma affiancandola anche con la letteratura. Il frutto più accurato di quei primi tempi di lavoro è forse la collana «Le Opere»: importanti opere letterarie analizzate accuratamente da professori universitari, da personalità in grado di trarne una visione critica nuova. Questo accadeva all’inizio degli anni Novanta.
In tempi più recenti, invece, le Edizioni Lindau hanno deciso di spingere il proprio catalogo, che ha la caratteristica di andare sempre controcorrente, verso una nuova collana in cui il punto focale fosse occuparsi esclusivamente di narrativa. Così, nel 2014 è nata «Senza Frontiere», una nuova collana che, già dal titolo, ispira un senso di apertura a ciò che non si conosce e vuole invitare il lettore ad avvicinarsi ai libri senza limiti e senza barriere. Le storie che «Senza Frontiere» accoglie non hanno limitazioni di epoca, lingua e genere e si rivolgono principalmente a tutti i lettori, con una predilezione speciale per il lettore curioso, che abborre la monotonia e il porto sicuro, dimostrandosi sempre aperto a nuove scoperte letterarie.
A spiegare bene le finalità di questa collana ci pensa l’editore stesso, con il trafiletto di descrizione presente sul sito:
«Senza Frontiere» significa almeno due cose diverse: l’apertura a tutte le lingue, le culture, le esperienze capaci di interrogare e arricchire la nostra contemporaneità; e la volontà di ignorare le fittizie barriere dei generi o degli stili per valorizzare soltanto la capacità di costruire una narrazione forte e onesta, in grado di bucare lo schermo opaco della nostra indifferenza di lettori sempre più compromessi con una narrativa di facile consumo.
Non ci interessano gli sperimentalismi fine a sé stessi, ma neppure i testi il cui solo fine è stupire il lettore con effetti sempre più forti o blandirlo con storie facili e superficiali. La lettura deve restare un’avventura aperta all’imprevedibile, talvolta scomoda, ma capace di lasciare un segno nella memoria e, perché no?, nella vita di chi la pratica[36].

La prima cosa che colpisce della collana è senza dubbio la scelta delle copertine delicate e sempre molto colorate: si tratta in genere di un dipinto e più raramente di una foto disposti a tutta pagina, con il nome dell’autore e il titolo del libro fissati nella parte alta o in quella bassa, in armonia con la composizione della copertina, e con campiture di colore che ben si coordinano con le tonalità dominanti della stessa.
Gli autori proposti in questa collana sono sia italiani sia stranieri, hanno scritto romanzi o racconti, alcuni di loro sono contemporanei e altri decisamente no, ma tutti sono l’anima parlante dello spirito di «Senza Frontiere» e di Lindau: farsi portatori di narrazioni che siano libere di circolare, nello spazio e nel tempo, senza barriere.
Come testimonia l’editore[37], uno degli autori usciti in «Senza Frontiere» fin dagli inizi e in cui la casa editrice ripone tanta parte delle proprie aspettative è Wendell Berry[38], cantore della ruralità americana che, col romanzo Jayber Crow, mai pubblicato in Italia prima di quel momento, entra a far parte della collana proprio nell’anno in cui quest’ultima nasce, il 2014, e inaugura così il fortunato ciclo sulle storie degli abitanti di Port William, piccolo centro agricolo del Kentucky. Grazie al lavoro di traduzione di Vincenzo Perna, di Wendell Berry Lindau dà alle stampe anche Hanna Coulter, Un posto al mondo, La memoria di Old Jack e, di recente, uscita proprio nel 2018, I primi viaggi di Andy Catlett. Le copertine del ciclo di Port William sono impreziosite da colorati ed evocativi dettagli dei dipinti di Grant Wood (già famoso per il suo Gotico americano), dipinti perfettamente in linea con le trame delineate da Wendell Berry e in grado di restituire le atmosfere dei libri. Parallelamente ai romanzi, Lindau approfondisce il mondo agricolo ed ecologista di Wendell Berry pubblicando, sempre nella stessa collana, due raccolte di saggi dell’autore americano: Mangiare è un atto agricolo e La strada dell’ignoranza.
Wendell Berry è uno degli autori contemporanei proposto dalle Edizioni Lindau, ma non il solo. Per fare l’esempio di un altro scrittore molto lontano, ma soltanto geograficamente, dall’Italia, si potrebbe iniziare con Pablo Simonetti[39], scrittore cileno di origini italiane e attivista per i diritti degli omosessuali di cui Lindau ha pubblicato la prima raccolta di racconti, Vite vulnerabili, edita in Cile nel 1999 da Alfaguara[40] e molto apprezzata dal suo connazionale Roberto Bolaño, che del più giovane autore dice: «La prima volta che ho letto un suo racconto l’ho fatto per curiosità, e non ho potuto abbandonarlo fino alla fine. Era da tempo che non leggevo racconti così ben narrati da uno scrittore cileno». Simonetti è stato recentemente protagonista, nel maggio 2018, di un tour che ha permesso ai lettori italiani di conoscere più da vicino le sue Vite vulnerabili prima in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino, poi a Napoli, Roma e infine Milano in una serie di incontri ospitati dai Centri dell’Istituto Cervantes nelle varie città. Continuando a parlare dei contemporanei proposti in «Senza Frontiere», è di recente pubblicazione Gli zoccoli nell’erba pesante di Giovanni Tesio, filologo e critico letterario, curatore tra le altre cose delle riedizioni nate nella casa Lindau delle opere di Lalla Romano, e il ciclo di romanzi legati al tema della vita raccontata attraverso la memoria di una donna adulta, nati dalla penna di Camilla Salvago Raggi[41], ossia Paradiso bugiardo, Lontani parenti, Volevo morire a vent’anni e la raccolta di racconti dal titolo Amore che viene, amore che va di recente pubblicazione nella primavera 2018.
Al momento la maggioranza di tutte le altre penne che fanno di «Senza Frontiere» una collana viva e prolifica è composta da autori di riedizioni e riproposte: proprio come nel caso di Lalla Romano, di cui Lindau ha ripubblicato dal 2016 a oggi i due romanzi giudicati minori L’ospite e Inseparabile, già einaudiani, e le due raccolte di racconti Pralève e altri racconti di montagna e Due racconti–Un caso di coscienza e Ho sognato l’ospedale.
Parte del lavoro portato avanti da Lindau con «Senza Frontiere» ci permette di riscoprire inoltre, sempre per quanto riguarda la letteratura italiana, gli scritti di Giovanni Arpino[42] con Storie d’altre storie, L’ombra delle colline e Racconti di vent’anni, o Ada Negri[43] con Stella mattutina. Più variegato, invece, il panorama degli autori internazionali: oltre ai già citati Wendell Berry e Pablo Simonetti, troviamo scrittori come Leonard Woolf e il suo La morte di Virginia (la cui traduzione Lindau ha affidato a Paola Quarantelli), un’autobiografia in cui Leonard racconta gli ultimi mesi della vita di sua moglie, la più nota Virginia Woolf, che si è tolta la vita annegando nel fiume Ouse il 14 marzo 1941; un esempio di quanto la collana si spinga lontano geograficamente lo fornisce anche la pubblicazione di due romanzi, Smarrimenti e Il dottor Glas, e di una raccolta di racconti, Il disegno a inchiostro e altri racconti, dello svedese Hjalmar Söderberg[44]. Per i racconti si tratta addirittura di una seconda edizione in casa Lindau, dato che la prima ha visto la luce, con il solo titolo Il disegno a inchiostro, nella collana «Nuove Letture» nel 1991.
«Senza Frontiere» è una collana variegata, ma estremamente inclusiva come dimostra con la pubblicazione postuma di Benoît Misère, romanzo autobiografico e surreale del monegasco Léo Ferré[45], personaggio che è stato, tra le altre cose, il primo artista a ricevere il Premio Tenco nella prima edizione del 1974. Si tratta di un romanzo al cui centro riecheggia il tema della memoria dello stesso Ferré, che è stato più volte rifiutato da altri editori e che alle Edizioni Lindau ha finalmente trovato il proprio porto sicuro, uscendo in libreria appena un anno dopo rispetto all’inaugurazione della collana con una copertina molto evocativa dai toni seppia.
Scorrendo la sezione di catalogo dedicata alla narrativa di «Senza Frontiere», si ha l’impressione di poter partire per un viaggio verso mete sconosciute. Di questa sensazione di viaggio e sconfinatezza sono esempio le pubblicazioni dedicate alla letteratura del Giappone con la riscoperta di Natsume Sōseki[46]: Lindau, infatti, porta in Italia i venticinque Piccoli racconti di un’infinita giornata di primavera, il romanzo Raffiche d’autunno e la recente trasposizione manga del suo libro Io sono un gatto, primo esempio di libro a fumetti presente nel catalogo dell’editore torinese. Di mondi lontani e di lingue altrettanto sconosciute si può parlare anche nel caso di quell’Irlanda ultraterrena rappresentata da un cimitero nel Connemara e dalle anime che vi si trovano per trascorrere l’eternità in Parole nella polvere di Máirtín Ó Cadhain: una gigantesca impresa di traduzione dal gaelico che ha visto al lavoro quattro traduttori[47] (Luisa Anzolin, Laura Macedonio, Vincenzo Perna – già traduttore dei romanzi di Wendell Berry per Lindau – e Thais Siciliano) alle prese con un testo molto lungo e di cui non dev’essere stato facile riuscire a cogliere tutte le sfumature ironiche. Dall’Irlanda le narrazioni in viaggio di «Senza Frontiere» passano agilmente a un altro capo del mondo, l’Argentina nata dall’animo tormentato di Leopoldo Lugones[48] con il suo Le forze misteriose, dodici densissimi racconti che gli valsero il titolo di precursore del racconto fantastico argentino[49].
Con «Senza Frontiere», quindi, Lindau conferma la propria capacità di sapersi occupare bene di narrativa, così come già succedeva con la consolidata attitudine alla saggistica. Come abbiamo visto, la volontà della casa editrice di dedicarsi anche alla letteratura non nasce solo negli ultimi anni, ma si tratta di una produzione parallela ai saggi che, per le prime collane, era laterale e silente. Dal 2014 in poi, invece, anche per Edizioni Lindau la narrativa si sta affermando maggiormente e, in quattro anni, ha già una buona cerchia di lettori.
Dalla fortunata esperienza di questa collana così aperta e inclusiva, senza tralasciare le primissime prove letterarie degli anni Novanta o ancora la riscoperta dei classici con la loro «Biblioteca», il futuro della narrativa alle Edizioni Lindau è destinato ad aprirsi verso nuovi orizzonti: con «Contemporanea», nuova collana dedicata tutta agli esordi. Un cammino letterario, questo, che è stato possibile grazie all’intraprendenza e anche alla libertà e all’indipendenza che caratterizzano il lavoro di questa casa editrice, la quale da quasi trent’anni cerca di proporre ai propri lettori spunti e modi di leggere e comprendere il mondo sempre nuovi e controcorrente.
Cinema, Video, Televisione: «Il Grande Cinema», «Saggi» e «Strumenti»
Come abbiamo visto analizzando i cataloghi della casa editrice relativi ai primi anni di attività, la saggistica cinematografica si è rivelata, dall’inizio delle pubblicazioni e con il passare del tempo, il genere su cui Edizioni Lindau ha principalmente puntato molto. Attualmente sono ben cinque le collane attive dedicate al mondo delle tecniche e degli strumenti sia cinematografici sia televisivi, da sempre punto di riferimento nelle bibliografie di studio per coloro che portano avanti percorsi formativi di questo tipo.
A questo proposito, la prima collana da passare in rassegna è quella dedicata esclusivamente al cinema, «Il Grande Cinema», in cui trovano posto monografie e saggi dedicati allo studio di un film in particolare. La collana è stata rinnovata nella grafica a partire dal 2017[50]: immancabile, in copertina, la foto o l’immagine volta a rappresentare il cuore del saggio, posta sempre centralmente nella prima metà dello spazio disponibile. A fare da sfondo ci sono sempre colori chiari, ma d’impatto. Volendo dare rilievo al titolo, due colori differenti sono stati scelti per quest’ultimo e per il sottotitolo. Tra le proposte di Lindau ripensate appositamente per questa collana, impossibile non citare la monografia su Stanley Kubrick e il suo Shining[51], a cura di Giorgio Cremonini, e due saggi di studi più tecnici e specifici, L’audiovisione. Suono e immagine nel cinema di Michel Cion e In un batter d’occhi. Una prospettiva sul montaggio cinematografico nell’era digitale di Walter Murch.
Ad approfondire ancora di più gli studi e i dettagli tecnici provvedono tutti i libri pubblicati nella collana «Saggi» che, come da definizione dell’editore, «ospita volumi di particolare qualità e rigore scientifico, dedicati alla teoria, alla storia e alla critica del cinema della televisione e della comunicazione visiva»[52]. Troviamo, allora, diversi saggi di storia del cinema, dedicati nello specifico a quello italiano, indiano, giapponese e tedesco; manuali di sceneggiatura come Il sistema sceneggiatura. Scrivere e descrivere i film di Luca Bandirali ed Errico Terrone, volumi di approfondimento dedicati al lavoro di un solo regista, come succede per il grande maestro del cinema Stanley Kubrick con La musica secondo Kubrick di Sergio Bassetti, Stanley Kubrick. L’umano, né più né meno di Michel Chion e Un’Odissea al cinema. Il 2001 di Kubrick e L’immagine secondo Kubrick di Flavio De Bernadinis. Avendo fatto del cinema uno dei propri punti di forza, Edizioni Lindau ha all’attivo diverse pubblicazioni volte a rendere omaggio al regista.
Utilissimo oggetto di studio si rivelano le pubblicazioni che trovano posto nella collana «Strumenti», rivolte sia a chi studia determinati argomenti sia a chi vi si avvicina per passione oppure per ampliare le proprie conoscenze da autodidatta. Si tratta sempre di manuali tecnici dedicati, tra le altre cose, ad aspetti fondanti del lavoro cinematografico come inquadratura e montaggio (si veda L’inquadratura. All’inizio del cinema di Emmanuel Siety e Il montaggio. Lo spazio e il tempo del film di Vincent Pinel), generi, tecniche e forme del cinema (come il saggio dedicato al cinema di animazione a cura di Bernard Génin, dal titolo Il cinema d’animazione. Dai disegni animati alle immagini di sintesi, quello dedicato interamente al documentario Il documentario. L’altra faccia del cinema di Jean Breschand o il volume di approfondimento sulla Nouvelle Vague a cura di Michel Marie. Alla collana «Strumenti» Lindau ne affianca un’altra, «Strumenti Master», con l’obiettivo di offrire al lettore e/o studioso della materia una serie di manuali ancora più tecnici e approfonditi per conoscere e imparare i meccanismi del mondo cinematografico in modo ancora più approfondito[53]. Possono rendere l’idea di questa collana saggi come Per scrivere un film di Ugo Pirro e La tecnica del montaggio cinematografico di Gavin Millar e Karel Reisz.
Di tutt’altro respiro è l’ultima collana da prendere in analisi che la casa editrice torinese ha pensato per racchiudere tutte le proprie pubblicazioni riguardanti il cinema e che abbandona la veste di semplice manuale per ospitare una serie di approfondimenti, ognuno dedicato a sua volta a un singolo film. Si tratta della collana «Universale Film»[54]. Anche in questo caso, negli anni, la collana è diventata un punto di riferimento per chi studia o è appassionato di cinema, caratteristica agevolata anche e soprattutto dall’immediata riconoscibilità delle sue copertine. In «Universale Film», infatti, la copertina si presenta suddivisa geometricamente: al centro, sbandierati a destra in un rettangolo campito di nero, troviamo il nome del regista a cui è dedicata la monografia in bianco e subito sotto il titolo del saggio, questa volta colorato, secondo scelte grafiche che vanno di volta in volta dal rosso al giallo passando per il verde. Poco più in alto, leggermente spostato verso destra rispetto agli elementi precedenti, c’è il nome dell’autore del saggio. Racchiusa in un altro rettangolo, leggermente più piccolo, troviamo una delle due immagini di copertina scelte per rappresentare il libro (entrambe sono un fotogramma rappresentativo del film trattato nel libro); l’altra si trova nell’angolo superiore a sinistra. Con i saggi proposti, «Universale Film» riesce ad abbracciare buona parte della cinematografia italiana e internazionale. Tra questi, infatti, troviamo Michelangelo Antonioni. L’avventura a cura di Federico Vitella; diversi volumi nuovamente dedicati a Kubrick: Stanley Kubrick. L’arancia meccanica a cura di Giorgio Cremonini, Barry Lindon a cura di Philippe Pilard, Rapina a mano armata a cura di Roberto Curti e Full Metal Jacket a cura di Roy Menarini e Claudio Bisoni; poi Nanni Moretti. Caro diario a cura di Federica Villa, Bianca a cura di Roy Menarini e Woody Allen, Manhattan a cura di Elena Dagrada, per citarne qualcuno.
Fuori Collana
Il catalogo della casa editrice ospita anche una miscellanea di opere raggruppate in una sezione denominata «Fuori Collana»[55]. Tra queste troviamo biografie e saggi legati al cinema come Pedro Almodovar. Tutto su di me di Frédéric Strauss, La luna, i falò. Il cinema di Fredi M. Murer; Jan Nĕmec a cura di Paolo Vecchi, Associazioni imprevedibili. Il cinema di Walerian Borowczyk a cura di Alberto Pezzotta e Andrzej Wajda. Il cinema, il teatro, l’arte a cura di Silvia Parlagreco. Non è solo il cinema ad avere, alle Edizioni Lindau, pubblicazioni che esulano dalle collane già citate ma anche, ad esempio, la meditazione buddista con La pura gioia dell’essere di Fabrice Midal o la letteratura con Cesare Pavese e la «sua» Torino[56], un saggio che è più un racconto illustrato scritto a più voci e nato dall’esperienza di una mostra sul rapporto di Pavese con Torino, che si è tenuta proprio all’Archivio di Stato della città sabauda.
Come si lavora alle Edizioni Lindau
Dopo aver analizzato il Catalogo delle Edizioni Lindau, una domanda sorge spontanea: come si lavora in una casa editrice indipendente piccola, sì, ma che si propone grandi cose fin dalla sua data di fondazione? Per rispondere, basta passare in rassegna i vari ruoli che si affiancano in una casa editrice, facendone un racconto che arriva dalla viva voce degli addetti ai lavori.
La redazione
Come abbiamo visto, l’attività di Lindau inizia nel 1989 e proviene da un’altra esperienza, quella dell’alessandrina Il Quadrante, poi totalmente acquisita dalla casa editrice torinese. L’obiettivo iniziale del direttore editoriale Ezio Quarantelli è ambizioso: «fare in piccolo una grande casa editrice che pubblicasse insieme la narrativa, la saggistica e l’arte»[57], progetto poi scongiurato dai costi che un’impresa simile avrebbe comportato, specie per un editore indipendente agli inizi, e circoscritto alla sola saggistica di cinema. La scelta è stata dettata dal fatto che Torino è da sempre punto di rifermento per l’attività cinematografica: si pensi alle varie edizioni del Torino Film Festival e alla presenza del Museo Nazionale del Cinema, proprio all’ombra della Mole Antonelliana. Fin dai primi anni è chiaro che l’intento della giovane casa editrice fosse quello di porsi come nuova realtà in un panorama molto particolare e, di fatto, editorialmente attivo come quello torinese, che veniva dalla lezione di intellettuali del calibro, tra gli altri, di Piero Gobetti e Norberto Bobbio.
Lindau è una casa editrice ben strutturata e diversificata, al cui interno ogni membro ha un ruolo preciso, ma il lavoro viene svolto insieme, confrontandosi e aiutandosi. Nelle piccole e medie case editrici c’è pochissimo di quella struttura gerarchizzata e a tratti asettica che caratterizza le major proprio in quanto grandi aziende.
Una delle prime figure che in casa editrice lavora direttamente su e per il testo è la caporedattrice, Paola Quarantelli. I suoi ruoli sono molteplici nell’ambito della pubblicazione delle circa novanta uscite annuali, tra novità e riedizioni: l’assegnazione delle traduzioni; il coordinamento di eventuali redattori esterni che lavorano per la casa editrice; la selezione degli stampatori oltre al suo personale lavoro sui testi come redattrice e revisore. Va da sé che, dovendo assolvere a tutte queste incombenze, quello del caporedattore è un lavoro su un singolo libro (e di certo su più libri contemporaneamente) che rivela tempistiche e dinamiche imprevedibili. Eppure, c’è sempre un ordine da imporsi per lavorare bene e questo implica organizzarsi in base alla programmazione editoriale per i mesi a venire, così come saper organizzare il proprio piano di lavorazione sui libri che si seguono. Il lavoro di redazione non è mai circoscritto a una singola occupazione e/o a un singolo libro. Bisogna ricordare, inoltre, che il lavoro di redazione su un testo inizia con la prima lettura dello stesso, seguita da un confronto sui punti di forza e sul motivo per cui un determinato testo dovrebbe essere assolutamente pubblicato e successivamente anche da un profondo dialogo con l’autore, qualora questo possa essere presente. Solo dopo queste fasi preliminari potrà iniziare il lavoro redazionale vero e proprio e quello ad opera dell’ufficio stampa e comunicazione.
Per svolgere il proprio lavoro, Paola Quarantelli segue il libro dallo scouting a quand’è tutto pronto per l’uscita in libreria. A questo proposito si può fare l’esempio di una recente pubblicazione di casa Lindau che è stata molto impegnativa: Parole nella polvere dell’irlandese Máirtín Ó Cadhain. Dietro la pubblicazione di questo romanzo, uscito il 5 ottobre 2017, c’è un percorso redazionale lungo, difficile e intenso. La Quarantelli ha raccontato di aver scovato il libro, assieme a uno dei traduttori, alla Fiera di Francoforte[58]; è stato subito acquisito perché ritenuto interessante, «di quell’interessante che si abbina a una quantità di lavoro mostruosa»[59]. Pur essendo un romanzo scritto in gaelico, la base da cui partire è stata la traduzione dall’inglese perché né Paola Quarantelli né i quattro traduttori Luisa Anzolin, Laura Macedonio, Vincenzo Perna e Thais Siciliano conoscono il gaelico. Questo è stato un elemento destabilizzante per il lavoro di traduzione e poi di pubblicazione del romanzo, ma, grazie al continuo confronto, alla scelta di quale italiano usare per rendere al meglio una lingua in cui a prevalere è la forma dialogica e alla ricerca di punti fermi che fossero d’aiuto nella traduzione del testo, è stato portato a termine.
Quello effettuato su Parole nella polvere è stato un grande lavoro di ricerca, soprattutto per quanto riguarda la giusta resa di nomi di persona e di luogo, i riferimenti culturali alla storia irlandese, le scelte lessicali e sintattiche volte a far funzionare al meglio un testo che si esprime del tutto in forma dialogica, per cui il lettore conosce solo il punto di vista di chi parla. Un lavoro di traduzione e resa in italiano totalizzante e impegnativo, che trova espressione nelle quattrocento pagine del romanzo pubblicato e tradotto a otto mani, con l’aggiunta delle opportune revisioni sia da parte della caporedattrice Paola Quarantelli sia da parte degli stessi traduttori.
Un altro recente lavoro di traduzione che ci è stato segnalato e che si è rivelato tanto interessante quanto complicato è quello che è stato eseguito partendo dal giapponese per Piccoli racconti di un’infinita giornata di primavera di Natsume Sōseki: una raccolta di racconti molto difficile sia da tradurre sia da revisionare, cercando sempre di riuscire a mantenere equilibrati fra loro la natura originaria di questi racconti orientali, la resa in lingua italiana e quella che può essere la sensibilità dei lettori italiani, molto lontani dalla filosofia e dalle atmosfere giapponesi. Per la casa editrice, infatti, che vuole proporre in Italia il filone orientale, la sfida sta proprio nel riuscire a trasmettere una cultura letteraria e una sensibilità molto diverse dalle nostre.
Per riuscire nell’intento di offrire al pubblico libri e contenuti validi, bisogna lavorare in sintonia e alle Edizioni Lindau ci riescono non trascurando nulla, né appiattendo i tratti caratterizzanti del testo di partenza, testo che il loro lavoro redazionale vuole far arrivare ai lettori per quello che davvero rappresenta. Ogni membro della redazione ha le proprie aree di competenza, ma si lavora sempre insieme. La collaborazione, infatti, specie in una casa editrice indipendente, è necessaria, specie per quei titoli su cui si punta di più e per i quali la resa del lavoro editoriale deve essere massima.
Volendo approfondire l’aspetto della lavorazione di un testo, nella casa editrice torinese un altro ruolo importante al livello della redazione è rivestito dalla segreteria editoriale. Prima di analizzarne i vari compiti, è necessario ripercorrere quali sono le fasi di lavorazione[60] al livello redazionale intorno a un libro da pubblicare: come prima cosa si valuta la pubblicazione di un testo; nel caso l’ipotesi di pubblicazione sia fattibile, si passa alla parte contrattuale tra autore e editore o agente letterario e editore o casa editrice originaria e quella che vorrebbe pubblicarla; a questo punto, al libro viene assegnato un determinato giro (un determinato periodo che può andare da due o tre mesi in cui si raccolgono i vari titoli la cui uscita è prevista in un tempo prestabilito); successivamente si prepara la scheda libro, si lavora alla bozza di copertina assieme al grafico e si presenta il titolo in riunione con gli agenti, in modo tale che possa essere anticipato anche ai librai; nel mentre si valutano tutti quei progetti, bandi di traduzione etc. che possano aiutare la pubblicazione del determinato titolo a cui si sta lavorando; il testo viene corretto in due o tre giri di bozze, ne viene deciso il lancio e, quando viene approvato per la seconda volta, viene mandato in stampa; parallelamente e con i propri tempi l’ufficio stampa si occupa della promozione del titolo sui giornali e, in sintonia con chi si occupa della comunicazione web, sulle testate online e sui blog.
Questo excursus sulle fasi della lavorazione dei libri, seppur breve, è utile per capire più a fondo il lavoro redazionale di Lindau, attraverso la testimonianza di Alberto Del Bono che, per la casa editrice torinese, lavora appunto alla segreteria di redazione. Tra i suoi compiti troviamo preparare il folder, ossia tutte le schede di presentazione e di promozione dei titoli che verranno pubblicati nei vari giri previsti. Le schede per la promozione vengono preparare rispettivamente per ogni giro, una per ogni titolo previsto, e includono tutti i titoli che usciranno a breve. Nella scheda di promozione vengono indicati i dati salienti di un libro: titolo, collana, numero di pagine, codice ISBN, prima bozza della copertina, una breve biografia dell’autore e un testo di presentazione del libro seguito dal perché si è scelto di pubblicarlo, una citazione dal testo, l’indice e altri dati che potrebbero essere interessanti.
Alberto Del Bono alla Lindau lavora fianco a fianco con Enzo Carena, il grafico, per trovare la copertina giusta per ogni titolo, che sarà sempre scelta insieme e approvata dal direttore editoriale Ezio Quarantelli. Tutti i titoli, le copertine e i testi, infatti, devono essere discussi e approvati con il direttore editoriale. Una volta che le decisioni più importanti sono state prese, ci si prepara per la riunione: un incontro con gli agenti letterari al fine di presentare i titoli sui quali la casa editrice punta maggiormente e per commentare e analizzare i risultati del giro precedente. Dopodiché, con la definitiva chiusura del folder, la redazione passa a occuparsi del rapporto con i librai, specie quelli indipendenti; si torna a catalogare e a schedare i materiali, a rivedere i testi per proporre eventuali modifiche, a vagliare nuovi materiali che sono arrivati da autori italiani o da case editrici straniere e agenti e, nel mentre, si selezionano anche i testi per la realizzazione della rivista di Lindau, «L’isola». Come si può notare da questo breve spezzato di vita redazionale, è proprio vero che «la vita di un libro è molto più movimentata di quello che ci si aspetterebbe»[61] e gli imprevisti non mancano; pertanto, bisogna essere sempre pronti a risolvere qualsivoglia incidente di percorso, ma l’obiettivo di tutto il lavoro redazionale ed editoriale rimane uno solo: far arrivare i libri su cui si è tanto lavorato in libreria.
Al lavoro sul testo se ne affianca un altro altrettanto importante, volto a comunicare quel testo, a far sì che arrivi ai lettori ancor prima di mettere piede in libreria. Stiamo parlando del ruolo dell’ufficio stampa e comunicazione, che alla Lindau comprende Francesca Ponzetto, ufficio stampa e in casa editrice dal 2004, Sara Meloni e Alessandro Rosasco, che si occupano rispettivamente della comunicazione web e social nei loro diversi aspetti.
Il lancio di un libro deve essere accompagnato da una buona rassegna stampa, tradizionale e sul web, e in questo fondamentale è l’azione dell’ufficio stampa, il cui lavoro, seppur frenetico e compulsivo, permette ai lettori di conoscere di più il libro che si è intenzionati a leggere e all’editore di essere riconoscibile e di avere una propria visibilità al livello nazionale.
Alla Lindau il lavoro dell’ufficio stampa, come ci ha rivelato la stessa Francesca Ponzetto[62], è molto libero: vanno sempre seguite le linee guida proposte dall’editore, in modo da rispettare la mission editoriale, e condivise con tutta la redazione, così come viene stabilito un budget di spesa a cui attenersi, ma la libertà nel formulare un adeguato piano di comunicazione per ogni titolo è totale: è l’ufficio stampa che sceglie come redigere i comunicati stampa, curare i rapporti con autori, giornalisti, operatori culturali e fornitori dei servizi che ruotano attorno al lavoro della casa editrice (che siano grafici, traduttori, tour operator), come organizzare eventi e presentazioni. Per riuscire bene in tutto ciò, Francesca Ponzetto lavora con i colleghi della comunicazione web. L’obiettivo principale di un buon ufficio stampa e comunicazione è, a suo giudizio, centrare il piano di comunicazione di un libro: se si utilizzano i giusti media, si troverà anche il pubblico adatto a un determinato titolo, garantendo così il giusto riscontro per la fortuna editoriale dell’autore e del libro proposto.
C’è da dire che i libri pubblicati da Lindau ricoprono buono spazio sia sulla stampa nazionale sia online, grazie anche ai nuovi modi per comunicare un libro sui social che si stanno affermando negli ultimi anni: a questo proposito è bene mettere in evidenza il lavoro di rassegna stampa con qualche esempio dalla carta stampata e dal web. Occorre specificare che, perché fosse possibile fare un esempio del genere, sono stati selezionati, tra i tanti presenti in catalogo, solo due autori: entrambi perché hanno più di un titolo pubblicato da Lindau, nella sezione di narrativa, con la sola differenza che uno è un autore contemporaneo e l’altra è una voce importante del Novecento letterario italiano, alla cui opera Lindau ha saputo dare una veste, facendola arrivare anche a quei lettori che non l’avevano mai approfondita. Si tratta dell’americano Wendell Berry e di Lalla Romano, artista completa in quanto scrittrice, poetessa e pittrice.
Per quanto riguarda lo scrittore-contadino d’America, abbiamo a disposizione in «Senza Frontiere» ben sette tra romanzi e saggi, pubblicati fin dal 2014, anno di nascita della collana. C’è solo da immaginare quanto la casa editrice abbia spinto fin da subito per favorire la circolazione di quest’autore finalmente anche in Italia; e questo entusiasmo per Wendell Berry è stato ben recepito e assimilato dalla stampa e dai media che, fin dalla prima pubblicazione, Jayber Crow, ne hanno parlato diffusamente.
Jayber Crow arriva in libreria il 1° luglio del 2014. Immediatamente, il giorno dopo, «Il Foglio»[63] ne pubblica ampi stralci dal primo capitolo, estratti, questi, che vanno a riempire ben una pagina e mezza molto fitta, sistemata su tre colonne, come vuole l’impaginazione del quotidiano, permettendo così al lettore di entrare nella narrazione e di incuriosirsi:
Non ho mai sistemato un’insegna o un palo da barbiere, e neppure dato un nome al negozio. Non ce n’era bisogno. Tutti conoscevano l’edificio come “il negozio del barbiere” Si chiamava così perché quello da tempo immemorabile era il suo nome: Port William non possedeva molta storia scritta. La sua storia era la memoria vivente di se stesso, e sorvolava gli anni come un raggio di luce in movimento.
Gli estratti del romanzo sono accompagnati dalla recensione di Edoardo Rialti[64], in cui viene spiegato quanto Wendell Berry abbia subito l’influenza letteraria di Flannery O’Connor e subito dopo fa un plauso all’editore per aver portato in Italia per la prima volta questo scrittore-contadino americano molto conosciuto nel suo paese, e per niente da noi:
Se c’è una voce, nella narrativa contemporanea, che ha appreso bene la lezione della sua amata Flannery O’Connor – ossia che uno scrittore deve anzitutto trovare e raccontare la propria regione, sia essa dietro l’angolo di casa o per misteriosa affinità in qualche epoca e posto lontano, perché solo essere particolari impedisce di essere parziali – è proprio Wendell Berry, contadino pacifista del Kentucky, pacifista cristiano non confessionale, poeta, saggista citato anche da Obama, cantore e propugnatore di una economia della comunità. Lindau, colmando meritoriamente una grave lacuna, pubblica in italiano le sue opere di narrativa, a partire dal Jayber Crow, nella bella traduzione di Vincenzo Perna. Quella della O’Connor è forse l’unica lezione che l’autore sia disposto a concedere, visto come ammonisce eventuali critici: «Chiunque tenti di trovare un testo in questo libro sarà perseguito; chiunque tenti di trovarvi un sottotesto sarà bandito; chiunque tenti di spiegarlo, interpretarlo, districarlo, analizzarlo, decostruirlo o capirlo in qualche altra maniera sarà mandato in esilio su un’isola deserta in compagnia degli altri interpretatori suoi simili».
Rialti, nel titolo della parte dedicata alla recensione, definisce la critica mossa da Wendell Berry come «quell’odio per chi interpreta i testi»[65]. Potremmo, invece, definirlo un invito molto forte a prendere il testo, quindi la storia raccontata, per ciò che è, senza scendere in sottotrame.
Nello stesso mese, tra le recensioni online dedicate al debutto di Wendell Berry in Italia, e precisamente il 13 luglio, «Solo libri belli»[66] ne fa un commento molto positivo:
Più volte, leggendo, mi sono commossa. Più volte mi sono indignata. Più volte mi sono fatta una bella risata. So che sono in preparazione gli altri romanzi di Wendell Berry ambientati a Port William, narrati da altri punti di vista, e di certo non me li lascerò sfuggire. Con una traduzione davvero suggestiva e ben fatta, Jayber Crow è un libro speciale, e se vorrete fermarvi per un po’ a Port William e conoscere i suoi abitanti non ve ne pentirete.
Passa meno di un semestre e le Edizioni Lindau danno alle stampe il secondo romanzo di Wendell Berry, Hannah Coulter, che continua il ciclo di Port William presentandone un’ulteriore anima. Il romanzo esce il 1° novembre 2014. Lo troviamo, ad anno nuovo appena iniziato, il 16 gennaio 2015, come Libro del Giorno su «Il Giorno»[67], a firma di Gennaro Malgieri, sottolineando quanto la prosa di Wendell Berry rimandi a un’atmosfera sana e irreale:
Con la forza di una narrazione limpida, Berry fa emergere caratteri e passioni convogliandoli in una dimensione che può sembrare irreale, ma che tuttavia, fino a quando gli effetti dell’individualismo esasperato non hanno avuto la meglio, ha connotato l’esistenza di società sane.
All’inizio del mese di aprile 2015, Lindau mette un attimo da parte la narrativa per pubblicare, sempre nella collana «Senza Frontiere», Mangiare è un atto agricolo, e «Adnkronos»[68] ne dà notizia il 14 aprile, rimarcando il legame tra lo scrittore americano e la filosofia dello slow food e della sostenibilità.
Il libro è una raccolta di saggi (ma contiene anche la poesia più famosa di Wendell Berry, il suo manifesto, Il Fronte di liberazione del contadino impazzito) in cui Berry riflette sui problemi dell’agricoltura contemporanea e indica un cammino in cui ritorna centrale la gestione responsabile e amorevole della terra, in cui il coltivare si fonda su principi sostenibili, ecologici e biologici. Un cammino in cui nessuno può più permettersi di ignorare i processi di produzione che portano sulle nostre tavole ciò di cui ci nutriamo.
Il 1° giugno 2015 Lindau torna a occuparsi della narrativa di Wendell Berry pubblicando il terzo romanzo, Un posto al mondo. «Il Foglio»[69] saluta la nuova uscita con un’altra serie di estratti dedicati al romanzo:
I forestieri che passavano per il paese chiedevano spesso perché un posto chiamato Port William fosse stato costruito tanto lontano dal fiume. Al che i residenti replicavano che quando Port William era stata costruita nessuno sapeva dove sarebbe passato il fiume. La verità è che Port William non ha più memoria del perché sia stata eretta nel luogo in cui si trova, di quando e di come.
Risulta chiaro che uno dei temi ricorrenti nella produzione letteraria di Wendell Berry è quello della memoria. Com’è già stato visto per l’altro romanzo recensito sul «Foglio» a ridosso dell’uscita, gli estratti dal libro sono accompagnati dalla recensione di Edoardo Rialti[70] che si focalizza sul fattore dell’appartenenza, dell’avere radici ben salde e una terra avvertita come propria, come ben suggerito dal titolo stesso del romanzo:
Non c’è uomo che non abbia un posto al mondo, una trama di rapporti, fatta di luoghi, oggetti, volti: quel posto va curato, amato, capito, ma al tempo stesso è esso a curarci, capirci, amarci. E il compito della vita e della narrativa è appunto affinare, sostenere questo segreto ma innato talento per l’aldiquà contro tutte le fughe spiritualistiche o le sopraffazioni meccanicistiche che vorrebbero farcelo dimenticare.
Mantenendo aperta la strada della saggistica anche in «Senza Frontiere», Lindau decide di pubblicare, nel novembre del 2015, un secondo saggio dell’autore americano dal titolo La strada dell’ignoranza. Ne scriverà qualche tempo dopo, il 4 marzo 2016, e diffusamente sul «Giorno» Gennaro Malgieri[71]:
Con modulazioni assai suggestive, Berry esprime una critica profonda, ancorché sostanziata da fatti inoppugnabili e lontana da ideologismi di maniera, all’economia faustiana che ha corrotto le anime e reso ciechi i politici, in nome del raggiungimento di profitti che stanno avvelenando, oltre all’America, tutto l’Occidente. Nel pronunciare una condanna senza appello dell’american way of life, Berry, come esplicita in questo prezioso vademecum di sopravvivenza possibile, La strada dell’ignoranza, non si limita a formulare una riflessione acuta e fuori dagli schemi su economia, immaginazione e conoscenza, ma incita a recuperare il cammino della conservazione dei valori primari e naturali al fine di rifondare un mondo che sta sprofondando. Cominciando dalla salvaguardia della terra, dell’agricoltura, di un cibo sano e compatibile con culture e tradizioni ancestrali.
Qualche mese dopo, il 9 maggio, è «Il Corriere della Sera»[72] a rilanciare il nuovo saggio uscito per Lindau con un articolo a firma di Luca Zanini che invita a seguire la ricetta di Wendell Berry, ossia a boicottare diserbanti e tecniche che possano avere un impatto negativo sulla natura.
«Siamo ancora consapevoli che non possiamo essere liberi se qualcuno controlla la nostra mente e la nostra voce — scrive Berry —, ma abbiamo dimenticato che non possiamo neppure essere liberi se qualcuno controlla il nostro cibo e le sue fonti». Dunque, occorre che si torni ad un controllo di chi consuma su chi produce, soprattutto in agricoltura, dove ogni sostanza riversata in terre ed acque torna poi in parte, attraverso gli alimenti o l’acqua, nei nostri organismi. Fortunatamente, sempre più consumatori si preoccupano dell’impatto sull’ambiente dei propri stili di vita: fanno acquisti ragionati quando si riforniscono di generi alimentari, sostengono le imprese bio, talvolta scendono in piazza per difendere le piccole e medie imprese contadine. Perché comprendono il collegamento profondo che c’è tra il cibo, la terra e il lavoro degli agricoltori. Ma è una presa di coscienza recente per larga parte degli italiani. Wendell Berry sottolinea che «è finita l’era del silenzio dei governi sul tema della sostenibilità delle produzioni agricole». E si apre un’epoca di coscienza ambientalista concreta, legata ai nostri atti quotidiani: tra questi, mangiare è davvero un atto agricolo, perché «preoccuparsi soltanto del cibo» che ingeriamo «ma non della sua produzione — né delle sostanze chimiche che in agricoltura dovrebbero essere ridotte al minino — è una palese assurdità».
Chiusa, momentaneamente, la parentesi saggistica ed ecologista, Lindau torna a proporre ai lettori italiani il ciclo di Port William e lo fa con La memoria di Old Jack, che arriva in libreria il 24 novembre 2016. Dal «Foglio» del 15 dicembre, Rialti collega alle atmosfere campestri narrate da Berry la concezione nietzschiana del «vecchio Dio che scacciato dalle piazze torna a vivere in campagna»:
Quasi ad illustrare plasticamente la profezia di Nietzsche, il vecchio Dio, scacciato dalle piazze delle città, continua a vivere in campagna. Ed è proprio lì che spesso vanno a cercarlo coloro che, oltre il frastuono di Wall Street o il cinguettio assordante di Twitter, sentono il bisogno di silenzi e parole diverse, d’una diversa esperienza del tempo personale e collettivo. Il romanziere e poeta-contadino Wendell Berry lo attesta da oltre cinquant’anni con la sua prosa saggia e gentile: Lindau ha appena pubblicato il suo La memoria di Old Jack che già dal titolo comunica il ritmo di una vita diversa, che cresce, soffre e gioisce con una natura che torna a essere il creato. Non è soltanto il racconto della vita di un vecchio, ma la scoperta di una possibilità, antica e familiare, nello sguardo del lettore stesso[73].
Sempre a proposito di Old Jack, negli stessi giorni, appare un trafiletto di presentazione anche su «Diva e donna»[74] nella rubrica dedicata ai consigli letterari intitolata «Divi che leggono»: «Torna Wendell Berry, il grande scrittore americano che l’editore Lindau ha il merito di aver fatto scoprire in Italia, con un romanzo in cui si protagonista ripercorre la sua vita straordinariamente normale».
Il romanzo viene poi rilanciato, a cinque mesi dall’uscita, da Gian Paolo Serino su «La Provincia»[75] con un articolo che offre una visione intima di Old Jack ben riassunta dalle righe che seguono:
Wendell Berry è riuscito a scrivere un romanzo che rimane, che ti scava dentro, fino in fondo, fino alla fine dei pensieri, scuotendo la coscienza e carezzando il cuore. Attraverso lo sguardo di “Old Jack”[76] seguiamo il suo allontanarsi, con l’avanzare della vecchiaia, dalla vita.
Di rilanci si parla anche con l’uscita su «Nazione Indiana»[77] di un long-form curato dalla scrittrice Francesca Matteoni e dedicato alle opere dello scrittore contadino del Kentucky, che esce sulla testata online sempre nel 2017 e, tra le altre cose, rilancia prima i saggi ecologisti:
Nella corsa al globale Berry è uno di quelli che sta dalla parte della lentezza e del particolare, dunque dei legami profondi tra un umano e l’altro, tra un umano e il suo abitare. È una scelta che proviene da una formazione culturale, ambientalista e letteraria consolidata in America – è impossibile non pensare ai trascendentalisti, al Thoreau del selvatico e della vita nei boschi, anche se nel nostro autore è il coltivato, la cooperazione evidente fra umano e suolo a emergere -, ma anche dal fondersi della scrittura con il lavoro agricolo: lo scrittore ha infatti di sua volontà lasciato la carriera accademica per far rientro nel Kentucky, riprendere l’attività di famiglia, coltivare i campi. Questo lo rende credibile e affascinante: il suo pensiero e l’utopia della scrittura devono ogni giorno fare i conti con la difficoltà dell’addomesticamento di una terra, della restituzione di sé a un luogo e a coloro con cui viene condiviso.
E poi si rifà anche alla parte di narrativa, parlando di Hannah Coulter:
Dice Hannah che la comunità si compone dei vivi e dei morti e che i vivi hanno il dovere di proteggere i morti. Il dovere di far spazio al loro silenzio, di chinarci sulle radici che da loro si diramano e ci sostengono e divenire forti: i protettori di quello che è stato, i protettori del primo pezzo d’erba su cui abbiamo camminato, della prima storia ascoltata, mandata a mente. È in questo che siamo più grandi delle nostre minuscole vite, quando le proiettiamo nell’eredità – non dei possedimenti e delle onorificenze, ma dei veri beni materiali: l’amore, la solidarietà, il ricordo dove il passato non era, ma è, dove siamo restituiti ai luoghi del nostro potenziale, i luoghi dove ci immaginiamo e ci modelliamo migliori, come si restituisce la cenere di una persona cara allo zoccolo del cavallo più amato, alla polla e al sole, al suolo.
Da questa selezione della rassegna stampa dedicata negli anni alla produzione di Wendell Berry si può dedurre che diverse testate nazionali apprezzano gli scritti dell’autore americano e il lavoro editoriale di Lindau, dimostrando poi una per niente rara affezione alle nuove uscite che riportano il lettore nel mondo rurale di Port William (a questo proposito si vedano, ad esempio, i contributi citati del «Foglio» e del «Giorno»).
Per quanto riguarda, invece, la presenza e la diffusione di articoli e contributi dedicati a quella riscoperta di Lalla Romano che, a partire dalle opere letterarie minori, è stata portata avanti dalla casa Lindau negli ultimi anni, anche in questo caso possiamo ravvisare diverse testimonianze sulla carta stampata nazionale, che si tratti di quella maggiormente conosciuta e letta o di quella di carattere più regionale.
Lindau fa uscire L’ospite di Lalla Romano, riproponendolo in una nuova edizione, il 27 ottobre 2016. Tra le recensioni apparse sulla stampa, uno dei contributi più interessanti è apparso nel dicembre del 2017 in «Il Cittadino. Giornale di Monza e della Brianza»[78], che, pur essendo un giornale circoscritto in quanto a bacino di pubblico, ha regalato all’editore una recensione molto sentita:
È un’esistenza placida e borghese, come quella di tanti altri, in cui è facile che il lettore si ritrovi, fatta di libri sull’infanzia, di gattonamenti e di pericolose prese elettriche, di baby-sitter, di svegli improvvise nella notte, di pasti col cucchiaino, di pediatri, di giocattoli, di prime parole, di risatine e di pianti strazianti. E di gelosie, rivendicazioni, piccole vendette. Ma lei non è una donna qualsiasi, lei è Lalla Romano, e da questo piccolo scrigno 140 pagine appena di letteratura della memoria spuntano riflessioni, considerazioni, osservazioni in grado di squarciare la coscienza, di smuovere qualcosa, di far pensare. Di fare male, pure.
Successivamente, il 5 febbraio, L’ospite viene rilanciato anche in un trafiletto dalle pagine di «Robinson»[79], inserto domenicale di «La Repubblica», da Anna Maria Patti, meglio conosciuta (soprattutto da chi ama leggere e parlare di libri sui social) come Casalettori, che ne scrive: «Antropologa del sentimento, Lalla Romano in L’ospite, edito da Lindau trasforma l’amore in flusso infinito di possibilità».
Cambia l’autore così come cambiano le storie e i mondi raccontati, ma l’interesse per le pubblicazioni dell’editore torinese da parte del settimanale femminile «Diva e donna»[80] rimane. Infatti, anche nel numero uscito in data 11 aprile 2017 sempre per la simpatica rubrica intitolata «Divi che leggono», in riferimento alla riedizione di Inseparabile, troviamo: «Due sono i protagonisti di questo romanzo di Lalla Romano: la voce narrante, la nonna, e il nipote, Emiliano; attorno a loro si intreccia il racconto di una piccola saga familiare, con i loro rapporti, i loro sentimenti, le loro scoperte».
Oltre ai due romanzi, il 6 luglio 2017 Lindau pubblica anche Pralève e altri racconti di montagna e da allora in poi si avranno, per quanto concerne la carta stampata, diversi interventi a firma di Fulvio Panzeri, che ne restituisce una lettura appassionata dapprima sull’«Avvenire»[81], il 23 luglio:
Torna in libreria il romanzo breve Pralève. La grandezza della natura e la natura hanno spinto la scrittrice a ritrovare l’antico rapporto col luogo. La discesa, con le opposte catene della valle e le cime lontane all’infinito, è il cuore del racconto.
Dopo aver riassunto un po’ tutti gli elementi salienti del libro in questo trafiletto introduttivo, Panzeri aspetta di concludere il proprio articolo per non essere prodigo né di complimenti né di citazioni di altre grandi voci letterarie del Novecento:
Così questo inconsueto romanzo breve ci racconta la montagna attraverso i ritratti di chi la vive e in questo Lalla Romano riesce a caratterizzare la scrittura come se si trattasse di una fotografia che arriva da un tempo lontano e racconta non tanto e non solo la bellezza, ma il segreto che sta dietro l’effigie di ciascuna persona: le paure, la riservatezza, i rancori segreti, il non detto di un mondo a sé, dove sono i nativi, e non i villeggianti di passaggio, a fare i luoghi. Come sottolineava Italo Calvino in una lettera «si tratta di un libro raro per il tema della montagna, non solo come paesaggio, ma soprattutto come il posto della montagna nella società italiana».
Poi, Panzeri trova il modo di rilanciare Pralève anche su «La Provincia»[82], in data 28 gennaio 2018:
Questo breve romanzo racconta gli istanti di una felicità in cui è possibile ritrovare il valore del silenzio, soprattutto per chi viene da fuori, per i villeggianti come lei. Durante un’escursione ha la chiara coscienza di questo richiamo: “Sotto di noi, dopo i ripidi ondulati pascoli m si apriva un lago rotondo. Era un paesaggio calmo, ampio e profondo. Forse in quel punto ricominciai a sentire il richiamo di quegli orizzonti, di quello speciale silenzio che era mancato per tanti anni della mia vita.
Dall’intervista a Sara Meloni e Alessandro Rosasco, le due diverse anime della comunicazione web di Lindau, emergono altri aspetti della vita della redazione dell’editore torinese[83]. Ad esempio, che il giovedì è il giorno del lancio, momento che tiene molto impegnato chi lavora all’ufficio stampa e comunicazione. Nello specifico Sara si occupa di creare contenuti ad hoc per il sito, Francesca è sommersa da mail e telefonate da fare a giornalisti e autori, e Alessandro, che ha anticipato la preparazione degli e-book per i corrispettivi titoli in uscita quel giorno, mette a punto il materiale e i testi che compongono la newsletter da inviare due volte al mese ai lettori iscritti, che nell’eterogeneo spirito della casa editrice, cerca di condensare tutte le uscite più rilevanti e gli eventi di quel dato periodo.
L’inizio del mese, invece, scandisce l’arrivo della riunione di redazione in cui viene fatto il punto per il lavoro di tutta la redazione: per il reparto web nello specifico, vengono scelti i titoli su cui puntare maggiormente e si stabilisce quali contenuti scegliere per un’eventuale newsletter speciale, così come si cerca d’individuare i punti di forza di ogni uscita per un marketing efficace.
Anche in questo caso, il lavoro social e digital viene portato avanti insieme con la redazione che, molto spesso, avendo sviscerato il libro da quand’era ancora solo testo, dà gli input giusti per comunicarlo bene. Questa parte di attività lascia anche molto spazio al commento dell’attualità e all’improvvisazione: vengono, sì, lanciati o rilanciati i titoli della casa editrice con contenuti sui social, ma altro spazio è occupato giornalmente dall’imprevedibilità di ricorrenze letterarie, fatti, notizie dell’ultima ora che possono essere legati a ciò che un determinato libro racconta, interessare il pubblico della casa editrice oppure essere sempre nel merito del messaggio che l’editore vuole trasmettere.
Negli ultimi anni stiamo assistendo a un diverso modo di intendere la critica letteraria specie sul web, luogo in cui sono sorte a partire dai primi anni Duemila tante nuove testate e, in tempi più recenti, altrettanti blog dedicati a libri ed editoria. In questa prospettiva Sara si occupa anche di gestire i rapporti fra casa editrice e blogger, proponendo titoli e attività e tenendo costantemente traccia sia della rassegna stampa tradizionale sia di quella online.
Il sito della casa editrice www.lindau.it e il blog «Un posto al mondo»
Dopo aver parlato di redazione web e social, è opportuno dare uno sguardo alla presenza online, intesa proprio come piattaforma, e alle conseguenti attività svolte dalle Edizioni Lindau su internet.
Come abbiamo visto, la gestione dei contenuti web che saranno poi pubblicati sul sito è affidata a Sara Meloni che, durante l’intervista realizzata proprio per questo contributo, ha raccontato un aneddoto molto interessante in riferimento ai suoi primissimi momenti come futuro membro della redazione di Lindau, svelando che, essendosi trovata davanti un’atmosfera lavorativa vivace, colorata e in cui è molto piacevole svolgere il proprio lavoro, non riusciva a ritrovare lo stesso sentimento nel sito che era online allora ed è stato questo il primo obiettivo che si è augurata per il suo lavoro di digital PR: far sì che il sito rispecchiasse lo stesso spirito della casa editrice:
Quando nel 2014 ho fatto il mio primo colloquio da Lindau, sono stata accolta in un ufficio con le pareti colorate e da un direttore (Ezio Quantelli) curioso e attento verso il mondo dei social. In quel momento avevo davanti tanta vivacità ma anche molta eleganza. Eravamo seduti a un tavolo bellissimo, di colore marrone scuro con tutte le venature del legno visibili (lo stesso tavolo che fa da sfondo alle nostre foto sui social), circondati da pareti arancioni, locandine di film da Metropolis a Shining e scaffali pieni di libri, di qualsiasi lingua e qualsiasi editore.
Quello che avevo davanti a me non rispecchiava assolutamente quello che avevo visto online. Nel 2014 Lindau aveva anche un sito vecchissimo e macchinoso. Quando ho cominciato a lavorare in casa editrice, allora, ho voluto tirar fuori quella vivacità composta, complice anche un restyling del sito che ci ha decisamente aiutati nella comunicazione[84].
Ad oggi il sito della casa editrice, www.lindau.it, esprime appieno la voce, a partire dallo stile pulito, con colori che riprendono quelli del logo (il rosso e il bianco), e si presenta, già dalla homepage, come un’interfaccia di accessibile navigazione, divisa in bande orizzontali su cui si trovano i pulsantini di selezione per scegliere tra «Libri», «Autori», «Chi siamo», «News», «Corsi», «Blog» e infine «Contatti». Immediatamente al di sotto troviamo uno slider in cui, tre alla volta, si avvicendano le uscite recenti di Lindau, sotto il titolo di «Novità». Procedendo verso il basso, un altro piccolo slider, posto questa volta a sinistra, raccoglie tutte le informazioni su eventi prossimi e presentazioni, sotto il nome di «News». In pratica, tutto l’aspetto del sito è pensato per dare visibilità alle diverse sezioni, tra cui spiccano anche «Dal blog», «Argomenti» e «Corsi», ed è organizzato per quadrati tramite cui accedere ai vari contenuti.
Una sezione speciale e sempre aggiornata è quella dedicata appunto al blog della casa editrice, intitolato «Un posto al mondo» proprio come uno dei fortunati romanzi di Wendell Berry, facenti parte del ciclo di Port William, e in cui l’editore e la redazione propongono contenuti di approfondimento su avvenimenti, autori e libri pubblicati.
Visibili sul sito di Lindau anche i rimandi alle pagine web delle proprie case editrici sorelle, ossia quei marchi che quest’editore indipendente torinese abituato ad andare sempre controcorrente per pubblicare opere senza barriere né paraocchi ha acquisto nel corso degli anni, ossia la già citata casa editrice originaria di Alessandria Il Quadrante, L’età dell’Aquario, Anteprima, La fontana di Siloe e Melchisedek[85].
La rivista «L’isola»: idee, autori, libri
Alla propria attività editoriale, nonché all’efficace presenza sul web e sui social, da qualche tempo le Edizioni Lindau hanno affiancato un nuovo progetto, quello della pubblicazione di una rivista, per cui si è scelto l’evocativo nome «L’isola». Assolutamente indipendente, come il suo editore, «L’isola» nasce da una sfida dimostrata col numero zero: raccontare come nascono e cosa c’è dietro i libri che la casa editrice pubblica da quasi trent’anni, strizzando sempre un occhio alle novità e approfondendo argomenti di attualità con nuove proposte riguardanti gli autori pubblicati.

Da quel numero zero il progetto è poi cresciuto, ampliandosi sempre di più in contenuti, contributi e pagine, restando al momento un periodico a cadenza irregolare che Lindau distribuisce gratuitamente nelle librerie indipendenti e in occasione di eventi e fiere del libro. Come ci ha illustrato Alberto Del Bono, ideatore della rivista insieme al direttore editoriale Ezio Quarantelli e suo curatore per quanto riguarda l’aspetto redazionale, «L’isola» non si avvale ancora di una periodicità nelle sue uscite perché anche in questo caso «la scelta di Lindau è controcorrente: esce quando siamo assolutamente convinti del risultato, quando ci sembra di non avere altro da dire, su questa faccenda»[86].
«L’isola» vuole porsi come uno strumento utile e, per quanto riguarda l’impaginazione e la grafica, risulta bello da vedere e da sfogliare, al fine di coinvolgere maggiormente i lettori che vogliono rimanere costantemente aggiornati sulle uscite delle Edizioni Lindau e, altro elemento da non sottovalutare, allo scopo di far conoscere la casa editrice anche a un pubblico nuovo.
La rivista si divide in più sezioni, aperte ai contributi di autori e studiosi, in cui si ritrova tutto lo spirito aggraziato e innovativo della casa editrice. Queste sezioni, che riprendono anche un po’ quelle del blog, si ritrovano in «Questioni», «Controcorrente», «Primo Piano», «Intervista», «Visioni», «Grandi Ritorni», «Spiritualità» e «Colpi di Fulmine». Per fare un esempio, tra i contenuti nel numero 1 anno II dell’«Isola», sotto la sezione «Grandi Ritorni», troviamo un approfondimento a cura di Giovanni Tesio intitolato Lalla Romano tra prosa e poesia.
Imparare a fare i redattori
Quello che emerge dalla nostra ricognizione è il ritratto di una casa editrice con un forte bagaglio culturale di esperienze alle spalle, che propone un catalogo curato ed eterogeneo, e in più difende la propria voglia di offrire ai lettori visioni e interpretazioni diverse, che siano sempre senza frontiere e controcorrente, e lavora instancabilmente in gruppo.
Le Edizioni Lindau, però, sono anche impegnate nel campo della formazione rivolta a chi vuole imparare gli strumenti e i segreti del fare editoria, grazie al corso per redattori che organizzano ormai a cadenza regolare da oltre venticinque anni. Al corso di editoria organizzato da Lindau si impara il mestiere del redattore editoriale in maniera quasi artigianale, partendo dalle basi, ossia dalla struttura di una casa editrice per arrivare alla composizione del testo, alla normazione orto-editoriale, alla correzione di bozze fino al lavoro di editing, per passare poi ad apprendere come si impagina un testo. Si tratta, dunque, di un corso volto ad acquisire gli strumenti sia teorici sia pratici del lavoro redazionale, come conferma il direttore editoriale Ezio Quarantelli:
Il corso prevede due moduli, il primo dedicato alla formazione metodologica e tecnica, il secondo dedicato all’uso del più diffuso programma di videoimpaginazione. Mi sembra che proponga un percorso di apprendimento ben strutturato, con momenti di approfondimento e di riflessione e molte occasioni di pratica[87].
Articolo correlato:
- Si veda la sezione Chi siamo sul sito di Edizioni Lindau: http://www.lindau.it/Chi-siamo. Questo contributo è un estratto della tesi in “Mediazione editoriale e cultura letteraria” del Corso di Laurea Magistrale in “Editoria e scrittura” dal titolo Leggere indipendente: storia, esempi e situazioni dell’editoria indipendente in Italia. Il caso di studio di Edizioni Lindau, discussa presso la “Sapienza Università di Roma” nel luglio del 2018: relatrice la Prof.ssa Maria Panetta e correlatore il Prof. Giulio Perrone. ↑
- Cfr. «The Catcher», Un giorno, tutto questo: intervista a Ezio Quarantelli, direttore editoriale di Lindau Speciale Salone del Libro 2018 | Mappa dell’editoria italiana, 26 maggio 2018, consultabile online alla URL: https://thecatcher.it/mappa-editoria-salone-libro-lindau-7163e8283464. ↑
- Le informazioni sulle prime pubblicazioni di Edizioni Lindau sono state ricavate dalla lettura dei cataloghi cartacei gentilmente messi a disposizione dalla casa editrice. Nello specifico, per questa nota, si fa riferimento al catalogo del 1992. ↑
- Cfr. l’intervista a Ezio Quarantelli su «The Catcher», art. cit., a p. 79. ↑
- «Iolanda Nigro Covre è professore di storia dell’arte contemporanea nell’Università di Roma», dal catalogo 1990 di Edizioni Lindau, consultato in cartaceo. ↑
- Dall’introduzione alla collana «Le Opere», presente sul catalogo 1990 di Edizioni Lindau, consultato in cartaceo. ↑
- Per informazioni sulla casa editrice UTET si consulti almeno N. Tranfaglia, A. Vittoria, Storia degli editori italiani, Roma-Bari, Editori Laterza, 2007. ↑
- Cfr. il Catalogo 2018 della casa editrice. La sezione «I Piccoli Draghi» è consultabile anche online alla URL: http://www.lindau.it/Collane/I-piccoli-Draghi. ↑
- Si veda la sezione «Le Frecce» sul catalogo della casa editrice: http://www.lindau.it/Collane/Le-Frecce. ↑
- Si veda la scheda del libro dedicata a E poi libri e ancora libri sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Libri/E-poi-libri-e-ancora-libri. ↑
- Si veda la scheda del libro dedicata a La Costituzione spezzata sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Libri/La-Costituzione-spezzata. ↑
- «Italo Moscati è regista, scrittore e sceneggiatore. Ha insegnato Storia dei Media all’Università di Teramo e tiene lezioni e corsi in vari atenei italiani e stranieri. Figura di spicco del mondo cinematografico, televisivo e radiofonico, è stato per alcuni anni direttore di RAI Educational dando vita a numerosi programmi innovativi, come Tem, Tempo ed Epoca, coniando uno stile personalissimo nella ricerca e nell’utilizzo dei più significativi materiali di teca»: dal profilo dedicato sul sito della casa editrice Lindau, consultabile alla URL http://www.lindau.it/Autori/Italo-Moscati. ↑
- Cfr. il Catalogo 2018 della casa editrice. La sezione «I Leoni» è consultabile anche online alla URL: http://www.lindau.it/Collane/I-Leoni. ↑
- Cfr. il Catalogo 2018 della casa editrice. La sezione «I Bambù» è consultabile anche online alla URL: http://www.lindau.it/Collane/I-Bambu. ↑
- Cfr. il Catalogo 2018 della casa editrice. La sezione «Biblioteca» è consultabile anche online alla URL: http://www.lindau.it/Collane/Biblioteca. ↑
- Paul Valadier, gesuita, dottore in teologia e in filosofia, è professore emerito al Centre Sèvres di Parigi, dove insegna filosofia morale e politica. Al riguardo cfr. il profilo a lui dedicato sul sito della casa editrice Lindau, consultabile alla URL http://www.lindau.it/Autori/Paul-Valadier. ↑
- Frédéric Manns, nato nel 1942 in Croazia, è professore di Nuovo Testamento e Giudaismo alla facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme; cfr. il profilo a lui dedicato sul sito della casa editrice Lindau, consultabile alla URL http://www.lindau.it/Autori/Frederic-Manns. ↑
- Alan Watts è stato un celebre autore, filosofo e docente americano; cfr. il profilo a lui dedicato sul sito della casa editrice Lindau, consultabile alla URL http://www.lindau.it/Autori/Alan-Watts. ↑
- Cfr. il Catalogo 2018 della casa editrice. La sezione «I Pellicani» è consultabile anche online alla URL: http://www.lindau.it/Collane/I-Pellicani. ↑
- Si veda la sezione «Piccola Biblioteca» sul Catalogo della casa editrice alla URL: http://www.lindau.it/Collane/Piccola-Biblioteca. ↑
- Si veda la scheda del libro dedicata a Giro di boa sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Libri/Giro-di-boa. ↑
- Si veda la scheda del libro dedicata a Iram delle alte colonne sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Libri/Iram-dalle-alte-colonne. ↑
- Si veda la scheda del libro dedicata a Lettere a un giovane poeta sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Libri/Lettere-a-un-giovane-poeta. ↑
- Si veda la scheda del libro dedicata a Breviario eretico (reazionario e massonico) sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Libri/Breviario-eretico. ↑
- Oddone Camerana (Torino, 1937) ha operato a lungo nel mondo della grande industria e in esso ha ambientato molte delle sue opere precedenti; cfr. il profilo a lui dedicato sul sito della casa editrice Lindau e consultabile alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Oddone-Camerana. ↑
- Fulvio Gianaria, avvocato penalista; cfr. il profilo a lui dedicato sul sito della casa editrice Lindau e consultabile alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Fulvio-Gianaria. ↑
- Francesco Roat, narratore, saggista e critico letterario trentino, già insegnante di lettere e consulente editoriale; cfr. il profilo a lui dedicato sul sito della casa editrice Lindau e consultabile alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Francesco-Roat. ↑
- Silvia Golfera, nata nel 1959, è laureata in Filosofia e insegna Lettere; cfr. il profilo a lei dedicato sul sito della casa editrice Lindau e consultabile alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Silvia-Golfera. ↑
- Si veda la scheda del libro dedicata a Quaderno da viaggio. Il libro delle mie avventure sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Libri/Quaderno-da-viaggio. ↑
- Beatrix Potter (1866-1943), londinese; cfr. il profilo a lei dedicato sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Beatrix-Potter. ↑
- Anna Leotta è nata a Messina, ma vive e lavora a Napoli, dove insegna Disegno e storia della moda; cfr. il profilo a lei dedicato sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Anna-Leotta. ↑
- Si veda la sezione «Crimini e misteri» sul Catalogo della casa editrice alla URL: http://www.lindau.it/Collane/Crimini-e-misteri. ↑
- Si veda G. C. Ferretti, «I libri gialli», in G. C. Ferretti e G. Iannuzzi, Storie di uomini e libri. L’editoria letteraria italiana attraverso le sue collane, Roma, minimum fax, 2014, pp. 37-43. ↑
- John Gordon Brandon (1879-1941), nato in Australia e trasferitosi poi in Gran Bretagna, è diventato uno scrittore professionista dopo aver intrapreso una carriera nella boxe; cfr. il profilo a lui dedicato sul sito della casa editrice Lindau e consultabile alla URL: http://www.lindau.it/Autori/John-Gordon-Brandon. ↑
- Jenő Rejtő è nato a Budapest nel 1905 ed è morto in Ucraina nel 1943, dove era stato deportato dai nazisti per le sue origini ebraiche; cfr. il profilo a lui dedicato sul sito della casa editrice Lindau e consultabile alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Jeno-Rejto. ↑
- Si veda la sezione «Senza Frontiere» sul Catalogo della casa editrice alla URL: http://www.lindau.it/Collane/Senza-frontiere. ↑
- In un’intervista rilasciataci: «L’autore su cui abbiamo lavorato di più è certamente Wendell Berry: uno scrittore davvero molto buono, con una capacità, piuttosto straordinaria, di raccontare la vita, con semplicità e poesia». ↑
- Wendell Berry è un romanziere, poeta e critico culturale, ma anche agricoltore, attivista ecologista, pacifista; cfr. il profilo dedicato all’autore sul sito delle Edizioni Lindau e consultabile alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Wendell-Berry. ↑
- Pablo Simonetti è nato a Santiago del Cile nel 1961; cfr. il profilo a lui dedicato sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Pablo-Simonetti. ↑
- Alfaguara è una casa editrice di lingua spagnola fondata a Madrid nel 1964 da Camilo José Cela. Oggi fa parte del gruppo editoriale Penguin Random House. ↑
- Nata a Genova nel 1924, Camilla Salvago Raggi vive nel Monferrato; cfr. il profilo a lei dedicato sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Camilla-Salvago-Raggi. ↑
- Giovanni Arpino (1927-1987); cfr. il profilo a lui dedicato sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Giovanni-Arpino. ↑
- Ada Negri (Lodi 1870-Milano 1945); cfr. il profilo a lei dedicato sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Ada-Negri. ↑
- Hjalmar Söderberg nacque a Stoccolma nel 1869; cfr. il profilo a lei dedicato sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Hjalmar-Soederberg. ↑
- Léo Ferré, ovvero Léo Albert Charles Antoine Ferré, è stato cantautore, poeta e scrittore. Nato nel Principato di Monaco il 24 agosto 1916, scomparso il 14 luglio 1993 a Castellina in Chianti; cfr. il profilo a lui dedicato sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Leo-Ferre. ↑
- Natsume Sōseki (1867-1916) è uno dei maggiori scrittori giapponesi tra Otto e Novecento; cfr. il profilo a lui dedicato sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Natsume-Soseki. ↑
- Si veda la scheda del libro dedicata a Parole nella polvere sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Libri/Parole-nella-polvere. ↑
- Leopoldo Lugones (1874-1938) nacque nella provincia di Córdoba, in Argentina; cfr. il profilo a lui dedicato sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Autori/Leopoldo-Lugones. ↑
- Si veda la scheda dedicata a Le forze misteriose sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Libri/Le-forze-misteriose. ↑
- Si veda la sezione «Il Grande Cinema» sul Catalogo della casa editrice alla URL: http://www.lindau.it/Collane/Il-grande-cinema. ↑
- Si veda la scheda del libro Stanley Kubrick. Shining sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Libri/Stanley-Kubrick.-Shining. ↑
- Si veda la sezione «Saggi» sul catalogo della casa editrice: cfr. la URL http://www.lindau.it/Collane/Saggi. ↑
- Si veda la sezione «Strumenti Master» sul catalogo della casa editrice alla URL: http://www.lindau.it/Collane/Strumenti-Master. ↑
- Si veda la sezione «Universale Film» sul Catalogo della casa editrice alla URL: http://www.lindau.it/Collane/Universale-Film. ↑
- Si veda la sezione «Fuori Collana» nel Catalogo della casa editrice alla URL: http://www.lindau.it/Collane/Fuori-Collana. ↑
- Cfr. la scheda dedicata al libro sul sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/Libri/Cesare-Pavese-e-la-sua-Torino. ↑
- Dall’intervista a Ezio Quarantelli cit. ↑
- La Frankfurter Buchmesse è la fiera del libro più prestigiosa in Europa e una delle maggiori al mondo. Com’è noto, si tiene ogni anno a ottobre. ↑
- Si veda l’intervista a Paola Quarantelli nel contributo che segue. ↑
- Si veda l’intervista ad Alberto Del Bono. ↑
- Si veda sempre l’intervista ad Alberto Del Bono nel contributo che segue. ↑
- Si veda l’intervista a Francesca Ponzetto nel contributo che segue.↑
- Cfr. Il barbiere fedele. Si può amare una donna per tutta la vita senza che lo sappia? Arriva in Italia l’America contadina di Wendell Berry, in «Il Foglio» del 2/7/2014, consultabile e scaricabile dal sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/content/download/19538/158524. ↑
- Ibidem. ↑
- Ibidem. ↑
- Wendell Berry – Jayber Crow su «Solo Libri Belli», consultabile online alla URL: https://sololibribelli.wordpress.com/2014/07/13/wendell-berry-jayber-crow/. ↑
- G. Malgieri, Quel libro originario che crea comunità, in «Il libro de Il Giorno» su «Il Giorno» del 16 gennaio 2015, consultabile e scaricabile dal sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/content/download/23044/178918. ↑
- Mangiare è un atto agricolo: i saggi di Wendell Berry che hanno ispirato il mondo slow. Lindau pubblica la raccolta di saggi del padre del green and slow, pubblicato il 13/4/2015 su «Adnkronos» e consultabile alla URL: http://www.adnkronos.com/sostenibilita/risorse/2015/04/13/mangiare-atto-agricolo-saggi-wendell-berry-che-hanno-ispirato-mondo-slow_oeq8W4nzb9NHFAoU8cYQTK.html. ↑
- Un profeta verde per l’aldiquà. Il patto cristiano tra uomo e ambiente nell’ultimo libro di Wendell Berry, ecologista in America, un estratto da Un posto al mondo di Wendell Berry, in «Il Foglio», 18/5/2015, consultabile e scaricabile alla URL: http://www.lindau.it/content/download/11146/91937. ↑
- E. Rialti, Avere un posto al mondo. Il ritorno alla terra e l’appartenenza, in «Il Foglio», 18/5/2015, in Un profeta verde per l’aldiquà. ↑
- G. Malgieri, Ritorno alla terra per salvarsi dall’‘economia faustiana’, in «Il Giorno», 4/3/2016, consultabile alla URL: https://www.ilgiorno.it/cultura/wendell-berry-1.1942931. ↑
- L. Zanini, Sempre più chimica nelle campagne. Solo il consumo consapevolepuò far cambiare l’agricoltura, in «Il Corriere della Sera», 9/5/2016, consultabile alla URL: http://www.corriere.it/cronache/16_maggio_09/sempre-piu-chimica-campagne-solo-consumo-consapevole-puo-far-cambiare-l-agricoltura-91380536-15ee-11e6-b246-a80944d1fa5b.shtml. ↑
- E. Rialti, Cacciato dalle piazze, Dio vive nelle campagne. Aveva ragione Nietzsche, in «Il Foglio», 15/12/2015, consultabile e scaricabile dal sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/content/download/22543/173210. ↑
- Divi che leggono, in «Diva e donna», 20/12/2016, consultabile e scaricabile dal sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/content/download/22537/173120. ↑
- G. P. Serino, “Old Jack”, l’anima di un’altra America, in «La Provincia», 15/4/2017, consultabile e scaricabile dal sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/content/download/23206/180376. ↑
- Virgolettato di Gian Paolo Serino su «La Provincia». ↑
- F. Matteoni, Leggere Wendell Berry o dell’essere parte della terra che abitiamo, in «Nazione Indiana», 18/3/2017, consultabile alla URL: https://www.nazioneindiana.com/2017/03/18/leggere-wendell-berry/. ↑
- A. Selmi, L’esercizio dell’amore, l’esorcismo delle paure, in «Il Cittadino. Giornale di Monza e della Brianza», 1/12/2016, consultabile e scaricabile dal sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/content/download/22443/172064. ↑
- A. M. Patti, in Casalettori in «Robinson», inserto domenicale di «La Repubblica», 5/2/2017, consultabile e scaricabile dal sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/content/download/22796/176721. ↑
- Divi che leggono, in «Diva e donna», 11/4/2017, consultabile e scaricabile dal sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/content/download/23150/179844. ↑
- F. Panzeri, La montagna interiore di Lalla Romano, in «Avvenire», 23/7/2017, consultabile e scaricabile dal sito della casa editrice Lindau alla URL: http://www.lindau.it/content/download/25246/188929. ↑
- F. Panzeri, Quei silenzi di Lalla Romano sul senso della vita, in «La Provincia», 28/1/2018, consultabile e scaricabile alla URL: http://www.lindau.it/content/download/27747/202928. ↑
- Si veda l’intervista a Sara Meloni e Alessandro Rosasco nel contributo che segue. ↑
- Si veda nuovamente l’intervista a Sara Meloni e Alessandro Rosasco nel contributo che segue. ↑
- Per ulteriori informazioni sui marchi editoriali acquisiti dalla casa editrice Lindau, si visiti il sito principale www.lindau.it. ↑
- Si veda l’intervista ad Alberto Del Bono nel contributo che segue. ↑
- Si veda l’intervista al direttore editoriale Ezio Quarantelli nel contributo che segue. ↑
(fasc. 26, 25 aprile 2019)