Traduzione come adattamento. Le traduzioni e riscritture delle “Aventures de Télémaque” in Portogallo da romanzo di formazione politica a manuale glottodidattico

Author di Marco E. L. Guidi - M. Lupetti

Introduzione

Les Aventures de Télémaque di Fénelon, la cui prima edizione – e versione – apparve nel 1699 all’insaputa dell’autore, è stato un vero e proprio best-seller nel Settecento e nell’Ottocento, grazie al grandissimo numero di edizioni che ebbe in Francia e all’altrettanto, se non più ampio, numero di traduzioni in tutte le principali lingue europee. Le ragioni di questo successo, comparabile a un ristrettissimo numero di opere letterarie, sono molte, ma forse possono essere ricondotte alla sua peculiare natura, che ne fa il prototipo del palinsesto nel senso di Gérard Genette1, che può essere letto in modi diversi:

  1. dal punto di vista letterario, il Télémaque si presenta ed è stato interpretato come un romanzo, un poema epico classicistico, o un Bildungsroman;
  2. dal punto di vista linguistico è stato a lungo considerato una fonte di puro francese letterario classico, adatto all’insegnamento del francese come lingua seconda;
  3. dal punto di vista filosofico e pedagogico è stato letto come un’introduzione all’etica delle virtù cristiane; un testo sull’educazione del Principe, in un primo tempo, e del giovane rampollo delle classi dirigenti, in un secondo momento;
  4. dal punto di vista politico ed economico, viene interpretato come un’opera sull’arte del governo e sull’economia politica di una nazione agricola e commerciale.

Le traduzioni e gli adattamenti delle Aventures de Télémaque offrono, perciò, un osservatorio privilegiato per comprendere la natura “palinsestica” di questo testo. Come infatti ha scritto Walter Benjamin, la traduzione instaura un «rapporto intimo» con il testo fonte, un rapporto «naturale, o meglio ancora un rapporto di vita»2, nel senso che la traduzione, lungi dall’essere semplice «riproduzione di senso», fa vivere il testo fonte in nuovi contesti, «ricrea(ndo) nella propria lingua il modo di intendere»3 le proposizioni in esso contenute. Alla luce della prospettiva strutturalista e post-strutturalista, ciò significa far emergere dimensioni e “strati” del testo che, se già presenti più o meno esplicitamente nella sequenza lineare dell’originale, risultano più trasparenti alla luce delle diverse operazioni di traduzione e ricontestualizzazione. Anche la recente teoria della traduzione ha evidenziato come i testi tradotti rappresentino transazioni fra testi e fra lingue4 e adattamenti5. Per queste ragioni riteniamo che la definizione di adattamento fornita da Linda Hutcheon6 si possa applicare al processo traduttivo, nonostante le ovvie differenze tra gli adattamenti da medium a medium (come, ad es., la trasposizione di un romanzo in un film) e da genere a genere di cui parla la studiosa e gli adattamenti come traduzioni, di cui parliamo in questo contributo:

  1. in primo luogo, nelle traduzioni si opera una ricodificazione inter-linguistica e inter-culturale tanto quanto negli adattamenti alla Hutcheon;
  2. in secondo luogo, anche le traduzioni sono atti di appropriazione creativa e interpretativa, ad esempio a livello linguistico (con l’invenzione di neologismi, prestiti linguistici e l’adattamento di lessici di specialità) e a livello contenutistico (ad esempio, attraverso il paratesto o tramite omissioni, aggiunte e altre interpolazioni con il testo originale);
  3. in terzo luogo, infine, anche le traduzioni sono palinsesti, che impegnano sia il traduttore sia il lettore in un’interazione con le loro fonti.

1. Il caso portoghese

Nel quadro interpretativo appena delineato, le traduzioni e gli adattamenti portoghesi delle Aventures de Télémaque sono un caso di studio interessante perché rivelano una dopo l’altra le diverse dimensioni di questo testo, fornendo una verifica dell’affermazione di Hans Robert Jauss che il senso di un’opera è la sua ricezione7.

Per anticipare in estrema sintesi il senso di quanto cercheremo di dimostrare, le traduzioni del Settecento si presentano essenzialmente come atti politici, miranti a importare in Portogallo il linguaggio dell’economia politica europea attraverso il mezzo meno impegnativo di un’opera letteraria, adattandolo alla politica imperiale di Pombal, e ciò in un contesto nel quale di pochissimi testi politici ed economici era autorizzata da una severissima censura la circolazione, e men che meno la traduzione8.

All’opposto, nell’Ottocento le traduzioni del Télémaque vengono intese e usate come “dispositivi” e “metodi” per l’apprendimento linguistico, in un’età di notevole espansione del commercio internazionale e di migrazioni, nella quale cresce rapidamente l’esigenza di conoscere le lingue straniere. Nel caso del Portogallo, la vicenda è strettamente connessa alla crescita del Brasile.

tavola sinottica delle traduzioni
Figura 1 – Tavola sinottica delle traduzioni portoghesi delle Aventures de Télémaque

La Figura 1 presenta sinotticamente le diverse traduzioni portoghesi del Télémaque. Possiamo vedere che ci sono quattro traduzioni pubblicate nel XVIII secolo, tutte derivanti dall’edizione francese del 1717, in 24 libri, o da sue riedizioni. Le prime tre almeno sono dipendenti l’una dall’altra, in quanto la seconda e la terza sono presentate come miglioramenti delle precedenti. La quarta edizione è in versi.

2. Le traduzioni settecentesche

La prima traduzione portoghese del romanzo di Fénelon compare nel 17659. Il traduttore non è indicato, ma sappiamo da varie testimonianze intertestuali10 che si tratta di José Manuel Ribeiro Pereira, un bacharel in legge dell’Università di Coimbra, destinato di lì a poco a divenire segretario della Junta da Administração della Companhia Geral do Grão Pará, e Maranhão, una delle compagnie commerciali privilegiate fondate da Pombal (in questo caso nel 1755) per gestire in regime esclusivo i commerci con le omonime province brasiliane. Va notato che, prima di assumere questo incarico, Pereira – forse su impulso dello stesso Pombal o forse per attrarre su di sé l’attenzione di quest’ultimo – tradusse anche le Oraisons funèbres di Valentin Esprit Fléchier, nel 1764, e gli Éléments du Commerce di Véron de Forbonnais, nel 1766.

Il paratesto di questa edizione è composto di 3 Licensas:

1) quella dell’Inquisizione (do Santo Ofício), che descrive il Télémaque come capolavoro della letteratura europea ed esalta l’utilità della sua traduzione;

2) quella apostolica (do Ordinário), che si limita ad affermare che la traduzione non contiene affermazioni contrarie alla fede;

3) infine, quella governativa (do Desembargo do Paço), la più articolata e rilevante, a testimonianza forse del carattere “ufficiale” di questa traduzione, che argomenta non senza disinvoltura come le riforme introdotte dal re del tempo (D. José I) siano in perfetta armonia con le raccomandazioni politiche ed economiche di Fénelon. Vedremo tra breve che questa armonia è lungi dall’esistere, in quanto gli argomenti di Fénelon contro il lusso, contro il protezionismo e contro le guerre imperiali sono ben lungi dal combaciare con le strategie economiche di Pombal.

Il paratesto è completato da una premessa del traduttore, che non fornisce una propria interpretazione del testo di Fénelon, ma definisce la traduzione un atto patriottico, in favore di coloro che non sono in grado di leggere il francese. Il traduttore si dichiara anche un seguace del metodo parafrastico, che mira a rendere il testo tradotto fedele al contenuto e all’eloquenza piuttosto che alla lettera del testo fonte.

Significativamente, la seconda edizione venne pubblicata nel 1784-1785, cioè qualche anno dopo l’ascesa al trono di D. Maria I (1777) e la cacciata di Pombal11. Questa edizione contiene un volume aggiuntivo (la precedente era in due volumi), intitolato Aventuras Finaes de Telemaco, para serverem de continuaçaõ, e supplemento ás que em França compoz o sabio, e illustre Fenelon, e que já se achaõ traduzidas em Portuguez pelo mesmo Author desta nova composiçaõ, creato di sana pianta da Pereira stesso.

Si tratta di un volume molto interessante, ingiustamente condannato dal principale bibliografo portoghese, Inocêncio da Silva, cosa che forse è vera per il suo modesto valore letterario, ma non per il contenuto12. In effetti, la lunga aggiunta può essere considerata come un’accalorata difesa dell’azione politica di Pombal dopo la sua caduta, svolta nella forma di una lunga allegoria nella quale i personaggi reali vengono sostituiti da quelli omerici e feneloniani: La storia narrata è quella del ritorno a Itaca di Ulisse e Telemaco. Ulisse (ossia D. José I) – con l’aiuto del suo fidato consigliere Eurybato (ossia Pombal) – riprende il potere cacciando i Proci (ossia i Grandes, l’alta nobiltà portoghese) e annullando l’anarchia feudale da essi instaurata, espellendo dall’isola i Sacrificadores (ossia i Gesuiti), promuovendo i prodotti agricoli in cui l’isola ha un naturale vantaggio competitivo (come Pombal aveva fatto con i vini del Douro), proteggendo il commercio nazionale dalla concorrenza di Argo (ossia la Gran Bretagna), creando manifatture nazionali anche in industrie orientate all’esportazione (come fatto da Pombal), e così via. Telemaco si sposa e ha due figli, e alla fine Ulisse abdica in suo favore, non senza dedicare un lungo colloquio con il figlio (equivalente a due dei dodici libri aggiuntivi) a minute istruzioni politico-economiche di nuovo in perfetto stile pombalino.

Per chi legge questo testo alla luce della storiografia sulla storia del pensiero economico, l’esito non può che apparire contraddittorio e paradossale. In particolare, tra i contributi storiografici più recenti, Istvan Hont, in Jealousy of Trade13, ha descritto il programma economico di Fénelon come un’alternativa «generale, imponente e virtuosa», benché allo stesso tempo «difficile e rischiosa» al programma imperialistico e bellicistico di Luigi XIV, etichettato da David Hume nella formula della «gelosia del commercio». Più di recente Sophus Reinert, in Translating Empire14, ha generalizzato l’interpretazione di Hont, individuando nella visione economica del Télémaque il punto di partenza di una tradizione agriculturista (opposta a industrialista), liberoscambista e pacifista (opposta a protezionista e imperialista) e aristocratica di economia politica, che avrà il suo punto di arrivo, nella seconda metà del Settecento, nella Fisiocrazia.

Questa impostazione economico-politica si trova palesemente contraddetta dalla complessiva operazione condotta da Pereira, prima con la traduzione del testo di Fénelon, poi con l’aggiunta di quel sorprendente “terzo tomo”. Rinviando a un’altra occasione una minuta analisi delle scelte traduttologiche e limitandoci ad aspetti più macrostrutturali, osserviamo che la traduzione è introdotta da documenti ufficiali che ne “garantiscono” la fedeltà di contenuto e di impostazione alle riforme politiche ed economiche del re D. José I e del Segretario di Stato. Con la seconda edizione, la visione di Fénelon, pur confermata – nonostante alcune revisioni di carattere minore – dalla traduzione degli originali 24 libri, viene praticamente ribaltata nei 12 libri aggiuntivi, avvalorando un’interpretazione di quest’opera come apologia (peraltro ormai retrospettiva) delle politiche industrialiste e imperialiste del Marchese di Pombal.

Che cosa rese possibile questo disinvolto tour de force? Crediamo che la risposta non possa che essere articolata. Intanto, va detto che era più facile, nel Portogallo del Settecento, e a fortiori sotto il rigido regime censorio instaurato dal Segretario di Stato, parlare di economia politica e importare le idee economiche straniere attraverso la traduzione di un’opera letteraria che non volgendo direttamente i trattati economici, le cui indicazioni potevano anche solo in parte dispiacere al “primo ministro” e innescare un temuto confronto di idee. In secondo luogo, vi erano aspetti generali per i quali l’opera di Fénelon, intesa ed esplicitamente presentata come romanzo di formazione politica del futuro sovrano, anzi, più esattamente e come segnalava il Desembargador do Paço, come “agenda” di quanto un sovrano illuminato dovesse fare, era raccomandabile e poteva servire da strumento per accreditare presso le classi colte nazionali il riformismo pombalino, attribuendolo, ben al di là del dovuto, alla paterna responsabilità del monarca.

Non vi è dubbio, infatti, che tutte le parti descrittive e didascaliche del Télémaque – in particolare i libri che trattano delle riforme introdotte da Idomeneo a Salento e ispirate da Mentore (cioè da Minerva) – rappresentano il saggio sovrano come colui che attua riforme volte ad accrescere la felicità dei sudditi attraverso la virtù, la prosperità dell’agricoltura, l’intensità dei commerci, la popolosità della nazione, la pace e la sicurezza dei patrii confini. E lo fa perché è egli stesso virtuoso e ha a cuore il benessere dei propri sudditi.

Anche un ingrediente fondamentale della visione etico-politica di Fénelon, l’idea di una virtù da coltivare bandendo il lusso e promuovendo le arti utili, rispecchiava in fondo l’operato di Pombal, che aveva ricostruito Lisbona, dopo il tragico terremoto del 1 novembre 1755, secondo linee razionali e uniformi, grandiose ma sobrie, evitando così un’emulazione nel lusso che non avrebbe altrimenti mancato di animare gli investimenti ricostruttivi dei ceti aristocratici e possidenti. L’urbanistica pombalina, specchio di quella di Salento dopo l’attuazione delle riforme mentoriane, rispecchiava in questo senso l’atteggiamento riservato dal Segretario di Stato all’aristocrazia portoghese: repressione delle tendenze centrifughe e particolaristiche e sottomissione al governo. Tutto questo si trovava nel Télémaque e si può senza dubbio sostenere che non esisteva un altro veicolo altrettanto potente e suggestivo per raggiungere gli scopi apologetici che questa traduzione poteva garantire, al di là di quelle che potevano apparire come minori e fastidiose idiosincrasie del suo autore, da lasciare se possibile nascoste tra le righe.

Resta il fatto che, all’indomani della fine della Guerra dei Sette Anni, Pombal aveva autorizzato – perché così non poteva non essere – la traduzione del Télémaque. La spiegazione di questa risoluzione può essere chiarita considerando che, un anno dopo, Pereira venne di nuovo autorizzato a tradurre e pubblicare gli Élemens du commerce di Véron de Forbonnais, un testo che sosteneva che gli interessi economici e geopolitici della Francia potevano essere meglio garantiti dal libero scambio che dal commercio esclusivo, in quanto la concorrenza tra le compagnie marittime straniere le avrebbe consentito di beneficiare di noli molto vantaggiosi, permettendole così di invadere i mercati europei con le proprie merci da esportazione15. È possibile che, dopo aver perseguito per un quindicennio una politica commerciale e coloniale esclusiva mirante a emancipare il Portogallo dal giogo britannico, l’establishment pombalino fosse alla ricerca di una nuova strategia, alla luce, da un lato, del riavvicinamento alla Gran Bretagna durante il conflitto e, dall’altro, del riaggiustamento degli interessi commerciali di quest’ultima, che vedevano ridimensionato il ruolo del Portogallo sia come mercato di importazione delle merci britanniche sia come mercato di esportazione e riesportazione di derrate e materie prime nazionali e coloniali16.

La seconda edizione nasceva, invece, in un contesto diverso, quello della liquidazione delle compagnie commerciali privilegiate voluta dall’entourage di D. Maria I all’indomani della sua ascesa al trono. Il volume aggiunto da Pereira serviva allora da cassa di risonanza per coloro che difendevano la necessità di mantenere una continuità con le strategie pombaline di jealousy of trade.

Nel complesso, dunque, questa prima traduzione delle Aventures de Télémaque era svolta in una chiave di lettura e con un utilizzo tutto politico dell’opera che, da un lato, ne faceva uno strumento apologetico – se non mitizzante – del riformismo pombalino e, dall’altro, vi cercava ricette utili per la difesa degli interessi commerciali del Portogallo.

Questa stessa interpretazione politica risultava sostanzialmente confermata anche dalla seconda traduzione portoghese del Télémaque, uscita nel 177017, a distanza di cinque anni dalla precedente, e firmata dal capitano Manuel de Sousa, un ingegnere militare e membro dell’Arcadia Lusitana, traduttore di Fléchier e Molière e probabile autore di uno dei primi dizionari francese-portoghese (apparso anonimo nel 1769)18. Pezzo forte di tale lettura è in questo caso la dedica del traduttore a Pombal, ancora una volta tutta giocata sulla consonanza tra l’operato di quest’ultimo e i contenuti politico-economici del romanzo19.

Va detto però che questa traduzione introduce anche una seconda chiave di lettura, importantissima alla luce della storia successiva delle traduzioni del Télémaque. Per ricostruirla occorre prendere le mosse da una tradizione posteriore, che vuole questa traduzione come opera congiunta di Sousa e del poeta nazionale Francisco Manuel do Nascimento (meglio conosciuto con il nome arcadico di Filinto Elisio, acquisito all’interno del cosiddetto “Grupo da Ribeira das Naus”). Filinto avrebbe infatti raccontato all’inizio dell’Ottocento, esule a Parigi a un altro esule portoghese, José da Fonseca, che la traduzione era in realtà opera congiunta sua e di Manuel de Sousa, secondo un peculiare metodo di lavoro così riferito: «Eu (são palavras de Philinto), traduzia, com o original na mão, passeando no meu quarto, e Manuel de Sousa escrevia o que eu lhe dictava: elle retocava depois a versão em sua casa; e assim procedemos athé completal-a»20.

Nel Prólogo do traductor, Manuel de Sousa spiegava inoltre che una nuova traduzione si era resa necessaria perché quella di Pereira era stata «parafrastica», termine questa volta utilizzato in senso peggiorativo, a indicare una traduzione più eloquente che esatta. La nuova traduzione era invece basata su una maggiore competenza della lingua francese e su quello che Amaro de Roboredo aveva definito all’inizio del XVII secolo, nella sua Porta das Linguas, come il metodo “per cláusolas“, consistente nel trasformare ogni frase nella forma più corrispondente alla lingua target21. Questo metodo permetteva al traduttore di rispettare il senso del testo fonte, emulandone però lo stile. Il risultato era una gara emulativa tra le bellezze dello stile francese e quelle (ovviamente superiori!) del bello stile lusitano. Il traduttore insiste inoltre sulla necessità di creare neologismi al fine di costruire uno stile epico moderno. Tuttavia, tali neologismi devono essere basati sul portoghese e sul latino piuttosto che sul francese (si riprendeva qui una polemica secolare contro i gallicismi)22.

In sostanza, la nuova traduzione confermava il valore politico dell’opera, spostando però l’accento sulla qualità linguistica e letteraria del nuovo manufatto. Come mostra la Figura 1, questa revisione sarebbe stata cruciale per la successiva fortuna del Télémaque in Portogallo:

– in primo luogo, perché offriva il canone della versione competente e fedele al testo, benché non letterale, affidabile non solo perché più vicina alla fonte, ma anche per la qualità del portoghese in essa incorporato;

– in secondo luogo, perché rappresentava il punto di arrivo di un discorso sulla traduzione in Portogallo nell’età di Pombal, che considerava quest’ultima non solo come parte di un più ampio processo politico di emulazione nazionale23, ma anche come sostituto culturale per libri precedentemente importati nelle loro versioni originali francesi o inglesi, quasi che anche il mercato delle traduzioni dovesse contribuire alla politica pombalina di sostituzione delle importazioni con prodotti nazionali24.

Nel complesso, questa nuova chiave di lettura presenta l’opera di Fénelon come classico della letteratura europea, quel genere di opera, cioè, che – al pari della Commedia di Dante, del Don Quixote di Cervantes, delle tragedie di Shakespeare e dei Lusiades di Camões – ogni persona colta deve conoscere e saper citare quale fonte di massime, di sublimi soluzioni stilistiche e di una lingua pura e raffinata. A sua volta, la traduzione viene presentata come certame emulativo, dimostrazione che gli stessi, se non superiori, ricami stilistici e la stessa, se non maggiore, ricchezza lessicale sono offerti dall’idioma lusitano colto.

La terza traduzione, datata 1785, è anche la prima a includere l’intero apparato paratestuale dell’edizione francese del 1817, incluso il Discours sur la poésie épique di Ramsay25. La nuova edizione rappresenta un’ulteriore metamorfosi – e perciò un nuovo adattamento – dell’opera: il Télémaque viene ora interpretato come un moderno poema epico, un capolavoro letterario piuttosto che un’opera pedagogico-politica.

Ancora una volta, la revisione linguistica è l’aspetto nodale della nuova proposta: la premessa dell’editore spiega infatti che la nuova versione vuole essere un miglioramento di quella di Manuel de Sousa: scopo dell’operazione sarebbe eliminare gli eccessivi arcaismi della precedente, che secondo il nuovo curatore rendevano illeggibile l’opera. Più che aver paura di prestiti linguistici inutili o privi di senso, si deve rifuggire la «cieca prodigalità di ciò che è nostro». Simili argomenti sono il segnale di una controversia sulla natura del linguaggio epico portoghese: i prestiti non devono essere stigmatizzati, se servono a evitare parole astruse che rendono indigesto il lavoro. Va detto però che la ricezione di questa versione non è stata così positiva, forse per suoi difetti intrinsechi, forse perché perdente nel confronto con quella dei due prestigiosi autori della traduzione del 177026.

Infine, la quarta traduzione settecentesca, curata da Joaquim José Caetano Pereira e Sousa e pubblicata nel 1788, è un adattamento in “verso solto” del romanzo di Fénelon27. Si tratta di un tipo di adattamento trans-genere che si trova anche in altri contesti linguistici e che porta a termine la transizione verso l’interpretazione del Télémaque come moderno poema epico, da leggere e gustare accanto ai poemi classici, omerici e virgiliani, o se si vuole quale introduzione a questi ultimi.

Nondimeno, la traduzione conserva anche il tipico orientamento pedagogico-politico delle prime due, essendo preceduta da un ritratto di D. José, Principe del Brasile ed erede al trono portoghese (che sarebbe poi scomparso alla fine di quello stesso anno), nonché una dedica allo stesso Principe, nella quale si afferma che il poema contiene tutte le massime morali e politiche che sono necessarie a istruire un moderno monarca.

3. Le traduzioni ottocentesche

Con il volgere del secolo, terminano le traduzioni originali del romanzo di Fénelon. Nell’Ottocento si avranno solo riedizioni, anche se in numero tutt’altro che trascurabile (si veda ancora la Figura 1).

Più in dettaglio, solo una di queste traduzioni (quella del 1823)28 deriva dall’edizione del 1785. In realtà, si tratta di una semplice ristampa fatta dallo stesso editore della precedente (la Tipografia Rollandiana). Tutte le altre edizioni derivano dalla traduzione di Sousa-Nascimento (1770), della quale era già stata pubblicata una seconda edizione nel 1776. È importante che tutte quante queste edizioni siano state pubblicate a Parigi: 1830, 1837, 1842, 1845, 1852, 1855, 1859, e la lista potrebbe essere ancora incompleta, perché alcune edizioni menzionate in cataloghi coevi sono introvabili. L’edizione del 183729, come tutte le successive pubblicate da Baudry, è rivista da José da Fonseca, un letterato e poligrafo dal 1817 emigrato a Parigi, forse per motivi politici.

C’è solo un’edizione pubblicata in Portogallo, a Oporto, quella del 1915, che è peraltro incompleta, quasi che l’impresa fosse fallita dopo il primo volume per assenza di lettori. Questa edizione, con la quale termina la nostra rassegna, rivela dunque la drastica caduta di attenzione per l’opera di Fénelon all’alba del XX secolo.

Abbiamo, dunque, due domande a cui dobbiamo dare risposta:

1. Perché tante edizioni della traduzione portoghese più accreditata delle Aventures de Télémaque vennero pubblicate dentro e soprattutto fuori dal Portogallo nel XIX secolo?

2. Perché il loro prototipo è stata la versione Sousa-Nascimento, migliorata da Fonseca?

La spiegazione della preferenza per la versione Sousa-Nascimento-Fonseca è fornita da Fonseca stesso nella Prefazione all’edizione 1837: dopo aver rivelato il ruolo di Filinto Elisio nella traduzione, come notizia rivelatagli dal poeta stesso quando era esule a Parigi, Fonseca sostiene che Francisco Manuel era un grande poeta portoghese e un virtuoso della lingua e e dello stile lusitani, per cui la sua traduzione andava considerata un vero «thesouro da lingua portuguesa»30. Non va neppure dimenticato che Sousa era un competente grammatico e lessicografo, profondo conoscitore del francese, ciò che garantiva l’affidabilità della traduzione.

Ma perché l’affidabilità linguistica e la bellezza dello stile portoghese erano nel frattempo divenuti così importanti da raccomandare la riedizione di questa traduzione? Una risposta a questa domanda è offerta dalle varie edizioni multilingui che vennero pubblicate (o che si provò a pubblicare) nel XIX secolo. La prima, uscita a Londra nel 1808, è un’antologia con testo parallelo portoghese-inglese, che contiene i primi sei libri della traduzione Sousa-Nascimento in corrispondenza di una versione inglese, oltre che i testi paralleli di alcuni racconti di Cervantes. La peculiarità di questa edizione è che nel testo in portoghese le parole sono accentate (anche quando l’accento non è richiesto dalle regole ortografiche) allo scopo di facilitare l’apprendimento della pronuncia in questa lingua. Il pubblico cui l’opera era destinata era evidentemente composto da anglofoni che volevano imparare il portoghese, ma può apparire sorprendente che, come base per questo esercizio, si scegliessero traduzioni anziché testi letterari originalmente composti in inglese o in portoghese.

Un secondo tentativo, non andato a buon fine, è quello di Fleury Lécluse, professore al Prytanée Militaire Français, che nel 1812 diffonde un prospetto per la sottoscrizione di un’ambiziosa edizione poliglotta del Télémaque31. L’autore vi annuncia una doppia edizione: una prima, in ottavo, in sei lingue, con il testo francese affiancato da una traduzione in greco moderno e i testi nelle lingue «des quatre Peuples qui avoisinent la France»32 (italiano, spagnolo, inglese e tedesco) posti in calce, in corpo minore, su due colonne affiancate; un’edizione in quarto, nella quale vengono aggiunte le traduzioni in olandese, portoghese, russo, polacco e «illirico»33, e infine, in «rappresentanza» delle lingue «asiatiche», in armeno, per un totale di dodici lingue. Una mezza pagina di esempio mostra la suddivisione in dodici riquadri (sei per pagina), nei quali si programmava di disporre le diverse versioni. Lécluse intendeva inoltre aggiungere all’edizione due sue versioni in greco e latino classico e, allo scopo, offriva un campione della sua traduzione latina in parallelo a un’altra già pubblicata34. Una mezza pagina di esempio dell’edizione in quarto si presenta suddivisa in sei riquadri, nei quali vengono disposte le diverse versioni.

Come abbiamo detto, l’impresa non andò in porto, forse perché non ne erano sufficientemente chiari gli scopi (didattici, eruditi?) e perché l’assortimento di lingue, specialmente per l’edizione in quarto, poté apparire eccessivo e scarsamente giustificato35.

Ma l’impresa più degna di nota in questo campo è la serie di edizioni multilingue del Télémaque pubblicata a Parigi da Baudry, di cui fanno parte anche alcune edizioni contenenti la versione portoghese: in dettaglio, una versione in sei lingue (francese, inglese, tedesco, italiano, spagnolo e portoghese), il Télémaque polyglotte, che ebbe due edizioni, più un’edizione bilingue in francese e portoghese, e un’altra bilingue inglese-portoghese.

Edizioni Baudry
Figura 2 – Le edizioni Baudry delle Aventures de Télémaque

La Figura 2 consente di apprezzare in un solo colpo d’occhio l’insieme variegato delle edizioni Baudry. Tutte (tranne ovviamente quelle monolingui) hanno in comune la soluzione tipografica dei testi paralleli disposti nella stessa apertura di pagina (quella in sei lingue è in formato oblungo e contiene tre colonne in ogni pagina, in modo da consentire la comparazione sinottica delle diverse traduzioni). Il mercato dei destinatari è evidentemente internazionale, comprensivo, per fare il caso del Portogallo, di apprendenti il francese e l’inglese e non escludendo, così come per l’edizione londinese del 1808, il caso opposto di francesi e inglesi che intendessero apprendere il portoghese.

Parole accentate, testi paralleli, testi multipli disposti in colonne e riquadri, formati speciali… Questa sorta di decostruzione dell’opera letteraria, che incasella il testo in un dispositivo36 tecnologico e disciplinare, mostra fino a che punto ci si sia allontanati dall’opera letteraria da leggere e gustare come tale, per le emozioni che è in grado di suscitare o per i contenuti morali e politici che trasmette. Il Télémaque e le sue traduzioni diventano, e non solo in Portogallo37, un metodo di apprendimento, potenzialmente di auto-apprendimento, delle lingue moderne e persino di quelle classiche38.

Eppure, l’idea editoriale di disporre testi e vocabolari in parallelo allo scopo di facilitare il confronto e l’apprendimento delle lingue non era un’assoluta novità. Si pensi ai cosiddetti Colloquia, derivati dal Vocabulaire di Noël Berlaimont39, che fin dal XVI secolo furono dei «veri e propri antenati dei moderni tascabili, che conobbero una vastissima fortuna in tutta Europa» e funzionarono da «manuali pratici per l’apprendimento delle lingue (…), destinati inizialmente al ceto mercantile, ma in seguito usati anche come testi scolastici»40. I Colloquia infatti inglobarono, nelle loro successive edizioni a partire da quella del 1511, che comprendeva solo neerlandese e francese, le principali lingue del commercio internazionale in epoca moderna, l’inglese, il tedesco, l’italiano, lo spagnolo e infine il portoghese (a partire dall’edizione di Delft del 1598)41. Si trattava di un corpus conversazionale disposto, come l’edizione Baudry del Télémaque del 1837, su sei colonne in formato oblungo, ed era destinato ad aiutare i mercanti e i loro assistenti nelle situazioni pratiche in cui potevano trovarsi nel loro navigare intorno al mondo per affari.

Esisteva inoltre, fin dal XVIII secolo, una tradizione consolidata di utilizzo del Télémaque – assieme alle Fables di La Fontaine e ai classici del teatro sei-settecentesco – a scopi glottodidattici, in particolare come base per l’insegnamento del francese, sia a livello scolastico che da parte dei precettori privati di tutta Europa. Nel caso del Portogallo, quest’uso è stato ampiamente documentato da Maria José Salema in un lavoro del 200342 che, dopo la breve rassegna di Fernando Alves Cristovão43, rappresenta il solo contributo sulla ricezione del Télemaque in questo paese. Salema sostiene che l’ampia circolazione di edizioni francesi di quest’opera a partire dalla prima metà del XVIII secolo può essere spiegata appunto con il largo uso che precettori di principi, nobili e rampolli di famiglie ricche ne facevano come base per l’insegnamento del francese. Un esempio è fornito dal diario di D. Frei Manuel do Cenáculo, precettore del nipote del re D. José I, lo stesso cui venne dedicata l’edizione in versi del 1788 di cui abbiamo parlato in precedenza.

In senso più ampio, le idee pedagogiche di Fénelon rappresentavano un modello per l’educazione al contempo morale e linguistica della gioventù, come dimostra la traduzione di De l’éducation des filles, pubblicata a Porto nel 177244, a cura di Francisco Clamopin Durand, precettore della famiglia Lancastre e autore di un metodo per l’apprendimento del francese – il Mestre francez45 – che ebbe almeno dieci edizioni dal 1767 al 1824, e la cui nona edizione venne dedicata a D. António de Lancastre.

Le undici edizioni di un’altra grammatica francese di João António Barnoin (che vanno dal 1795 al 1803)46 presentano un dialogo di sapore alquanto normativo, nel quale un discorso sull’importanza di imparare il francese e di conoscere i protagonisti del suo insegnamento (insegnanti, precettori), l’organizzazione dei corsi, i loro contenuti e metodi (conversazione, studio dei verbi all’interno della morfologia, comprensione scritta), culmina nella raccomandazione di usare il Télémaque come libro di testo.

A livello europeo, l’apprendimento non solo del francese, ma del latino e delle lingue straniere, attraverso l’utilizzo delle traduzioni delle Aventures de Télémaque aveva nel frattempo preso vigore grazie al metodo messo a punto da Jean-Joseph Jacotot (1770-1840) nell’Enseignement universel47 e applicato tra gli altri dal figlio H.-V. Jacotot sulla base dell’Epitome historiae sacrae di Charles-François Lhomond48 e delle versioni francese, italiana e inglese del romanzo di Fénelon. Si tratta di quello che Christian Puren ha definito, nella sua peculiare notazione, «metodo traduzione/GRAMMATICA» (più esattamente versione dalla lingua seconda alla prima/GRAMMATICA), consistente nel prendere un testo di un certo rilievo in una lingua seconda, suddividerlo in parti corrispondenti alle lezioni, tradurlo prima letteralmente e poi in una forma più prossima al buono stile della propria lingua, e servirsene come base per l’insegnamento teorico della grammatica sotto forma di osservazioni dettagliate e sistematiche49. Si trattava di un metodo innovativo per l’epoca, perché, pur restando nel quadro della cosiddetta “metodologia tradizionale”, si contrapponeva a quelli ancor più tradizionali basati su una massiccia dose di insegnamento grammaticale di tipo normativo e sistematico fin dalle prime fasi dell’apprendimento di una lingua, con la traduzione (in generale il thème, ovverosia la traduzione dalla prima lingua alla lingua seconda) utilizzata solo come applicazione delle regole grammaticali acquisite (il cosiddetto “metodo GRAMMATICA/traduzione”). La familiarizzazione con le strutture fraseologiche di un testo in lingua straniera veniva dunque a essere il punto di partenza dell’apprendimento di quest’ultima, la cui grammatica e il cui lessico venivano gradualmente acquisite attraverso un approccio induttivo e attivo50.

Se tale quadro aiuta a comprendere il proliferare di edizioni bilingui e poliglotte del Télémaque, non ne chiarisce ancora a sufficienza la natura editoriale e pedagogica, e con essa la portata innovativa per così dire “epocale”, portata che l’etichetta di “metodologia tradizionale”, nella sua contrapposizione alla “metodologia diretta” novecentesca, finisce per occultare. Per farlo occorre ancora confrontare questi testi con un’altra tipologia di strumenti glottodidattici nati in quello stesso torno di tempo sempre come variante del metodo “grammatica-traduzione”51. Ci riferiamo ai “metodi” di origine tedesca di Johann Franz Ahn52 e Heinrich Ollendorff53, pubblicati a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento.

Si tratta di strumenti largamente concepiti per l’auto-apprendimento, ma usati anche nel contesto della didattica istituzionale di livello elementare, che si caratterizzano per il carattere “pratico”, “facile” e user-friendly54, per la promessa di un apprendimento «rapido», «in poche lezioni», ma anche, soprattutto nel caso di Ollendorff, per la standardizzazione dei format delle lezioni e dei volumi: la stessa sequenza di dialoghi, glossari, spiegazioni grammaticali, brani da tradurre viene applicata a ogni contesto e a ogni stadio dell’apprendimento linguistico, così come gli stessi testi, le stesse spiegazioni e persino gli stessi esempi vengono tradotti da una lingua all’altra nel susseguirsi di edizioni che finiscono per combinare non solo il tedesco con le altre lingue europee ed extraeuropee, ma anche tutte queste diverse lingue tra loro55. È proprio sottomettendosi con disciplina a questa sorta di tecnologia standardizzata, fungibile ed efficiente, che il discente può, secondo le intenzioni degli autori, ottenere l’atteso risultato dell’apprendimento linguistico.

Non è fuori luogo leggere in questi metodi lo stesso spirito che stava animando le rivoluzioni industriali nei diversi paesi europei: non solo perché serialità, standardizzazione, fungibilità, rapidità ed efficienza erano capisaldi della produzione manifatturiera orientata al mercato, che si ritrovavano imitati, quasi fossero a essa ispirati, in questi metodi glottodidattici. Vi erano infatti almeno altri due ingredienti fondamentali che entravano in ballo in questa sorta di gioco di specchi: in primo luogo, questi metodi si inserivano in una nuova dimensione industriale e globale dell’attività editoriale, nella quale alcune case editrici, in particolare francesi e tedesche, si dimostrarono ben presto in grado di sfruttare le economie di scala consentite proprio dalla replicabilità, oltre a nuove tecnologie di stampa, per conquistare i mercati di tutto il mondo con versioni diverse del medesimo prodotto56. In secondo luogo, l’esplicita sottomissione dell’apprendimento linguistico alla produzione di valore astratto tendeva a sacrificare sull’altare dell’efficienza e della praticità le sottigliezze grammaticali e le specificità stilistiche delle diverse lingue e culture a beneficio di un apprendimento rapido e utilitario delle lingue, riproducendo, nella sottomissione dell’apprendente e dello stesso docente al “metodo”, da un lato l’alienazione del lavoro industriale, dall’altro, e in parallelo, l’impersonalità delle relazioni sociali di mercato57 e il carattere disciplinare delle istituzioni che rendevano possibile il funzionamento di quest’ultimo e, più in generale, l’avvento della modernità58.

Di queste caratteristiche erano prodromo, nell’ambito del metodo Jacotot, le edizioni poliglotte del Télémaque che abbiamo esaminato. Anche in esse la continuità e la specificità della fruizione dell’opera letteraria vengono poste in secondo piano a tutto beneficio di un’irreggimentazione e spersonalizzazione del testo finalizzata a disciplinare e renderne più evidente e, al contempo, efficiente la funzione di strumento glottodidattico.

Perché, poi, la funzione di servire da supporto all’insegnamento delle lingue venisse affidata proprio al romanzo di Fénelon può essere spiegato in base alla storia della fortuna di quest’opera: il gran numero e il progressivo affinamento delle traduzioni del Télémaque, esse stesse risultato dello straordinario successo di quest’opera nel Settecento, ne rendeva comodi, affidabili e poco costosi l’appropriazione e l’uso in questa nuova veste. Inoltre, il fatto che il testo fosse già stato provato e riprovato da insegnanti e pedagoghi proprio come base per l’insegnamento delle lingue, nell’ambito di una più o meno empirica metodologia grammatica-traduzione, fino ad arrivare alla sanzione ufficiale decretata dai Jacotot père et fils, ne faceva il candidato naturale per la nuova tipologia di prodotto editoriale. Infine, la storia delle traduzioni portoghesi spiega un’ulteriore ragione di questa scelta: il Télémaque era stato ampiamente segnalato come capolavoro letterario, fonte di uno stile impeccabile e di una lingua francese nella sua più elevata purezza e raffinatezza. D’altra parte, la migliore tra le traduzioni portoghesi – così come avvenne probabilmente per le migliori traduzioni in altre lingue – era stata individuata appunto non come una semplice traduzione, ma come una raffinata operazione linguistico-letteraria di emulazione patriottica, dalla quale erano risultati, in particolare con la versione Sousa-Nascimento, una nuova creazione letteraria di assoluto prestigio e al contempo un arricchimento e un raffinamento della stessa lingua lusitana. Basare sulla traduzione del Télémaque un metodo di apprendimento linguistico significava dunque, all’alba del XIX secolo, partire dal punto più alto raggiunto dalla lingua portoghese nella sua evoluzione storica e culturale. Significava al contempo scegliere una lingua pura, colta e di registro elevato e assicurare alla commercializzazione dell’opera un marchio di qualità.

Con la metà del secolo, tuttavia, questa “seconda vita” delle Aventures de Télémaque comincia, come già si è visto, a declinare. Proprio il successo, sia pur tardivo, dei metodi Ahn e Ollendorf anche in ambito luso-brasiliano59, decreta il tramonto del metodo Jacotot, del resto entrato in crisi, a livello europeo, perché giudicato sempre più inadeguato a fornire al discente quella varietà di situazioni di comunicazione, di insiemi lessicali e di registri linguistici che era ritenuta indispensabile per un apprendimento delle lingue avente finalità pratiche60.

Salema ha dimostrato come, dopo il 1830, le raccomandazioni e gli utilizzi del Télémaque tendono a sparire dalle grammatiche francesi circolanti in Portogallo. Le due principali antologie di testi francesi della seconda metà dell’Ottocento – Selecta Francesa di José Inácio Roquette61 e le Lectures morales di Jacob Bensabat62 – si presentano esplicitamente come alternative all’uso estensivo del Télémaque fino ad allora prevalso. Il tipo di testi di cui abbisognano i moderni studenti di francese devono essere utili non solo dal punto di vista del contenuto, ma anche per la pluralità di registri che sono in grado di offrire. Testi veritieri e realistici, come resoconti storici ad esempio, sono in questo senso più utili della mitologia o del romanzo. Anzi, leggere il Télémaque può addirittura risultare pericoloso per la gioventù dell’età del progresso.

Del resto, questa stessa attenzione per le opere utili anziché belle e antiquate è alla base dei tentativi di riforma scolastica del Portogallo “fontista”. Ne abbiamo noi stessi trovato testimonianza nel paratesto della traduzione portoghese di Der kleine Volkswirth di Otto Hübner, curata da Francisco Augusto de Almeida (pubblicata nel 1877), un manualetto di economia politica ad uso delle scuole elementari e delle biblioteche popolari63.

La ricostruzione di Salema aiuta, in conclusione, a comprendere le ragioni per cui anche le traduzioni del Télémaque – esse stesse ridotte a libri di testo per l’apprendimento linguistico – pressoché cessarono nella seconda parte dell’Ottocento, decretando una più generale caduta di interesse per questo classico della letteratura64.

  1. G. Genette, Palinsesti: la letteratura al secondo grado, Torino, Einaudi, 1997 (ed. orig.: Palimpsestes. La Littérature au second degré, Paris, Éditions du Seuil, 1982).
  2. W. Benjamin, Il compito del traduttore, in Id., Angelus novus: saggi e frammenti, Torino, Einaudi, 1976, pp. 39-52, in part. p. 41 (ed. orig.: Angelus Novus: Ausgewählte Schriften 2, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1966).
  3. Ivi, p. 49.
  4. S. Bassnet, Translation Studies, 3rd edition, London, Routledge, 2002.
  5. Cfr. L. Raw (ed.), Translation, Adaptation, and Transformation, London-New York, Continuum, 2012.
  6. L. Hutcheon, A Theory of Adaptation, 2nd edition, London, Routledge, 2013.
  7. H. R. Jauss, Esperienza estetica ed ermeneutica letteraria, Bologna, Il Mulino, 1987. Ma cfr. anche Teoria della ricezione, a cura di R. C. Holub, Torino, Einaudi, 1989.
  8. Cfr. M. Lupetti, M. E. L. Guidi, Tradução, Patriotismo e a Economia Política do Portugal Imperial na Época de Pombal: as Traduções das Aventures de Télémaque e dos Élemens du commerce, in «Revista de História Regional», XXI, 2016, 2 (i. c. s.).
  9. Aventuras de Telemaco, Filho de Ulysses, traduzido do original francez na lingua portugueza, Lisboa, na Regia Officina Silviana, 1765.
  10. Manuel de Sousa, cui si deve la traduzione del 1770, nel Prólogo do traductor di quest’ultima, ne svela l’identità: «Só o senhor Jozé Manoel Pereira, hoje dignissimo Secretario da Junta do Pará, e Maranhaõ, se abalançou a esta empreza, e conseguio felizemente conclui-la». Cfr. M. de Sousa, Prólogo do traductor, in O Telémaco de Monsieur Francisco de Salignac de la Motte Fenelon, Arcebispo, e Duque de Cambraia, Traduzido e Dedicado ao Ill.mo, e Ex.mo Senhor Marquez Secretario de Estado, pelo capitaõ Manoel de Sousa, Lisboa, na Offic. de Miguel Rodrigues, 1770, Tomo I, p. non numerata. Inoltre, alla seconda edizione della traduzione di Pereira viene aggiunto, come vedremo a breve, un terzo tomo, questa volta con l’indicazione esplicita del nome dell’autore della traduzione.
  11. Aventuras de Telemaco, Filho de Ulysses, 2a ed. corecta e adicionada pelo mesmo tradutor da primeira versão das ditas aventuras, t. I, Lisboa, na Offic. De José De Aquino Bulhões, 1785; t. II, Lisboa, na Offic. de Lino da Silva Godinho, 1784; t. III, Aventuras Finaes de Telemaco, Filho de Ulysses, novamente compostas pelo bacharel Joseph Manoel Ribeiro Pereira, Secretario da Junta da Administraçaõ da Companhia Geral di Graõ Pará, e Maranhaõ, para serverem de continuaçaõ, e supplemento ás que em França compoz o sabio, e illustre Fenelon, e que já se achaõ traduzidas em Portuguez pelo mesmo Author desta nova composiçaõ, Lisboa, na Offic. de Lino da Silva Godinho, 1785.
  12. Cfr. I. F. da Silva, Diccionario Bibliographico Portuguez, Lisboa, Imprensa Nacional, 1860, vol. 5, pp. 9-10.
  13. I. Hont, Jealousy of Trade. International Competition and the Nation-State in Historical Perspective, Cambridge (MA), Harvard University Press, 2005, pp. 25-26.
  14. S. Reinert, Translating Empire. Emulation and the Origins of Political Economy, Cambridge, MA, and London, Harvard University Press, 2011, pp. 135-36. Cfr. M. E. L. Guidi, Traduzione, emulazione e impero. Note a proposito di un libro di Sophus Reinert, in Traduzione e autotraduzione: un percorso attraverso i generi letterari, a cura di M. Lupetti e V. Tocco, Pisa, Edizioni ETS, 2013, pp. 341-44.
  15. Cfr. A. Alimento, Entre animosité nationale et rivalité d’émulation: la position de Véron de Forbonnais face à la compétition anglaise, in Governare il mondo. L’economia come linguaggio della politica nell’Europa del Settecento, a cura di M. Albertone, Milano, Feltrinelli, 2009, pp. 125-48; Ead., La concurrence comme politique moderne. La contribution de l’école de Gournay à la naissance d’une sphère publique dans la France des années 1750-1760, in J. Astigarraga et J. Usoz (dir.), L’économie politique et la sphère publique dans le débat des Lumières, Madrid, Casa de Velázquez, 2013, pp. 213-28. Sulla traduzione portoghese: M. Lupetti, M. E. L. Guidi, Translation as Import Substitution: The Portuguese Version of Véron de Forbonnais’s Elémens du commerce, in «History of European Ideas», XL, 2014, 8, pp. 1.151-88.
  16. Cfr. M. Lupetti, M. E. L. Guidi, Tradução, Patriotismo e a Economia Política, op. cit.
  17. Cfr. O Telémaco, op. cit.
  18. Dictionnaire françois, et portugais plus complet que tous ceux qui ont paru jusqu’ a présent pour l’instruction de la jeunesse portugaise, Lisbonne, Chez Georges Rey, 1769. Cfr. T. Verdelho, Lexicografia Portuguesa Bilingue. Breve Conspecto Diacrónico, in T. Verdelho, J. P. Silvestre (org.), Lexicografia Bilingue. A Tradição Dicionarística Português – Linguas Modernas, Lisboa-Aveiro, Centro de Linguística da Universidade de Lisboa and Universidade de Aveiro, 2011, pp. 13-67, in part. le pp. 20-26. Cfr. anche M. Lupetti, M. E. L. Guidi, Le traduzioni lusofone delle Aventures de Télémaque (1765-1915), in Le avventure delle Aventures. Le traduzioni delle Aventures de Télémaque di Fénelon in Europa tra Sette e Ottocento: saggi bibliografici, a cura di M. E. L. Guidi, Pisa, ETS, 2016.
  19. «Receba pois V. EXCELLENCIA trasladada na lingoa propria huma obra, cujas maximas sem precisar estudalas, descubrio V. EXCELLENCIA á força de aturada meditaçaõ, poz em pratica desde o berço a sua bem formada indole, e confirmou depois o seu acertado raciocinio»: O Telémaco, op. cit., p. non num.
  20. Aventuras de Telémaco, filho de Ulysses, por Francisco Salignac de la Mothe Fenelon, arcebispo e duque de Cambraia, etc., traducção do Capitão Manuel de Sousa, e de Francisco Manuel do Nascimento, corrigida por José da Fonseca, París, na Livraria Europeia de Baudry, 1852, p. i.
  21. A. de Roboredo, Porta das Línguas ou Modo Muito Accommodado para as Entender Publicado Primeiro com a Tradução Espanhola. Agora Acrescentada a Portuguesa com Numeros Interliniaes, pelos quaes Possa Entender sem Mestre Entender Estas Linguas o que não as Sabe, com as Raizes da Latina Mostradas em hum Compendio do Calepino, ou por Melhor do Tesauro, para as que Querem Aprender, e Ensinar Brevemente, e para os Estrangeiros que Desejaõ a Portuguesa e Espanhola, Lisboa, da Officina de Pedro Craesbeek impressor, 1623, pp. 22-25. Cfr. M. Lupetti, Dalla Ianua alla Porta. Il metodo di Amaro de Roboredo al crocevia della riflessione linguistica secentesca portoghese ed europea, Pisa, Edizioni ETS, 2010, pp. 85-88.
  22. Cfr., a questo proposito, J. A. Sabio Pinilla, M. M. Fernández Sánchez, O Discurso sobre a Tradução em Portugal. O Proveito, o Ensino e a Crítica. Antologia, Lisboa, Edições Colibri, 1998 (si veda in particolare la ricca antologia).
  23. È questa la tesi fondamentale del libro di S. Reinert, Translating Empire, op. cit.
  24. Cfr. M. Lupetti, M. E. L. Guidi, Translation as Import Substitution, op. cit.
  25. Aventuras de Telemaco, Filho de Ulysses, por Francisco de Salignac da Motha Fenelon, Arcebispo e Duque de Cambraia, &c., Traduzidas do Francez em Portuguez, Com um Discurso sobre a Poesia Épica, e Excellencia do Poema de Telemaco e Notas Geograficas, e Mythologicas para a Intelligencia do Mesmo Poema, Lisboa, Typ. Rollandiana, 1785.
  26. I. F. da Silva, Diccionario Bibliographico Portuguez, op. cit., 1860, vol. 5, pp. 9-10.
  27. Aventuras de Telemaco, traduzidas em verso portuguez, a que se ajuntaõ algumas Notas Mythologicas, e Allegoricas para intelligencia do Poema, dedicadas ao serenissimo Principe do Brasil, por Joaquim Joseph Caetano Pereira e Sousa (…), 2 voll., Lisboa, na Offic. Patr. de Francisco Luiz Ameno, 1788.
  28. Aventuras de Telemaco, filho de Ulysses, por Francisco Salignac de la Mothe Fénelon, Arcebispo, e Duque de Cambraia etc., traduzidas do Francez em Portuguez. Com muitas Notas Geograficas, e Mythologicas para a intelligencia deste Poema. Nova edição, Lisboa, na Typografia Rollandiana, 1823.
  29. Aventuras de Telémaco, filho de Ulysses, por Francisco Salignac de la Mothe Fenelon, arcebispo e duque de Cambraia, etc., traducção do Capitão Manuel de Sousa, e de Francisco Manuel do Nascimento, corrigida por José da Fonseca, París, na Livraria Europeia de Baudry, 1837.
  30. J. da Fonseca, Prefácio, in Aventuras de Telémaco, op. cit., p. ii (citiamo dall’edizione del 1852).
  31. F. Lécluse, Essai d’un Télémaque polyglotte, ou les aventures du fils d’Ulysse publiées en langue Française, Grec Moderne, Arménienne, Espagnole, Portugaise, Anglaise, Allemande, Hollandaise, Russe, Polonaise, Illyrienne, Paris, J.- M. Eberhardt, Théophile Barrois, 1812.
  32. F. Lécluse, Essai, op. cit., p. 12.
  33. Poiché la scelta di queste tre lingue è giustificata dall’asserzione che si tratterebbe dei «trois principaux dialectes du Slavon» (ibidem), l’autore si riferisce probabilmente al serbo-croato.
  34. Ivi, pp. non numerate (14-15).
  35. Questo il commento dell’abate Caron: «il n’est pas à croire, dit la Biographie universelle, (art. Fénelon) que cette entreprise gigantesque puisse s’exécuter». Cfr. A. P. P. Caron, Recherches bibliographiques sur le «Télémaque», op. cit., p. 62.
  36. M. Callon, F. Muniesa, Y. Millo, An Introduction to Market Devices, in M. Callon, Y. Millo, F. Muniesa (eds.), Market Devices, Oxford, Blackwell, 2007, pp. 1-12.
  37. Cfr. F. Cappelli, Les Aventures de Télémaque di Fénelon nelle traduzioni spagnole dell’Ottocento, in Le avventure delle Aventures, a cura di M. E. L. Guidi, op. cit. (i. c. s.).
  38. Cfr. A. Russo, Fata Telemachi: le traduzioni in latino, in Le avventure delle Aventures, op. cit.
  39. N. de Berlaimont, Vocabulaire pour apprendre à bien lire, escrire et parler françoys et flameng, Antwerpen, Willelm Vorsterman, 1511.
  40. R. Rizza, Introduzione, in Colloquia, et Dictionatiolum octo linguarum, Latinae, Gallicae, Belgicae, Teutonicae, Hispanicae, Italicae, Anglicae, Portugallicae (Venezia 1656), a cura di R. Rizza, M. H. Abreu, E. Garcia Dini, E. Giaccherini, W. Pagani, P. W. Waentig, Viareggio-Lucca, Mauro Baroni Editore, 1996, p. v.
  41. Ivi, p. viii.
  42. M. J. Salema, Amour et haine: Télémaque et l’apprentissage du français au Portugal, in «Documents pour l’histoire du français langue étrangère ou seconde», 31, 2003: http://dhfles.revues.org/1350 (ultima consultazione: 26/3/2014).
  43. F. Alves Cristovão, Presença de Fénelon no Espaço Literário Luso-Brasileiro. Subsídios para um Estudo, in Les rapports culturels entre le Portugal et la France, Actes du Colloque, Paris, 11-16 octobre 1982, Paris, Fondation Calouste Gulbenkian-Centre Culturel Portugais, 1983, pp. 135-50.
  44. F. Fénelon, De l’éducation des filles, nouvelle édition, Porto, chez Clamopin, Durand, Grouteau et Compagnie, 1772.
  45. Cfr. F. C. D., Mestre francez, ou novo methodo para aprender a lingua franceza por meio da portugueza, Lisboa, Off. Francisco Mendes Lima, 1767.
  46. J. A. B., Nova grammatica franceza e portugueza, Porto, Off. de Antonio Alvares Ribeiro, 1795.
  47. J. J. Jacotot, Enseignement universel, Langue maternelle, Louvain, H. De Pauw, 1823; Id., Enseignement universel, Langue étrangère, Paris, au bureau du Journal de l’Éducaton intellectuelle, 1829 (IV ed.).
  48. C. F. Lhomond, Epitome historiae sacrae, ad usum tyronum linguae latinae, Parisiis, Colas, 1784.
  49. Ch. Puren, Histoire des méthodologies de l’enseignement des langues, Paris, Nathan Clé International, 1988, p. 66.
  50. Ivi, pp. 62-68.
  51. Cfr. G. Wheeler, Language Teaching through the Ages, London, Routledge, 2013, pp. 112-14.
  52. F. Ahn, Praktischer Lehrgang zur schnellen und leichten Erlernung der englischen Sprache; Kursus 1, Köln, DuMont-Schauberg, 1834.
  53. H. G. Ollendorff, Nouvelle méthode pour apprendre à lire, à écrire et à parler une langue en 6 mois, appliquée à l’allemand, 2 voll., Paris, chez l’auteur, 1835-1839.
  54. Ivi, p. 115.
  55. Ivi, pp. 114-19.
  56. Cfr. F. Barbier, Histoire du livre en Occident, Paris, Colin, 2012 (si veda in particolare il cap. 3).
  57. M. Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione: corso al Collège de France (1977-1978), Milano, Feltrinelli, 2005 (ed. orig.: Sécurité, territoire, population: Cours au Collège de France (1977-1978), Paris, Gallimard-Seuil, 2004); e Id., Nascita della biopolitica: corso al Collège de France, 1978-1979, Milano, Feltrinelli, 2005 (ed. orig.: Naissance de la biopolitique: Cours au Collège de France (1978-1979), Paris, Gallimard-Seuil, 2004).
  58. M. Foucault, Sorvegliare e punire: nascita della prigione, Torino, Einaudi, 1976 (ed. orig.: Surveiller et punir: naissance de la prison, Paris, Gallimard, 1975).
  59. I primi adattamenti del metodo di Ahn sono H. Brunswick, Curso de Lingua Italiana – Methodo de Ahn – adequado ao uso dos Portuguezes, Porto, Typ. de A. J. Silva Teixeira, 1879; F. d’Oliveira, Novo Methodo Pratico e Facil para Aprender a Lingua Italiana com Muita Rapidez. Adaptado ao Uso dos Brazileiros, Rio de Janeiro, Alves e Ca., 1896; J. Bensabat, O Italiano sem Mestre em 50 Licções, Porto, Livraria Chardron, 1910 (V ed., Porto, Lello & Irmão Editores, 1951). È invece un adattamento al metodo di Ollendorff J. Gonçalves Pereira, O Mestre Popular, ou O Italiano sem Mestre, ao alcance de todas as intelligencias e de todas as fortunas, Lisboa, s. e., s. d. (pubblicato a spese dell’autore, probabilmente verso la metà degli anni ’80).
  60. Ch. Puren, Histoire des méthodologies, op. cit, pp. 67-68.
  61. J. I. Roquette, Selecta franceza pequena, contendo exemplos de virtude, modelos de estylos, maximas e sentenças moraes, ornamentos de memoria, etc., para uso dos meninos, Paris, Ve. J. P. Aillaud, 1854.
  62. J. Bensabat, Lectures morales et morceaux choisis des classiques français. Nova selecta francesa (…) em prosa e verso, Porto, Clavel & Ca, 1881.
  63. Cfr. M. Lupetti, M. E. L. Guidi, Education and the Popularization of Useful Knowledge. Hübner’s reception in the Lusophone area, in M. E. L. Guidi (ed.), Elementary Political Economy Around the World. The Translations of Otto Hübner’s Der kleine Volkswirth across Continents (1852-1892), London, Routledge (i. c. s.).
  64. Il saggio è frutto di indagini e riflessioni svolte congiuntamente nell’ambito del Progetto di Ricerca di Ateneo su La circolazione dell’economia politica in Europa nel Sette-Ottocento: le traduzioni delle Aventures de Télémaque di Fénelon (Università di Pisa, 2015). Una prima stesura di questo lavoro è stata presentata al workshop The Translation of Economic Ideas in the Iberian Peninsula, presso il King’s College London, Arts & Humanities Research Institute, il 3 novembre 2015, e una seconda versione alla XIV Conferenza dell’Associazione Italiana per la Storia del Pensiero Economico, Il potere nella storia del pensiero economico di Lecce, 28-30 aprile 2016, nonché al workshop Classicità e compromiso nella traduzione tra Italia e mondo iberoamericano. Un confronto di esperienze, di Viterbo-Roma, 13-14 aprile 2016. Si ringraziano gli organizzatori e i partecipanti di queste riunioni scientifiche per i loro numerosi suggerimenti. Impossibile è nominarli uno a uno. Per quanto riguarda la stesura del saggio, Monica Lupetti è responsabile dei paragrafi 1 e 3 e Marco Guidi del paragrafo 2. Nella citazione di titoli e brani di testo abbiamo sempre seguito una trascrizione di tipo diplomatico. L’ortografia e l’accentazione sono, dunque, sempre quelli che si trovano nei testi citati. Termini e nomi propri sono stati modernizzati solo quando menzionati nel corso della nostra narrazione.

(fasc. 12, 25 dicembre 2016)