I versi di Angelo Maria Ripellino alloggiano una pattuglia di antroponimi che ne colorano ulteriormente il variopinto lessico, e che si possono a loro volta suddividere in tre categorie: quelli di scrittori o artisti più o meno noti; quelli di personaggi afferenti a finzioni letterarie o artistiche; quelli inventati di sana pianta. Abbiamo, così, nella prima le attrici Irina Petròvna, Hanna Schygulla, Louise Brooks, Rosa Valetti, Pearly White, Marcela Sedláčková (da unire al Romolo Valli identificato nella sua «villa»), i pittori Piero Dorazio, Mimmo Rotella, Franz Marc, Paolo Uccello, i jazzisti Charlie Parker, Cole Porter, Jim Pizzicato[1], gli scrittori Franz Kafka e Max Brod, il circense Gigetto Truzzi; nella seconda Rinaldo Rinaldini[2], Pancrazio Stornello[3], Aquilia Zborowska[4], Cora Naldi[5], Johannes Kreisler[6]; nella terza Izzi Pizzi, Isabella Nevada, Ram Bahadur Thakur di Bombay, Sonàl Choksí, Kao-O-Wang.
Vi sono, però, due battesimi che non rientrano in queste tipologie, perché sembrano indicare persone ben reali della cui esistenza non sembra esserci prova diversa da quella fornita dalla poesia che le nomina. L’uno riguarda un Georg Holzmann che, in «Ho pena del fiume Sill» (una delle poesie ispirate ai soggiorni montani consigliati dalla grave malattia polmonare di Ripellino)[7], è eletto «macellaio del villaggio», «nemico d’anatre e di cavalli», e addebitato di un “crimine ecologico”: l’acqua «straziata dai turgidi visceri degli animali che scanna», fatta «calvario di bestie innocenti, / sacco di corna e d’ossa / che rotola raspando / rasente il cimitero». L’altro, in cima al verso incipitario della poesia n. 19 di Sinfonietta[8], investe una Eva Svobodová che guadagna la nostra curiosità, quale destinataria di una sorta di dichiarazione d’amore postuma appesa all’incontro commemorato nei primi tre versi («Eva Svobodová, quella volta veniste col pittore barbuto, / che oggi è fantasma, colui che inventava paesaggi / di sghembe casette festose sull’orlo di boschi stillanti»), spingendo in più a interrogarci sul «pittore barbuto» che la accompagna e che assume un autonomo rilievo per la sua ricomparsa nella poesia n. 48 della medesima raccolta[9], dove, fra le tante cose che si profilano possibili in una vuota e accidiosa domenica, c’è «l’arrivo di un pittore barbuto da Praga».
So bene che la buona poesia si regge da sé, che la ricerca di eventuali referenti aggiunge ben poco al suo valore. E il valore di questa poesia sta tutto nell’evocazione di una donna che è dapprima insignita della doppia similitudine «Bella come un abat-jour dalle frange di perle, / ma triste come la luce alabastra di un dancing deserto», e quindi quasi baciata nei «grandi occhi da icona, / i capelli profusi da quadro di Toorop»; sta nella fantasia che accende, invece di spegnere, come dichiara di voler fare, «le candeline moleste della memoria stregona, / i rimpianti dell’irrequietezza lucertola»; sta nell’ammissione del danno consegnata al solenne «Voi siete ancora a distanza materia d’insonnia»; sta nell’accorata espressione dell’inespresso così spesso sotteso ai rapporti umani:
Qualcosa di arcano attanaglia ed aggroppa
gli sguardi, ma essi ne hanno vergogna,
un’oscura timidità li contagia,
le ciglia si abbassano e solo le dita
brillano come lunghi lucìgnoli di bambagia.
Detto questo, sono lieto di condividere una piccola scoperta che illumina il retroterra della poesia. Durante una distratta navigazione sul web, mi sono per caso imbattuto in un catalogo dedicato al pittore ceco Richard Fremund[10], fra le cui pagine virtuali, con mia grande sorpresa, ho visto magicamente apparire, uno dopo l’altro, i nomi di Eva Svobodová e di Angelo Maria Ripellino. La prima vi è detta rozhlasová režisérka (‘regista radiofonica’), accostata a Fremund come jeho životní láska (‘amore della sua vita’) e ústřední múza řady portrétů z jeho pozdního neofigurativního klasizujícího období (‘musa centrale di una serie di ritratti del suo tardo periodo classicista-neofigurativo’) nonché come compagna e assistente linguistica di viaggi all’estero. Ripellino vi è, invece, curiosamente promosso (se non degradato) italský diplomat v Praze, ‘diplomatico italiano a Praga’ che, assieme al cineasta Jiří Weiss, avrebbe significativamente aiutato il pittore nei suoi contatti italiani.
Il catalogo parla anche di vari viaggi in Italia nella seconda metà degli anni Sessanta (uno dei quali quasi certamente implicato con la collettiva di artisti cecoslovacchi contemporanei allestita a Sampierdarena nel giugno 1965)[11] e di un soggiorno più lungo a Roma nella primavera del 1969 (delší pobyt v Římě na jaře roku 1969), durante il quale l’artista poté realizzare, presso la galerii «Ferro di Cavallo»[12], la sua prima personale all’estero (svou první samostatnou zahraniční výstavu)[13].
Questa mostra è probabilmente la chiave della vicenda riverberata nella nostra poesia. La galleria «Ferro di Cavallo», sita al numero 36 di via Gregoriana, aveva infatti ospitato nel febbraio del 1968 l’esposizione Collages a Praga 1923-1967, di cui Ripellino firma, nel relativo catalogo, in condominio con lo studioso ceco Jiří Kotalík, la premessa. La sua direttrice, Agnese De Donato, l’aveva istituita nel 1966, per proseguire “con altri mezzi” le attività della libreria «Al Ferro di Cavallo» di Via Ripetta 67, che, a cominciare dal novembre 1957, era stata uno dei luoghi più vivaci della vita culturale romana, e che nel frattempo era stata ceduta a Domenico Javarone e Gianni Toti, diventando nel 1967 anche la sede legale della loro rivista «Carte segrete».
La frequentazione fra Ripellino e Agnese De Donato risaliva ai primi anni di attività della libreria. È la stessa Agnese De Donato a ricordarlo, nel suo volumetto di memorie[14], menzionando la presentazione di Giancarlo Vigorelli al primo libro poetico di Ripellino, Non un giorno ma adesso[15], e illustrandola con una foto che la ritrae con i due scrittori[16]. Se la mostra si svolse davvero, come asserisce il nostro catalogo, alla galleria «Ferro di Cavallo», si può dunque immaginare che sia stato proprio Ripellino (impegnato come non mai, al tempo della malinconica eclissi della “primavera di Praga”, nella difesa della cultura ceca)[17] a suggerirne la sede, e a promuoverne l’attuazione.
Poiché, come vuole il poeta, «nulla è mai davvero come sembra, / ma almeno sette volte più complesso»[18], la ben suggestiva ipotesi si deve però misurare con un altro fortuito reperto che, confermando il quadro fin qui delineato, porta a modificarne un dettaglio non proprio secondario. Parlo di un testo di Ripellino finora rimasto, per quanto io ne sappia, ignoto alle bibliografie (compresa quella, ahimè, recentemente data alle stampe)[19], il Richard Fremund, che presidia, riquadrato, la pagina 81 del numero 10, aprile-giugno 1969, di «Carte segrete»[20], recando, in calce, il seguente annuncio: «Mentre il presente numero di carte segrete era in preparazione, ci è pervenuta la dolorosa notizia della morte di Richard Fremund in un incidente automobilistico nei pressi di Praga, al suo ritorno da Roma dove aveva esposto alla Libreria “Ferro di Cavallo”»[21].
Mentre viene a spiegare l’appellativo di «fantasma» dato al «pittore barbuto» della nostra poesia, l’informazione trasmessa nel necrologio (sempre che non tradisca un refuso redazionale difficile da ipotizzare, dato che, come sappiamo, la rivista era diretta dai gestori della libreria che avrebbe dato asilo alla mostra) vale anche a spostare la sede dell’evento fremundiano dalla galleria di via Gregoriana alla libreria di via Ripetta: a sciogliere un equivoco credibilmente ingenerato dall’omonimia e dalla permeabilità delle due sedi (come abbiamo veduto, la libreria era solita accogliere rassegne d’arte)[22]. Pur con un margine di dubbio che non è stato possibile colmare (i repertori bibliografici non registrano un catalogo della mostra e le ricerche sulla stampa dell’epoca non hanno dato frutto), la nuova allocazione potrebbe essere confermata dal fatto che, assieme al testo ripelliniano, la rivista ubicata nella libreria offre, con gesto “monografico”, le riproduzioni di quattro opere di Fremund (precisamente Casette di carte, 1965 a p. 59, Villaggio al mare, 1967 a p. 65, Villaggio II, 1966 a p. 73, Villaggio blu, 1967 a p. 77), pubblicandone anche, a p. 69, una bizzarra divagazione dal titolo Come dipingere il quadro «La dama con l’ermellino»[23].
Quanto al medaglione di Ripellino, che trascriviamo di seguito per intero, ci interessa, oltre che per la sua rarità[24], perché dispensa un “commento preventivo” ai «paesaggi / di sghembe casette festose sull’orlo di boschi stillanti» che nella poesia contrassegnano l’opera del «pittore barbuto»:
L’arte di Richard Fremund, uno dei più significativi pittori cèchi dei nostri giorni, unisce una forte disciplina costruttiva, un ingegno meticoloso, alla gioia del colore squillante. L’esuberanza cromatica appresa dai fauves si accorda in lui al desiderio costante di porre in risalto il contorno, la geometria degli oggetti. Lo si avverte in specie nei suoi deliziosi villaggi della Boemia meridionale (1957-58)[25]. Villaggi addormentati, affastellamenti di sghembe casette dal tetto a triangolo, di campanili e chiesette, di casette-giocattolo, di capanne fra umidi boschi stillanti, riflesse nell’acqua di stagni e talvolta turbate nel loro magico sogno, nella loro rêverie acquatile, dall’inserimento inquietante: un barometro, la patacca di un vecchio orologio, un’etichetta, che il pittore, come un arcano personaggio di Hoffmann, un negromante barbuto, vi appende. La contrada incantata e ballatesca, che nasce dalla sequela di questi paesetti, imbastiti con la tecnica embricata dei disegni infantili[,] può far pensare alla pittura di Klee e diagonalmente anche a quella di Josef Čapek. Un ugual fascino spirano i paesaggi marini e le isole azzurre, che Fremund ha dipinto nel ’67, dopo un viaggio in Italia. Anche in questo ciclo la festosa melodia del colore si associa all’intensità della linea spessa e incisiva.
Se l’immagine delle «sghembe casette» e dei «boschi stillanti» sarà reimpiegata nella poesia “svobodoviana”[26], quella del «negromante barbuto» ci riconduce all’aspetto fisico di Fremund, quale si può scorgere in vari scatti in bianco e nero di Václav Chochola[27], tre dei quali, datati 1965, hanno anche il pregio di restituire le sembianze della leggendaria Eva Svobodová[28]. Fremund vi appare come un gigante dal faccione gioviale, barba incolta, capelli arruffati e abiti, è il caso di dire, da bohémien (quando non in una sequenza di quattro burlesche istantanee da “esterno giorno”, a torso nudo e in mutande, mentre si versa acqua da una pentola). Eva Svobodová presenta invece una figura snella, proporzionata e graziosa, con grandi occhi di taglio orientale e una densa capigliatura raccolta a chignon in cui non è difficile riconoscere, a liberarla mentalmente dagli invisibili pettini che ne governano il rigoglio, i «capelli profusi da quadro di Toorop» (quelli, ad esempio, che ingombrano Le tre spose o la copertina per Metamorfoze di Louis Couperus) celebrati dal nostro Ripellino[29].
- Secondo Umberto Brunetti il nome allude a Jimmy Blanton, «contrabbassista jazz famoso per la sua particolare tecnica nel pizzicato e morto giovanissimo a causa della tubercolosi». Vd. il commento ad A. M. Ripellino, Lo splendido violino verde, a cura di U. Brunetti, con due scritti di C. Bologna e A. Fo, Roma, Artemide («Proteo»), 2021, p. 240. ↑
- Titolo di un romanzo di Christian August Vulpius (1798). ↑
- Anamorfosi di Pangrazio Stornello, «nome scelto dal Diavolo, disceso sulla terra per sposarsi, in una novella di Straparola» (A. M. Ripellino, Lo splendido violino verde, a cura di U. Brunetti, con due scritti di C. Bologna e A. Fo, op. cit., p. 120). ↑
- Allusione al «ritratto di Hanka Zborowska realizzato nel 1917 da Amedeo Modigliani» (A. M. Ripellino, Lo splendido violino verde, a cura di U. Brunetti, con due scritti di C. Bologna e A. Fo, op. cit., p. 176). ↑
- Personaggio del romanzo Malcom, di James Purdy (1959). ↑
- Personaggio di E. T. A. Hoffmann. ↑
- Apparsa, con il titolo Ho pena del fiume, su «La fiera letteraria», 28 settembre 1952, p. 5. Ora in A. M. Ripellino, Poesie prime e ultime, a cura di Federico Lenzi e Antonio Pane, presentazione di Claudio Vela, introduzione di Alessandro Fo, Torino, Nino Aragno Editore («Biblioteca Aragno»), 2006, p. 409. Nel suo libro autobiografico (Variazioni su un tema grigio, Padova, Rebellato, 1972, p. 36), Elisa (Ela) Hlochová, la compagna di Ripellino, parla di varie vacanze trascorse negli anni Cinquanta «ai laghi, in montagna, in Austria, in Germania»; e in una lettera a Italo Calvino (4 agosto 1958) è lo stesso Ripellino ad annunciare che trascorrerà «due settimane in una località degli Abruzzi, per sfuggire alla calura romana» (vd. A. Pane, Notizie dal carteggio Ripellino-Einaudi (1945-1977), in «Annali di studi umanistici», vol. VII, 2019, p. 211). Oltre a questa lirica (legata, come la successiva Sulla strada dei boschi verso Trins, a una vacanza a Steinach am Brenner, nel distretto di Innsbruck-Land), Poesie prime e ultime contempla alle pp. 399-405 il poemetto Kleine Musik (in cui figurano il lago tirolese di Plansee e il fiume Lech), a p. 407 Sul lago di Serraia (sito nell’altopiano di Piné, in Trentino), a p. 415 Weissensee (nome di un lago della Carinzia). ↑
- A. M. Ripellino, Sinfonietta, Torino, Einaudi, 1972, p. 113. ↑
- «Tutto è possibile la domenica: una qualsiasi sorpresa»: ivi, p. 142. ↑
- Richard Fremund. Krajiny z let 1959-1965 (Richard Fremund. Paesaggi 1959-1965), testo di Marcela Chmelařová, Praha, Orlys Art Auctions, 2011. ↑
- Vd. il catalogo Nuove realtà nell’arte della Cecoslovacchia contemporanea. Gross, John, Janoušková, Fremund, Kučerová, Sýkora. La Carabaga Club d’arte, Sampierdarena: dal 5 giugno 1965 (testi di Luigi Tola, Jiří Padrta), Sampierdarena, La Carabaga Club d’arte, 1965. ↑
- Il primo termine dell’apotropaico sintagma vi è scritto erroneamente, ma pur sempre alla romana, «Fero». ↑
- A quanto si legge nel catalogo praghese, vi furono esposti diciannove oli per lo più con motivi marini italiani dal 1967 al 1968, disegni e grafica più antica (devatenáct olejů většinou s italskými přímořskými motivy z let 1967–68, kresby a starší grafiky). Fremund non figura tra gli artisti della collettiva “istituzionale” Arte contemporanea in Cecoslovacchia (tenuta alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna dal 17 maggio al 15 giugno 1969, sotto il patrocinio dei Ministeri degli Esteri italiano e cecoslovacco), che includeva anche una sezione Retrospettiva, con opere di E. Filla, U. Fulla, F. Gross, O. Gutfreund, F. Janoušek, B. Kubišta, F. Kupka, A. Nemeš, V. Preissig, A. Procházka, Z. Rykr, J. Šíma, J. Štyrský, Toyen, H. Wichterlová. Vd. il catalogo Arte contemporanea in Cecoslovacchia, prefazione di Palma Bucarelli, introduzione di Jindrich Chalupeckỳ, Roma, De Luca, 1969. ↑
- A. De Donato, Via Ripetta 67. «Al Ferro di Cavallo»: pittori, scrittori e poeti nella libreria più bizzarra degli anni ’60 a Roma, testimonianze di Valentino Zeichen, Franco Purini, Alfredo Giuliani e Antonio Mallardi, Bari, Dedalo, 2005. ↑
- A. M. Ripellino, Non un giorno ma adesso, copertina e disegni di Achille Perilli, Roma, Grafica («Collana di poesia e letteratura contemporanea»), 1960 («Finito di stampare il 20 dicembre 1959»). ↑
- A. De Donato, Via Ripetta 67. «Al Ferro di Cavallo»: pittori, scrittori e poeti nella libreria più bizzarra degli anni ’60 a Roma, op. cit., p. 21. Ripellino vi è poi effigiato con Giancarlo Vigorelli e Sandro Penna (p. 36), e con Domenico Javarone (p. 97), figurando anche fra i firmatari del manifesto Que viva Fidel Castro!, riprodotto a p. 75 (vi si leggono i cognomi Angeli, Capogrossi, Cascella, Gaul, Mauri, Martins, Nonnis, Novelli, Perilli, Pomodoro, Rotella, Turcato, Vedova, Accardi, Anceschi, Buggiani, Pucciarelli, Sanfilippo, Fratini, Evangelisti, Vivaldi, Parrella, Giuliani), che promuoveva l’estemporanea inaugurata il 20 aprile 1961. ↑
- Fervore soprattutto testimoniato dalla produzione ora raccolta in A. M. Ripellino, L’ora di Praga. Scritti sul dissenso e sulla repressione in Cecoslovacchia e nell’Europa dell’Est (1963-1973), a cura di Antonio Pane, con la collaborazione di Camilla Panichi, prefazione di Nello Ajello, contributi di Alessandro Catalano e Alessandro Fo, Firenze, Le Lettere («fuoriformato»), 2008, e dalla corrispondenza con la casa editrice Einaudi (vd. A. M. Ripellino, Lettere e schede editoriali (1954-1977), a cura di Antonio Pane, introduzione di Alessandro Fo, Torino, Einaudi, 2018, e A. Pane, Notizie dal carteggio Ripellino-Einaudi (1945-1977), op. cit., che a p. 242 riporta questo significativo frammento di una lettera a Guido Davico Bonino [11 settembre 1968], dove Ripellino si dice «in un mare di agitazioni, preso nel vortice dell’assistenza agli intellettuali cecoslovacchi e mutato in centrale telefonica e impresario e piazzista»). ↑
- Vd. A. Fo, Corpuscolo, presentazione di Maurizio Bettini, Torino, Einaudi («Collezione di poesia»), 2004, p. 104 (al Figlio). ↑
- A. Pane, Bibliografia degli scritti di Angelo Maria Ripellino, in «Russica Romana. Rivista internazionale di studi russistici», vol. xxvii, 2020, pp. 87-133. ↑
- Ripellino vi aveva in precedenza pubblicato (nel n. 1, gennaio-marzo, 1967, pp. 115-19) il Diario d’Alvernia (dal poema «Nonostante»); sua moglie Ela, sullo stesso numero (pp. 96-114), la traduzione di Svatý Tadeáš a Generalissimus (San Taddeo e il Generalissimo) di Bohumil Hrabal, e sul numero 7, luglio-settembre 1968 (pp. 51-69), i Colloqui di esatta fantasia di Karel Čapek e Tomáš Garrigue Masaryk (tratti da Hovory s T. G. Masarykem, 1929). ↑
- Nella pagina Wikipedia intestata a Richard Fremund si legge che l’artista, nato a Praga il 9 aprile 1928, vi scomparve, in un incidente d’auto, il 21 maggio 1969 (nella monografia Fremund Richard 1928-1969, consultabile sul sito sophisticagallery.cz, si precisa che il sinistro avvenne sulla Plzeňská třída, vale a dire sulla via Pilsen). Fra le notizie che vi sono contenute, si possono ricordare gli studi all’Accademia di Belle Arti (complicati dalle divergenze con il regime comunista), il culto di Matisse (dovuto a un lungo soggiorno parigino del 1956), la partecipazione ai gruppi Máj 57 (‘Maggio 57’) e Křižovatka (‘Incrocio’), le personali al Palazzo Dunaj di Praga (1956) e alla Galleria Fronta di Praga (1965), le collaborazioni con i teatri Semafor e Rokoko. ↑
- Lo attesta anche una cronaca romana coeva di «Paese sera» (19 aprile 1969, p. 7), in cui si legge: «Continua con successo la mostra personale del pittore lamberto ciavatta alla Galleria carte segrete in via ripetta, 67». ↑
- Se ne recupera il paragrafo iniziale: «In primo luogo devi procurarti una vecchia tela eterna, che imbiancherai nei lunghi istanti della tua sofferenza e poi riempirai di sussurri d’amore, di ineffabile tremito, di zig-zag, di silenzio cimiteriale, di volo di uccelli, di incendio di guerre, di calma pomeridiana, di nubi volanti, di dolci ventate di delizia, della spietatezza degli attimi disattenti. Falla asciugare nel vuoto del tempo, che ci osserva assiduamente e servilmente adula i minuti disoccupati della nostra anima». ↑
- Da annettere idealmente alla raccolta A. M. Ripellino, I sogni dell’orologiaio. Scritti sulle arti visive (1945-1977, a cura di Alfredo Nicastri, con uno scritto di Achille Perilli, Firenze, Polistampa, 2003. ↑
- Ripellino sembra qui aver anche presente il catalogo Richard Fremund. Galerie Československého spisovatele v Praze 15.března-9.dubna 1958.↑
- Scritta dopo il profilo di Fremund: le liriche di Sinfonietta furono composte, a quanto si legge in parentesi sotto il titolo interno della raccolta eponima (il libro, come è noto, contiene anche la ristampa di Notizie dal diluvio, già autonomamente apparso, sempre da Einaudi, nel 1969), fra il 1970 e il 1971. ↑
- Disponibili all’indirizzo URL: http://www.vaclavchochola.cz/Osobnosti/Fremund.html. ↑
- Ritratta rispettivamente con Fremund e Bohumil Hrabal, con Fremund, Bohumil Hrabal e l’artista naïf Václav Žák, e con il solo Fremund. ↑
- Rielaborazione del mio contributo al Convegno Angelo Maria Ripellino (1923-1978) maestro e poeta. Nel centenario della nascita, a cura di Silvia Toscano e Rita Giuliani, Roma, Università «La Sapienza» (Odeion – Museo dell’arte classica – Facoltà di Lettere e Filosofia), 12 giugno 2023. ↑
(fasc. 50, 31 dicembre 2023)