Recensione di Caterina Adriana Cordiano, “Poesie scritte per gioco”

Author di Carmine Chiodo

Non certo prolifica Caterina Adriana Cordiano per le sue creazioni narrative e poetiche, ma, quando vedono la luce, queste mostrano subito un notevolissimo spessore letterario, estetico, linguistico e dicono che ci troviamo davanti a una scrittrice e poetessa autentica e originale in quanto non imita e non rimastica versi di quegli autori cosiddetti “canonici” della letteratura e della poesia contemporanee, come emerge chiaramente nella presente opera.

In Poesie scritte per gioco effettivamente svolge temi che riflettono il suo mondo interiore, il suo pensiero, il suo essere nel mondo, il suo rapporto con le cose, la realtà esterna, le riflessioni su di essa; in sostanza, sulla realtà che la circonda e in cui vive, opera e sente.

In questa scheda proverò a esaminare da un punto di vista tematico e stilistico la silloge, egregiamente prefata da un bravo poeta e formidabile critico letterario qual è Giuseppe Manitta, che sa cogliere il declinarsi poetico della Cordiano allorquando osserva, per fare una sola citazione, che queste poesie «scritte per gioco […] dimostrano essere dei lampi di riflessione, nei quali simboli e metafore si alternano per indagare se stessi e il mondo, la società e l’infinito». Orbene, leggendo attentamente queste poesie ci si trova davanti a un gioco non meramente ludico ma parecchio serio. E bisogna descrivere come un siffatto “gioco” venga portato avanti nel corso della silloge in cui l’io poetante, poesia dopo poesia, mette in campo strategie, manifestazioni diverse che attengono a varie tematiche e ci dicono qual è la riflessione, il pensiero, il rapporto emotivo e sentimentale che l’autrice ha con la propria realtà interiore, con il proprio intimo sentire e la realtà esterna: natura, storia, luoghi in cui ha vissuto per un certo periodo di tempo o solo visitato. A tutto ciò la Cordiano consegna la propria poesia.

Le poesie sono raggruppate in maniera tale da dare origine a particolari sezioni assai significative, che qualificano subito il tono e la sostanza dei testi come pure il linguaggio. Queste sezioni si intitolano: Tra me e me e me….., Stagioni, atmosfere, affetti, Luoghi , Le origini, la dannazione, Amore e dintorni. Che significa? Che questa poesia è ricca di motivi, situazioni, tutti espressi con un linguaggio sempre cangiante e intenso, chiaro, che mostra la partecipazione alla vita dell’autrice e il suo pensiero sulla società di cui fa parte.

Di una tale poesia non si può dare una definizione assoluta ma solo si può dire, a mio modesto parere, che è molto intima, unica. Poesia pure sociale ma il tutto viene espresso con un linguaggio nitido, cristallino, metaforico, analogico, con il quale la poetessa mostra il proprio essere. Il tutto si configura come una splendida poesia della vita, dei suoi sogni, delle sue solitudini, delle sue amarezze, delle sue gioie, ma c’è pure l’altro versante della poesia che coglie in modo emotivo, originale, la natura, le cose, i luoghi visti, la terra d’origine. E la terra della Cordiano è quella calabra, amata e odiata per i suoi aspetti positivi e negativi. Insomma, una poesia che si configura come vita vissuta pienamente e intensamente da parte di un io, di un’anima che ci dice com’è fatta, cosa chiede, cosa pensa. Poesia, questa – come direbbe Umberto Saba –, “onesta”, nel senso di vera, che nasce da varie e sentite emozioni. Poesia sincera e, ciò che ancora conta, espressa con un linguaggio che appartiene solo al pensiero, al sentimento dell’autrice e manifesta, in modo chiaro e senza affettazione o vuota letterarietà, il suo modo di vivere, di sognare, di stabilire contatti con gli altri e col mondo; di “giocare” con la vita, la sua vita, giorno dopo giorno.

Chi legge assiste a continue immersioni dell’io poetante nelle cose e nell’interiorità: si tratta di immersioni e poi di emersioni poetiche intense, naturali, per cui le cose, per fare un esempio, non sono descritte nella loro fisicità, nella loro materialità o in maniera bozzettistica, ma filtrate interiormente, trasfigurate. Ed è qui che poi rampolla autentica poesia, espressa sempre con originale linguaggio.

Eccone alcune prove: «L’autunno bussa piano/ alle porte di case/ rimaste anch’esse vuote/ mentre un ragno/ tesse memorie/ negli angoli/ delle stanze/ abbandonate» (Indizi d’autunno); «Autunno mite e dolcissimo/ per le vie del paese/ deserto/ sui pendii degradanti e leggeri/ nei tuguri dei buoni cafoni/ intorno ad un fuoco precoce» (Quadro d’autunno, p. 44); «Duky/ mantello di velluto/ occhi rotondi/ di smeraldo/ [….] Ti ho nella mente/ quando spaventato/ cercavi riparo/ sotto il mio letto/ Come me che bambina/ lì respiravo il fresco/ quando la canicola /incendiava il letto di lamiera/ del mio guscio» (Duky, Al mio gatto storico) e dopo il gatto il suo amato cane (vedere Monello – Al mio cane trovatello, pag. 55).

Bastano queste poche citazioni per dire che ci troviamo davanti a una poetessa “gentile”, che dice chiaro e tondo il proprio pensiero, il suo modo di vivere ed è inutile sottolineare ancora che, attraverso queste poesie, si manifestano la sua sensibilità, il suo animo, le sue angosce, le sue solitudini, i suoi bisogni ed esigenze interiori, i suoi sogni, la sua vicinanza o lontananza dalle cose e dagli esseri viventi. Per rendersene meglio conto bisogna seguire a mano a mano la voce della poesia, il suo io poetante.

Ed ecco altre emblematiche citazioni: «La solitudine/ girava/ a piedi nudi/ [..]/ poi si accoccolava/ con l’affezione/ di compagna/ devota» (Compagna fedele); «[…] mi rannicchio/ in pensieri/ fluidi di fantasia e di sogno» (La mia solitudine). E sono veramente fluide, piene di fantasie e di sogno alcune poesie. E poi ancora i versi (che dicono lo sdoppiamento dell’io poetante che mal sopporta i limiti, che ha sete di infinito, di mondo), i versi potenti di Non ho radici: «Non radici, io./ Le mie radici/ sono tante/ e mille anime/ mi accompagnano». Ecco la vera carta d’identità poetica della Cordiano, e in questi affermativi e fermi versi si presentano le varie anime. Ed ecco che ora è «contadina del Sud», ora «africana d’ebano /quando indifferente/ mi lascio ferire/ dai raggi infuocati/ del sole/ nell’estate»; e poi l’esito finale: «Io non ho radici:/ le mie radici/ sono il mondo». Appunto, perché la Cordiano appartiene al mondo ed è poetessa del mondo e dell’infinito, e perciò​ ci dà una poesia la cui bellezza​ risplende in ogni verso, una bellezza fatta di immagini, di parole immediate, dirette, naturali, che nascono da un “io” che vive in modo speciale e totale la vita. Vive la realtà in modo autentico e questa sua autenticità la esterna in una poesia non costruita letterariamente, ma espressa con il linguaggio di un animo, di una mente​, di un essere umano sensibile e ricco di vita interiore, che vive totalmente nella realtà intima e nella realtà esterna. Per questo si assiste a un continuo interscambio, a un gioco tra​ ciò che è esterno e quello che invece deriva dal cuore, dall’interiorità: «Fuggo l’ombra/ e cerco il sole/ come una lucertola/ infreddolita/ […]/ Gusto il suo tepore/ come calice/ di vino nuovo/ e seguo il volo delle rondini/ Mi aggrappo/ alle ali/ e m’ubriaco d’aria» (Primavera).

Si notano in questa silloge anche momenti autobiografici sempre filtrati interiormente. Si rivelano i luoghi​ o solo visitati o dove è vissuta per un certo periodo della sua vita, per motivi di studio o di​ lavoro. Ecco​, dunque, Napoli, città cara alla Cordiano, colta in alcuni battiti di vita​ e scene quotidiane: «Napoli/ col viso pulito/ lavato da poco/ stamattina […]/ Fischia l’ultimo treno/ alla stazione/ e l’ombrellaio cambia svelto/ la merce:/ Compratevi il gobbo e il corno,/ è un affarone!/ Napoli, Napoli tu/ coi tuoi colori […]» (Napoli). E poi Lisbona: «Placido il fiume/ improvvisa una danza/ malinconica/ e gentile» (Indizi di primavera a Lisbona); e Roma: «Ricordo quella sera/ che respiravo freddo/ impietoso sul viso/ mentre ubbidivo trepidante/ all’euforia dell’anima/ camminando/ con piede lento/ verso ponte Sant’Angelo» (Ricordo-Passeggiando a Roma).

Attraverso queste poesie si coglie, si avverte, si sente una voce poetica autentica, che non ha nulla di posticcio o di artificioso ma che, con parole chiare e intense,​ ci presenta un’anima profonda e invasa di bella e autentica poesia: «Metafora di me, di noi/ che dalle spiagge/ assolate/ aguzziamo lo sguardo/ verso sentieri/ inesplorati/ d’acqua e di terra/ per specchiarci nell’occhio/ cieco del gigante/ ciechi anche noi/ di vita e di sospiri/ custoditi/ in cassetti di sogno» (Ulisse). E certamente le poesie della​ Cordiano sono “cassetti” ricolmi di vita, fatti di sogni e di infinito.

(fasc. 43, 25 febbraio 2022)

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