Ispirato a un romanzo di Mitch Cullin, Mr. Holmes non è minimamente somigliante al famoso detective Sherlock Holmes. Non ha la sua personalità e il particolare rapporto con l’amico e collaboratore dottor Watson è volutamente ignorato. La magica atmosfera contornata dal mistero e dalla fitta nebbia di Baker Street è solo un lontano ricordo. Il fascino delle carrozze e dei cocchieri che spesso si ritagliano un piccolo ruolo nelle indagini viene accantonato. La particolare struttura dei dialoghi ideata da Arthur Conan Doyle viene sostituita da una storia che ha altre tematiche e da alcuni nuovi personaggi.
L’approccio a questo film deve essere, quindi, diverso rispetto al classico racconto poliziesco perché lo spettatore assisterà alla tenace battaglia di un anziano signore che combatte contro i problemi dell’età che avanza. La sorte di Mr. Holmes è già segnata dal progredire della sua malattia e la vera sfida sarà quella di proteggere e ricostruire il ricordo di un’importante indagine del passato. L’incalzante perdita della memoria verrà disperatamente contrastata anche grazie al prezioso aiuto di un bambino e di una vecchia fotografia.
Questo è il contesto: siamo nel 1947 e la Seconda guerra mondiale si è conclusa da poco. Fatta questa premessa, si può affermare che il film è di buon livello, sia per i paesaggi che mostra sia per i sentimenti profondi che cerca di trasmettere agli spettatori. C’è tanta luce e c’è tanto sole nella casa di campagna del Sussex dove è ambientata la storia.
Il collegamento con il personaggio originale a cui si ispira appare, però, una forzatura, in quanto ha poco in comune con lui. La morte di Sherlock Holmes per mano dello spietato Professor Moriarty sembrava la soluzione più naturale e sensata, ma anche il suo padre letterario preferì optare per un ritorno del detective miracolosamente scampato all’imboscata.
Nell’attuale racconto si vuole “umanizzare” ancora di più il mitico personaggio, immaginandolo plurinovantenne e costretto a confrontarsi con le umane sofferenze delle persone comuni. Questo, forse, è il punto di forza ma anche di debolezza della storia: stravolgere un’icona invincibile della letteratura inglese, mostrandola vecchia e stanca, provoca comunque una forte emozione.
Come è noto, la storia originale si svolgeva in epoca vittoriana e rappresentava, attraverso il trionfo del procedimento logico del grande investigatore che riusciva a dipanare anche i casi più complessi, le aspettative legate ai cambiamenti economici e sociali in atto. La prima apparizione di Sherlock Holmes risale al 1887. Tra coloro che accettarono questo importante ruolo nel cinema e nelle varie serie televisive ci sono Basil Rathbone e Jeremy Brett.
Nell’attuale interpretazione Mr. Holmes è l’attore Ian McKellen, diretto da Bill Condon. Il suo hobby preferito è quello delle api e la gestione di queste è un elemento essenziale della storia. La crescente curiosità del bambino, figlio della governante, per Mr. Holmes provocherà nel protagonista un forte stimolo alla vita. L’improvvisa voglia di trasmettere al giovane una parte della sua conoscenza lo spinge a non lasciarsi andare davanti al pericolo della morte, a lottare e a mantenere un’immagine lucida e dignitosa. L’intesa fra i due ricorda in piccola parte quella con il dottor Watson, ma la sfida lanciata dai personaggi di Conan Doyle era contro il sistema criminale, mentre quella del vecchio e del bambino è contro i pregiudizi e la sofferenza provocata dalle malattie senili.
C’è grande ottimismo in questa storia, sembra che ancora una volta il bene possa sconfiggere il male, ma alla fine dovremo accettare che la scomparsa definitiva del detective più famoso d’Inghilterra è, ormai, imminente.
(fasc. 6, 25 dicembre 2015)