«Emozionare con l’arte»: la missione di Eretica Edizioni e del suo fondatore Giordano Criscuolo

Author di Mattia Marzi

Buccino è un comune di appena cinquemila anime in provincia di Salerno.

È qui, lontano dai grandi centri, che nel 2015, poco più che trentenne e dopo essersi laureato in Lettere Moderne, Giordano Criscuolo ha fondato Eretica Edizioni. Dapprima associazione culturale, Eretica si è poi trasformata in una vera e propria casa editrice, un progetto editoriale senza scopo di lucro rivolto a giovani scrittori che rifiutano l’idea di pubblicare per case editrici a pagamento: «Uno scrittore che cede all’editoria a pagamento è una prostituta che batte marciapiedi sovraffollati offrendo danari ai suoi clienti in cambio di una lode».

Criscuolo parla di Eretica Edizioni come di una factory, di un ritrovo di persone che amano le lettere: il catalogo comprende diverse collane, dalla narrativa ai fumetti, passando per la poesia e la saggistica. In questa intervista, Giordano Criscuolo presenta il proprio progetto editoriale e riflette su alcuni temi chiave dell’editoria di oggi: l’importanza della piccola editoria, la piaga dell’editoria a pagamento, il rapporto fra mercato e innovazione e le allarmanti statistiche sulla lettura in Italia[1. Questa intervista è un approfondimento di un’esercitazione seminariale svolta nell’ambito del Corso di Laurea Magistrale in “Editoria e scrittura” della “Sapienza Università di Roma”: corso di “Mediazione editoriale e Cultura letteraria”, Anno acc. 2016/2017, Prof.ssa Maria Panetta.].

Per prima cosa ti chiederei di presentare la vostra casa editrice e di farlo a partire dal nome, Eretica Edizioni, dal logo (la personificazione dell’eresia). Perché «Eretica»?

Un giorno, mentre fantasticavo ulteriormente sul nome del progetto, chiesi a mia moglie di suggerirmi qualcosa. Stavo impazzendo perché volevo qualcosa di bello, che creasse sin da subito empatia con autori e lettori, che identificasse i miei ricordi, il mio presente, i miei sogni. «Tu sei un eretico», mi disse. La risposta la portavo nel mio nome (si riferisce a Giordano Bruno: n. d. r.), ma ero troppo distratto per ascoltarla.

Quando è nato il progetto della casa editrice e, soprattutto, cosa vi ha spinto a dare vita a Eretica Edizioni?

La casa editrice nasce esattamente due anni fa dalla mia forte esigenza di vivere con l’arte, per l’arte e di arte. La risposta è breve, forse troppo lirica, ma essenziale e veritiera. Tutto il resto (cartacce legali, timbri e denari) non mi interessa.

Qual è la vostra mission?

Emozionare con l’arte e distribuirla come si distribuiscono i baci. Gli obiettivi tecnici li lasciamo agli avidi colossi dell’editoria.

Quando avete lanciato Eretica Edizioni, sui social, l’avete promossa con lo slogan: «L’editoria a pagamento è solo una brutta storia». Ci spieghi meglio questo concetto?

Quello slogan è apparso solo per pochi giorni sul nostro sito, per beffa. La lotta contro l’editoria a pagamento non ci identifica; è una lotta troppo seria, dovrebbe farla lo Stato.

Quali sono i pregi di una piccola casa editrice? E quali, secondo te, i limiti?

Le case editrici appassionate sono piccole e rare realtà anarchiche. Non devono sottostare alle tanto crudeli quanto banali leggi del mercato e hanno la libertà di pubblicare solamente le opere in cui credono. L’assenza di queste stesse opere dagli scaffali arcobaleno delle librerie potrebbe essere il loro limite. Tuttavia, per me non lo è: lo scrigno del tesoro si trova alla fine dell’arcobaleno. Il futuro dei libri non sono le librerie ma le bancarelle. È una mia visione nitida del futuro: i libri appartengono all’umanità e sulle bancarelle si riversano saggi, casalinghe, ragazzini, dotti e contadini. Nelle librerie no.

Quante difficoltà hai incontrato, con Eretica Edizioni, fino a oggi? E in che modo le hai superate?

Vivo le difficoltà di questo lavoro che amo come un’avventura. Non mi pesano e ben presto, quando spontaneamente vengono superate, me ne dimentico. Dico spontaneamente perché, quando penso ai problemi, mi appaiono insormontabili. Quando li ignoro, all’improvviso mi arriva la soluzione.

Delle varie piattaforme che permettono a chiunque di pubblicare libri senza passare per un editore ˗ penso ad esempio ad Amazon ˗ cosa pensi? È editoria o non-editoria?

L’autoproduzione è nobile. Moltissimi scrittori e musicisti, nel corso della storia, hanno autoprodotto le proprie opere. Sono troppo romantico, tuttavia, per collegare l’editoria a progetti prettamente commerciali come quello di Amazon. L’autoproduzione del proprio libro, quella storica, avviene esclusivamente dal tipografo. L’autore, in questo caso, è editore di sé stesso. Dunque, autoproduzione sì, editoria a pagamento (che annichilisce l’artista) no.

La vera editoria, d’altronde, è fatta di scelte: con quale criterio selezionate, tra i manoscritti che vi arrivano, quelli che meritano di essere pubblicati?

La passione per la scrittura è inscindibile da una buona conoscenza sintattica e grammaticale. La presentazione dell’opera e dell’autore, cosa che purtroppo non comprendono in molti, è quindi importantissima per tutti noi perché ci mette subito di fronte alla passione di chi ha scritto il libro. Valutiamo con la pancia. Le parole devono graffiare, dire, emozionare, distinguersi, tacere, urlare.

Quanti titoli pubblicate, nel corso di un anno?

Nel 2016 abbiamo pubblicato 50 titoli. Nel 2017, nei primi cinque mesi, ne abbiamo pubblicati 10. Non esistono in realtà numeri ben precisi, un po’ perché la nostra linea editoriale, essendo molto giovane, è sempre in progress, un po’ perché preferiamo le parole ai numeri. La matematica non sarà mai il nostro mestiere. Siamo proprio un branco di irriducibili sognatori, eh?

Qual è il libro più “coraggioso” che hai pubblicato, tra tutti quelli editi da Eretica Edizioni, e perché?

Ogni libro di poesia è un libro coraggioso che, nel mare dell’industria libraria, rema contro tutte le correnti per arrivare a pochi ma caparbi lettori. Conquistare l’affetto di questi lettori, che in realtà non sono nemmeno così pochi come vogliono farci credere, è un nostro obiettivo.

Quello a cui tieni di più, invece?

Lo scrigno del Maestro – 99 racconti zen-siculi è il titolo che mi ha fatto capire, all’inizio di questa avventura, che come editore avevo veramente la possibilità e il dovere di regalare belle cose al mondo.

In che modo Eretica Edizioni si pone nella dicotomia «mercato-innovazione»?

Siamo un gruppo di artisti che lavora con altri artisti e il nostro cuore, o la nostra pancia, non parla questa lingua. Eretica è una factory, un ritrovo di persone che amano le lettere, una comune: coltiviamo quello che ci piace, per emozionarci innanzitutto, per sfamarci infine. Stiamo sul mercato come un libro sta su una bancarella. Non ci interessano le cose finte che vendono bene e in questo non siamo per nulla innovativi: vogliamo fare l’editoria che si faceva secoli fa, quella che ha eternato luoghi, personaggi e cadute da cavallo.

Secondo i dati relativi al 2016, il 57,6% degli italiani sono non-lettori. Quale potrebbe essere, secondo te, una buona soluzione per spingere la gente a leggere libri?

Le statistiche continuano a dire che in Italia non si legge. Non percepisco questa completa decadenza, ma non la ignoro. La cultura, qualunque tipo di cultura, è l’unica arma che abbiamo per emanciparci. Non circondiamo i bambini di giocattoli e vestiti griffati, circondiamoli di fiabe e racconti. Questa è la soluzione. La mente è una spada che si affila con la lettura. Io regalerò sempre libri alle persone che amo e sarò sempre felice di riceverne tanti. Diceva Ignazio Buttitta che una casa senza libri è una stalla. Io aggiungo che ne basta anche solo uno sul comodino per renderla una fortezza inespugnabile.

I vostri progetti a breve termine?

Da alcuni mesi abbiamo allargato il catalogo agli ebook e nelle prossime settimane il catalogo digitale verrà ampliato con moltissimi nuovi titoli.

Inizieremo anche a partecipare a fiere ed eventi dal 2018, anche se probabilmente saremo già presenti a diverse manifestazioni a cominciare dall’autunno in corso.

Come vedi il futuro?

Vivo il tempo come un continuo presente: guardo al passato senza malinconia e penso al futuro senza ansia. Agisco sempre d’istinto, non amo la ragione delle scelte. Dal futuro mi aspetto, quindi, continue sorprese, cercando di “scartarle” con spirito avventuroso e trasognante.

(fasc. 17, 25 ottobre 2017)