La seguente intervista fa parte del contributo dal titolo: La dislessia nell’attuale panorama editoriale italiano.
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Come siete arrivati alla conoscenza dell’universo della dislessia e come avete pensato di affrontare questa problematica nel mondo dell’editoria? Perché proprio un campo così specifico?
Non c’è una ragione particolare: dodici anni fa sapevamo che era un segmento poco battuto. L’interesse era per chi non ha la possibilità di accesso alla lettura. In più non è discriminante, mentre in passato per chi soffriva di dislessia si usavano libri per i bambini più piccoli, pratica umiliante per il ragazzo dislessico.
Com’è iniziata nella pratica questa vostra esperienza editoriale?
Inizialmente abbiamo lavorato con Sinnos, all’interno della casa editrice. Qua Irene (Scarpati) ha gettato le basi per il progetto che poi sarebbe stato sviluppato da biancoenero ed è stato quello il periodo dell’idea dell’Alta Leggibilità (termine inventato dalla stessa Irene). Dopo la separazione da Sinnos e la fondazione di biancoenero, ci siamo concentrati sul font ad alta leggibilità, sui libri indirizzati prettamente a ragazzi con disturbo di dislessia e alla redazione dei ragazzi. Abbiamo iniziato anche una proficua collaborazione con la psicologa clinica Alessandra Finzi, che ancora oggi è la nostra consulente. Prima di andare in stampa e anche in caso di perplessità o dubbi, le chiediamo un parere. In più, siamo anche nel campo della scolastica, collaborando con diverse case editrici del campo (Lattes in primis, Giunti e altre).
Il disturbo specifico di lettura impedisce al bambino dislessico di leggere e comprendere un testo scritto, vista l’enorme difficoltà che ha con le lettere, le parole e i significati di queste ultime. Come vi siete posti di fronte a questa problematica? Quali sono state le scelte redazionali nell’organizzazione del testo (utilizzo di immagini, testi di un certo colore, editing, nonché la vera e propria strutturazione del testo)?
Il progetto Alta Leggibilità si divide in due corni: grafico e tipografico, imitabile; e di lavoro sul testo, non imitabile. Il primo corno comprende il font biancoenero ad alta leggibilità, il tipo di carta e la grafica della pagina; il secondo, ossia il lavoro sul testo, viene fatto all’interno di una redazione di ragazzi, e per questo motivo non è imitabile. Questa è stata una novità assoluta e dimostra un grande livello di attenzione alle problematiche legate alla lettura. Poi va detto che, a differenza dei libri normali, nel nostro caso si lavora insieme su impaginato e testo, con aggiunta di immagini, icone, dati e tabelle.
Font per dislessici: quali soluzioni avete adottato, vista la quasi totale impossibilità per chi soffre di dislessia di leggere i font usati normalmente (soprattutto quelli che si trovano di default sui programmi di scrittura)? Tra i font specifici per dislessici, quali sono i migliori?
Noi siamo stati i primi a creare un font per dislessici, biancoenero, che rispetta determinati parametri per rendere la lettura più semplice. La caratteristica fondamentale del nostro font è che non è solo per dislessici, ma per tutti. Abbiamo fatto un grande lavoro sul font, anche con la collaborazione di graphic designer e terapisti, per renderlo appunto il migliore possibile.
Per quanto riguarda il rapporto con il pubblico, organizzate incontri con i ragazzi dislessici? Sicuramente la conoscenza diretta di esperienze e testimonianze di chi soffre di questo disturbo può aiutare nella realizzazione di un testo adatto alle sue esigenze.
Come accennato prima, abbiamo organizzato una vera e propria redazione composta da ragazzi, provenienti sia da classi miste sia da due classi di soli dislessici (qua ci appoggiamo al CRC1). Dopo una spiegazione su cosa voglia dire lavorare in una redazione, si passa al lavoro sul testo e si fa un vero e proprio editing sul testo. Ovviamente i testi sono solo di autori italiani, che vengono avvertiti prima dei possibili cambiamenti. A ogni perplessità o incomprensione, i ragazzi possono dire la loro e cambiare il testo (per esempio, se una parola è ormai desueta o se una frase è troppo pesante). Lo scopo è che tutti partecipino, non solo i più bravi. La redazione è entusiasmante, un unicum, proprio perché lavoriamo sul testo, che poi verrà pubblicato con le modifiche dei ragazzi, quindi seguendo le loro esigenze.
La dislessia è un disturbo più diffuso di quanto si pensi, ma in Italia non ci sono molte case editrici che pubblicano libri per dislessici. Come mai, secondo la vostra esperienza, questa scarsa attenzione nei confronti del disturbo?
In realtà, diverse case editrici hanno acquistato il nostro font ad alta leggibilità, per usarlo in collane singole. Il nostro font biancoenero sta diventando uno standard, considerando che lo hanno acquistato la Mondadori, il Battello a Vapore e altre. In più, come ho detto, collaboriamo con Lattes e Giunti per le scolastica. C’è anche una buona intesa con le altre case editrici che si occupano di dislessia e dell’alta leggibilità.
Lo Stato, dopo l’approvazione della Legge 8 ottobre 2010, n. 170, Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico, vi ha fornito un qualche tipo di sostegno? Che cambiamenti ci sono stati dopo l’approvazione della legge?
No, nessun tipo di sostegno, se non indirettamente: finalmente si è fatto fronte alle esigenze delle scuole per quanto riguarda i testi adottati. Ma né il Ministero dell’Istruzione né lo Stato hanno dato un sostegno diretto a noi come casa editrice.
Perché le grandi case editrici non intendono pubblicare libri ad alta leggibilità? A vostro parere, è solo un fattore economico?
Il problema per le grandi case editrici è che sarebbe una scelta antieconomica pubblicare molti libri ad alta leggibilità, visto che bisogna fare un lavoro enorme e di molte ore sul testo. In più rimane un genere di nicchia: anche per questo motivo non è conveniente per loro dare troppo spazio a questa tipologia di libri. Prima ho citato le diverse case editrici che hanno acquistato il nostro font biancoenero per fare delle collane singole; aggiungo ora che sfortunatamente queste non hanno avuto un grande successo editoriale.
Il dislessico e la scuola: fornite degli aiuti anche per quanto riguarda i testi scolastici o gli strumenti compensativi per lo studente?
Sì, collaboriamo con Lattes e Giunti per quanto riguarda la stesura e la pubblicazione di manuali scolastici, soprattutto per le scuole medie.
Cosa significa, infine, lavorare per migliorare il modo di vivere di chi, a causa della dislessia, ha precluse molte esperienza formative, sia per la vergogna e la frustrazione sia per le difficoltà che riscontra nella vita di tutti i giorni?
Questo lavoro che facciamo dà una grande soddisfazione, soprattutto quando riesci in un intervento che si potrebbe quasi definire medico. Se c’è un riscontro, un ritorno anche indiretto, sappiamo di aver lavorato bene: chi compra una volta da noi e torna a comprare i nostri libri; i genitori che ci riferiscono che finalmente i figli leggono; i ragazzi che possono lavorare sui testi nella redazione per ragazzi, che possono dire la loro. L’Alta Leggibilità è una scala necessaria per alcuni e comoda per tutti.
Interviste correlate
- Interviste agli editori: la casa editrice Sinnos (Della Passarelli)
- Interviste agli editori: la casa editrice uovonero (Sante Bandirali)
- Centro ricerca e cura balbuzie, disturbi del linguaggio e dell’apprendimento. ↵
(fasc. 17, 25 ottobre 2017)