La seguente intervista fa parte del contributo dal titolo: La dislessia nell’attuale panorama editoriale italiano.
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Come siete arrivati alla conoscenza dell’universo della dislessia e come avete pensato di affrontare questa problematica nel mondo dell’editoria? Perché proprio un campo così specifico?
La nostra attenzione è sempre stata rivolta a rendere i libri accessibili a tutti. Abbiamo iniziato nel 1990 con i libri in doppia lingua, perché bambine e bambini, figli dei primi immigrati che venivano nel nostro paese a cercare fortuna, avessero l’accoglienza della propria lingua madre. E perché i nostri si abituassero a segni diversi dai loro. Abbiamo pubblicato alcuni libri in LIS, in collaborazione con degli esperti, per rendere accessibili certi albi illustrati a tutti.
Come è iniziata nella pratica questa vostra esperienza editoriale?
Quando la casa editrice biancoenero ci ha chiesto di accompagnarli nell’apertura della casa editrice, abbiamo deciso di farlo con una collana: «Leggimi!». Si iniziava a parlare di dislessia ed entrambi eravamo interessati a creare libri per tutti, anche per chi ha difficoltà di lettura. Nel 2006 abbiamo inaugurato la collana acquistando diritti dalla Barrington Stoke, una casa editrice scozzese che da 25 anni lavorava sulla narrativa rivolta anche a bambini e ragazzi dislessici, avendo però come cura quella di avere grandi autori per ragazzi (Kaye Umansky, Julia Donaldson, Michael Rosen, David Almond) perché i libri fossero davvero per tutti. Con un font specifico e caratteristiche grafiche particolari.
Il disturbo specifico di lettura impedisce al bambino dislessico di leggere e comprendere un testo scritto, vista l’enorme difficoltà che ha con le lettere, le parole e i significati. Come vi siete posti di fronte a questa problematica? Quali sono state le scelte redazionali nell’organizzazione del testo (utilizzo di immagini, testi di un certo colore, editing, nonché la vera e propria strutturazione del testo)?
Innanzitutto abbiamo creato un gruppo composto da neuropsichiatri infantili, logopedisti, grafici e con la collaborazione di insegnanti e genitori che si sono prestati a testare il nostro lavoro. Tuttora diamo in anteprima in lettura i testi che sono in via di pubblicazione. Perché tutto è migliorabile.
Nel 2006 la Sinnos ha progettato e disegnato un primo font dedicato a coloro che hanno difficoltà di lettura e in particolare per i dislessici: è nato così il font Leggimi©. Nel 2013, in collaborazione con la Scuola di Architettura e Design dell’Università di Camerino, sono stati realizzati due nuovi font, Leggimiprima© e Leggimigraphic©, che hanno le stesse caratteristiche di riconoscibilità e spaziatura del font Leggimi©, ma sono stati studiati per adattarsi ad albi illustrati o a graphic novel.
Oltre al font ci sono stati alcuni accorgimenti grafici che si sono rivelati fondamentali. Sono stati messi a punto alcuni accorgimenti tipografici, per superare le barriere che una comune impaginazione può creare a lettori con difficoltà:
- sono state previste una spaziatura adeguata tra le singole parole e un’interlinea maggiorata, per rendere la lettura piacevole e non faticosa;
- non vengono seguite le normali procedure di giustificazione e di sillabazione, ma viene utilizzata la giustificazione del testo a bandiera, per non spezzare le parole, i periodi e quindi per rendere fluida la lettura e facilmente comprensibile il susseguirsi delle frasi;
- la carta utilizzata è di color avorio e opaca per non stancare la vista, e per evitare riflessi ed effetti di trasparenza.
Font per dislessici: quali soluzioni avete adottato, vista la quasi totale impossibilità per chi soffre di dislessia di leggere i font usati normalmente (soprattutto quelli che si trovano di default sui programmi di scrittura)? Tra i font specifici per dislessici, quali sono i migliori?
Ecco alcune caratteristiche sostanziali che abbiamo adottato per il nostro font:
- spessore uniforme, che evita assottigliamenti che possono provocare confusione;
- assenza di legature;
- spaziatura decisamente più larga rispetto alle comuni norme di composizione tipografica, volta a facilitare la lettura dei caratteri;
- accorgimenti che riducono al minimo gli effetti di confusione che derivano dalla lettura di alcune lettere, soprattutto quelle speculari e quelle che hanno forme simili: in questi casi si ricorre alla presenza o assenza delle grazie, alla differenziazione nell’orientamento dell’anello o nella conclusione delle ascendenti e delle discendenti.
Non pensiamo ce ne siano di migliori o di peggiori: l’importante è che siano studiati ed elaborati con la giusta cura. Quello che è essenziale è che font e caratteristiche grafiche siano usati per impaginare buone storie: «Con una lingua, una forma e uno stile. E qualcosa da dire, possibilmente di nuovo», come direbbe Calvino.
Per quanto riguarda il rapporto con il pubblico, organizzate incontri con i ragazzi dislessici? Sicuramente la conoscenza diretta di esperienze e testimonianze di chi soffre di questo disturbo può aiutare nella realizzazione di un testo adatto alle sue esigenze.
Il nostro font viene continuamente testato. Sia dai neuropsichiatri e logopedisti che ci seguono sia dai “lettori in anteprima”.
La dislessia è un disturbo più diffuso di quanto si pensi, ma in Italia non ci sono molte case editrici che pubblicano libri per dislessici. Come mai, secondo la vostra esperienza, questa scarsa attenzione nei confronti del disturbo?
Non si tratta di fare libri per dislessici, ma libri per tutti, che abbiano caratteristiche tali (un buon font e un impaginato come descritto sopra) che li rendano accessibili a tutti! Noi per esempio impaginiamo i libri del Battello a Vapore o di Gribaudo e – da pochissimo – i libri di Giulio Coniglio per Panini. biancoenero lavora per altri editori, soprattutto di scolastica. Tutti editori che si sono avvalsi delle nostre competenze per rendere accessibili lettura e studio anche a chi è dislessico. O semplicemente un lettore pigro.
Lo Stato, dopo l’approvazione della Legge 8 ottobre 2010, n. 170, Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico, vi ha fornito un qualche tipo di sostegno? Che cambiamenti ci sono stati dopo l’approvazione della legge?
No, nessuno. Ma di fatto come editori indipendenti vorremmo soltanto che lo Stato si adoperasse per mantenere biblioteche scolastiche e biblioteche di pubblica lettura in grado di acquistare libri e di educare alla lettura. E che tutelasse le librerie indipendenti.
Perché le grandi case editrici non intendono pubblicare libri ad alta leggibilità? A vostro parere, è solo un fattore economico?
Come ho scritto prima, alcune case editrici grandi (Edizioni Piemme con il Battello a Vapore, Feltrinelli con Gribaudo) si stanno muovendo per acquisire i nostri servizi. Spesso i grandi esternalizzano i service, acquistando i servizi di chi ha già lavorato su questo.
Il dislessico e la scuola: fornite degli aiuti anche per quanto riguarda i testi scolastici o gli strumenti compensativi per lo studente?
Offriamo gratuitamente l’utilizzo del font per le scuole e stiamo predisponendo un’App.
Cosa significa, infine, lavorare per migliorare il modo di vivere di chi, a causa della dislessia, ha precluse molte esperienza formative, sia per la vergogna e la frustrazione sia per le difficoltà che riscontra nella vita di tutti i giorni?
Noi siamo editori per ragazzi. Crediamo fermamente che libri e lettura debbano essere pratiche normali per la crescita di cittadini capaci di pensiero libero e di scelte. Sapere che i libri che sono nel nostro progetto editoriale possono essere letti anche da chi della lettura ha paura è una grande soddisfazione. E una speranza per il futuro. Di tutti.
Interviste correlate
- Interviste agli editori: la casa editrice biancoenero (Flavio Sorrentino)
- Interviste agli editori: la casa editrice uovonero (Sante Bandirali)
(fasc. 17, 25 ottobre 2017)