Gli archivi sono esseri viventi e, come tutti gli esseri viventi, sono sottoposti ai colpi e ai capricci della sorte e degli uomini. L’archivio Ripellino non fa eccezione. Sulle sue peripezie si potrebbe scrivere, se non un romanzo, quanto meno un racconto picaresco (dove il picaro non è l’archivio!), ma non è questa la sede per farlo. Al momento versa in uno stato che definirei letargico e non è accessibile alla consultazione, ma, come tutti i letarghi, anche questo è destinato a finire con un risveglio di cui si intravvedono confortanti avvisaglie. In attesa che venga restituito alla cultura italiana e agli studiosi, ne descriverò la composizione, poiché ho avuto l’opportunità e l’onore di avere libero accesso a questo luogo incantato per lunghi anni.
Dopo la scomparsa di Ripellino, avvenuta il 21 aprile 1978, in molti si sono impegnati a preservare e valorizzare la sua eredità poetica, critica e libraria. La Biblioteca di Lingue e Letterature Straniere dell’Università “La Sapienza” ha acquisito il suo fondo librario in tre diversi momenti: all’inizio degli anni Ottanta, nel 1996 e infine nel 2010, cercando così di garantirne l’integrità. Si è trattato di un lavoro collettivo, poiché i volumi della prima tranche sono stati in buona parte collocati dalle allora giovani collaboratrici di Ripellino alla Cattedra di Lingua e Letteratura russa: Michaela Böhmig. Rosa De Vito Winternitz, Claudia Scandura e la sottoscritta, mentre la terza tranche è stata velocemente inventariata con l’aiuto di un gruppetto di studenti di russo che, muniti dei propri computer portatili, hanno steso a casa Ripellino l’elenco dei libri da trasportare alla “Sapienza”.
Valenti italianisti, presenti al Convegno del 23 ottobre scorso, hanno iniziato a raccogliere in volume saggi sparsi, interviste, articoli di stampa, prefazioni, note e recensioni di Ripellino, a ripubblicare e chiosarne le raccolte poetiche[1]. Un’attività che negli ultimi anni si è fatta ancora più intensa. Sono stati “riscoperti” e riproposti al pubblico anche i saggi di ispanistica, indimenticato amore giovanile di Ripellino[2]. Alla sua opera poetica[3] e storico-critica sono stati dedicati studi, come pure ai suoi rapporti con le arti visive[4] e al suo impegno civile[5], mentre sono andate sempre più allungandosi le bibliografie dei suoi lavori, passando dalle 570 posizioni registrate nel 1983 da Cesare G. De Michelis[6] al regesto curato nel 2020 da Antonio Pane che, combinando il criterio cronologico con quello della tipologia delle pubblicazioni, copre, composto in corpo undici, quarantun pagine del XXVII volume della rivista «Russica Romana»[7].
Un po’ alla volta hanno iniziato ad essere pubblicati anche gli inediti ripelliniani, tra cui alcune lettere a esponenti del mondo culturale italiano e internazionale, conservate negli archivi dei destinatari, quali Italo Calvino, Giulio Einaudi, Tommaso Landolfi, Ettore Lo Gatto e altri[8]. Un’altra, indirizzata al suo insegnante di Lingua russa all’università, Leonida Gančikov, è in corso di stampa[9]. Un nutrito pacchetto di missive indirizzate al poeta ceco Vladimir Holan, edite nel 2018, proveniva invece dall’archivio Ripellino[10].
Parliamo dunque dell’archivio. Nel 2008 gli eredi Ripellino (la moglie Ela e i figli Milena e Alessandro) sottoscrissero un contratto di comodato che ne prevedeva la cessione per dieci anni a un dipartimento della “Sapienza”, il quale si impegnava a inventariarlo e digitalizzarlo. Per una serie di motivi che non starò ad elencare, le cose andarono diversamente, ragion per cui l’archivio di Angelo Maria e di Ela fu acquisito nel 2010, dopo la morte di Ela, da un altro dipartimento dell’ateneo, che lo collocò nell’ “Archivio del Novecento”, dove si trova a tutt’oggi, non inventariato né digitalizzato, nonostante la presenza di una precisa clausola ad hoc.
Quanto al suo contenuto, mi baserò sugli appunti presi negli anni Ottanta e Novanta, nel periodo in cui lavoravo alla pubblicazione di alcuni inediti ripelliniani di argomento russistico sotto l’affettuosa tutela della signora Ela, a cui sono stata legata da una bella amicizia fino alla fine dei suoi giorni, ovvero fino al 2010. Ela Hlohová Ripellino, Elisa all’anagrafe, praghese, dell’archivio è stata la “vestale” dagli «occhi smeraldi»[11].
All’epoca presi nota del contenuto della sezione russistica, la più voluminosa e importante. Gli studi di letteratura russa costituiscono infatti il corpus più ampio е compatto dell’archivio е ben rivelano la passione profonda, l’inusitato «ardore» (parola, questa, attinta al vocabolario ripelliniano) dello studioso per le lettere russe. Lavorai nell’archivio non solo per procedere a una selezione degli inediti da raccogliere in volume, ma anche perché stavo scrivendo un ampio saggio su Ripellino per una prestigiosa collana scientifica russa, «Literaturnoe Nasledstvo» (‘Il retaggio letterario’), che stava preparando un volume monografico sul tema “La Russia e l’Italia”. Il progetto editoriale andò in fumo; a me restò, oltre all’articolo, anche l’elenco dei materiali d’archivio.
Il cuore dell’archivio era uno scaffale chiuso da due sportelli nella grande libreria anni Sessanta, in stile svedese, del salone di casa Ripellino, in via S. Angela Merici, a Roma. Lì lo slavista custodiva, in ordinate cartelle color grigio perla, i suoi lavori in progress, manoscritti con appendici di foglietti sparsi, non ancora inseriti nel corpo dei saggi. Data l’acribia con cui Ripellino lavorava, non era sempre facile stabilire se si trattasse di materiali raccolti in vista di un corso monografico oppure di saggi critici. Erano fogli non numerati, vergati con pennarelli multicolori, che mettevano allegria solo a guardarli. Aprendo le ordinate cartelle su cui si stagliava in neretto il titolo dei saggi, balzava all’attenzione l’organizzazione della pagina critica: un montaggio di frammenti, un variopinto collage di brani critici e di citazioni, per lo più poetiche.
Ripellino аmаvа scrivere su foglietti, su materiali poveri е casuali: inviti а teatro, а conferenze, locandine, biglietti d’auguri, ausili preziosi per poter datare l’epoca della composizione dei testi. Quando iniziava a stendere un lavoro, riuniva tutti i materiali raccolti in tempi diversi su quel dato autore o argomento е, in una festa di forbici e colla, aiutato da Ela – come ha recentemente ricordato il figlio Alessandro[12] − li ordinava in progressione, organizzandoli in un organico discorso critico. Colpisce in questi materiali la subitaneità е la limpidezza della scrittura: la bella, rotonda grafia ripelliniana − definita da Luciana Stegagno Picchio una «bellissima scrittura tonda, scrittura di pittore»[13] − ignora quasi del tutto correzioni е cancellature: è una scrittura felice е polita che scaturisce соmе di getto dopo un lungo lavoro di documentazione bibliografica е di elaborazione critica. Si sarebbe tentati di parlare di mozartismo, se Ripellino stesso non avesse messo in guardia, nel saggio su Puškin, contro lo stereotipo dell’«improvvisatore inebriato» che crea senza sforzo, «in un ‘raptus’ euforico»[14].
Nel 1979 fu pubblicato, a cura di Claudia Scandura e mia, il breve saggio Il cilindro di Esenin[15]. Cinque lunghi saggi − Pasternak, Majakovskij ride, Majakovskij piange[16], Esenin, Blok[17] e Gogoliana – furono da me raccolti nel 1987 nel volume, da tempo esaurito, L’arte della fuga[18], titolo ideato da Ripellino per un volume che aveva in animo di scrivere. Probabilmente i saggi sui quattro poeti pubblicati nell’Arte della fuga erano proprio destinati al libro che Ripellino intendeva scrivere: lo suggerisce il fatto che, in un testo del 1976 intitolato Un affiatato quartetto, egli aveva individuato in Blok, Esenin, Majakovskij e Pasternak le quattro vette della poesia russa del Novecento[19]. Forse, più che una dichiarazione d’intenti, quel testo era l’“abstract” di un lavoro già avviato.
Nel 1994 vide la luce su «Russica Romana» un inedito su Anna Karenina, curato dalla sottoscritta, che fu ripubblicato in volume l’anno seguente dalle edizioni Voland[20]. Non mi risulta che in seguito siano stati pubblicati altri inediti ripelliniani di argomento russistico.
L’archivio contiene inoltre studi ancora inediti di letteratura russa, tra cui un lungo saggio di 152 pagine manoscritte sul filosofo Nikolaj Fёdorov, pensatore che ebbe una grande influenza su Majakovskij e la sua generazione (un testo che ho trascritto ma che attende ancora di essere pubblicato) e una biografia di Puškin di 107 pagine manoscritte. Sarebbe molto interessante capire quale taglio critico avesse scelto Ripellino per ricostruire la travagliata esistenza e la complessa personalità del massimo poeta russo. In un primo momento si prevedeva di inserire anche questo testo nell’Arte della fuga, per dare testimonianza dell’ampiezza degli interessi di Ripellino; poi decidemmo di preferirgli Gogoliana, dal momento che il saggio costituiva una novità assoluta nello spettro dei grandi contributi russistici di Ripellino. In un primo momento Gogoliana doveva essere curato da Serena Vitale, che a un certo punto rinunciò al progetto e restituì il manoscritto alla signora Ela. La biografia di Puškin non rimase però senza cultori, poiché anni dopo la stessa Serena Vitale le dedicò il fortunato volume Il bottone di Puškin[21], più volte rieditato in Italia e anche tradotto in altre lingue. Il Puškin ripelliniano, invece, attende ancora il suo curatore. Una lunghezza simile – 109 pagine – ha anche un altro inedito sul poeta egofuturista Igor’ Severjanin.
Nell’archivio figurano anche materiali più brevi, quanto ad estensione. Si tratta di studi su alcuni poeti russi del Novecento: Mandel’štam, ancora Blok (i diari), gli Immaginisti, il poeta Nikolaj Zabolockij, e su due personalità dell’Ottocento russo, il poeta Vladimir Benediktov e lo scrittore e pensatore Timofej Granovskij. Scritti ancora più brevi е frammentari vertono uno sulla raccolta di racconti Le veglie alla fattoria di Dikan’ka di Gogol’ e, a sorpresa direi, un altro su un famoso personaggio del Seicento, l’etmano cosacco Ermak Timofeevič, il conquistatore della Siberia.
Di alcuni di questi inediti riuscii a stabilire l’epoca della stesura sulla base o di indicazioni interne ai testi o della datazione dei corsi monografici dedicati a quegli scrittori: oltre alle datazioni acclarate, o proposte, per i saggi dell’Arte della fuga, composti tra la seconda metà degli anni Sessanta e il 1977[22], posso indicare il 1967 per lo studio su Fёdorov e il 1974 per quello su Mandel’štam, mentre lo scritto sulle Veglie gogoliane risale a un periodo sicuramente posteriore al 1967.
Tra i grandi lavori di Ripellino attende ancora di essere pubblicato Storia di due clowns, grande monografia sul teatro сесо fra le due guerre, in particolare sul teatro d’avanguardia di Voskovec e Werich, una sorta di Trucco е l’anima di ambiente boemo. Una giovane boemista di cui non conosco il nome ne aveva chiesto il manoscritto alla signora Ela, per curarne la pubblicazione, ma non se ne fece nulla e, se ben ricordo, anni dopo glielo restituì.
Nell’archivio era custodito anche il manoscritto originale di Praga magica, che la famiglia decise di tenere per sé.
Altri materiali si trovavano invece nello studio di Ripellino, talvolta “scoperti” dalla signora Ela solo col passare del tempo, accidentalmente, come nel caso delle agende, foderate di carta, che Ripellino usava come serbatoio, “magazzino” di citazioni e appunti già selezionati e pronti per essere inseriti nei suoi testi critici. Non a caso, sul frontespizio delle agende troneggiava il titolo scherzoso Kaufhof, che talvolta Ripellino riportava nei manoscritti come fonte di alcune citazioni − Kaufhof, seguito dal giorno del mese in cui la citazione era appuntata nell’agenda. Invano all’epoca avevo consultato una lunga serie di omonimi bollettini commerciali tedeschi: il mistero di questa fonte non identificata fu sciolto solo dopo la pubblicazione dei saggi in questione. Uno smacco che ancora mi brucia.
Oltre alle cartelle, nell’archivio c’erano taccuini, libri con dedica, agende. Ricordo la commozione provata nel trovare due quaderni dattiloscritti, forse edizioni in samizdat, delle raccolte poetiche di Pasternak Kogda razguljaetsja (Quando rasserena) e Stichi iz romana v proze (Versi da un romanzo in prosa), cioè dei versi di Jurij Živago dal romanzo Il dottor Živago. Fu grande la curiosità di capire se le varianti appuntate a margine da Pasternak fossero state riportate nelle edizioni canoniche dell’epoca. Vi erano in effetti lezioni diverse, di cui conservo gli appunti e che a distanza di tanto tempo andrebbero confrontate con le più recenti edizioni pasternakiane. Se la memoria non mi inganna, i due quaderni entrarono a far parte del Fondo Ripellino della Biblioteca di Lingue.
Nell’archivio erano presenti anche lettere e cartoline indirizzate a Ripellino, ma non, a quanto mi risulti, minute delle sue lettere. Conservo l’elenco di quelle inviategli da scrittori russi, elenco che non presume però di essere completo:
- due lettere di Pasternak, una del 1955, in francese, in cui il poeta spendeva parole entusiastiche sull’antologia ripelliniana Poesia russa del Novecento (1954) − da lui definita «votre présent inestimable» −; un’altra, del 1956, in cui ribadiva la superiorità del Dottor Živago rispetto alla propria produzione lirica, in disaccordo con Ripellino che affermava (e avrebbe continuato a farlo anche in seguito) il contrario. Le due lettere furono pubblicate nel 1979 su «Nuova Rivista Europea»[23].
- una cartolina di Lydia (Lidija) Pasternak Slater, sorella di Pasternak, del 1963. Chimica per formazione, Lydia Pasternak era emigrata in Inghilterra dopo la rivoluzione d’Ottobre, e aveva tradotto poi in inglese molte opere del fratello;
- due lettere di Evgenij Evtušenko, allora giovane talento di grande successo, non datate, ma contemporanee o appena posteriori alla rivoluzione cubana castrista. Una lettera, da Cuba, era accompagnata da alcune poesie di Evtušenko, di cui una, Zoluška (Cenerentola), dedicata a Ripellino;
- una lettera del poeta Nikolaj Zabolockij, del 1957, anno in cui Ripellino fece un viaggio in URSS e conobbe molti poeti della nuova generazione, i cui versi avrebbe tradotto e raccolto nell’antologia Nuovi poeti sovietici, del 1961[24]. Nell’ottobre del 1957 Zabolockij venne in Italia con una delegazione di scrittori e di italianisti sovietici, che incontrò ed ebbe scambi di opinioni con Ripellino[25]. Il poeta era molto caro a Ripellino: ne aveva tradotto in russo tre poesie e lo aveva ospitato a Mosca nel 1958, poco prima della sua improvvisa scomparsa. Nel 1960 lo slavista ripercorse l’opera e la figura dell’amico in un intenso Diario con Zabolockij[26];
- una lettera di Lili Brik, del 1959, in cui la storica compagna di Majakovskij ringraziava Ripellino per il dono del volume Majakovskij e il teatro russo d’avanguardia (1959), una pietra miliare negli studi su Majakovskij, tradotto anche in altre lingue;
- due cartoline rispettivamente del 1962 e 1963, di un altro giovane e apprezzato poeta, Andrej Voznesenskij, molto stimato da Ripellino, da lui più volte tradotto e che ebbe modo di frequentare anche in Italia;
- una lettera del critico formalista Viktor Šklovskij, del 1963[27].
Ma perché ho usato il passato per parlare dell’archivio? Spero di poter ritornare presto a parlarne al presente: in realtà, il miglior modo per rendere omaggio a Ripellino nel centenario della nascita è proprio risolvere le questioni relative al suo archivio e renderlo disponibile alla comunità scientifica. Di recente è stato finalmente intrapreso un percorso per “dissotterrare” quello scrigno incantato che ho in parte descritto, e dobbiamo esserne grati a chi si sta impegnando in questa impresa meritoria: non un quartetto, ma un terzetto ben “affiatato”, la Preside di Lettere e Filosofia Arianna Punzi e i colleghi Camilla Miglio e Giovanni Solimine. Grazie al loro impegno sono stati appena stanziati fondi per cooptare un esperto di lingue slave in grado di orientarsi nei materiali dell’archivio e per bandire il concorso per un archivista che lavorerà alla loro sistemazione. Anche se l’autunno non è la stagione più indicata, sembra che l’archivio stia davvero uscendo dal suo lungo letargo.
- Mi riferisco al benemerito impegno di Umberto Brunetti, Alessandro Fo, Antonio Pane, Claudio Vela e Federico Lenzi; sulle raccolte ripelliniane da loro curate vd. Bibliografia degli scritti di Angelo Maria Ripellino, a cura di A. Pane, in «Russica Romana», XVIII, 2020, pp. 93-133; vd. inoltre il più recente A. M. Ripellino, Lo splendido violino verde, a cura di U. Brunetti, con due scritti di C. Bologna e A. Fo, Roma, Editoriale Artemide, 2021. ↑
- A. M. Ripellino, Oltreslavia. Scritti italiani e ispanici (1941-1976), a cura di A. Pane, nota introduttiva di A. Cusumano, Mazara del Vallo, Istituto Euro Arabo di studi superiori, 2007. ↑
- Già tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta alcuni critici avevano colto l’importanza e la peculiarità dell’opera poetica e narrativa di Ripellino; vd. le posizioni riportate in Angelo M. Ripellino (1923-1978). Bibliografia, a cura di C. G. De Michelis e con un disegno di A. Dell’Agata, Roma 1983 [stampato a Atripalda, Tipolitografia Pellecchia, 1984], p. 35, cui si può aggiungere: G. Spagnoletti, I racconti di Ripellino [1981], in La letteratura in Italia, Saggi e ritratti, Milano, Spirali, 1984, pp. 162-66. ↑
- Vd. A. M. Ripellino, I sogni dell’orologiaio. Scritti sulle arti visive (1945-1977), a cura di A. Nicastri, con uno scritto di A. Perilli, Firenze, Polistampa, 2003; A. Nicastri, Ars una. Angelo Maria Ripellino e gli artisti di Forma 1, con un’intervista ad A. Perilli e una testimonianza di P. Dorazio, Avellino, Ripostes, 2005. ↑
- Vd. A. M. Ripellino, L’ora di Praga. Scritti sul dissenso e sulla repressione in Cecoslovacchia e nell’Europa dell’Est (1963-1973), a cura di A. Pane, con la collaborazione di C. Panichi, prefazione di N. Ajello, contributi di A. Catalano e A. Fo, Firenze, Le Lettere, 2008. ↑
- Angelo M. Ripellino (1923-1978). Bibliografia, op. cit. Per una bibliografia degli studi su Ripellino, rimando all’elenco curato da Antonio Pane in A. M. Ripellino, Poesie prime e ultime, a cura di F. Lenzi e A. Pane, presentazione di C. Vela, introduzione di A. Fo, Torino, Aragno, 2006, pp. 24-26. Per gli studi d’epoca posteriore sono da ricordare gli atti del convegno “Angelo Maria Ripellino e altri ulissidi”, in Angelo Maria Ripellino e altri ulissidi, Atti del Convegno di studi (Ragusa, 6-7 aprile 2016), a cura di N. Zago, A. Schininà, G. Traina, Leonforte, Euno, 2017 (con interventi di R. Giuliani, N. Zago, U. Brunetti, G. Traina, E. Camassa, A. Schininà) e il volume di G. Traina, Primaverile ripelliniano. Su Ripellino prosatore, Modena, Mucchi, 2023. ↑
- Vd. Bibliografia degli scritti di Angelo Maria Ripellino cit. ↑
- A. M. Ripellino, Lettere e schede editoriali (1954-1977), a cura di A. Pane, introduzione di A. Fo, Torino, Einaudi, 2018; Id., Lettere a Ettore Lo Gatto, in Id., Sono contento di averti continuato. Lettere a Ettore Lo Gatto conservate alla Biblioteca nazionale centrale di Roma, a cura di V. Bottone e G. Mazzitelli, con la collaborazione di P. Avigliano, Roma, Biblioteca nazionale centrale di Roma, 2020, pp. 153-56. Altre lettere indirizzate a Giulio Bollati, Guido Davico Bonino, Italo Calvino, Ennio Cavalli, Gabriella Di Milia, Luciano Fabiani, Giuseppe Larocca, Rolando Pieraccini, Serena Vitale, Lev Veršinin e agli allievi e ai suoi studenti «anziani» sono apparse in svariate sedi: vd. Bibliografia degli scritti di Angelo Maria Ripellino, op. cit., passim. ↑
- La lettera è in stampa in «Russica Romana», XXX, 2023. ↑
- A. Cosentino, Poesie je vzácné koření». Ke korespondenci Angelo Maria Ripellino −Vladimír Holan 1948-1977, in «Slovo a smisl», XV, 2018, 29, pp. 187-89 [introduzione], 190-225 [lettere]. ↑
- Dalla lirica n. 35 della raccolta Notizie dal diluvio, Dove ci incontreremo dopo la morte?, in A. M. Ripellino, Notizie dal diluvio, Sinfonietta, Lo splendido violino verde, Torino, Einaudi, 1969, p. 49. ↑
- “Angelo Maria, mio padre” Intervista ad Alessandro Ripellino /“Angelo Maria, my father” Interview with Alessandro Ripellino, di/by G. Usai, in «RC. Progetto Repubblica Ceca» 3/2022-1/2023, p. 11. ↑
- L. Stegagno Picchio, Gli anni dell’«Enciclopedia dello spettacolo», in Omaggio a Ripellino, in «Nuova Rivista Europea», 10-11, 1979, p. 107. ↑
- A. M. Ripellino, Tre capitoli su Puškin, in A. Puškin, Teatro e favole, versioni di T. Landolfi, Torino, Einaudi, 1961, p. XXVII. ↑
- A. M. Ripellino, Il cilindro di Esenin, in Omaggio a Ripellino, op. cit., pp. 83-94. ↑
- I capitoletti Il circo, Teatralità dei cubofuturisti, Danze dei futuristi, Poesia come follia erano stati già pubblicati in «Stilb», 5, 1981, pp. 23-29 sotto il titolo Majakovskij ride, Majakovskij piange, con presentazione e a cura di R. Giuliani. ↑
- I capitoletti Fiori e La donna (in senso ornamentale) erano già apparsi in R. Giuliani, Da un inedito di Angelo Maria Ripellino su Aleksandr Blok, in Atti del Symposium “Aleksandr Blok”. Milano – Gargnano del Garda, 6-11 settembre 1981, a cura di E. Bazzarelli e J. Křesálková, Milano, Università degli studi di Milano, 1984, pp. 161-79. ↑
- Cfr. A. M. Ripellino, L’arte della fuga, introduzione [pp. 5-31] e cura di R. Giuliani, Napoli, Guida, 1987. ↑
- Cfr. A. M. Ripellino, Iridescenze. Note e recensioni letterarie (1941-1976), a cura di A. Pane e U. Brunetti, Torino, Aragno, 2020, vol. II, pp. 821-24. Il testo era stato approntato nel 1976 per un programma RAI e poi inserito nel 1980 nel programma di sala di uno spettacolo di Carmelo Bene; vd. ivi, p. 843. ↑
- A. M. Ripellino, Anna Karenina, a cura di R. Giuliani, in «Russica Romana», I, 1994, pp. 93-119, (introdotto da R. Giuliani, La Anna Karenina di Ripellino, ivi, pp. 87-92); L. Tolstoj, A. M. Ripellino, Per Anna Karenina, a cura di R. Giuliani, Roma, Voland, 1995. ↑
- Cfr. S. Vitale, Il bottone di Puškin, Milano, Adelphi, 1995. ↑
- Ho datato la composizione dei testi al 1972 per il saggio su Pasternak, al 1977 per l’ultimo intervento certo su Majakovskij ride, Majakovskij piange, al 1965-66 per la composizione di Esenin, alla seconda metà degli anni Sessanta per Blok e alla fine degli anni Sessanta-1972 per Gogoliana; vd. A. M. Ripellino, L’arte della fuga cit., pp. 374, 381-82, 391, 398, 406. ↑
- Negli anni di «Živago»: due lettere inedite di Pasternak a Ripellino, nota e traduzione di C. Scandura e R. Giuliani, in Omaggio a Ripellino cit., pp. 97-101. La seconda lettera fu pubblicata priva della lunga appendice in cui Pasternak spiegava passi delle sue liriche, che in quel periodo Ripellino stava traducendo e preparando per le stampe. ↑
- A. M. Ripellino, Nuovi poeti sovietici, Torino, Einaudi, 1961. ↑
- Vd. A. M. Ripellino, Dnevnik s Zabolockim, perevod M. Maurizio, primečanija I. E. Loščilov, in Italija v russkoj literature, pod red. N. E. Mednis, Novosibirsk, Izd. NGPU, 2007, pp. 190-93. ↑
- A. M. Ripellino, Diario con Zabolockij, in «L’Europa letteraria», 5-6, 1960, pp. 45-57, ripubblicato in Id., Letteratura come itinerario nel meraviglioso, Torino, Einaudi, 1968, pp. 251-66. ↑
- Nella lettera Šklovskij pregava Ripellino di salutare gli studenti della sua cattedra, che aveva avuto modo di conoscere e apprezzare. Questi stessi studenti – C. Graziadei, E. Robertiello, A. V. Visalberghi, S. Vitale – sotto la guida di Ripellino avrebbero poi scelto e curato testi di V. Šklovskij, B. Ejchenbaum, R. Jakobson, G. I. Vinokur, K. Skipina, T. Roboli, V. Hoffmann, Ju. Tynianov, raccolti in Sklovskij & Co., in «Nuovi Argomenti», 6, 1967, pp. 218-72. ↑
(fasc. 50, 31 dicembre 2023)