Rec. di Angelo Manitta, “La Regina di Saba – La Reine de Saba” (Il Convivio 2023)

Author di Carmine Chiodo

Angelo Manitta è senz’altro una presenza assidua e importante nella cultura, nella letteratura e nella poesia del nostro tempo, com’è attestato dalla sua produttiva attività letteraria e poetica nonché per il suo impegno profuso nel campo dell’editoria: tra le altre cose, ha fondato due importanti riviste, rispettivamente di poesia e di letteratura.

Come poeta, oltre che come penetrante critico letterario, è autore di varie e lodate sillogi poetiche, tra cui il poema Big bang. Canto del villaggio globale del 2018, in 108 canti. Ora, con La Regina di Saba si riconferma un poeta di tutto rispetto e mostra la propria fine cultura e sensibilità di uomo e di poeta nell’affrontare, come in precedenza, la condizione esistenziale, guardando al mito, alla storia e rivisitando pure la poesia classica.

Di scena questa volta è la mitica regina di Saba che il poeta fa rivivere in tutta la sua personalità, e ben descritto è il territorio in cui è vissuta. Non solo della regina si tratta nel poemetto, ma anche del re Salomone che la regina visita.

L’opera di Angelo Manitta, bella e coinvolgente, risulta essere composta da versi giambici e mette nelle condizioni di viaggiare nel tempo, nell’ambiente, nella geografia e nella vita umana. Certo, non mancano le passioni e soprattutto emerge quella amorosa, come ben vede Jean Sarramèa, il quale giustamente la mette in risalto. Chi legge non può fare a meno di riflettere e di meditare sulle profonde considerazioni, filosofiche e non solo, dei personaggi del poema, il re Salomone e la regina di Saba appunto.

Il lettore, leggendo, fa un viaggio mirabile e prodigioso che si svolge nello spazio. Ma la lettura richiede attenzione, e nel contempo veniamo travolti dal paesaggio dell’antico Oriente, assistiamo alle avventure, alle peregrinazioni della regina di Saba che incontra re Salomone.

Manitta presenta pure altre situazioni, circostanze e avvenimenti. Vengono create atmosfere particolari e meravigliose. Presente è il deserto con le oasi e carovane che poi arrivano al palazzo del re, mentre molto bene sono descritti i meandri della passione erotica e dell’arguzia intellettiva. Solo un poeta della cultura e della sensibilità di Manitta poteva regalarci una simile, mirabile e affascinante opera poetica, di cui subito voglio esibire alcune citazioni: «I cammelli mansueti piegano gli stinchi / e, fusi con la polvere, gravano i passi; / sostengono carichi di mercanzia donata, / tra lo schiocco delle dita e il vocio dei bimbi» (p. 20); «Le puttane aprono le gambe agli avventori, / ignari di turgidi sessi abominevoli. / In filari, le porte chiuse con spranghe / di legno, ondeggiano al venticello delle colline […]»; «Le voci corrono sull’onda della fama. / La regina è giunta alle porte della città. / Salomone offre olocausti e sacrifici, / l’altare fuma nel tempio di pietra, […] / la regina di Saba avanza nella sala: / la saggezza sfida prove di acutezza. / Gerusalemme accoglie grandi ricchezze, / cammelli carichi di aromi e di profumi […]» (p. 28).

Eccoci in questo «oriente misterioso», dove la luce muove uomini e donne, una luce «radiante d’opale e di diaspro», e l’incenso brucia «davanti al dio pagano di indurita pietra, […]»; ci sono «piazze larghe dei desideri»; e poi c’è la «strada che conduce / al volto misterioso d’un mistico sovrano / per freschi segni d’insaziato amante»; e ancora «Tazze di smalto e tavoli d’argento, / piatti […] su vassoi di diamante», «i saturi cammelli ricoperti di drappi», «le divise dei coppieri sfoggiano ricami» etc.

La regina di Saba aveva sentito parlare della saggezza e della bontà del re Salomone e volle, perciò, conoscere di persona se fosse vero quello che si diceva su di lui. E ora eccola, «La regina di Saba ammira la saggezza / del re Salomone, il palazzo costruito / di sandalo, i cibi della sua tavola, gli alloggi / dei suoi cortigiani, l’operosità dei ministri […]»; «Davvero grande è la tua saggezza, Qohelet. / Non credevo alle parole millantate, ma ora, / estasiata, contemplo la sfinge d’alabastro: / non m’era stato riferito neppure la metà! / Sapienza e prosperità tu superi per fama. / Beati gli uomini che servono alla tua mensa, / beate le donne che lavano il tuo corpo, / beate le fanciulle che accolgono i tuoi baci, / beati i servi che ubbidiscono ai tuoi ordini, / beate le serve che ammirano il tuo volto». Lodi, lodi a profusione, fino a che non si svolge un bel dialogo fra i due, ricco di grandi riflessioni. Mi pare, infatti, che il poema sia diviso in due sequenze: la prima che presenta il viaggio della regina di Saba e la seconda che descrive l’incontro con il re saggio. A tal riguardo il testo presenta, infatti, una parte di preparazione a quello che è, poi, l’incontro con il re Salomone, ponendo in primo piano i due protagonisti.

Il poema, da un punto di vista tematico e linguistico, si mostra compatto e unitario. Il ritmo è ampiamente narrativo e offre toni ampi e distesi; varie e suggestive le immagini e le sequenze, gli avvenimenti avvincono chi legge, che si vede apparire davanti agli occhi diversi scenari, episodi, ambienti. E poi sempre con stile nitido e chiaro il dialogo tra i due sovrani: «La ricchezza del saggio è il potere di conoscere / i cuori, sentire i desideri, prevenire / le aspirazioni […]. / La ricchezza del saggio è percorrere le vie / della città in un alone di soffi di meduse / […]. / La ricchezza del saggio è mettere a tacere / il nemico arrogante e impertinente con la forza / degli occhi e del semplice gesto […]». Non solo la saggezza ma l’onestà che, tra le altre cose, è «la coppa dell’origine della vita», è una «rendita senza giustizia», è «l’onda del mare che acqueta il marinaio». Dopo c’è la «felicità», che è «una nube che attraversa gli angeli / all’orizzonte e accompagna i giorni vuoti / […]». E ancora ecco «la bellezza di una donna» che «allieta il volto, / supera il desiderio dell’uomo senza tempo […]». Da citare, infine, la bella metafora: «La bellezza di una donna è il cielo terso […]».

Altra tematica consistente è la passione amorosa tra i due, come si è detto: «La regina di Saba / accoglie l’ultimo bacio, offre l’ultima / carezza, asciuga l’ultima lagrima»; e il re Salomone: «La notte d’amore ha intenerito / i miei sensi, ha fiaccato la mia forza […]. / Sento trafiggermi dall’acutezza d’una freccia». Ora si profila la partenza, il distacco e «La saggezza d’una donna innamorata sta / nel capire che tutto è finito. Altri destini / ci aspettano, altri cuori s’inebriano d’amore. / Ma la saggezza d’un re mi ha conquistata / come se fossi fanciulla al primo amore / […]». Partenza «dolorosa», certo, e il vento canta la «canzone triste della partenza / della carovana, piangono i cammelli e i cammellieri, / piange il suo cuore nell’ultimo sospiro. / L’orizzonte che accoglie umidi albori / spegne nell’aria emozioni d’amore».

Nell’opera sono presentate la condizione esistenziale, le sue alterne vicende ora positive ora negative, e si nota tutta una serie di immagini, di vicende, di riflessioni e considerazioni che raccontano la vita umana: immagini splendide che sollecitano riflessioni universali, mettendo in risalto le pieghe più profonde dell’animo umano, l’interiorità degli uomini e delle donne che appaiono – come bene ha chiosato Sarramèa – «esseri di polvere e di sole». Riflessioni e parole, permeate di etica e di filosofia, s’imperniano poi, come abbiamo già visto, sulla bellezza, sull’onestà, sulla felicità, per esempio. Insomma tutto dice, tutto si riduce a quella che è la «tormentata» e alternante condizione umana che coinvolge pure noi.

Oggi come oggi, molti scrivono versi e si atteggiano a poeti, anzi a grandi poeti; non è così per Angelo Manitta, che è poeta di tutto riguardo e rispetto, e che ci ha donato e ci dona vera e sentita poesia, che scandaglia profondamente la sostanza umana, la vicenda esistenziale, proiettandola, servendosi della storia e del mito, in spazi e tempi lontani e misteriosi ma ricchi di significati, di atti e attimi di vita, di sentimenti, di luce, di azioni che ci dicono chi è l’uomo, la donna, l’essere in generale che soffre e agisce. Così il poeta presenta, e lo si vede benissimo dal testo, un turbinio, uno svolgersi incalzante, un dipanarsi e sciogliersi e avvicendarsi di avvenimenti e di contesti che s’accompagnano a sentimenti, immagini, emozioni, personaggi: e tutto affascina il lettore.

(fasc. 49, 31 ottobre 2023, vol. II)