Recensione di Lily Brooks-Dalton, “La distanza tra le stelle”

Author di Chiara Esposito

A leggere il titolo del primo romanzo della scrittrice statunitense Lily Brooks Dalton, di primo impatto, può sembrare di ritrovarsi davanti all’ennesimo romanzetto d’amore propinatoci nelle librerie e in tv, in cui due giovani innamorati separati da circostanze avverse superano ostacoli e affrontano sfide incredibili per potersi ricongiungere. Andando oltre i pregiudizi, si scopre, invece, che si tratta di un romanzo di fantascienza, incentrato sulle stelle citate appunto nel titolo o, meglio, sul loro universo, lo spazio. L’ignoto a noi sconosciuto che si dipana oltre i confini della Terra non è, però, il protagonista ma il palcoscenico della doppia storia presentata dall’autrice, quella dell’astronomo Augustine, che guarda al cielo come a un sogno impossibile da raggiungere, e quella dell’astronauta Sully, che in quello stesso cielo tanto agognato dall’uomo è rimasta ingabbiata.

Augustine è un astronomo di 78 anni che ha dedicato tutta la vita allo studio dello spazio e delle stelle. Quando un incidente nucleare provoca l’evacuazione dell’hangar dove sta lavorando come ricercatore al Polo Nord, decide di non tornare a casa sua ma di restare lì da solo, non avendo altro scopo o affetti nella vita. Poco dopo che tutti sono andati via, trova in quel luogo desolato una bambina di nome Iris: non sa come sia finita lì e la sua presenza gli sembra impossibile; tuttavia, non trovando spiegazione a quel mistero, decide di prendersi cura di lei.

Sully, invece, è un’astronauta, da due anni in missione sull’Aether, la navicella spaziale che condivide col resto della sua squadra, come lei nello spazio per esplorare l’orbita di Giove. Durante il viaggio di ritorno l’equipaggio perde i contatti con il pianeta Terra: vani i vari tentativi da parte di Sully (addetta al collegamento radio) di rintracciare qualcuno che possa aiutarli a capire cosa stia accadendo e guidarli nel ritorno a casa. La nuova missione è, allora, quella di sopravvivere alla solitudine, sperando di riuscire a far ritorno nel proprio mondo sani e salvi.

Un primo aspetto interessante del libro è proprio il modo in cui le due trame vengono presentate al lettore, ossia attraverso l’alternarsi di capitoli che seguono le due vicende, sin dall’inizio destinate a intrecciarsi. I protagonisti infatti, diversi per aspetto, sesso ed età, risultano – man mano che il racconto va avanti – sempre più intimamente simili, soprattutto grazie alle tante pagine che la scrittrice dedica al ricordo della loro vita passata.

Proprio la solitudine a cui Augustine e Sully sono forzatamente sottoposti sembra dare loro il tempo e lo spazio necessari per riflettere su di sé, su ciò che sono stati, sulle scelte compiute, quelle rimpiante e quelle che invece rifarebbero sempre. Così veniamo a sapere dell’infanzia di lui, tormentata e difficile a causa del padre severo e della madre malata, del rifugio nella meccanica, del conseguente distacco emotivo da tutte le cose, anche dalle più preziose come l’amore, l’affetto, il calore umano. Lo stesso prova Sully, partita lasciando la sua famiglia alle spalle, incapace di sentirsi legata veramente a qualcuno o qualcosa, pur essendo madre e moglie. D’altronde, anche l’infanzia della giovane astronauta è stata complicata, vivendo ella senza un padre e con una madre dedita completamente al suo lavoro sullo spazio, abbandonato poi per una nuova famiglia dalla quale Sully si sente esclusa.

Proprio la figura della madre di Sully esplicita la connessione tra i due protagonisti, dando al lettore la conferma che la sua intuizione è esatta, ovvero che un legame reale (non solo simbolico) tra i due personaggi esiste, ed è proprio Jean, la madre di Sully ma anche l’unica donna che Augustine abbia mai amato in vita sua. Questa rivelazione rappresenta il punto focale su cui s’impernia l’intero romanzo, ed è offerta solo al lettore che, tramite gli indizi disseminati nel testo, è in grado di stabilire la relazione tra Augustine e Sully, i quali invece resteranno ignari di tutto e immersi ognuno nella propria avventura.

In particolare, nei capitoli incentrati su Augustine, è molto interessante notare come l’autrice ponga l’accento sulla descrizione della flora e della fauna, che vanno ad assumere quasi una valenza simbolica. L’episodio in cui il protagonista uccide un lupo senza pietà simboleggia, ad esempio, l’abitudine alla paura, ma anche il rimorso, la vergogna, tutte emozioni nuove per il protagonista. La passione della piccola Iris per gli animali del posto, come i buoi muschiati, le lepri selvatiche, la sofferenza per la morte di qualsiasi specie paiono esemplificare, invece, la purezza e la gentilezza d’animo.

Passando all’universo di Sully, uno spazio preponderante sembra riservato ai rapporti umani: quasi come se si osservasse un esperimento, l’autrice racconta attraverso gli occhi del personaggio come ogni membro dell’equipaggio reagisce all’isolamento. In campo tutte le emozioni umane, dalla rabbia alla frustrazione, dalla tristezza alla commiserazione, alla solitudine. L’accennata trama amorosa tra Sully e il comandante Harper vivifica, poi, l’intreccio narrativo e, sebbene nulla accada tra di loro, la sola possibilità che possa esserci una storia d’amore sulla navicella s’insedia nel pensiero del lettore, il quale spera in un cenno esplicito o in un gesto caloroso fra i due. Tuttavia, anche questo amore sembra essere nient’altro che un espediente, per Sully, per poter scavare in sé stessa e capire perché non riesce ad accogliere quel sentimento, per poi riuscirci alla fine di un percorso che fine non è, ma pare «un inizio, una dinamica sconosciuta e insostenibile» (p. 318).

Nonostante gli ampi sviluppi delle due storie parallele, il continuo rimando al passato, se da un lato, come già constatato, consente al lettore di conoscere a fondo i personaggi, costruiti approfonditamente, dall’altro rallenta inevitabilmente il ritmo narrativo, in alcuni punti pesante e poco incalzante. Al di là di pochi momenti di suspence – come quello in cui Augustine e Iris intraprendono il viaggio verso una base radio più distante dall’hangar o quello in cui Sully deve affrontare la passeggiata nello spazio per aggiustare la parabola dell’Aether –, per il resto la narrazione rimane piatta, ma carica di aspettative. Il lettore percepisce, infatti, che qualcosa deve accadere, spera nella salvezza dei due personaggi e attende il momento in cui finalmente i loro destini si incrocino e cominci la vera storia. Tuttavia, il momento in cui questo sembra poter accadere è solo alla fine del sedicesimo capitolo, con quel “contatto” che sembra preannunciare una rivoluzione ma che invece poco cambia: Sully e Augie non possono cambiare la loro reciproca situazione, la radio funziona male e non riescono nemmeno a sentirsi un’ultima volta prima che lei cominci il proprio viaggio verso la Terra. Non sapranno mai di essere padre e figlia, non riusciranno mai a incontrarsi. La speranza del lettore è, quindi, disillusa perché non porta a nessuno stravolgimento.

Il senso di tutto ciò che viene raccontato nel libro non risiede allora nella potenzialità non espressa dell’incontro dei due protagonisti, ma nello stesso contatto avvenuto:

[…] Era successo qualcosa quando gli aveva parlato: qualcosa che l’aveva sciolta, solo un pochino, che aveva ammorbidito la parte di lei che era rimasta intrappolata nel ghiaccio subito dopo il lancio. O forse era così già da prima: da quando si era resa conto di aver perso la sua famiglia, che in realtà non era mai stata sua. Quella debolissima connessione con l’uomo dell’Artico, attraverso quella distanza infinita, le aveva ricordato che perfino le cose fugaci, nella tristezza, avevano un loro peso. Che poche parole potevano significare molto. (P. 318)

[…] Non sapeva nemmeno da dove cominciare, né cosa le avrebbe detto quando si fossero rimessi in contatto, ma non gli sembrava importante. Voleva solo ascoltarla ed essere ascoltato. Avere un altro momento di onestà, dopo tutto quel tempo. Solo uno. (P. 304)

Il calore emanato dall’ascolto di una voce umana, seppur lontanissima, è stato quindi in grado di portare alla luce il cambiamento emotivo dei due protagonisti che, liberatisi dalla propria fredda solitudine interiore, hanno compreso l’essenzialità e la necessità della vicinanza altrui. Il romanzo dunque, per quanto aderente al genere fantascientifico, si occupa soprattutto di dare spazio all’animo umano con le sue intense sfaccettature. Il fatto stesso che non si utilizzino termini scientifici o estremamente specifici per descrivere la vita nello spazio e ciò che la riguarda denota l’intenzione da parte dell’autrice di focalizzarsi su ciò che è realmente al centro della storia, e cioè l’enorme vuoto affettivo che i due protagonisti sentono dentro di sé e che solo attraverso questo viaggio riescono a superare.

(fasc. 38, 28 maggio 2021)

• categoria: Categories Recensioni