Recensione di Stefano Brugnolo, “Dalla parte di Proust” (2022)

Author di Simone Bacchelli

Quando ci si avvicina a un libro sull’opera di un autore come Proust nell’anno del centenario dalla sua morte si rischia spesso di rimanere delusi. Si sa che il mondo dell’editoria è governato, come qualsiasi altro settore, dalle leggi del mercato e quindi dalla necessità di offrire, specie in occasioni speciali, prodotti sempre nuovi e diversificati, spesso a discapito della qualità e dell’originalità. Capita così che, in occasione di questi centenari celebrativi, gli scaffali delle librerie espongano in bella vista l’ennesima biografia e svariati saggi critici che, una volta acquistati con entusiasmo dal lettore e presi in esame, si rivelano poi non così originali o interessanti. Ed è con un po’ di scetticismo, se non addirittura con velato snobismo, che mi sono quindi avvicinato a questo libro, che già dal titolo non si presentava come particolarmente originale: basti pensare al vecchio saggio di François Mauriac, Du côté de chez Proust (Paris, La Table Ronde, 1947), o al più recente progetto editoriale di Laurence Grenier, Du côté de chez Proust (Paris, First Éditions, 2019).

Tuttavia, Dalla parte di Proust (Carocci 2022) di Stefano Brugnolo, docente di Teoria della letteratura all’Università di Pisa, si è rivelato sotto molti aspetti un libro assolutamente non scontato. Il saggio si presenta come una sorta d’introduzione all’opera proustiana che può essere fruita contemporaneamente da due tipi opposti di lettore: quello che non ha alcuna familiarità con la Recherche e con il mondo di Proust, e quello più esperto e appassionato che già conosce, oltre che il romanzo, anche la bibliografia critica. Ma, nel primo caso, il libro non si configura come un classico saggio introduttivo quale può essere la splendida ma oramai un po’ datata Introduzione a Proust (Bari, Laterza, 1991) di Mariolina Bertini, o il più recente Proust. Guida alla Recherche (Roma, Carocci, 2018) di Alberto Beretta Anguissola[1]. Infatti, Brugnolo non esplora in maniera organica l’opera dello scrittore, soffermandosi ad esempio sulle fasi della composizione del romanzo, sulla questione della pubblicazione, sulla divisione in volumi o sullo stato della critica; né tantomeno si abbandona a lunghe digressioni sulla vita dell’autore, sulle sue stranezze o sugli elementi autobiografici riconducibili a una determinata scena o personaggio del romanzo. Ciò che fa Brugnolo è, infatti, qualcosa di diverso. Proponendoci una lettura guidata di alcuni brani tra i più conosciuti e rappresentativi della Recherche, e concentrandosi su certi nuclei tematici fondamentali, che vengono via via costantemente ripresi, ampliati e approfonditi, attraverso una tecnica che egli stesso definisce «leitmotivica» (p. 14), l’autore cerca di stimolarci, di incuriosirci nei confronti di quello che è forse il romanzo più importante e rappresentativo della letteratura del Novecento. Ed è per questo aspetto che il saggista si dimostra subito “dalla parte di Proust”, poiché proprio questa tecnica compositiva legata al Leitmotiv è alla base della costruzione della stessa cattedrale proustiana. È, infatti, ribadendo l’importanza e la forza dell’analogia all’interno di quell’opera, e facendola sua nel costruire il saggio che stiamo leggendo, che l’autore definisce la Recherche come una «cassa di risonanza» dove ogni gesto, ogni oggetto o comportamento dei personaggi risuona di altrettanti gesti, oggetti o comportamenti, anche a distanza di centinaia di pagine (p. 25). I vari capitoli e paragrafi si prestano, quindi, a essere letti (proprio come i vari volumi della Recherche) sia autonomamente sia in una visione d’insieme. E se ciò può creare, a un primo sguardo, una sensazione di confusione, di accumulazione eccessiva di tanti argomenti che meriterebbero ciascuno un libro a parte, alla fine della lettura tutto appare chiaro e collegato da svariati fils rouges che convergono in un’unica matassa.

Se, quindi, per il lettore che ha già una conoscenza del mondo letterario dell’autore francese molti dei temi trattati (come la memoria, la vocazione artistica, il sogno, lo snobismo, la gelosia, l’omosessualità, la malattia, l’invidia sociale ecc.) risulteranno già fortemente battuti da circa un secolo di letteratura critica, tuttavia egli non potrà non apprezzare l’approccio e l’ottica con cui Brugnolo vi si accosta e ne parla.

Per il saggista la Recherche è «una festa per la mente che si emancipa dal conformismo delle idee ricevute e dei sillogismi psicologici e sociologici scontati, per scoprire corrispondenze e nessi di senso alternativi» (p. 24). Quella proposta dall’autore è, infatti, una lettura che poco guarda a questo secolo di riflessioni. Ma, se la debolezza di questo lavoro può essere identificata proprio nello scarso peso assegnato alla bibliografia critica sullo scrittore, è altresì vero che questa “lacuna” ne costituisce anche la forza, in quanto permette a Brugnolo di osservare determinati elementi in un’ottica diversa, capace di rivelare sfaccettature talvolta nuove e profonde. Ed è lo studioso stesso a sottolinearlo, facendo suo un concetto proprio di Proust, secondo il quale «più si studia un’opera e più si rischia di allontanarsi da un rapporto vitale con essa» (p. 29). Ciò che Dalla parte di Proust rivendica è allora un approccio impressionistico a un’opera in cui si deve partire proprio dalle sensazioni, dai sentimenti e dall’«impressione diretta così cara a Proust, per poi cercare degli “equivalenti intellettuali”» (p. 29).

I modelli critici già utilizzati vengono, quindi, spesso accantonati e, quando ci si riferisce a qualche modello teorico, lo si fa orientandosi su strutture non ancora applicate all’opera proustiana, che siano in grado di rivelare nuove prospettive, nuove angolazioni della stessa. È ciò che avviene, ad esempio, per quel che riguarda il fondamentale sistema metaforico della Recherche, spiegato dall’autore mediante il riferimento al pensiero simmetrico elaborato da Ignacio Matte Blanco; pensiero che nella critica italiana era stato reso noto dal maestro di Brugnolo, Francesco Orlando (1934-2010) e al quale lo stesso allievo dedica diverse pagine del proprio saggio[2]. Oltre a Matte Blanco, Brugnolo fa dialogare in maniera originale l’opera di Proust con pensatori come Freud, Carl Schmitt e Max Weber, e ‒ cosa ancora più interessante ‒ polemizza con alcune tendenze critiche in voga negli ultimi anni, ricordando come l’opera e il pensiero di questo scrittore, nato oltre un secolo fa, siano ancora oggi attuali nello spiegare i fenomeni sociali e culturali del nostro tempo, senza mai perdere di vista il contesto storico in cui quell’opera e quel pensiero si sono formati.

Alle correnti queer o gender «che spesso si dedicano a smascherare i personaggi di Proust», e alla cancel culture legata al cosiddetto pensiero politicamente ed eticamente corretto, che si indigna contro l’arte del passato perché può contravvenire «ai nostri principi e criteri etici e ideologici», Brugnolo contrappone l’umorismo (specie quello nero di cui aveva già trattato nel saggio La tradizione dell’umorismo nero, Roma, Bulzoni, 1994) e l’ironia, quella pungente e rivelatrice ripresa dallo stesso Proust, ponendosi in definitiva contro le «cattive derive contemporanee della critica ideologica verso la letteratura e l’arte in genere» (p. 97).

Insomma, Dalla parte di Proust è un libro che, nato anche grazie al processo maieutico frutto di mesi di discussione su un gruppo Facebook dedicato allo scrittore francese (cfr. p. 14), con uno stile fresco e piacevole e con uno sguardo particolare, porta l’attenzione su svariati temi interessanti non solo dal punto di vista della critica letteraria ma anche della riflessione sulla contemporaneità e, ciò facendo, rende omaggio a Proust nel centenario della sua morte, mostrandocelo più vivo che mai.

  1. Altre introduzioni a Proust disponibili in lingua italiana e oramai classiche sono inoltre M. Bertini, Guida a Proust, Milano, Mondadori, 1981; J.-Y. Tadié, Proust, Milano, Il Saggiatore, 1985; M. L. Belleli, Invito alla lettura di Proust, Milano, Mursia, 1988; R. Shattuck, Proust, Milano, Mondadori, 1991.
  2. Di Orlando è appena uscita una raccolta di saggi proustiani (in parte già editi) a cura di Luciano Pellegrini: In principio Marcel Proust, Roma, nottetempo, 2022.

(fasc. 46, 30 dicembre 2022)

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