Dal retro di copertina di Proletkult di Wu Ming (Einaudi 2018), a firma di Tatiana Larina: «Proletkult racconta la storia della Rivoluzione sovietica senza nostalgia, ma ribadendo ciò che funzionò, ciò che andò storto con una lucidità rara. E già questo sarebbe degno di nota, ma lo fa attraverso una scrittura che sperimenta la fusione tra romanzo storico, genere fantascientifico e biografia. Il risultato è allo stesso tempo sconvolgente e travolgente. E ti resta appiccicato ai pensieri».
In effetti, il libro tratta, sì, della storia della Rivoluzione sovietica, ma attraverso i pensieri e i ricordi di Bogdanov, rivoluzionario, scienziato, scrittore che a un certo punto della sua vita si trova a vivere uno strano incontro. Denni, la ragazza che arriva da un altro pianeta, Nacun, sembra proprio una marziana uscita direttamente dalle pagine del libro di Bognadov, Stella rossa.
Prima dell’incontro con questa stramba ragazza, Bogdanov quasi non ci pensa più a quello che ne è stato della Rivoluzione, alle strade che hanno preso i suoi compagni rivoluzionari, a quanto diversi siano stati i loro destini. Sono tutti pensieri repressi, ma l’incontro con Denni risveglia i ricordi nella sua mente. La ragazza è arrivata sul Pianeta Terra per cercare Leonid, suo padre, unico essere umano ad aver viaggiato su Nacun. Lo scopo – o, meglio, il sogno utopico – di Denni è instaurare un’alleanza fra terrestri e marziani, e far sì che si venga a creare un socialismo interplanetario.
Bogdanov, durante la Rivoluzione, era compagno proprio di Leonid e aveva ascoltato il racconto di come l’uomo avesse vissuto per sette mesi su quel “Pianeta altro”, Nacun. Da tale spunto nasce il suo romanzo fantascientifico, Stella rossa, che, a tutti gli effetti, racconta la storia di Leonid.
Di certo Bogdanov non si sarebbe mai aspettato di veder arrivare una ragazza proprio dallo stesso Pianeta descritto da Leonid. Da questo momento in poi, Bogdanov si immerge nel proprio passato. Ad ogni squarcio di presente si alternano sprazzi sempre più prolungati di vita passata e i lettori si trovano inevitabilmente catapultati in un periodo fatto di pensieri rivoluzionari, carcere, torture, arresti. Vivono la Rivoluzione assieme a Bogdanov e ai compagni, si schierano da una parte o dall’altra, soffrono e rinunciano assieme a loro. Riflettono e s’interrogano con loro.
La cura redazionale del testo è impeccabile: quando ci s’imbatte nei dialoghi costruiti con le caporali («»), si sa che ci si trova nel passato di Bogdanov, e quando, invece, i dialoghi sono costruiti con il trattino (–), si è consapevoli che il personaggio è tornato nel tempo presente. Dopo l’incontro con Denni, i flashbacks diventano sempre più frequenti: nella prima parte essi sono solo sporadici, mentre nella seconda passano a occupare sempre più spazio fino ad arrivare alla terza parte, in cui interi capitoli sono dedicati al passato di Bogdanov.
Lo stile è godibile al punto da rendere la lettura scorrevole, ma mai banale: si alternano il lessico “meccanico” legato al mondo del lavoro, dato che Denni vuole costruire una radio capace di mettere in comunicazione la Terra e Nacun; il lessico medico, quando si parla delle trasfusioni che Bogdanov effettua ai suoi pazienti; e qualche termine in “nacuniano” (nonché la resa grafica – in nacuniano – del nome Denni).
Proletkult non è, dunque, soltanto un libro sulla Rivoluzione sovietica, che fa da sfondo alla vicenda individuale – e collettiva – di un rivoluzionario che riflette su ciò che è andato storto in quel lungo periodo di guerra e confusione, e fa capire al lettore il profondo significato di una cultura proletaria volta a istruire i lavoratori e a far sì che il potere arrivi nelle loro “mani collettive”. Un libro intrigante, avvincente, costruito con maestria da un gruppo di autori che, senza dubbio, sanno quello che fanno e, soprattutto, sanno come farlo.
(fasc. 40, 5 ottobre 2021)