Introduzione
Con l’aumento e la diffusione dei testi digitali, gli studiosi hanno sentito il bisogno di provare a classificare e collocare la CMC1, Computer-Mediated Communication2, all’interno della classica dicotomia tra scritto e parlato3. Questa nuova tipologia di comunicazione ha messo in crisi la tradizionale classificazione4 perché, pur avendo una veste grafica, per molti aspetti risponde alle caratteristiche strutturali tipiche del parlato5.
La capacità della CMC nel suo complesso di indebolire le dimensioni spazio-temporali, riducendo la distanza tra gli scriventi, non solo fisica, ma spesso anche sociale e psicologica, crea un effetto inedito nella scrittura, ovvero la parvenza di compresenza tra gli interlocutori6: è proprio questo effetto che dà alla comunicazione elettronica un orientamento dialogico7 che l’avvicina all’oralità. Ciò nonostante, non si tratta di semplice parlato. Infatti, in primis è priva di fonicità e poi, oltre a richiedere competenze ulteriori rispetto al semplice parlato, come leggere, scrivere e saper usare l’interfaccia elettronica, rimanda a un contesto culturale tipicamente scritto. Non è nemmeno una declinazione delle tradizionali forme di scrittura, proprio per una forte presenza della dialogicità8. Le caratteristiche peculiari della CMC le danno quindi una struttura fortemente interazionale9 che la differenzia dalla scrittura tradizionale: le si può dare la definizione, coniata dalla professoressa Fiorentino, di scrittura conversazionale10.
Lo scopo del mio lavoro è analizzare l’e-taliano, ovvero l’italiano usato nella CMC, utilizzato nei commenti agli articoli di giornali sulle testate online, e vedere come la digitalizzazione abbia influito dal punto di vista linguistico e dal punto di vista relazionale nella stesura di questi commenti.
Ho preso in esame i commenti a quattro articoli riguardanti lo stesso fatto, ovvero l’approvazione in Senato del decreto di legge Cirinnà sulle unioni civili, di quattro diverse testate nazionali: «La Repubblica», «Il Corriere della Sera», «Il Fatto Quotidiano» e «Il Sole 24 Ore». Visto l’alto numero di commenti agli articoli delle prime tre testate, ho preso in considerazione, come campione, gli ultimi duecento commenti, i primi in ordine di comparsa, di ogni articolo.
La scelta è ricaduta su queste quattro testate per l’alto numero di lettori che hanno, per la diffusione estesa a tutto il territorio nazionale in modo abbastanza equilibrato e per la buona architettura dei loro siti web, che permette una chiara e abbastanza intuitiva organizzazione dei commenti dei lettori.
Analisi linguistica
Nell’analisi linguistica dei commenti alle testate online mi sono concentrata su fenomeni che evidenziassero le caratteristiche tipiche della CMC come categoria a sé stante all’interno dell’asse scritto-parlato. Ho focalizzato la mia attenzione su alcuni aspetti in particolare: grafia, lessico e fenomeni testuali particolari.
Per quanto riguarda la grafia, possiamo dividere i fenomeni in due grandi categorie: gli espedienti grafici usati dagli utenti per rendere, nello scritto, fenomeni tipici del parlato; e gli espedienti, invece, prettamente grafici.
Spesso gli utenti sentono il bisogno di riprodurre nei loro scritti digitali tratti tipici dell’interazione FtF, face to face, come il tono della voce, le pause riflessive o l’espressione del volto, con l’unico mezzo a loro disposizione, ovvero la tastiera.
Nei commenti da me analizzati vi è un uso ipertrofico dei puntini di sospensione (che di norma vengono usati a tre a tre e servono a indicare una sospensione del discorso, o tra parentesi quadre l’omissione di una parte di una citazione), che vanno a svolgere le funzioni più svariate11. Uno degli usi più interessanti, che si ricollega alla particolare posizione della CMC sull’asse scritto-parlato, è quello di segnalare graficamente una pausa che faremmo nel parlato per prendere fiato e formulare nella nostra testa il procedere del nostro discorso.
«La Repubblica» 41:
freeman68
Accertata ancora una volta l’inaffidabilità’ e inutilità’ dei grulli, e’ il delirio dei “benaltristi” …si’ pero’…si doveva..legge monca…e via blaterando.
Spesso, inoltre, il numero normale di puntini viene disatteso e viene usato come espediente grafico per segnalare la lunghezza della pausa pensata dall’utente che scrive:
«Il Sole 24 Ore» 10:
gian18
Renzi–Verdini: accoppiata vincente……….. che squallore!
Interessante è invece notare lo scarso uso di un elemento ritenuto tipico della CMC, ovvero le emoticons12. Il loro ruolo è quello di sopperire alla mancanza della componente non verbale, uno dei cardini della comunicazione FtF, ma assente in quella scritta, aiutando l’utente a esprimere il proprio stato d’animo o il tono che vuole dare alla conversazione.
Nel corpus di commenti da me preso in considerazione l’uso delle emoticons è piuttosto contenuto, probabilmente a causa della serietà dell’argomento in questione. Nei pochi casi riscontrati sono state usate per smorzare un commento che si sarebbe potuto percepire come ostile13, o per rappresentare l’espressione dell’utente al momento della composizione del commento oppure lo stato d’animo dell’utente rispetto al commento cui sta rispondendo.
«Il Fatto Quotidiano» 117:
ZiaBettina
Fatti la domanda e datti la risposta… 🙂
Innanzitutto se leggi Avvenire leggi le opinioni della CEI… che ovviamente sa e sapeva benissimo che la legge in qualche forma sarebbe passata. Il discorso è lungo, non ce la faccio a farlo in due righe, e la premessa è che “la chiesa” – o meglio LA GERARCHIA – non è un blocco unico. C’è Adinolfi e c’è Galatino, per fare solo due nomi… e non vogliono necessariamente le stesse cose.
Un altro espediente creato dagli utenti è quello delle maiuscole enfatiche, usate per rendere immediatamente visibili, anche a un lettore distratto, intere parole o frasi. La maggior parte degli utenti usa questo espediente per mettere in risalto uno o più concetti chiave all’interno del proprio discorso, mentre altri lo adoperano per evidenziare il fatto che stanno citando una frase tratta dall’articolo e per separare quindi graficamente la citazione dal resto del commento, oppure per mettere in risalto il nickname di coloro ai quali si stanno rivolgendo nel rispondere a un commento.
«Il Corriere della Sera» 26:
Enrico Saint Just
I grillini escono dall’aula…..completano degnamente il loro TOTALE HARAKIRI POLITICO…..Mai vista una nullità ed incapacità di fare politica come quella mostrata da m5s in questa vicenda……INCREDIBILE !…..il comicone ha compiuto ancora una volta DA SOLO il miracolo di mandare allo schianto politico il suo partito !…..
In un caso, nel «Sole 24 Ore», è stata usata una lettera maiuscola all’interno di una singola parola, «petOloso», per sottolinearne ironicamente l’elemento di distinzione da «petaloso», parola notoriamente inventata da Matteo, un bambino di una scuola elementare del ferrarese su cui si sono concentrati i media italiani e non solo negli stessi giorni in cui è avvenuta l’approvazione al senato del ddl Cirinnà.
«Il Sole 24 Ore» 35:
guidomarcoantonio
…
… un maxiementamento “petOloso” …
…
Per quanto riguarda, invece, i tratti prettamente grafici, gli utenti tendono a usare tecniche che rendono lo scambio di informazioni il più rapido e diretto possibile, proprio a causa della dialogicità intrinseca nella CMC.
La strategia più adoperata, e anche la più celebre, è sicuramente quella delle abbreviazioni, che possono adempiere a diverse esigenze: la rapidità di scrittura, l’espressività o il segnalare l’appartenenza a un gruppo.
Esistono diversi tipi di abbreviazioni14. Quelle che ho riscontrato più frequentemente sono le abbreviazioni che prevedono una lettura endofasica come x al posto di ‘per’, ma si ritrovano anche “colte” e accettate anche nella scrittura cartacea come dx e sx per ‘destra’ e ‘sinistra’; abbreviazioni che avvengono per contrazione consonantica come cmq ‘comunque’ e, più rare, abbreviazioni per troncamento come cell per ‘cellulare’.
«Il Corriere della Sera» 28:
SEMPREINTER
Buondì Jona come sai non sono abbonata e tanto meno lo farò allora ecco qui il fatidico 27 e la ” prima entrata” nelle fatidiche 20.ho seguito comunque i commenti x me validi sull’argomento della settimana e considerando come sono andate le cose sono abbastanza “stomacata”..ringrazio te e Vaifro x le vs riflessioni con le quali mi riconosco in toto..x il resto oltre a votare NO al referendum e qui mi aggancio a Vaifro ci sarà modo di “parlarne”..domandona:ma..sei laico o crstiano-cattolico???
A livello lessicale è molto interessante l’uso delle interiezioni, strategia tipica della lingua parlata, specialmente di tipo informale, che lavora in sinergia con tratti soprasegmentali per esprimere le emozioni e i sentimenti del parlante.
Nel corpus dei commenti analizzato sono presenti numerosi esempi di interiezioni volte a esprimere il modo di porsi dell’utente rispetto a ciò di cui parla l’articolo o rispetto al commento cui sta rispondendo. Frequentemente si trovano risate, generalmente di scherno, interiezioni usate per esprimere i dubbi degli utenti nei confronti di qualcosa che è stato scritto precedentemente, interiezioni adoperate come domande, di solito per chiedere un’implicita conferma agli altri lettori di ciò che si sta scrivendo, ma si trovano anche esempi di interiezioni tipiche del mondo dei fumetti, come sigh e pfui.
«Il Corriere della Sera» 4:
Lettore_2896963
Ma questa Cirinnà (chi era costei?) non aveva detto pubblicamente che se il testo non passava come era stato redatto, lei si dimetteva? Ahahahaha… Che gente.
Simpatici sono i giochi di parole15 creati dagli utenti, usati sia per avvalorare un’opinione sia per rendere l’atmosfera del “forum”16 della testata più leggero e goliardico. La maggior parte dei giochi di parole riscontrati si basano sulla dichiarazione del Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi che, in seguito alla delibera del Senato, ha affermato: «Ha vinto l’amore». Gli utenti si sono divertiti a giocare su questa frase, aggiungendo altri elementi per variarne il significato.
Assolutamente geniale è, invece, tra i diversi giochi di parole scritti dagli utenti, quello che si basa sulla stringa fonetica del MoVimento 5 stelle, che l’utente separa in diverse parole per ottenere Mo Vi Mento inteso come ‘adesso vi mento’.
All’interno del corpus dei commenti presi in considerazione possiamo anche notare alcune strategie particolari messe in atto dagli utenti per rendere più efficace il loro messaggio17.
Come strategia di focalizzazione dell’attenzione, è molto efficace l’uso di elenchi puntati18, che espongono in modo immediato e schematico gli argomenti ritenuti fondamentali dall’autore del testo. Anche Nielsen19 nel proprio prontuario per scrittori digitali consiglia l’uso di elenchi puntati per far arrivare il messaggio anche a lettori che leggono il testo velocemente e nella modalità che egli definisce «scanning». Mancando, nelle possibilità offerte dal programma che gestisce i commenti sulle testate online, l’opzione «elenco puntato/numerato», che invece è presente in programmi di scrittura come Word, gli utenti creano espedienti grafici per riprodurre questa funzione come ad esempio la numerazione dei concetti principali, il semplice andare a capo oppure l’andare a capo accompagnato dai trattini.
«Il Fatto Quotidiano» 59:
mariele
particolare,trovo disgustoso tutto l’accanimento contro il M5S organizzato dalla gazzarra dei media e dei troll prezzolati di Renzi,per far credere che la legge non passava per colpa dei 5stelle che avevano rifiutato il canguro,cioè la cancellazione delle migliaia di emendamenti proposti soprattutto dalla Lega e molte centinaia dallo stesso Pd, quando:
-il M5S non ha proposto nessun emendamento
-il canguro è stato dichiarato incostituzionale un anno fa
-il presid. del Senato Grasso si è rifiutato di applicarlo perché ‘illegale’
-e in Senato non è mai avvenuta mai una discussione o votazione sul testo,ma questo è stato presentato alla fiducia(dunque con Renzi che calpestava 3 volte il diritto del Senato di discutere,modificare e legiferare)Ma l’informazione è stata distorta in modo perverso come è stata distorta l’uscita dei 5stelle dal Senato,quando essi avevano precisamente dichiarato che non avrebbero votato alcuna manomissione della Cirinnà e così hanno fatto
Un espediente molto particolare adoperato da un utente del «Fatto Quotidiano» per illustrare le proprie idee all’utente a cui sta rispondendo è quello di porre delle domande, di cui la risposta è, secondo lui, evidente, e di porre sotto alla domanda due box, creati graficamente con delle parentesi quadre, entro cui scrive la possibile risposta, positiva o negativa. Si viene, così, a creare un layout simile ai questionari a risposta multipla, in cui, idealmente, l’utente che legge il commento dovrebbe barrare una delle due caselle per dare la propria risposta.
«Il Fatto Quotidiano» 21:
Brigante E Mezzo
Ti sei accorto che stai rispondendo a un altro post?
Vediamo se capisci?
Il M5S è andato a fare megafonate per spiegare il voltafaccia al movimento LGBT?
[ SI ] [ NO ]
Il M5S ha paura di essere contestato dal movimento LGBT?
[ SI ] [ NO ]
E’ molto semplice, vedi?
Rapporti tra gli utenti e la testata, e tra gli utenti stessi
Fino alla nascita delle testate online e allo sviluppo delle piattaforme che le ospitano, l’unico modo che i lettori avevano per comunicare con la testata e con gli altri lettori era mediante lettere spedite alla redazione, le cosiddette Lettere al direttore20. Ancora oggi questa possibilità rimane, sia in forma cartacea sia attraverso le e-mail. Molto più comune è, però, il commento scritto direttamente sotto all’articolo online. Sicuramente il commento diretto è più agile e veloce da produrre, per cui presenta caratteristiche diverse rispetto alla classica lettera al direttore. Una differenza importante sussiste, però, tra i due tipi di interazione. La prima, infatti, è mediata dalla redazione che fa da filtro, scegliendo quali lettere e quali risposte pubblicare, mentre i commenti sotto gli articoli di giornale online vengono tutti pubblicati senza alcuna supervisione o con una supervisione molto lasca.
Nell’analisi riguardante il rapporto tra gli utenti e la testata, mi sono concentrata sulle modalità e sulla frequenza con cui gli utenti si rivolgono alla redazione e ho analizzato quali generi di riferimenti intertestuali21 vengono fatti per mantenere la coerenza della discussione.
Nel corpus di commenti da me presi in considerazione si può notare una scarsissima presenza di commenti in cui l’utente si rivolge direttamente alla redazione del giornale. Questo è probabilmente imputabile alla possibilità che gli utenti hanno di commentare direttamente sotto all’articolo, per cui viene saltato il passaggio attraverso la redazione, che non viene più considerata l’interlocutore principale e che, tutt’al più, interviene retroattivamente eliminando commenti ritenuti poco rispettosi. Quando, infatti, si rivolgono alla redazione, gli utenti solitamente lo fanno per chiedere la risoluzione dei problemi tecnici che talvolta colpiscono il plug-in che gestisce lo spazio dedicato ai commenti.
«Il Corriere della Sera» 188:
jona 52
Alleluia….Corriere….avete risolto il problema…era l’ora…comunque grazie!!
Per quanto riguarda, invece, i riferimenti intertestuali, ve ne sono di diverso tipo: quelli intra-mediali, ovvero interni allo stesso giornale, quelli inter-mediali che rimandano ad altri giornali, e quelli extra-mediali, che rimandano a fonti diverse.
Nei commenti analizzati ho preso in considerazione come rifermenti intra-mediali quelli che si riferiscono all’articolo commentato, non a tutta la testata, non avendo la possibilità di analizzarla integralmente. Ve ne sono numerosi esempi, ma è importante notare come la maggior parte di questi si rifaccia a elementi presenti nel titolo o nell’occhiello. Tale dato può dipendere, a mio parere, da due fattori: i titoli degli articoli sono generalmente ben congegnati e una loro caratteristica specifica è quella di essere mirati a catturare l’attenzione del lettore. Un’altra motivazione, meno incoraggiante, può essere, invece, il fatto che la maggior parte dei lettori si ferma al titolo, al massimo all’occhiello, e non legge affatto l’articolo, ma decide comunque di commentare per esprimere la propria opinione.
«La Repubblica» 170:
george123
Giornata preistorica, non storica.
Sono molto, invece, difficili da riconoscere i riferimenti inter-mediali, in quanto gli articoli presi in considerazione sono molto simili tra loro. Un caso fa, però, pensare a questo tipo di riferimento: l’articolo del «Fatto Quotidiano» non riporta la dichiarazione di Alfano: «abbiamo impedito una rivoluzione contronatura», riportata invece dalle altre testate. Gli utenti che commentano fanno, però, spesso uso di questa citazione, con cui possono essere venuti in contatto leggendo il corrispondente articolo su un’altra testata.
«Il Fatto Quotidiano» 95:
Wyatt Earp
Quando si usa il termine “contro natura” l’intenzione non è quella di offendere nessuno. Noi umani siamo l’unica specie animale capace di avvelenarsi consapevolmente quando ad esempio fumiamo una sigaretta. E’ contro natura anche questo comportamento, ma noi umani riusciamo persino a fare di questo diritto all’avvelenamento una liberta’ individuale quasi intoccabile […].
Sono piuttosto numerosi i riferimenti extra-mediali, che provengono dalle fonti più svariate, come il mondo del cinema, della musica o della letteratura.
«La Repubblica» 163:
antares19
Dedicato ai M5S
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa. (Dante, Inferno, III, 51 ss)
Per quanto riguarda, invece, il rapporto tra gli utenti stessi, ho focalizzato la mia attenzione sulle formule da loro usate per salutarsi, sugli allocutivi di cortesia adoperati, sul quoting e sui riferimenti ai nickname e agli avatar degli altri utenti.
Il saluto ha la funzione pragmatica di mediare il rapporto con un’altra persona, aprendo e chiudendo la comunicazione, mediante l’uso di più codici simultaneamente: quello verbale, quello gestuale e quello prossemico.
Nel corpus dei commenti che ho analizzato vi è un uso piuttosto scarso di formule di saluto, sebbene solitamente, anche nell’evoluzione dalla comunicazione epistolare cartacea a quella via e-mail22, l’insieme delle convenzioni sociolinguistiche, di cui le formule di saluto fanno parte, è stato tramandato ed è rimasto pressoché invariato; così, nelle forme di comunicazione immediata e concisa tipiche delle chat lines e degli sms, l’assenza dei saluti è considerata una violazione della netiquette, l’insieme di regole del galateo di internet23. Eppure, forse i commenti rappresentano una forma di comunicazione ancor più immediata e priva di rapporti personali che fanno percepire agli utenti le formule di saluto come una convenzione superflua che andrebbe ad appesantire inutilmente il commento.
Interessanti sono, però, alcune formule di apertura e di chiusura tipiche del linguaggio epistolare, come caro, gentile signore, egregio o con immutata stima, che mostrano come alcuni utenti sentano ancora la vicinanza del mezzo digitale a quello cartaceo, avvertendo il bisogno di rapportarsi agli altri utenti come farebbero in una rubrica sullo stampo di La parola ai lettori di un giornale cartaceo.
«Il Corriere della Sera» 123:
Ninanina68
Egr. sig.re se le elezioni non danno un vincitore si fanno governi di emergenza, ma non certo con il segretario di un partito eletto con le primarie. Non prendiamoci in giro.
Raramente, e solo sulla «Repubblica» e sul «Corriere della Sera», in chiusura si trova anche la firma dell’utente, solitamente composta solo dal nome. Probabilmente, la rarità della firma alla fine del post è dovuta alla presenza dei nickname che fanno sentire la firma stessa come superflua.
«La Repubblica» 67:
enzolab01
E’ arrivato dove? enzo
Un altro importante segnale della deissi sociale sono gli allocutivi di cortesia. La scelta dell’allocutivo da usare è determinata dal contesto (formale o informale) in cui si realizza il dialogo e dal tipo di relazione esistente tra i parlanti. Gli utenti che commentano le testate online tendono a darsi reciprocamente del tu. Ci sono casi in cui si danno del lei, generalmente quando si trovano in disaccordo, come espediente per prendere le distanze da quanto sostenuto dall’altro utente.
«La Repubblica» 139:
frediana
Ma si vergogni lei! Se non prendeva in mano lui la questione stavamo ancora a discutere per altri 20 anni!
Nel caso che segue possiamo notare un’anomalia, in quanto l’autore del post si rivolge direttamente al Presidente del Consiglio Renzi, chiamandolo per nome, ma dandogli del lei.
«La Repubblica» 49:
desertflower
Matteo, perchè non spiega gli intrecci amorosi che ha “regolarizzato” ai figli… con parole povere… e in ITALIANO. Così capiamo anche noi!
La citazione (o quoting) nella CMC è l’azione di scrivere un messaggio riportando, integralmente o in parte, un messaggio scritto in precedenza da un altro utente. Nello spazio dedicato ai commenti dei lettori delle testate online che ho preso in considerazione, non c’è l’opzione quote, spesso presente nei forum, per cui, se l’utente decide di citare un messaggio di un altro utente, deve adoperare il “copia e incolla”. Questo determina un basso numero di citazioni all’interno del corpus analizzato. Gli esempi di quoting presenti nel corpus sono, inoltre, sempre delle riprese parziali del commento cui si sta rispondendo, mai il commento completo. Probabilmente questa è una strategia per rendere la risposta più efficace, perché si evidenzia solo la parte cui si intende replicare:
«Il Fatto Quotidiano» 63:
mariele
Glu unici che volevano questa legge erano il M5S e Sel (i radicali ormai non contano)
ma tu sai solo parlare della ‘gabbietta di Casaleggio’
la gabbiona di pregiudizi, balle, falsità, promesse rovesciate, imbrogli e inganni di renzi nemmeno la vedi
tu non sei cecato
tu sei pagato per dire queste stronxaggini
In alcuni casi si trovano nei commenti dei riferimenti agli avatar, ovvero all’immagine scelta dagli utenti come rappresentazione grafica di sé stessi24, e ai nickname, ovvero ai nomi utente pubblici scelti dal lettore. Nel caso che segue l’utente riprende il nickname, traurig, che in tedesco significa ‘triste’, per avvalorare l’opinione espressa nel proprio commento, aggiungendo aber wahr, scrivendo così, in tedesco, ‘triste, ma vero’:
«Il Fatto Quotidiano» 112:
bevgi
Per una società scellerata, depravata, e senza Dio tutto diventa normale. Traurig, aber wahr. Ti ti credi di essere meglio di quelli che vivevono nell medioevo? […].
Conclusioni
La rivoluzione informatica ha profondamente modificato il nostro modo di intendere e vivere la comunicazione. Con un click, ormai, possiamo raggiungere chiunque, da qualsiasi parte del mondo si trovi. La comunicazione è diventata rapida, veloce, breve, frammentaria, come un costante e infinito dialogo che, anche quando lasciato in sospeso, può essere ripreso in qualunque momento. La multimedialità ha poi aperto infinite nuove possibilità. La comunicazione scritta non è più fatta solo di parole, ma anche di un susseguirsi di immagini, suoni e video che arricchiscono i nostri dialoghi.
Questo nuovo modo di comunicare ha fortemente influenzato anche la stampa, che si è adeguata e ha imparato a sfruttare tutte le possibilità offertele dal mondo digitale. Gli articoli delle testate online sfruttano appieno le caratteristiche della comunicazione mediata dal computer: sono più brevi, concisi e catturano l’attenzione del lettore con gallerie di immagini e accattivanti video. E, come abbiamo visto, questa rivoluzione ha anche modificato il rapporto tra il giornale e i lettori.
Mentre fino a una quindicina di anni fa il lettore, per poter scrivere alla redazione, doveva prendere carta e penna, sedersi, stendere una lettera ben ragionata, che avesse tutte le caratteristiche dello stile epistolare, comprare il francobollo, affrancarla e spedirla, oggi non è più così. Infatti, in qualunque momento, disteso sul divano, in piedi in metropolitana, mentre aspetta un amico per un caffè, il lettore può rapidamente scrivere un breve commento sotto l’articolo di giornale che lo interessa e partecipare, così, al dibattito e alla formazione di un’opinione pubblica, esprimendo il proprio pensiero.
Tra le due diverse modalità di intervento, la lettera cartacea alla redazione e il commento digitale, vi sono, però, numerose differenze.
La lettera cartacea (o anche un messaggio di posta elettronica, e-mail, alla redazione) è ben ponderata, ragionata, e ha dietro un reale impegno e un interesse che spingono il lettore a compiere tutti i passi che l’inviare una lettera richiede. Anche così facendo, egli non ha la garanzia che la redazione poi pubblichi il suo intervento. Infatti, lo spazio per la pubblicazione delle lettere sul giornale cartaceo non è infinito; inoltre, la redazione può, a seconda dell’argomento e anche del suo orientamento, fungere da filtro e bloccare la lettera, decidendo di non pubblicarla, oppure può scegliere di pubblicarla solo in parte. Il dialogo tra lettore e giornale e tra i lettori stessi, negli spazi appositamente dedicati, è quindi mediato da una redazione che ha pieno potere di veto.
I commenti agli articoli delle testate online sono, invece, immediati: poche battute sulla tastiera, invio, ed ecco che vengono automaticamente pubblicati. Questo rende più semplice e veloce partecipare allo scambio di opinioni rispetto alla macchinosità delle lettere cartacee.
Questa rapidità, unita alla dialogicità intrinseca nella CMC, ha però modificato profondamente sia la lingua degli utenti sia il loro modo di relazionarsi con la testata e tra loro stessi. Sono scomparsi quasi completamente i tratti tipici della scrittura epistolare; infatti, gli utenti fanno scarso uso delle formule di apertura e di chiusura e della firma finale. Inoltre, il rapporto, anche tra sconosciuti, si è fatto più confidenziale, con il netto prevalere dell’allocutivo tu sull’allocutivo lei. Si notano anche molti fenomeni tipici del parlato riportati tramite espedienti che permettono di riprodurli tramite la tastiera: pause riflessive espresse con l’uso dei puntini di sospensione, toni enfatici rappresentati con le maiuscole, espressioni del viso rese con le emoticons e interiezioni che aiutano l’utente a esprimere il proprio stato d’animo.
Troviamo, invece, come espediente prettamente grafico l’uso di abbreviazioni che permettono all’utente una maggior rapidità di scrittura. Altri espedienti grafici, in questo caso di focalizzazione, sono l’uso di elenchi puntati e di multiple choices.
Da quanto analizzato possiamo, quindi, dedurre che gli utenti percepiscono questo confronto come più vicino a un dialogo vis à vis che a uno scambio epistolare classico, come sono invece le lettere al direttore cartacee.
Il rapporto con la testata emerge, principalmente, tramite i riferimenti intertestuali di tipo intra-mediale. Questi rifermenti però, si rifanno, per lo più, al solo titolo e occhiello, instillando il dubbio che i lettori si siano fermati lì senza leggere integralmente il corpo dell’articolo che hanno commentato.
Manca, inoltre, nel caso dei commenti agli articoli dei giornali online, quasi sempre la mediazione da parte della redazione. Mancano, infatti, quasi completamente, commenti che si rivolgano direttamente alla testata, se non per la richiesta di risoluzione di problemi tecnici.
Lo scambio di idee è, quindi, libero e, in genere, non controllato in alcun modo. Ognuno può esprimere la propria opinione senza preoccuparsi del fatto che, andando contro la linea di pensiero del giornale, il suo commento non verrà pubblicato. Inoltre, il format con cui queste pagine sono configurate invita allo scambio di opinioni tra i lettori, garantendo la possibilità di rispondersi a vicenda; gli utenti, dunque, possono così dar vita a discussioni potenzialmente lunghe e anche complesse.
È vero che questo format può portare a commenti meno ponderati e più superficiali, ma garantisce, rispetto alla lettera al direttore cartacea, la professione democratica di diritto di espressione di ognuno, senza filtri o censure, stimolando lo scambio di idee tra i lettori dei vari giornali, che possono aprire ogni giorno un confronto con altri utenti su ciò che accade quotidianamente in Italia e nel mondo, incoraggiando un dibattito senza censure e aiutando e stimolando la formazione di un’opinione pubblica libera.
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- T. Martino, I punti elenco: norme d’uso, 2010 (link: https://tizianamartino.wordpress.com/2010/03/01/i-punti-elenco-norme-duso/);
- J. Nielsen, How people read on the Web, 1997 (link: https://www.nngroup.com/articles/how-users-read-on-the-web/).
- Il contributo è un estratto della tesi di Laurea Magistrale in “Editoria e scrittura” discussa nella sessione autunnale dell’anno accademico 2015/2016 presso l’Università “La Sapienza”: relatrice la prof.ssa Maria Panetta e correlatrice la prof.ssa Marianna Pozza. Una delle prime definizioni di CMC è stata data da S. C. Herring, Computer-Mediated Communication. Linguistic, Social and Cross-Cultural Perspectives, Amsterdam-Philadelphia, Benjamins, 1996, p. 1: «Communication that takes place between human beings via the instrumentality of computers». Si sono sviluppati diversi approcci allo studio della CMC. Per l’approccio linguistico si veda N. S. Baron, Letters by phone and speech by other means: the linguistics of Email, in «Language and Communication», 18, 1998, pp. 133-70 e N. S. Baron, Alphabet to Email. How Written English Evolved and Where It’s Heading, London-New York, Routledge, 2000; per l’approccio logico-etnografico S. Turkle, The Second Self: Computers and the Human Spirit, New York, Simon and Schuster, 1984 e S. Turkle, Life on the Screen: Identity in the Age of the Internet, London, Weidenfeld & Nicolson, 1996; per l’approccio culturale e per l’aspetto psicologico S. C. Herring, Computer-Mediated Communication. Linguistic, Social and Cross-Cultural Perspectives, Amsterdam-Philadelphia, Benjamins, 1996. ↵
- M. Prada L’italiano in rete. Usi e generi della comunicazione mediata tecnicamente, Milano, Franco Angeli, 2015, p. 15: «È evidente che tutta la comunicazione che non avvenga in presenza è mediata tecnicamente; qui tuttavia ci si riferisce alle tecniche che non sono ancora diventate completamente trasparenti per l’utente (…), vale a dire, appunto, a quelle digitali e telematiche». ↵
- P. Koch, W. Oesterreicher, Gesprochene Sprache in Der Romania: Französisch, Italienisch, Spanisch, Berlin, De Gruyter, 2011, pp. 5-16 ↵
- G. Berruto, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Firenze, La Nuova Italia, 1997, p. 56. ↵
- P. Koch, W. Oesterreicher, Gesprochene Sprache in Der Romania: Französisch, Italienisch, Spanisch, op. cit., p. 135. ↵
- G. Cosenza, I messaggi SMS, in Sul dialogo: contesti e forme di interazione verbale, a cura di C. Bazzanella, Milano, Guerini Studio, 2002, pp. 196-97. ↵
- J. Yates, Oral and written linguistic aspects of computer conferencing, in Computer-mediated communication. Linguistic, social, and cross-cultural perspectives pragmatics Computer-mediated communication, a cura di S. C Herring, Amsterdam, J. Benjamins, 1996. ↵
- A. Baracco, La comunicazione mediata dal computer, in Sul dialogo: contesti e forme di interazione verbale, a cura di C. Bazzanella, op. cit., p. 256. ↵
- Si veda E. Pistolesi Il parlar spedito: l’italiano di chat, e-mail e SMS, Padova, Esedra, 2004, p. 19: «Anche lo scambio è differito, ciò che conta è la disposizione degli scriventi, il modo in cui simbolizzano la distanza: nel caso degli SMS, le singole unità conversazionali (…) si possono pensare come il frammento di una conversazione continua. Ogni volta che entrano in contatto gli attori possono avere l’impressione di proseguire un dialogo interrotto sì materialmente ma non psicologicamente». ↵
- A questo proposito si veda G. Fiorentino, La testualità digitale oggi: dalle scritture on-line alla web usability, in Scrittura e nuovi media: dalle conversazioni in rete alla web usability, a cura di F. Orletti, Roma, Carocci, 2004, pp. 98-102: «Il carattere intrinsecamente interazionale e dialogico della comunicazione attraverso la posta elettronica fa individuare così una nuova varietà diamesica dotata di peculiarità testuali e strutturali a cui si può applicare la definizione di “scrittura conversazionale”». ↵
- Calzante, a mio parere, è la riflessione di Giacomo Leopardi nello Zibaldone a proposito dell’uso selvaggio dei segni di interpunzione, riportata da B. Mortara Garavelli, Prontuario di punteggiatura, Roma-Bari, Laterza, 2003, p. 131: «Più che i contributi dei trattatisti interessano la storia della punteggiatura le riflessioni e gli usi di grandi scrittori quali furono Leopardi e Manzoni. Leopardi, nello Zibaldone, critica duramente l’abitudine di infarcire di segni le scritture: “Che è questo ingombro di lineette, di puntini, di spazietti, di punti ammirativi doppi e tripli, che so io? Sto a vedere che torna alla moda la scrittura geroglifica, e i sentimenti e le idee non si vogliono più scrivere ma rappresentare, e non sapendo significare le cose colle parole, le vorremo dipingere e significare con segni”». ↵
- Un approfondimento interessante si può trovare in M. Di Pasqua, Emoticodex: la retorica delle emoticon, Napoli, Università degli Studi di Napoli Federico II, 2009, p. 72: «le emoticons (…) non sono altro che una risposta dell’uomo alla necessità antropologica di comunicare, a prescindere da dove e come questa comunicazione ha luogo, e del tentativo di farlo, tuttavia, in modo veramente significativo». ↵
- B. Spurgeon (Con Internet torna il geroglifico, in «La Repubblica», 4 febbraio 1996) esemplifica perfettamente questo concetto: «L’altro giorno ho ricevuto da un mio amico una lettera che cominciava in questo modo: ‘Brutto porco:-)’. Dato che si trattava di posta elettronica, sapevo che non era niente di offensivo. Guardando da un lato i segni di interpunzione (i due punti, la lineetta e la parentesi), ho visto infatti una faccia sorridente che mi diceva che la frase precedente doveva essere interpretata al contrario di quello che sembrava. Il mio corrispondente non mi stava insultando, ma solo dando un’affettuosa pacca sulle spalle». ↵
- Per ulteriori approfondimenti si vedano M. Prada, L’italiano in rete. Usi e generi della comunicazione mediata tecnicamente, Milano, Franco Angeli, 2015, p. 32 e M. Tavosanis, L’italiano del web, Roma, Carocci, 2011, pp. 71 e sgg. ↵
- S. Bartezzaghi, Giochi di parole, in Enciclopedia dell’italiano, a cura di R. Simone, con la collaborazione di P. D’Achille e G. Berruto, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana (versione on line), 2010-2011. ↵
- Non si tratta propriamente di un forum perché i forum hanno una struttura e un tipo di gestione diversi, ma manca una parola specifica che designi lo spazio dei commenti che si trova sotto gli articoli, per cui lo chiamerò, seppur impropriamente, forum. ↵
- Si veda per approfondimenti C. Bracco, Fenomeni ‘testuali’ e modifiche della grammatica generativa, in «Annali Della Scuola Normale Superiore Di Pisa», Classe Di Lettere E Filosofia, Serie III, 7.1, 1977, p. 395. ↵
- Preziosi consigli sull’uso degli elenchi puntati si ritrovano su un blog, Breadcrumbs, di Martino al seguente link: https://tizianamartino.wordpress.com/2010/03/01/i-punti-elenco-norme-duso/. ↵
- Un’analisi più dettagliata è disponibile sul suo sito web ai seguenti link: https://www.nngroup.com/articles/how-users-read-on-the-web/; https://www.nngroup.com/articles/concise-scannable-and-objective-how-to-write-for-the-web/. ↵
- Per approfonimenti si veda: A. Bschleipfer, Parmalat: La parola ai lettori. La lettera al direttore come breve strumento di reazione pubblica, in Testi brevi. Teoria e pratica della testualità nell’era multimediale, a cura di G. Held, S. Schwarze, Frankfurt Am Main, Peter Lang, 2011, pp. 193-211. ↵
- R. Gläser (Fachtextsorten im Englischen, Tübingen, Narr, 1990, p. 144) definisce la lettera al giornale come un testo che è sempre e comunque in relazione con altri testi. ↵
- Interessante a questo proposito è G. Fiorentino, Nuova scrittura e media: le metamorfosi della scrittura, in Scrittura e società. Storia, cultura, professioni, a cura di G. Fiorentino, Roma, Aracne, 2007. ↵
- S. Canobbio, Formule di Saluto, in Enciclopedia dell’italiano, op. cit., ad vocem. ↵
- Molto interessante a proposito degli avatar è M. S. Meadows, I, Avatar: The Culture and Consequences of Having a Second Life, Berkeley, CA, New Riders, 2008: «Socially, an avatar represents the user. This is a bit redundant to say, because you don’t need a representation if there’s no one else around, but the social component is important. (…) Avatars are what allow users to interact in social spaces». ↵
(fasc. 11, 25 ottobre 2016)