Pubblichiamo un’intervista rilasciataci da Tiziana Triana, editor della Casa editrice Fandango libri, il 6 marzo di quest’anno.
Come nasce Fandango Libri?
L’attività editoriale di Fandango nasce nel 1999, semplicemente perché Domenico Procacci voleva fare l’editore. All’epoca in Fandango, che è una casa di produzione cinematografica, giravano personalità molto legate al mondo editoriale: scrittori, giornalisti ecc. Parlo di Sandro Veronesi, Edoardo Nesi, Anais Ginori. Tramite loro Domenico decide di cominciare il suo nuovo mestiere. All’inizio Fandango Libri è semplicemente un’attività editoriale all’interno della casa di produzione cinematografica. Si pubblicavano 6/7 titoli l’anno: era un’attività, quindi, molto piccola, che lavorava con libri selezionatissimi. In un primo momento esisteva solamente la narrativa straniera e un’unica collana, «Mine vaganti», diretta da Sandro Veronesi. Il primo libro pubblicato è La maschera di scimmia di Dorothy Porter, un bellissimo romanzo in versi. Dopodiché, il grande faro dell’attenzione mediatica si sposta su Fandango Libri grazie alla pubblicazione della prima traduzione mondiale da parte di Edoardo Nesi di Infinite Jest di David Foster Wallace, un libro di circa milleduecento pagine! È stato anche fatto un reading di 24 ore continuate presso il Politecnico Fandango.
Dopo un anno è nata la collana «Documenti», fondata e diretta inizialmente da Anais Ginori: collana di saggistica molto impegnata, si occupa di attualità, politica, geopolitica e ultimamente di diritti civili e filosofia.
Nel 2005 Fandango Libri diventa una casa editrice vera e propria: una società staccata dalla Fandango, fondata da Domenico Procacci, Alessandro Baricco, Sandro Veronesi, Edoardo Nesi, Laura Paolucci e Carlo Lucarelli. A dirigere questa nuova società c’era Rosaria Carpinelli, importantissima direttrice editoriale che proveniva da Rizzoli e che è tornata a fare editoria in proprio, aprendo un’agenzia editoriale.
E la narrativa italiana?
È arrivata con Rosaria Carpinelli. È iniziato tutto nel migliore dei modi, poiché abbiamo pubblicato Questa storia di Alessandro Baricco, poi c’è stato XY di Sandro Veronesi… insomma, grandi autori. È arrivato, poi, Mario Desiati e ha dato un’impronta ancora più orientata verso la narrativa italiana, tanto che da casa editrice che lavorava per lo più sugli stranieri ci siamo sbilanciati sugli italiani, ma adesso siamo tornati ad avere, secondo me, un equilibrio più stabile.
Qual è la linea editoriale di Fandango per la narrativa italiana?
Ovviamente, la narrativa italiana è la categoria che ha più concorrenza in Italia. Noi ci scontriamo sia con i grandi editori sia con quelli della nostra dimensione. Questo perché è la modalità più semplice per poter guadagnare. Quelli degli esordienti, ad esempio, sono libri che costano poco ma, se vanno bene, fanno ricavare tantissimo! Tutto ciò all’interno di un mercato concorrenziale al massimo grado. Noi abbiamo cercato di aprire una piccola nicchia all’interno di questo grande mercato, e siamo riusciti a farlo negli ultimi anni con una narrativa legata a fatti veri, a storie di vita o legate al contemporaneo, a qualcosa di attuale, insomma. E potrei nominare Apnea di Lorenzo Amurri, La Collina di Andrea Delogu e Andrea Cedrola, l’ultimo libro che abbiamo pubblicato, L’altra sete di Alice Torriani, ma trovi anche la narrativa più pura, che può essere smarcata dalle storie di vita ma, in realtà, è sempre legata al contemporaneo. Vedi Dove si va da qui di Simone Marcuzzi, che è un libro che racconta la nostra generazione che non vede più il futuro, perché ha problemi quotidiani con il presente; ma anche un libro che uscirà tra pochi giorni, Finale cut, che, pur trattando di narrativa pura, è comunque collegato a una generazione che si reinventa ogni giorno per poter andare avanti.
Che mi dice a proposito di «Quindicilibri»?
«Quindicilibri» è la collana che avevano fondato Alessandro Baricco e Dario Voltolini. Dei quindici, in realtà, ne sono usciti solo quattro. È una collana che aveva una durissima legge: non ci poteva essere assolutamente un lavoro di editing, soltanto una correzione di bozze leggerissima, per evitare refusi. È stata una collana che ha avuto molta visibilità iniziale proprio per questa sua rigidità di accesso. Ma non ha incontrato né un successo di pubblico né di critica. Noi per quella collana abbiamo appoggiato l’idea di abbandonare l’editing, ma per il resto no… anzi, pensiamo che l’editing sia molto importante!
Com’è stato affrontato il problema del doppio autore per La Collina?
Loro si sono presentati già in due. Il libro ha avuto un iter particolare: è entrato alla Fandango come soggetto cinematografico. Anzi, come trattamento, che, a differenza del soggetto (che racconta le linee generali di una storia in poche pagine), si trova a uno stadio più avanzato, ed era di ben ottanta pagine, raccontando scena per scena quello che accadeva. Io lo lessi dopo esser stata chiamata a una riunione alla Fandango Film. Leggendolo, ho pensato che sarebbe venuto fuori un romanzo pazzesco! Ho parlato con i due Andrea, chiedendo se, in attesa di un eventuale film ˗ che speriamo comunque venga realizzato ˗ fossero disponibili a scrivere un romanzo, o almeno a provarci, perché non sapevamo cosa ne sarebbe venuto fuori. Di fronte a noi avevamo, da una parte, una testimone oculare, Andrea Delogu, nata a San Patrignano e vissuta lì fino ai dieci anni con i genitori, quei genitori (il padre di Andrea è stato il braccio destro di Muccioli e, poi, è diventato uno dei suoi grandi accusatori; la madre è stata sempre una ribelle nei confronti di San Patrignano), e con quegli amici che hanno fornito testimonianze dirette; dall’altra parte, Andrea Cedrola, che è uno sceneggiatore, quindi non un narratore, ma comunque una persona che aveva a che fare con la scrittura e che poteva dare un contributo. E quelle ottanta pagine erano già molto “narrative”, e si vedeva che Cedrola era in grado di proseguire. Il percorso a due è stato molto lineare. Insieme, Delogu e Cedrola hanno fatto ricerca per due anni prima di arrivare da noi: avevano intervistato tutti i personaggi presenti nel libro, avevano fatto ricerche negli archivi, parlavano con avvocati ecc. Quindi, si sono presentati con una ricerca finita. Cronologicamente ci troviamo nella primavera-estate del 2013. Il libro è stato pubblicato nel gennaio 2014. In pochissimo tempo, quindi, il romanzo è venuto fuori. Constava di più di quattrocentosettanta pagine in formato A4. Del romanzo ci sono stati tre editing principali. Il primo è stato strutturale: abbiamo preso queste pagine e abbiamo tirato fuori le cose che dovevano per forza rimanere, i punti fermi, le linee guida: la famiglia di Valentina, i personaggi principali, Riccardo, la squadra di Ivan. Il secondo editing è consistito nel togliere tutte le cose che, seppur bellissime ˗ che tutte le parti erano molto belle! ˗ allontanavano la lettura dalla storia. Il lavoro di editing più importante è stato, quindi, il taglio, per permettere una lettura più agevole del romanzo. Un terzo editing, quello finale e più difficile da un certo punto di vista, è stato quello “legale”: dopo aver tolto tutto il materiale grezzo, abbiamo dato il romanzo in lettura all’avvocato De Santis, che lavora con la Fandango. Doveva dirci le cose che potevano essere suscettibili di querela: noi, comunque, eravamo già stati attentissimi e avevamo ovviamente cambiato tutti i nomi. Anche in quel caso abbiamo dovuto, oltre a tagliare qualche frase ambigua, cambiare qualche cosa che poteva essere fraintesa. Si è trattato di un editing di rifinitura, per evitare querele ad autori e casa editrice.
(fasc. 6, 25 dicembre 2015)