Il cinema nasce nel 1895 come prodotto industriale e di massa, trattenimento illusionistico e popolare. La borghesia, con evidente sdegno nei confronti di un’arte poco nobile, si tiene lontana dalle sale. Ben presto, tuttavia, si registra l’intuizione di alcune case di produzione: guadagnare con il cinema e nobilitare la nuova arte con temi culturali.
Il fascino filmico della poesia
La poesia, molto prima del cinema, ha utilizzato espedienti ora noti come tecnica filmica: l’inquadratura, la voce fuori campo, il rallenty, la zoomata, gli effetti speciali. Non poteva mancare Dante sia come testimone diretto di un periodo storico nel quale si intrecciano interessi politici, fazioni, movimenti letterari ecc., sia come autore della Commedia, testo non solo sempre attuale (viaggio in un aldilà che riecheggia i mali delle società di tutti i tempi), ma anche incredibilmente filmico. Per Calvino1 siamo di fronte all’autore più fantasioso della letteratura italiana del Duecento che con quel «poi piovve dentro a l’alta fantasia» (Purg. XVII) ci “allaga” di immagini. Soprattutto nel primo periodo, i cineasti utilizzeranno come fonte di ispirazione iconografica le illustrazioni al poema di Gustavo Doré (1860-1868).
Quattro direzioni
Indirizziamo la ricerca su quattro direzioni: i personaggi, le cantiche, la vita di Dante, altro.
I personaggi: tre su tutti: Francesca da Rimini, il conte Ugolino e Pia de’ Tolomei. Sono le storie più appetibili e più filmiche, perché intrecciano amore, passione e morte.
Il cinema è ancora muto e ha già fatto grandi passi. Quando arriva in America, gli americani non si lasciano scappare l’occasione di sfruttarlo economicamente. La Vitagraph Company, specializzata nell’adattare testi di autori classici, inserisce Francesca da Rimini (1908), diretto da James Stuart Blackton e interpretato da Willima V. Ranous e Florence Turner. La vicenda (sedici minuti appena) è tratta dalla tragedia di Gabriele D’Annunzio, ma i rimandi a Dante sono evidenti. Due anni dopo (1910) lo stesso regista realizza un remake con Florence Turner ancora protagonista.
Sempre nel 1908 esce in Italia un Francesca da Rimini diretto da Mario Marais. È la prima volta che il cinema italiano s’ispira a Dante. In occasione della prima napoletana alla Sala Roma, il critico Carlo Mansueti, con enfasi che oggi fa sorridere, scrive su «Cine-Fono» e sulla «Rivista Cinematografica»: «Lo svolgimento dantesco della Francesca da Rimini venne preparato con eccellenti attori e di conseguenza è riuscito meravigliosamente bene […] Ho osservato che molti giovanotti e signorine del ceto medio, prima di entrare nella Sala Roma, si soffermavano dinanzi al cartellone spiegativo [sic] del celebre episodio dantesco, per cui risulta chiaramente la conseguenza della massima essenza di cultura che ci dà quello spettacolo».
Altro Francesca da Rimini italiano, con molte scene girate a Sermoneta, arriva appena un anno dopo (1909). Lo dirige Ugo Folena, che affida il ruolo di protagonista alla prima vera star del cinema italiano: Francesca Bertini.
Nel 1917, Eduardo D’Accursio realizza Amor ch’a nullo amato – La bocca mi baciò tutto tremante, un «film di brucianti passioni, di amori che non conoscono freni, di una vita consumata in dissolutezze», come si leggeva negli annunci pubblicitari del tempo.
Altri film minori su Francesca da Rimini saranno diretti da Ubaldo Maria Del Colle (Italia, 1919)2, Mario Volpe e Carlo Dalbani (Italia, 1922), Aldo De Benedetti (Italia, 1926).
Nel 1927, il cinema, grazie ai fratelli Warner, con Il cantante di jazz di Alan Crosland, aveva cominciato a parlare, ma bisogna attendere diversi anni per sentire i sospiri di Paolo e Francesca diretto nel 1949 da Raffaello Matarazzo, il regista di Catene (1949), e la versione moderna (censurata per due anni) di Gianni Vernuccio, che nel 1971 racconta in Paolo e Francesca l’amore di due fratelli (Giovanni e Paolo) per la stessa ragazza (appunto, Francesca)3.
Pur essendo una storia di morte, vendetta e horror appetibile ai cineasti, la vicenda del Conte Ugolino è stata, invece, poco sfruttata. Il primo film è un cortometraggio del 1908. Lo firma uno tra i più grandi registi del periodo del muto, lo stesso autore che nel 1914 realizzerà Cabiria: Giovanni Pastrone4. Del 1949 è, poi, la versione di Riccardo Freda che elenca tra gli sceneggiatori Stefano Vanzina e Mario Monicelli e ha come protagonista Carlo Ninchi.
A Pia de’ Tolomei s’ispirano tre pellicole del periodo del muto: quella del 1908 firmata da Mario Caserini, quella del 1910 diretta da Gerolamo Lo Savio, con la partecipazione della divina Francesca Bertini nel ruolo della Pia, e quella del 1921 con la regia di Giovanni Zannini. Le prime due sono cortometraggi di una decina di minuti. La terza ha una durata di circa sessanta minuti.
All’epoca del cinema sonoro, in bianco e nero e in pieno periodo bellico (1941), viene realizzata una nuova versione firmata da Esodo Pratelli.
L’ultima Pia cinematografica risale al 1958 ed è diretta da Sergio Grieco. Tra gli attori, appaiono il bravo Arnoldo Foà, nei panni di Nello della Pietra (particolarmente apprezzata la sua interpretazione), e la giovane Ilaria Occhini, nel ruolo della Pia.
Le cantiche
Tra le tre cantiche, e non poteva essere altrimenti, l’Inferno è quella più sfruttata. Il primo film ˗ L’inferno ˗ è del 1911, regia di Giuseppe Berardi e Arturo Busnengo. Si tratta di una furba operazione commerciale condotta da una piccola casa di produzione5. Il film, proiettato per la prima volta al teatro Mercadante di Napoli, riuscì ad arrivare nelle sale tre mesi prima di quello della Milano Films, che aveva annunciato una megaproduzione, e si avvalse della grande attesa che nel frattempo si era creata tra il pubblico. La cantica è ricostruita negli episodi principali: la selva oscura, la visione di Beatrice, la traversata dell’Acheronte, Paolo e Francesca, Minosse, Farinata degli Uberti, gli usurai sotto la pioggia di fuoco, Ulisse, Pier delle Vigne, il Conte Ugolino, Lucifero che sbrana Giuda. Composto nella maniera più tipica dell’epoca, con venticinque quadri animati (contro i cinquantaquattro del film concorrente), resi interessanti da una serie di effetti speciali dispiegati con padronanza, tra i quali spiccano il volo dei lussuriosi e il gigantismo di Minosse, s’ispira alle illustrazioni di Gustave Doré, fa un uso ridotto e meno sistematico delle didascalie e scandalizza il pubblico con la nudità dei dannati e il seno scoperto di Francesca da Rimini.
Nello stesso anno (1911) esce il tanto atteso L’inferno di Giuseppe De Liguoro, Adolfo Padovan e Francesco Bertolini, prodotto dalla Milano Films, composto da cinquantaquattro scene e in cinque bobine. Con i suoi tre anni di lavorazione, le centocinquanta comparse coinvolte, il budget considerevole, le ambizioni spettacolari e il dispiego di mezzi tecnici utilizzati per raffigurare demoni e peccatori, questo film si presenta come una produzione avveniristica e visionaria, e ancora oggi viene visto come il tentativo più impegnativo di rappresentare con quadri animati, sovraimpressioni, movimenti di camera, montaggio narrativo, effetti speciali, esposizioni multiple e quant’altro, la prima cantica del capolavoro dantesco.
Altri film sull’Inferno vengono realizzati anche all’estero: in Austria, nel 1920, da Paul Czinner6; in Francia nel 1967, con la regia di Adrien Touboul7; nel 1971, con la regia di Lenica8, e nel 2005, con la regia del bosniaco Danis Tanovic9; in Ungheria nel 1974, regia di Andras Rajnai10; in Inghilterra, nel 1989 e nel 1991, con miniserie per la TV11; in Svizzera e negli USA12 nel 2009. Sempre negli USA, nel 2010 viene realizzato, con l’utilizzo delle illustrazioni di Gustave Dorè e alcuni estratti del film del 1911, un film in bianco e nero prodotto e diretto da Boris Acosta:The story is based on the first part of Dante Alighieri ‘s Divine Comedy – Inferno . It is a chronological descent to the deepest of Hell, circle by circle to the exit into Purgatory. Inferno di Dante: Abandon All Hope. Acosta, nel 2012, realizza anche Dante’s Inferno Documented, un film di animazione 2D con versioni narrate in inglese e recitate in italiano.
Le altre due cantiche, comprensibilmente poco filmiche, hanno ispirato pochi registi. Meritano qualche accenno: Aminta (Il purgatorio), un film del 1911 di Giuseppe Berardi; le due coproduzioni Svezia-Turchia del 197513 e Italia-USA del 200614; due film poco interessanti sul Paradiso15, tutti e due italiani e del periodo del muto.
La vita
Anche la vita di Dante, fatta di impegno politico, esilio, viaggi e soprattutto amore per Beatrice è stata sfruttata dal cinema. Inizia Mario Caserini, uno dei pionieri del cinema italiano, con Guelfi e Ghibellini del 1910 e con Dante e Beatrice del 1913. Nel 1919, Herbert Brenon dirige Francesca Bertini in Beatrice. Altro film del periodo del muto è quello di Domenico Gaido che, nel 1922, realizza Dante nella vita e nei tempi suoi. Nel 1963 un regista belga – Emile Degelin – dirige per la TV belga un film su Béatrice.
Vita di Dante, invece, è uno sceneggiato televisivo del 1965 in tre puntate all’interno del progetto “Vite celebri”. La regia è di Vittorio Cottafavi, con Giorgio Albertazzi e Loretta Goggi nei ruoli di Dante e Beatrice.
Nel 2009, infine, viene prodotto Il divin segreto. Enigmi e verità su Dante Alighieri, con la regia di Michele Rossi.
Altro
L’excursus non sarebbe completo se non si ricordassero anche altri film e registi che, pur non affrontando direttamente il tema Dante e il suo Poema, ad essi si sono ispirati in qualche modo. Come, per esempio, il film muto di Henry Otto16 (USA, 1924), che sfrutta la cantica per raccontare la storia di un avido e vizioso uomo d’affari che porta al suicidio un rivale. Accusato di omicidio, l’uomo viene condannato a morte. Giustiziato, giunge all’inferno, dove viene prelevato dai demoni. È il primo di una serie di film in cui il mondo “infernale” serve da ammonizione ˗ metafisica e metaforica ˗ per la contemporaneità, oppure da sfondo puramente fantasy.
La legge dell’amore (1928) di David W. Griffith è una trasposizione moderna (dal XIV al XIX secolo) della vicenda di Francesca da Rimini. E ancora: nella Nave di Satana (1935) lo statunitense Harry Lachman fa precipitare un illusionista da Luna Park nell’inferno dantesco. Due film con lo stesso titolo di Maciste all’Inferno sfruttano il personaggio e l’interprete inventato da Pastrone-D’Annunzio in Cabiria17: il primo, di Guido Brignone, è del periodo del muto (1926); il secondo, di Ricardo Freda, del 1962.
Ci sono, poi, tre film con Totò che finisce all’inferno per una burla ai suoi danni18, a causa di un incubo19, perché viene a patti col diavolo tentatore;20 e un film di Ken Russel che si ispira a Dante per raccontare il rapporto tra un pittore e la sua modella21.
Un Dante moderno22è anche il protagonista di The Comoedia (1980) di Bruno Pischiutta, mentre La Divina Commedia, realizzata dal portoghese Manoel De Oliveira nel 1991 e ambientata in una clinica psichiatrica di lusso dei giorni nostri, ha poco o nulla da spartire con Dante23.
Anche Notre musique di Jean-Luc Godard (2004) prende le mosse da Dante,24 ma solo per far riflettere sulla violenza del colonialismo e dell’attuale conflitto israelo-palestinese.
L’Inferno dantesco e la punizione dei vizi capitali ritorna in Seven (1995), di David Fincher25, e nel celebre thriller Hannibal (2001), di Ridley Scott (sequel del Silenzio degli innocenti), dove troviamo un’interpretazione moderna del suicidio di Pier delle Vigne26. Per le scene di massa in What dreams may come (1998), Vincent Ward s’ispira alla Commedia e ambienta un aldilà coloratissimo e popolato da anime riunite in vasti gruppi corali27. Nel 2014, con Il mistero di Dante, Louis Nero fa un’indagine su Dante Alighieri attraverso una serie di interviste a intellettuali, artisti, massoni e uomini di fede che hanno il compito di guidare lo spettatore alla scoperta di un lato poco conosciuto del Padre della lingua italiana.
Non è tutto. Dante è stato anche oggetto di rappresentazioni visive e pennellate multicolori28, balletti29, opere liriche30, silhouettes31, documentari a scopo istruttivo32, film di animazione33, viaggio underground34, videogioco35, divertimento su You Tube36, letture pubbliche come quelle di Carmelo Bene37 e di Roberto Benigni38.
Un film che possa fare da conclusione? Bianca come il latte e Rossa come il sangue di Giacomo Campiotti (2013), dove il giovane Leo, che non ama lo studio, incontra a scuola la propria Beatrice, se ne innamora e fa sua la passione del Divin Poeta. Come dire che, soltanto entrando nella poesia e “personificandola”, diventiamo registi e creiamo la migliore versione della Commedia.
- Cfr. I. Calvino, Visibilità, in Id., Lezioni americane. ↵
- La bocca mi baciò tutto tremante. ↵
- Una curiosità: questo è il primo film interpretato da Teo Teocoli, accreditato come Theo Colli. ↵
- De Liguoro, al quale qualcuno lo collega, è, in realtà, l’attore e non il regista. ↵
- La Helios Film di Velletri. ↵
- Regista e produttore cinematografico e teatrale ungherese, naturalizzato britannico, nato a Budapest il 30 maggio 1890 e morto a Londra il 22 giugno 1972. ↵
- Titolo: L’Enferde Dante vu par Gustave Dorèé. ↵
- Titolo: L’Enfer. ↵
- Titolo: L’Enfer. Fa parte di un’ideale trilogia sulle tre cantiche. ↵
- Titolo: Pokol-Inferno. Il film ripercorre il viaggio di Dante assieme a Virgilio attraverso l’Inferno. Dante diventa emblema dello scrittore dissidente e censurato. ↵
- Da Peter Grenaway, Tom Phillips, Ruiz. ↵
- Regia di Armand Mastroianni. Il Sommo Poeta, alla ricerca dell’amore perfetto per la sua Beatrice, è inviato da Dio in missione attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso per “riferire” le proprie esperienze alla razza umana. Ancora un ulteriore filmato realizzato montando parti di film già esistenti su Dante. Altro film USA nel 2011 con la regia di Neff. ↵
- Purgatorio, regia di Meschke-Oguz. ↵
- Purgatorio, regia di Corbucci. Del 1911, regia di Pettine, titolo Il Paradiso (visioni dantesche); e del 1921, regia di Luigi Sapelli, titolo La mirabile visione. ↵
- Sempre Il Paradiso (visioni dantesche) del 1911, regia di Pettine, e La mirabile visione (1921), di Luigi Sapelli. ↵
- Dante’s Inferno. ↵
- Bartolomeo Pagano. ↵
- In 47 morto che parla (1950), di Ludovico Bragaglia. ↵
- In Totò all’inferno (1954), di Camillo Mastrocinque. ↵
- In Totò al giro d’Italia (1948), di Mario Mattoli. ↵
- In Inferno di Dante: La vita privata di Dante Gabriel Rossetti, poeta e pittore (1967) . ↵
- Dante, un sedicenne, per un tragico incidente ha perso la madre, casalinga, e il padre, padrone di un negozio di ferramenta. Purtroppo, ha anche perso Beatrice, sua coetanea e amica. Depresso e sfiduciato, nella metropoli attraverso la quale vaga non trova ragioni di vita. Anzi, Dante ha la sensazione che tutto nella società tenda a reprimerlo in funzione d’una sorta di “morte civile”: studia, fa’ il militare, consuma, sposati! Lavora, come se non fosse imminente la Terza Guerra Mondiale! Fai finta che tutto vada bene! Dante si mette a vagare di bar in bar; poi, si rifugia nei parchi a consumare droga e assiste, inebetito, alla violenza cui più uomini sottopongono una ragazza senza che alcuno intervenga a difenderla. Deciso al gesto clamoroso di rivolta, per un’ultima micidiale dose di droga sceglie il palcoscenico di un anonimo bar. Muore e viene sepolto con indifferenza. Risvegliatosi in un deposito di rifiuti, la sua anima viene pilotata da un Virgilio di colore a visitare l’Inferno del mondo, il Limbo e il Purgatorio. Beatrice, invece, lo guida nella visita del Paradiso dove, finalmente, può indicargli una serie di personaggi positivi che hanno fatto del bene all’umanità: Chesman, il violentatore che con i numerosi rinvii della sua esecuzione capitale ha determinato l’eliminazione della pena di morte in molti stati; la cantante Maria Callas; Josephine Baker, per il suo impegno nei confronti degli orfani; Maometto, Carlo Marx, Martin Luther King, Nietzsche, Che Guevara, Mao Tze Tung, Gandhi, Gesù Cristo. Dopo averlo invitato ad avere fiducia nell’amore e in Dio, Beatrice si congeda da Dante. ↵
- I degenti si credono figure bibliche (Adamo, Eva, Gesù, Lazzaro ecc.), personaggi di Dostoevskij (Sonia e Raskolnikov di Delitto e castigo, Alioscia e Ivan dei Fratelli Karamazov), ma anche il filosofo nietzschiano dell’Anticristo e il profeta di La salvezza del mondo di José Régio. ↵
- Divide il film in tre tempi-cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso) e ambienta tutto a Sarajevo durante l’ultimo conflitto. ↵
- La cupa vicenda è incentrata su di un serial killer affetto da delirio religioso (interpretato da Kevin Spacey), che basa i suoi delitti sulla sequenza dei peccati capitali, appunto sette, proprio come quelli evidenziati nel Purgatorio dantesco. L’ordine degli omicidi non è quello della Commedia e uno dei delitti (quello contro l’avarizia) è evidentemente ispirato a Il mercante di Venezia di Shakespeare, ma in una delle scene finali, quando i due investigatori (interpretati da Morgan Freeman e Brad Pitt) riescono a entrare nella casa dell’omicida, vi trovano una ricchissima biblioteca, in cui campeggia, evidenziata da un bel primo piano, una copia della Divina Commedia. L’ispirazione punitiva dei delitti è, dunque, così pienamente inscritta nello spirito di giustizia divina che domina la prima cantica, più ancora del Purgatorio. ↵
- Il poeta viene, infatti, citato in una scena ambientata a Firenze nel Palazzo Vecchio, edificio che al tempo in cui Dante era nella sua città non esisteva ancora. Il professor Hannibal Lecter, sotto mentite spoglie (anche qui con il volto di Anthony Hopkins), per minacciare indirettamente un poliziotto italiano interpretato da Giancarlo Giannini, spiega, in modo molto personale, il carattere di un personaggio del canto XIII dell’Inferno, il poeta e funzionario di Federico II Pier delle Vigne, che, secondo lui, si uccise in quanto colpevole di tradimento nei confronti del proprio sovrano. La scena precorrerà la morte del personaggio di Giannini, che finirà impiccato a uno dei muri di Palazzo Vecchio, e si rivelerà come un passaggio chiave per capire la psicologia dell’assassino. Questi si presenterà come un fine letterato, oltre che un feroce cannibale che uccide le sue vittime a morsi, nella cui biblioteca, anche se gli spettatori non la vedono mai, evidentemente non manca una copia della Commedia. Poco importa che l’interpretazione del suicida Pier delle Vigne non corrisponda affatto al ritratto che ne fa Dante, il quale lo considera innocente della colpa per cui era stato arrestato: gli spettatori sono portati a pensare che Hannibal Lecter, nelle vesti di professore, abbia adattato i versi danteschi al proprio intento di spaventare il subdolo poliziotto suo nemico, magari pur conoscendo perfettamente il loro autentico significato. ↵
- Nella sua ricerca dell’anima della moglie, il protagonista, interpretato da un Robin Williams meno scherzoso del solito, attraversa lande di dannati immersi nella disperazione, tra cui un gruppo che ha il corpo sprofondato nella terra, e solo la testa esposta all’aria e con possibilità di movimento: un’immagine chiaramente ispirata alle anime dannate bloccate nella palude ghiacciata di Cocito negli ultimi canti dell’Inferno. Qui la visionarietà del film eredita, almeno in parte, l’efficace suggestione delle grandi scene di massa della prima cantica e ne guadagna in emozione e coinvolgimento. ↵
- “Il Quartetto Dante” The Dante Quartet (1987), USA, di Stan Brakhage. ↵
- Il balletto L’Enfer de Rodin (1958), di Henri Alekan. ↵
- Un’opera lirica con Renata Scotto e Placido Domingo: Francesca da Rimini (1984, USA), regia di Brian Large. E prima ancora quella di Riccardo Zandonai del 1914. ↵
- Le silhouettes di Peter King in Thirteen cantos of Hell (1955). ↵
- Dante, de l’enfer au paradis (2007). Il documentario, nelle intenzioni del regista Thierry Thomas, rappresentava un vero e proprio viaggio alla scoperta dell’Inferno dantesco. Vari esperti e appassionati della Commedia, come tanti “Virgili”, hanno accompagnato lo spettatore nel percorso: tra questi anche alcuni ragazzi dell’associazione Centocanti. ↵
- Dante’s inferno, di Sean Meredith (USA, 2007) è una tragicommedia ironico-satirica, in forma di film d’animazione. La storia è ambientata per le strade d’America popolate da gente d’ogni tipo, politici, vip, papi ecc. Dante è nei panni di un ragazzo d’oggi che si perde, in preda ai fumi dell’alcool, in una zona sconosciuta della città. Soccorso da Virgilio, si decide a seguirlo in un inferno che assomiglia molto al paesaggio degradato della vita urbana moderna, per emergerne come un nuovo uomo che vuol cambiare il corso della propria vita, ma non… la marca di birra! ↵
- La commedia di Amos Poe (Italia, 2010). ↵
- Dante’s Inferno è un videogioco in stile avventura dinamica, ispirato all’Inferno di Dante. ↵
- YouTube home. Upload Sign in … La Divina Commedia Cartoon dal I al V canto-YouTube (1:34) www.youtube.com/watch?v=XL5nwtNkut4. ↵
- Dall’alto della Torre degli Asinelli, il 31 luglio del 1981 per commemorare l’anniversario della strage della stazione di Bologna. ↵
- In Tv e nella Piazza di Santa Croce a Firenze. ↵
(fasc. 6, 25 dicembre 2015)