Conoscenza e scacco
Le città invisibili prende avvio da un momento epifanico e disperato, di «vuoto»[1] e «vertigine»[2], nel quale il Gran Khan percepisce e scopre che l’impero che gli era sembrato «la somma di tutte le meraviglie del mondo è in realtà uno sfacelo senza fine né forma»[3], afflitto da una corruzione talmente incancrenita che nessuno scettro vi potrebbe porre rimedio. Un momento, questo, preceduto, in un primo tempo, dall’orgoglio provato dal Gran Khan davanti alla sterminata estensione del suo impero; e subito dopo da una strana e aporetica compresenza di malinconia e sollievo di fronte alla consapevolezza che i territori di sua proprietà sono troppo sterminati per essere conosciuti e compresi. Continua a leggere “Le città invisibili” e il desiderio
(fasc. 53, 25 agosto 2024)