Intervista a Carmelo Calì e Carla Campus (Libri & Bar Pallotta)

Author di Francesca Accurso

La seguente intervista è collegata al contributo dal titolo: Fare editoria oggi: Marco Zapparoli (Marcos y Marcos) e la rete amica di librai indipendenti nelle nuove iniziative di promozione creativa della lettura

Carmelo Calì e Carla Campus sono i librai della libreria indipendente Libri & Bar Pallotta di Ponte Milvio a Roma, che organizza il festival Libri a Mollo.

Di seguito, l’intervista che ci hanno rilasciato.

Quando si legge dello stato del libro in Italia si affacciano due elementi di difficoltà: il mercato dei grossi editori che padroneggia sul piano commerciale e le vendite online (in particolare il colosso Amazon) che si teme spazzeranno via le librerie. In virtù di ciò, cosa spinge un libraio indipendente a promuovere la lettura? Quali sono le opzioni e le alternative utilizzate, per contrastare la grande distribuzione?

Carmelo Calì: In una libreria indipendente, ci deve essere per forza anche la presenza della grossa editoria. Il problema non sono tanto i grossi editori quanto i numeri che i grossi editori immettono come volumi sul mercato. Si parla di 60-70.000 libri che escono ogni anno. I grossi editori hanno fatto la storia dell’editoria, quindi non sono loro il problema. Nel corso degli anni molti dei grossi editori, da Rizzoli a Einaudi passando per Mondadori etc., aventi una loro identità nelle collane molto forte hanno virato verso un concetto vero e proprio di industria, perdendo la bussola. I lettori, anche i lettori forti, faticano, ormai, a riconoscersi in questa frangia editoriale, e riescono a fidarsi soltanto di poche case editrici per quanto riguarda la qualità del libro, l’identità di ciò che pubblicano. Quindi, il problema non è tanto quello degli editori, quanto quello che di ciò che si pubblica.

I piccoli editori, dal canto loro, dovendo fare delle scelte e non potendo pubblicare tutto quello che vorrebbero, devono necessariamente filtrare le proposte. Tali scelte suggellano un’identità più specifica, che spinge un libraio indipendente a lavorare in maniera molto più sinergica con loro. Le vendite online, con tutto quello che è il problema legato alla distribuzione e alla vendita parallela, a noi non spaventa più di tanto poiché il lavoro che viene fatto da una libreria indipendente è basato sul rapporto con i clienti, con il quartiere. Spesso, infatti, la libreria indipendente è la libreria di un quartiere, divenendone il suo punto di riferimento. Per quel che concerne la fidelizzazione, può attuarsi anche con l’ausilio di una carta fedeltà che consente al lettore/cliente, su un totale di libri acquistati, un’agevolazione, uno sconto etc.

Carla Campus: A nostro avviso, chi decide di acquistare su Amazon non si reca neppure in libreria e soprattutto non sceglie questa tipologia di libreria, nel senso che è abituato ad andare al supermercato, a prendere quello che gli serve e andar via.

La libreria Pallotta si presenta come luogo atipico in cui è possibile acquistare un libro ma anche sorseggiare un buon caffè. Da dove nasce questa idea?

Carmelo Calì: Sì, atipico è già il luogo di per sé, poiché noi come libreria nasciamo dieci anni fa e ci inseriamo in un bar. La strutturazione libraria attuale è nata proprio dieci anni fa, prendendo il posto che prima era di una sala biliardo.

Sono diversi anni, ormai, che la libreria è impegnata nella manifestazione Libri a Mollo. Come e quando è nata?

Carmelo Calì: Libri a Mollo si ricollega al rapporto con il quartiere. Il nome identifica proprio il quartiere Ponte Milvio, chiamato dai cittadini romani Ponte Mollo. L’idea sta nel porre i libri al centro di Ponte Mollo. Da qui Libri a Mollo. La manifestazione incarnava la nostra necessità di uscire fuori dalla libreria e di incontrare il quartiere che ci circonda, in un momento in cui la crisi era veramente forte non solo per noi, ma per tutto il settore editoriale e librario. La chiusura di una marea, di una quantità davvero indicibile, a Roma, anche di librerie importanti, storiche ha messo in difficoltà anche noi, vittime della chiusura di una grossa catena di librerie di cui facevamo parte. Ci siamo dovuti reinventare, e da lì siamo diventati una libreria puramente indipendente. Pertanto, dovendo far fronte a queste necessità, abbiamo deciso con altri esercenti della zona di fare rete e cooperare tutti insieme. Non a caso, la prima edizione di Libri a Mollo e l’idea nacquero in collaborazione con il chioschetto storico di Ponte Milvio, uno dei primi, più di vent’anni fa, a portare la cosiddetta movida qui a Ponte Milvio, però con un’anima, a differenza di quanto accade ancora molto spesso in piazza. Con loro abbiamo cominciato a fare gli aperitivi letterari. Libri a Mollo nasce proprio così: unendo il quartiere con le forze nostre e con quelle delle altre attività commerciali che stanno nella zona. Abbiamo cominciato portando lì, all’orario dell’aperitivo, gli autori e la gente che vi si trovava per caso, e che proprio durante l’aperitivo ascoltava il racconto di un libro. Successivamente, l’idea ha assunto sempre di più una forma strutturata e organizzata. La forte collaborazione ha incontrato quella di editori, uffici stampa di piccole, medie e poi di grandi case editrici, fino a fare quello che è diventato così bello, l’appuntamento fisso della zona in questi cinque anni, patrocinato dal municipio, dall’assessorato etc.

Tale iniziativa ha contribuito a far maturare un interesse maggiore verso la lettura, nei lettori forti e non?

Carmelo Calì: Beh, più che altro ha dato un notevole contributo, riportando nel quartiere delle persone che si erano allontanate. Va, poi, considerata tutta la retorica su Ponte Milvio relativa agli scontri e alla cattiva movida, in parte vera; però, solo in parte, visto che quello che è successo ne è un esempio. In realtà, a mancare è una politica vera e propria per tutto il municipio e per questa piazza. Noi, in qualità di librai, in collaborazione con qualunque giunta, a prescindere dai colori politici, abbiamo fatto questa manifestazione collaborando per far sì che molta gente, la quale non riusciva ad avere spazio nella propria piazza (anziani o comunque gente di una fascia dai trent’anni in su) potesse invece ritornare quando alle 21/21.30 era fisso l’appuntamento e l’incontro con l’autore, restando fino a tarda sera, semplicemente riappropriandosi di uno spazio e vivendolo in maniera diversa; poi, possibilmente, bevendo anche una birra. Sicuramente, ne sono tornati tanti, ma ne sono anche venuti molti da fuori zona. La cosa bella è che nella diatriba fra Roma nord e Roma sud tanti nostri amici che abitano in zone quali il Pigneto, quindi in assoluta “lotta”, sono venuti e l’hanno fatto perché c’era un’occasione del genere. Molta gente è anche venuta da fuori Roma: da Anzio, Nettuno e così via, e queste persone sono arrivate proprio perché avevano recuperato l’informazione tramite la sponsorizzazione dell’evento sui social. Quindi, si è evidenziata anche una crescita di un target che non era assolutamente legato alla libreria.

Libri & Bar Pallotta presenta al suo interno una ricca selezione di libri pubblicati da editori indipendenti. Basti pensare all’intero scaffale dedicato alla Marcos y Marcos. Com’è avvenuto l’incontro con la casa editrice e con Marco Zapparoli?

Carmelo Cali: Loro sono stati tra i primi ad aiutarci, a venire in soccorso della libreria, quando cinque anni fa c’è stato il rischio di chiusura. Dopo la fine della collaborazione con il gruppo Arion di cui eravamo partner, l’alternativa era chiudere, in quanto era stata impostata tutta una filosofia dell’attività come partnership con il gruppo Arion. Finita quella, siamo andati fisicamente alla fiera dell’editoria di Torino e lì abbiamo incontrato una serie di editori che a noi piacevano, e con i quali volevamo iniziare a collaborare. Non avendo intenzione di aprire conti con la distribuzione ordinaria da Messaggerie a Mondadori RCS, e neppure volendo essere strozzati dalle loro politiche, abbiamo deciso di affidarci a un franchising, e a quel punto abbiamo chiesto a vari editori di provare una collaborazione con dei conti deposito, garantiti ovviamente dalla serietà, dai pagamenti, dalla rendicontazione fissa etc. Loro sono stati tra i primi a dirci di sì, a fornirci un catalogo, a selezionare insieme titoli che a noi erano piaciuti e titoli che anche loro ci hanno consigliato, non avendo conoscenza dell’intero inventario. È nata, così, questa collaborazione, inizialmente solo commerciale. Successivamente sono arrivati anche diversi autori, tra i quali Hakan Günday. In quel caso è stata coinvolta persino l’ambasciata turca, c’è stato un catering con dei cuochi che hanno cucinato ricette originali turche: tutto a tema.

Quanto all’editore, Marco Zapparoli è una persona fantastica, passionale: un vero e proprio vulcano che riesce a coinvolgere. Per l’editoria indipendente è un punto di riferimento notevole: ha colto nel segno. Noi, come libreria indipendente, facendo rete con altre librerie romane e non solo, ci siamo resi conto che nessuno di noi può più approcciarsi al ruolo in senso tradizionale. Il libraio deve divenire una persona inventa format, che cerca di fare qualcosa di divertente, che va fuori dalla libreria cercando di accattivare l’attenzione e, così facendo, portarvi la gente, anche perché la libreria dev’essere percepita come un luogo di potenziale intrattenimento. Ecco, lui da anni porta avanti questo tipo di progettualità: da Letteratura rinnovabile a Letti di notte, iniziative che tendono a ridare la libreria alle persone, facendole entrare in essa ma con l’idea del “ti puoi divertire”. Stimolando la fantasia dei librai, cerca di tirar fuori idee propositive. È ciò che non solo con noi ma con tanti altri librai ha portato a queste belle sinergie. A ciò si unisce ovviamente il catalogo. Basti ricordare che sono stati tra i primi a scovare autori formidabili da John Fante a tanti altri.

Carla Campus: Marco Zapparoli è consapevole che occorre puntare sulla diversità, andando a colpire in diversi ambiti quali la sensibilizzazione degli studenti alla lettura; Letti di notte ci ha coinvolti in diverse occasioni con grande entusiasmo, divertimento e grande disponibilità. Forse, è l’editore più sul campo, rispetto alle iniziative di altri. C’è grande intuizione da parte sua. Crea delle suggestioni intorno alle cose. È in grado di darti quel “dietro le quinte” che fa la differenza.

La formazione costituisce un elemento determinante nel vostro mestiere. Cosa suggerite a un giovane che volesse perseguire questa strada e aprire una libreria? Di che cosa si deve armare per farcela?

Carmelo Calì: La scuola sicuramente è importante. Noi siamo entrati come dipendenti in libreria e lo siamo ancora. Gestiamo praticamente la libreria e in dieci anni abbiamo commesso tanti errori che poi sono stati corretti sicuramente in corso d’opera, ma che probabilmente non avremmo fatto se avessimo frequentato la scuola. Non ti puoi improvvisare. Puoi avere la passione, ma non basta a sapere come si fa un business plan, come si rientra nell’investimento di una libreria, qual è la curva della domanda e dell’offerta. È un mercato ed, essendo tale, a fine mese devi riuscire a far quadrare i conti, ci deve essere un utile: altrimenti non ha senso. Devi sapere tante cose di economia da applicare all’attività che vuoi portare avanti. Noi, però, da dipendenti abbiamo potuto avere una copertura differente, perché avevamo una proprietà alle spalle che ha comunque investito. Abbiamo fatto sostanzialmente formazione sul campo, assieme a una libraia da undici anni presso le librerie Arion, che è la figlia della famiglia Pallotta che aveva avviato l’attività. Ma abbiamo sicuramente sbagliato tante cose. La scuola promossa dall’Ali è cresciuta tantissimo, con moduli specifici, con tanta formazione, con un periodo previsto proprio in libreria.

Carla Campus: La scuola ti dà degli strumenti, dei punti di riferimento ai quali riferirsi. Non basta la passione. Non vendi solo i libri. Devi essere un imprenditore. La libreria è un’impresa a tutti gli effetti. È vero che non tutti lo facciamo allo stesso modo, perché magari le competenze che sono richieste a noi che stiamo qui e ci occupiamo di questo a 360 gradi non sono le stesse di un libraio che lavora per una libreria di catena, in cui, in realtà, gli è richiesto un altro tipo di lavoro. È vero che non si fa libreria tutti allo stesso modo. Dipende se si è imprenditori di qualcuno o di se stessi. Noi lavoriamo per qualcuno, ma in fin dei conti è come se fossimo anche imprenditori di noi stessi.

Carmelo Calì: I concetti che spiegano alla SLI qui saltano completamente, perché quello che si vede qua dentro non ha riscontro con tutto quello che loro insegnano, che è la modalità di gestione di una libreria classica che probabilmente ha ragione di esistere e di fare fatturato seguendo determinate logiche. Loro insegnano giustamente che dopo un tot bisogna fare resa, rotazione di titoli. Noi lavoriamo appunto partendo dai conti deposito che abbiamo con gli editori e più con il concetto del catalogo. Quindi, non abbiamo rotazione, se non delle novità. Ma le novità, le riforniamo in quantità talmente piccole (al massimo cinque copie per un titolo nuovo) che ci accorgiamo subito se poi dobbiamo reintegrarlo e, quindi, eventualmente riprenderne in quantità. Non prendiamo le pile di quaranta copie di un libro che, se non vendiamo, dobbiamo rimandare indietro. Abbiamo imparato negli anni a selezionare le novità dei grossi editori che prendiamo tramite dei grossisti con i quali nel corso del tempo abbiamo cucito dei rapporti personali, per cui abbiamo delle buone condizioni di lavoro a livello di sconti, di trasporto, con cui facciamo delle selezioni molto curate su tutti gli sblocchi che ci sono. Ad esempio, se ci sono cento titoli, noi ne potremmo prendere sì e no un 20-25%; il resto lo scegliamo se c’è una domanda e riforniamo in tempi brevi, ma quello che scegliamo di avere all’uscita di un libro come novità è veramente una selezione che abbiamo fatto noi, sul nostro gusto e su quella che è la domanda che c’è stata nel corso degli anni.

C’è una logica che entra all’interno di questa libreria, assolutamente diversa rispetto alle altre, soprattutto le librerie di franchising, di catena o quelle un po’ più tradizionali, anch’esse legate agli sblocchi diretti dai distributori. È vero che hai sempre tu anche lì la scelta, però sei anche un po’ più vincolato. In questo caso, essendo liberi, scegliamo quello che vogliamo, e siamo liberi di non sentirci chiedere da nessuno perché abbiamo scelto un titolo piuttosto che un altro. Mandiamo semplicemente l’ordine, e poi abbiamo una rete di clienti, di amici e di altri librai tramite cui ci informiamo su quello che eventualmente ci sfugge e non lasciamo la palla sicuramente al promotore che ha altri interessi. Lui fa il suo lavoro e lo fa benissimo, ma noi preferiamo lavorare per conto nostro.

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(fasc. 21, 25 giugno 2018)