Non mi pare che ci siamo ancora resi conto della svolta che si è operata, negli ultimi sette o otto anni, nella letteratura, nell’arte, nelle attività conoscitive più varie e nel nostro stesso atteggiamento verso il mondo […] Diciamo subito che un mutamento di questo genere non entrava nei nostri piani, nelle nostre profezie, nelle nostre aspirazioni; ma ormai non si tratta più di accettarlo o rifiutarlo, già ci siamo dentro; la geografia del nostro continente culturale è profondamente cambiata sotto quest’alluvione imprevista e che pure ha preso forma lentamente e ben visibilmente sotto i nostri occhi[1].
Con una riflessione sui mutamenti dell’attività artistica e conoscitiva contenuta nel saggio Il mare dell’oggettività (1960), Italo Calvino inaugura il secondo numero del «Menabò di letteratura», periodico figlio dell’esperienza dei «Gettoni»[2] che tenta la strada della ricerca letteraria nel pieno della temperie economica e culturale di metà secolo.
(fasc. 53, 25 agosto 2024)