La percezione del Sé e il rapporto con gli altri: un’analisi di alcuni passi di Calvino a partire da “Palomar”

Author di Maria Panetta

Palomar è stato pubblicato nel 1983 a Torino da Giulio Einaudi, editore con il quale Calvino notoriamente collaborava[1]. Trae il titolo dal nome di uno degli osservatori più importanti del mondo nel settore della ricerca astronomica, quello del Monte Palomar, situato nella Contea di San Diego, a circa 150 chilometri da Los Angeles e a 1710 metri di altitudine: ospita il telescopio Hale di 5 metri di apertura, completato nel 1949.

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(fasc. 53, volume II, 13 ottobre 2024)

Premessa

Author di Florinda Nardi e Pamela Parenti

In occasione dei cento anni dalla nascita di Italo Calvino abbiamo inteso celebrare tale ricorrenza promuovendo questo lavoro, che ha accolto i contributi di accademici appartenenti a diversi settori di studio e di giovani ricercatori, che hanno potuto restituire la complessità dei punti di vista necessari a focalizzare Calvino nell’ottica di una “multidisciplinarietà” indispensabile per leggere la sua opera.

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(fasc. 53, 25 agosto 2024)

Un numero doppio, a partire da Calvino

Author di Maria Panetta

Sulla scia dell’importante anniversario calviniano dello scorso anno, si è deciso di dedicare un monografico al versatile scrittore e intellettuale novecentesco, la cui “lezione” è sempre viva, pregnante e attuale, anche perché tocca aspetti della realtà con i quali siamo costretti a confrontarci quotidianamente ‒ e talora drammaticamente ‒ al giorno d’oggi, come l’inquinamento, l’emergenza ambientale o il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale. Ne è venuto fuori un corposo fascicolo, curato da Florinda Nardi e Pamela Parenti, in cui Calvino è analizzato da diverse prospettive critiche, con una particolare attenzione per Il Sentiero dei nidi di ragno (1947), la Trilogia dei Nostri antenati (1960), La speculazione edilizia (1958) e La nuvola di smog (1965), Marcovaldo (1963), Le cosmicomiche (1965), Le città invisibili (1972), Palomar (1983); un originale focus sulla sua produzione teatrale e sulle sue brillanti “interviste impossibili”; indagini sul suo rapporto con Nievo, Pirandello e Pavese, nonché sulla sua consonanza con Nicola Pugliese; altri approfondimenti sul ruolo di editor da lui ricoperto presso Einaudi e una proposta didattica finale per sviscerare e valorizzare al meglio la complessità dei suoi testi in ambito scolastico e universitario.

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(fasc. 53, 25 agosto 2024)

Un razionalismo illuminista, immaginifico e paradossale. Sulla peculiare epistemologia narrativa di Italo Calvino

Author di Andrea Velardi

Non solo leggerezza. L’illuminismo immaginifico elabora la molteplicità

Il nostro contributo vuole essere al contempo un’indagine sull’opera di Italo Calvino e un’indagine sulle possibilità di una filosofia della letteratura, attraverso lo studio di un classico paradigmatico sia per quanto riguarda la dimensione narrativa sia per quanto riguarda l’integrazione di questa dimensione con una visione del mondo e con la creazione di quella che, in relazione alla Trilogia dei Nostri antenati e in generale di tutta l’opera di Calvino nel susseguirsi delle varie fasi, può essere considerata un’“opera mondo” benché non ci sia, secondo la precisa definizione di Moretti[1], un’opera singola nell’intero corpus che rappresenti questo ideale.

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(fasc. 53, 25 agosto 2024)

A futura memoria: la lezione di Calvino su sostenibilità e globalizzazione

Author di Daniela Privitera

Se nel mio lavoro ho mai colto un qualche mutamento dell’uomo contemporaneo, non potrò saperlo da me né dai miei contemporanei. È raro che i mutanti riconoscano la mutazione che portano in sé; saranno poi i mutati, divenuta la mutazione un’acquisizione stabile della specie, a riconoscere guardandosi indietro i loro profeti e i loro arcangeli[1].

Era il 1966, e Calvino dalle colonne della «Nazione» si esprimeva con queste parole, parlando del romanzo contemporaneo e del suo legame con l’uomo di oggi. Immaginando i termini di un rapporto tra lo scrittore e la sua creazione, pur senza lasciarsi imbrigliare dalle mode, coglieva già in nuce le trasformazioni che avrebbero riguardato il Postmoderno. In altre parole, Calvino, virando verso la fase combinatoria della sua poetica, non smetteva di rimanere uno scrittore sapiente e saggio, presentando il gioco come un’infinita possibilità di invenzione. Se egli riconosceva, nel candore della sua onestà intellettuale, l’impossibilità di stabilire il valore del cambiamento in atto, affidava, però, ai posteri l’ardua sentenza di decretare la portata della sua profezia assieme alla lezione di buoni e cattivi maestri.

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(fasc. 53, 25 agosto 2024)

«Anch’io, che passo per suo discepolo, come merito questo titolo?». Per Calvino e Pavese

Author di Miryam Grasso

Tra le carte calviniane si conserva un elenco autografo di «libri da scrivere»[1]. La lista contiene anche la voce cassata «Scritti su Pavese», che testimonierebbe la volontà di Calvino di dedicare un volume a Cesare Pavese, probabilmente raccogliendo gli scritti già pubblicati. L’ipotesi è confermata dal fatto che nell’abitazione romana di Calvino è conservata una cartelletta che contiene materiali di Pavese e su Pavese, tra cui anche un abbozzo manoscritto di indice. L’elenco, descritto da Mario Barenghi[2], contiene quindici titoli, ciascuno preceduto dall’anno di composizione e seguito dal numero di pagine (e non esaurisce, naturalmente, gli scritti di Calvino su Pavese).

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(fasc. 53, 25 agosto 2024)

«All’interno d’un occhio che guarda se stesso». La teatralità di Italo Calvino fra comico e introspezione

Author di Silvia Manciati

Il rapporto di Calvino[1] con il teatro è un “territorio” in parte ancora inesplorato, fatto di silenzi e omissioni da parte dello stesso autore, di vocazioni sottese, di timidi approdi alla scena[2]. Eppure, è un rapporto che corre lungo tutta la sua carriera, benché si manifesti in forme poliedriche – dall’attività librettistica alle scritture per la radio, il cinema, la televisione, oltre alla teatralità insita nella sua produzione narrativa.

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(fasc. 53, 25 agosto 2024)

Le promesse della letteratura. Riflessioni sul concetto di letterarietà nelle “Lezioni americane”

Author di Cecilia Regni

Il laboratorio della letteratura, proposte per il futuro tra visione e utopia

È il 2024 e l’essere umano non si trova alle soglie di un nuovo millennio come accadeva quando Italo Calvino, nell’estate del 1985, rimetteva a posto il piano delle Norton Lectures, meglio conosciute come Lezioni Americane, le Poetry Lectures che l’autore era stato invitato a tenere durante l’anno accademico 1985-1986 alla Harvard University e a cui dedicò la sua concentrazione nell’ultimo anno di attività prima della morte. Nonostante la mancanza attuale di un limite temporale che traghetti l’umanità verso altri millenni, sembra sempre più centrale la questione «della sorte della letteratura» e insieme a essa la riflessione intorno alle «cose che solo la letteratura può dare coi suoi mezzi specifici». Nell’incipit all’opera l’autore riflette sul destino della letteratura: «la mia fiducia nel futuro della letteratura consiste nel sapere che ci sono cose che solo la letteratura può dare coi suoi mezzi specifici. Vorrei dunque dedicare queste mie conferenze ad alcuni valori o qualità o specificità della letteratura che mi stanno particolarmente a cuore, cercando di situarle nella prospettiva del nuovo millennio»[1].

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(fasc. 53, 25 agosto 2024)

«Senza rive né confini»: cronotopi apocalittici in Calvino

Author di Ida De Michelis

 «Sia lode alle stelle che implodono. Una nuova libertà s’apre in loro: elise dallo spazio, esonerate dal tempo, esistono per sé, finalmente, non più in funzione di tutto il resto»

[I. Calvino, L’implosione]

«Nel vero nostro elemento che si estende senza rive né confini»

[I. Calvino, La spirale]

«Quello che vedi, scrivilo in un libro»

[Apocalisse 1:11]

Calvino – Interviste impossibili ‒ apocalittica

L’intera opera di Italo Calvino s’iscrive in una rete coesa costruita per opposte tensioni: è lui stesso, che spesso veste i panni di commentatore dei propri lavori, a dichiarare che ab origine in lui la scrittura si sviluppa come forma di conoscenza dall’io al mondo («il mio scopo non è tanto quello di fare un libro, quanto quello di cambiare me stesso»[1]) e viceversa («L’universo è lo specchio in cui possiamo contemplare solo ciò che abbiamo imparato a conoscere in noi»)[2]. In questa tensione convivono l’interesse per il microscopico, il minimo, come per il cosmico[3], l’universale; l’impegno nella storia e per la letteratura, la responsabilità sociale, politica, ecologica[4]. Dato che «La percezione di questo mondo, però, per l’uomo è solo linguistica e Calvino l’ha inseguita per tutta la vita»[5], sarà attraverso la scrittura che Calvino cercherà la propria formula sintetica di conoscenza e azione: «tutte le realtà e le fantasie possono prendere forma solo attraverso la scrittura, nella quale esteriorità e interiorità, mondo e io, esperienza e fantasia appaiono composte della stessa materia verbale»[6].

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(fasc. 53, 25 agosto 2024)

Calvino e l’industria della letteratura: per una lettura di alcune pagine del «Menabò»

Author di Anna Sara Bucci

Non mi pare che ci siamo ancora resi conto della svolta che si è operata, negli ultimi sette o otto anni, nella letteratura, nell’arte, nelle attività conoscitive più varie e nel nostro stesso atteggiamento verso il mondo […] Diciamo subito che un mutamento di questo genere non entrava nei nostri piani, nelle nostre profezie, nelle nostre aspirazioni; ma ormai non si tratta più di accettarlo o rifiutarlo, già ci siamo dentro; la geografia del nostro continente culturale è profondamente cambiata sotto quest’alluvione imprevista e che pure ha preso forma lentamente e ben visibilmente sotto i nostri occhi[1].

Con una riflessione sui mutamenti dell’attività artistica e conoscitiva contenuta nel saggio Il mare dell’oggettività (1960), Italo Calvino inaugura il secondo numero del «Menabò di letteratura», periodico figlio dell’esperienza dei «Gettoni»[2] che tenta la strada della ricerca letteraria nel pieno della temperie economica e culturale di metà secolo.

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(fasc. 53, 25 agosto 2024)