«Sia lode alle stelle che implodono. Una nuova libertà s’apre in loro: elise dallo spazio, esonerate dal tempo, esistono per sé, finalmente, non più in funzione di tutto il resto»
[I. Calvino, L’implosione]
«Nel vero nostro elemento che si estende senza rive né confini»
[I. Calvino, La spirale]
«Quello che vedi, scrivilo in un libro»
[Apocalisse 1:11]
Calvino – Interviste impossibili ‒ apocalittica
L’intera opera di Italo Calvino s’iscrive in una rete coesa costruita per opposte tensioni: è lui stesso, che spesso veste i panni di commentatore dei propri lavori, a dichiarare che ab origine in lui la scrittura si sviluppa come forma di conoscenza dall’io al mondo («il mio scopo non è tanto quello di fare un libro, quanto quello di cambiare me stesso») e viceversa («L’universo è lo specchio in cui possiamo contemplare solo ciò che abbiamo imparato a conoscere in noi»). In questa tensione convivono l’interesse per il microscopico, il minimo, come per il cosmico, l’universale; l’impegno nella storia e per la letteratura, la responsabilità sociale, politica, ecologica. Dato che «La percezione di questo mondo, però, per l’uomo è solo linguistica e Calvino l’ha inseguita per tutta la vita», sarà attraverso la scrittura che Calvino cercherà la propria formula sintetica di conoscenza e azione: «tutte le realtà e le fantasie possono prendere forma solo attraverso la scrittura, nella quale esteriorità e interiorità, mondo e io, esperienza e fantasia appaiono composte della stessa materia verbale».
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(fasc. 53, 25 agosto 2024)