Agapito è un carceriere involontario, incastrato dalla sorte in un ruolo che non ama, ma a cui non sa opporsi, anzi ci si affeziona perché paradossalmente, grazie a quel deprecabile compito, egli trova modo di esprimere la sua umanità inaridita, come un compassionevole sadico che infligge ferite per poterle poi curare quasi con amore. Flori è la prigioniera, una donna umiliata, ridotta ad animale di riproduzione nella meccanica di un commercio immondo e crudele.
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(fasc. 1, 25 febbraio 2015)