A centoventi anni dalla fondazione della «Critica», rivista di idealismo militante e faro dell’antifascismo europeo

Author di Lorenzo Arnone Sipari e Maria Panetta

Ormai da otto anni a questa parte, il numero di «Diacritica» del 25 febbraio è interamente dedicato a Benedetto Croce. Tale appuntamento si coniuga, quest’anno, con la ricorrenza dell’uscita del primo numero della «Critica», come noto fondata dal filosofo abruzzese centoventi anni fa; e non è superfluo ricordare che il titolo del nostro periodico riprende anche, volutamente, quello della longeva creazione crociana.

Uscita con cadenza bimestrale per oltre quarant’anni, puntualmente il 20 di ogni mese dispari, «La Critica» è stata una notissima rivista militante che ha professato idee soprattutto di stampo neoidealistico, pur proponendo un programma molto più ampio e assai complesso, e comunque rifuggendo da logiche settoriali e specialistiche. Il periodico, secondo gli intenti del suo fondatore, avrebbe dovuto sovvertire l’«assenza di criterii fermi e di un organico sistema d’idee» che caratterizzava molte riviste del tempo, evitando alla radice che «un’anarchia e un’ineguaglianza di giudizii» le facesse assomigliare «a botteghe di caffè», in cui si pensava più a dar voce a tutti, senza costrutto, che non a evidenziare una «traccia» utile per i lettori. Il periodico crociano, viceversa, originava da una coscienza programmatica che era diventata ormai un’improcrastinabile necessità (n. 1, p. 2): quella di

non perder di vista i problemi generali e d’insieme, che son tanta parte della vita degli studii, e di dedicare ad essi la stessa attenzione ed intensa cura che si adopera per le idee e i fatti speciali e particolari. E dalla coscienza di questo bisogno e dalle esposte considerazioni ha origine questa piccola nuova rivista, che vorrebbe appunto servir da supplemento e sussidio alle altre speciali di sopra accennate, proponendosi di discutere di libri, italiani e stranjeri, di filosofia, storia e letteratura, senza la pretesa di tenere il lettore al corrente di tutte le pubblicazioni sui varii argomenti, ma scegliendo alcune di quelle che abbiano, per l’argomento o pel merito, maggiore interesse, o si prestino a feconde discussioni.

Il metodo di queste discussioni, che non dovevano essere volte a coltivare amicizie, peraltro di facciata (e quindi poco o per niente improntate alla sincerità), si doveva risolvere in «un omaggio alla libertà». Era, sì, un sostegno al rigore del nuovo metodo storico (sebbene non a un asfittico eruditismo), ma unito alla promozione del «generale risveglio dello spirito filosofico» e atto a un “congiungimento della filosofia con la filologia” d’ispirazione prettamente vichiana. Si trattava di una nuova luce che intendeva far uscire la cultura italiana dal suo provincialismo e squarciare tempi di oscurità, creando nuovi e preziosi spazi di riflessione (e infatti «La Critica», specie a partire dal 1925, divenne anche un punto di riferimento imprescindibile per l’antifascismo europeo, nel periodo opprimente del Ventennio): una fonte di ispirazione ancora oggi nitida e preziosa, dinanzi alle nubi, sempre più oscure e minacciose, che si vanno addensando da alcuni anni nei nostri cieli.

Sebbene solo una parte dei contributi pubblicati in questo fascicolo dialoghi in maniera prevalente con «La Critica», grazie al pregevole contributo di molti autorevoli studiosi che, per i propri studi, hanno un naturale debito e/o una vera e propria affinità intellettuale e spirituale con l’impostazione di metodo della rivista crociana che desideriamo celebrare ‒ e del suo fondatore e direttore ‒, «Diacritica» chiude questo numero monografico nella sincera convinzione di essere riuscita a distanziarsi dalle “botteghe di caffè”, offrendo ai propri lettori una palestra d’idee ispirata al civismo, al rigore, all’indipendenza e alla modernità di pensiero del Croce uomo e intellettuale.

(fasc. 47, 25 febbraio 2023)

La filosofia italiana di fronte al Grande Fratello. Croce e Franchini lettori di Orwell

Author di Rosalia Peluso

I believe that the key to the future is in the remnants of the past.

(Bob Dylan)

The last man in Europe

Tra il 1946 e il 1949 nascono due libri capitali sul totalitarismo. Il primo è Le origini del totalitarismo di Hannah Arendt. L’altro è 1984 di George Orwell. Due “maestri irregolari”[1].

Il primo libro ha dalla sua parte la storia, quella appena conclusasi; le fonti, le testimonianze, le interpretazioni, benché ancora “calde”, non ancora oggettivatesi nella ricostruzione saggistica[2]. Il secondo non parla del tempo che fu, ma di quello che sarà. Non è una registrazione, ma una previsione totalitaria. Non parla del totalitarismo come lo abbiamo conosciuto ma del totalitarismo che conosceremo: di quegli elementi totalitari che, notava proprio Arendt, si annidano anche nei regimi più democratici e che sono garantiti dall’atomizzazione degli individui e proliferano grazie ad essa, all’architettato progetto di atrofizzare le esperienze condivise, quelle politiche in primo luogo. Per questo lo scrittore ambienta la narrazione in un futuro allora remoto, il 1984. Continua a leggere La filosofia italiana di fronte al Grande Fratello. Croce e Franchini lettori di Orwell

(fasc. 47, 25 febbraio 2023)

La genesi di un “caso”. La storiografia e la nascita di Benedetto Croce

Author di Lorenzo Arnone Sipari

Benedetto Croce fu nominato senatore il 26 gennaio 1910[1]. Il fascicolo delle «Congratulazioni» per quella nomina contiene circa settecento documenti, tra biglietti da visita, telegrammi, lettere e cartoline postali, già da tempo digitalizzati[2]. Non diversamente da quel che si possa immaginare, gli encomi furono inviati, oltre che da parenti, amici, titolari di case editrici e più o meno anonimi estimatori, anche da eminenti studiosi e politici di rango[3]. Continua a leggere La genesi di un “caso”. La storiografia e la nascita di Benedetto Croce

(fasc. 47, 25 febbraio 2023)

La «Rivista di Studi Crociani», Agorà della Cultura

Author di Giuseppe Gembillo

Dialogare con Benedetto Croce implica imbandire un’ideale tavola rotonda tra i cui convitati più illustri del primo semicircolo spiccano i nomi di Vico, Goethe, Hegel, Marx, Mach, Poincaré, Pareto, Bergson, e tra quelli del secondo semicircolo Heisenberg, Bohr, Maturana, Mandelbrot, Prigogine, Lovelock, Morin. Insomma, dialogare con lui significa ripensare la cultura italiana del primo Novecento proiettata in quella europea del suo e del nostro tempo. Continua a leggere La «Rivista di Studi Crociani», Agorà della Cultura

(fasc. 47, 25 febbraio 2023)

Le dediche dei libri di Benedetto Croce

Author di Paolo D'Angelo

È molto difficile pensare che la dedica di un libro possa contribuire in qualche modo alla comprensione del libro stesso, e ancora più strano parrebbe credere che dall’insieme delle dediche dei libri di un autore si possa ricavare qualcosa di interessante sulla sua fisionomia intellettuale. Tutto questo è pacifico per le dediche di esemplare, cioè per quelle dediche che l’autore appone sulla singola copia all’atto della consegna o dell’invio ad altri. Oltre al fatto che è obiettivamente molto difficile rintracciarle, esse interesseranno al massimo qualche bibliofilo in cerca di copie autografate. Ma la stessa cosa sembra valere anche per le dediche d’opera, cioè quelle dediche che appaiono nella versione a stampa, di solito subito dopo il frontespizio. Anch’esse, se pur facilmente documentabili, non sembrano aprire nessuna via aggiuntiva di accesso all’opera, e rimanere irrimediabilmente chiuse nell’ambito dei rapporti personali, familiari o di amicizia. Continua a leggere Le dediche dei libri di Benedetto Croce

(fasc. 47, 25 febbraio 2023)