Editoriale
Maria Panetta, Studi interdisciplinari fra letteratura e musica
Letture critiche
Gaspare Trapani, Introduzione
Ida De Michelis, I Nibelunghi nella Torino di fine Ottocento: ricezione di un mito fra critica, poesia e parodia
Abstract: The debate around Wagner’s oeuvre, particularly his tetralogy that summarizes the stages of its development along the quarter-century of its composition, in the late nineteenth century stands as a catalyst for aesthetic questioning as well as formal renewal between music and literature. This phenomenon occurs in Italy as in all Europe, and Turin seems to be a particularly prolific center of this cultural elaboration.
Abstract: A fine Ottocento il dibattito intorno all’opera di Wagner, in particolare alla sua tetralogia che ne riassume le fasi di sviluppo lungo il quarto di secolo della sua composizione, si pone come catalizzatore dell’interrogazione estetica nonché del rinnovamento formale tra musica e letteratura. Questo fenomeno si verifica in Italia come in tutta Europa, e la città di Torino dimostra di essere un centro particolarmente prolifico di questa elaborazione formale.
Francesco Gualini, La fortuna di Spoon River
Abstract: The Spoon River Anthology, more than a hundred years after its first publication in America, has entered by right among the classics, gaining acclaim by virtue of a passionate and transparent language and an intensity as lyrical as it is heinous, which still strike a chord with readers today. This contribution highlights the fortune of Spoon River, which with Einaudi alone went into print in more than eighty editions selling more than half a million copies. The fortune extended to the musical field as well, especially with Fabrizio De André’s famous transposition and “retranslation”, Non al denaro non all’amore né al cielo, a record from ’71 strongly influenced by the period of strong political and social tensions of the 1968s and the beginning of the loving friendship between the singer-songwriter and his fellow citizen Fernanda Pivano. For the occasion, the americanist was contacted to learn about the concept album and was invited to the recording room to listen to his songs.
Abstract: L’Antologia di Spoon River, dopo più di cent’anni dalla prima pubblicazione in America e più di settant’anni dalla prima in Italia, è entrata di diritto tra i classici, acquisendo consenso in virtù di un linguaggio passionale e trasparente e di un’intensità che ancora oggi colpiscono i lettori. In questo contributo si mette in risalto la fortuna di Spoon River, che soltanto con Einaudi è andato in stampa in più di ottanta edizioni, vendendo più di mezzo milione di copie. La fortuna si è estesa anche in campo musicale, soprattutto con la famosa trasposizione e “ritraduzione” di Fabrizio De André, Non al denaro non all’amore né al cielo, disco del ’71 fortemente influenzato dal periodo di forti tensioni politiche e sociali sessantottine e principio dell’amorevole amicizia tra il cantautore e la conterranea Fernanda Pivano. Per l’occasione l’americanista venne contattata per conoscere il concept album e fu invitata nella sala di registrazione per ascoltare le canzoni.
Laura Nieddu, Da L’italiano a Cara Italia: vecchie e nuove rappresentazioni del Belpaese nella canzone italiana. L’Italia in tutte le salse
Abstract: It is not a secret that in the panorama of Italian song there are many songs dedicated to the Belpaese; less obvious is, on the other hand, to know its flavour. This study proposes an interpretation of the celebrated image of Italy in more than forty songs, published in the last fifty years, through a taste spectrum of analysis. Three categories are, in fact, identified, based on the themes of each composition or the lexical choices made by the authors: sugary, bitter or bittersweet songs. In addition, the most frequent ingredients, the topoi, positive and negative, in the different categories will be highlighted.
Abstract: Non è un segreto che nel panorama della canzone italiana esistano molti brani dedicati al Belpaese; meno ovvio è, invece, conoscerne il sapore. In questo studio si propone una lettura dell’immagine celebrata dell’Italia in più di quaranta brani, pubblicati negli ultimi cinquant’anni, attraverso uno spettro di analisi gustativo. Vengono, infatti, identificate tre categorie, in base alle tematiche di ciascuna composizione o alle scelte lessicali fatte dagli autori: canzoni zuccherate, amare o agrodolci. Sono, inoltre, messi in evidenza gli ingredienti, i topoi, positivi e negativi, più frequenti nelle differenti categorie.
Maria Panetta, La vocazione narrativa di Vinicio Capossela: letteratura, pittura e musica in Modì
Abstract: The essay focuses on Vinicio Capossela, an eclectic singer-songwriter, multi-instrumentalist and writer highly appreciated by many critics both for the attention to the lyrics and the linguistic aspect of the songs and for the experimentalism of his music, often the result of the brilliant contamination between sounds produced by traditional or folk musical instruments and electronic instruments (such as analog electrophones or oscillator electrophones etc.). In particular, the contribution focuses on the text of Modì, which also gives the title to the second album of Capossela’s production, released in 1991: it is a poignant slow ballad that, with a narrative slant, tells the passionate and tragic story of the Livorno painter Amedeo Modigliani and the painter and model Jeanne Hébuterne from the latter’s point of view. After all, Capossela in 2004 also published his first “surreal novel”, Non si muore tutte le mattine (Feltrinelli), demonstrating an original and interesting artistic vein also as a writer.
Abstract: Il saggio è incentrato su Vinicio Capossela, eclettico cantautore, polistrumentista e scrittore assai apprezzato da tanta critica sia per l’attenzione ai testi e all’aspetto linguistico delle canzoni sia per lo sperimentalismo delle sue musiche, frutto spesso della brillante contaminazione fra suoni prodotti da strumenti musicali tradizionali o folk e strumenti elettronici (come elettrofoni analogici o elettrofoni ad oscillatori etc.). In particolare, il contributo si concentra sul testo di Modì, che dà il titolo anche al secondo album della produzione di Capossela, uscito nel 1991: si tratta di una struggente ballata lenta che, con taglio narrativo, racconta la passionale e tragica storia del pittore livornese Amedeo Modigliani e della pittrice e modella Jeanne Hébuterne dal punto di vista di quest’ultima. Del resto, Capossela nel 2004 ha pubblicato anche il suo primo “romanzo surreale”, Non si muore tutte le mattine (Feltrinelli), dimostrando un’originale e interessante vena artistica anche come scrittore.
Paolo Prato, La canzone italiana all’estero: ripensare l’identità nazionale
Abstract: From the massive spread of tarantella dating back to the late 18th Century, to the worldwide success of Maneskin, Italian song has featured a constant relationship with foreign sounds, rhythms and forms in a mutual exchange. The national songbook has developed between the two extremes of domestication and foreignization, emphasizing the local element on the one hand, the new fads coming from abroad on the other. Every period of its history features a dialectic between these two pushes. The classical Neapolitan song (‘O sole mio is built upon a habanera rhythm), the syncopated song from the interwar years, the Sixties’ cover versions, the national-popular mainstream and Italo disco represent just a few of these turning points. The aim of this work is to map the fortunes of Italian song abroad from the nineteenth century to the present day and to reflect on which repertoires, which types of artists and which genres have crossed national borders, enriching the international songbook to the point of being part of a culture shared not only in the Western world. Looking at the history of canzone from this perspective the manifold relationships with other songbooks and their cultural weight – may help to reconsider the meaning of domestic tradition, the roots and the very idea of Italianness in music.
Abstract: Dalla massiccia diffusione della tarantella, risalente alla fine del XVIII secolo, al successo mondiale dei Maneskin, la canzone italiana è stata caratterizzata da un costante rapporto con suoni, ritmi e forme straniere in uno scambio reciproco. Il canzoniere nazionale si è sviluppato tra i due estremi dell’addomesticamento e della stranierizzazione, enfatizzando l’elemento locale da un lato, le nuove mode provenienti dall’estero dall’altro. Ogni periodo della sua storia è caratterizzato da una dialettica tra queste due spinte. La canzone classica napoletana (’O sole mio è costruita su un ritmo habanera), la canzone sincopata degli anni tra le due guerre, le cover degli anni Sessanta, il mainstream nazional-popolare e l’Italo disco sono solo alcuni di questi punti di svolta. L’obiettivo di questo lavoro è quello di mappare le sorti della canzone italiana all’estero dall’Ottocento ai giorni nostri e di riflettere su quali repertori, quali tipologie di artisti e quali generi abbiano varcato i confini nazionali, arricchendo il canzoniere internazionale al punto da far parte di una cultura condivisa non solo nel mondo occidentale. Guardare alla storia della canzone da questa prospettiva – ai molteplici rapporti con gli altri canzonieri e al loro peso culturale – può aiutare a riconsiderare il significato della tradizione domestica, le radici e l’idea stessa di italianità in musica.
Giuliano Scala, «Chillo è nu buono guaglione»: identità e alterità nei femminielli napoletani
Abstract: In 1979, the issue of LGBT rights came to the fore in Italy thanks to the first march against violence against homosexuals: the Pisa79. That same year, the Neapolitan singer-songwriter Pino Daniele seemed to want to have his say on the subject with a song that ‒ for the first time in Italy, and seventeen years ahead of Fabrizio De André and his Prinçesa ‒ addressed the transgender issue: Chillo è nu buono guaglione. However, one clarification is necessary: the guaglione mentioned in the song is not a transgender person, but a femminiello. Often superimposed on the more widespread transgender or hermaphrodite reality, the femminiello instead represents a very peculiar cultural and social identity historically anchored in the Neapolitan urban fabric (Hockdorn, Armenti, 2009). In this case, gender, difference and identity are three hinges on which to re-establish balances, contexts and interpretative tools. The femminielli are subjectivities historically present in the Neapolitan context that elude simple definition, expressing their social identity in a form that is neither masculine nor feminine, containing both with eliminating characteristics, but consistent with the context in which they are declined: Naples, a European city stretching out into the Mediterranean and a symbol of what lies halfway between archaic stratifications and post-modern drives. Starting with a song by the Neapolitan singer-songwriter, the article proposes to investigate these liminal identities in their liminal context, closely linked in their becoming: that of the femminielli starting with a transformed, disguised, transfigured body is a complex reality that could be considered endemic, that is, peculiarly linked to the territory and population of the city.
Abstract: Nel 1979 la questione dei diritti LGBT viene alla ribalta in Italia grazie alla prima marcia contro la violenza sugli omosessuali: Pisa79. Lo stesso anno, il cantautore napoletano Pino Daniele sembra voler dire la sua sull’argomento con un brano che — per la prima volta in Italia, e con diciassette anni di anticipo su Fabrizio De André e la sua Prinçesa — affronta la questione transgender: Chillo è nu buono guaglione. Una precisazione è però necessaria: il ‟guaglione”di cui parla la canzone non è una persona transessuale, ma un ‟femminiello”. Spesso sovrapposto alla più diffusa realtà transgender o all’ermafrodito, il ‟femminiello” rappresenta invece un’identità culturale e sociale molto peculiare e storicamente ancorata nel tessuto urbano napoletano (cfr. Hockdorn, Armenti, 2009). In questo caso genere, differenza e identità sono tre cardini su cui ristabilire equilibri, contesti, strumenti interpretativi. I ‟femminielli” sono delle soggettività presenti storicamente nel contesto napoletano e che sfuggono a una semplice definizione, esprimendo la propria identità sociale in una forma che non è né maschile né femminile, contenendole entrambe con caratteristiche liminali, ma coerenti con il contesto in cui esse si declinano: Napoli, città Europa protesa nel Mediterraneo e simbolo di ciò che sta a metà strada tra stratificazioni arcaiche e spinte postmoderne. A partire dal brano del cantautore partenopeo l’articolo si propone di indagare su queste identità liminali nel loro contesto liminale, strettamente legate nel loro divenire: quella dei ‟femminiello” a partire da un corpo trasformato, travestito, trasfigurato, è una realtà complessa che si potrebbe considerare endemica, vale a dire peculiarmente legata al territorio e alla popolazione della città.
Valentina Sorbera, L'”italiano vero”: tra identità e cultura. L’evoluzione dell’identità culturale italiana tramite l’analisi delle canzoni Brividi, La Famiglia e La Dolce vita
Abstract: This study examines the songs Brividi by Mahmood, La Famiglia by Rhove, and La Dolce Vita by Fedez, all released in 2022, to analyze contemporary Italy’s socio-cultural landscape. While Mahmood and Rhove explore themes of inclusion and identity, Fedez presents a more traditional view of Italian culture. These songs reflect Italy’s evolving identity, balancing openness to diversity with a rootedness in tradition, prompting scholarly inquiry into the portrayal of authentic Italian identity today.
Abstract: Esaminando le canzoni Brividi di Mahmood, La Famiglia di Rhove e La Dolce Vita di Fedez, tutte uscite nel 2022, si analizza il contesto socioculturale dell’Italia contemporanea. Mentre Mahmood e Rhove trattano temi relativi all’inclusione e all’identità culturale italiana, Fedez offre una visione più tradizionale della società italiana. Queste canzoni riflettono un’Italia in evoluzione, aperta alla diversità ma anche radicata nelle sue tradizioni, sollevando interrogativi sulla rappresentazione dell’“italiano vero” di oggi.
Gaspare Trapani, Pensieri stupendi, pensieri frequenti: quello che le cantanti (non) dicevano
Abstract: It was 1980 when the singer-songwriter Rettore launched Kobra, one of her greatest successes, in whose title the simple replacement of the “C” with the “K” made a text absolutely explicit in which the snake was not alluded to, as repeated several times in the incised, but to the male sexual organ. Rettore’s song was none other than one of the most successful examples of a line of songs, published around the ’80s, in which, in a mixture of irony, provocation and irreverence, female exponents of Italian music ‒ from Rettore to Gianna Nannini, from Patty Pravo to Fiorella Mannoia, just to name a few ‒ they sang female eroticism, played, even on stage, with their own physicality and affirmed women’s right to sexuality and sensuality, overturning conventions and beliefs. This process came to an abrupt halt in the mid-1980s, in contrast to what would happen, for example, among American singers ‒ Lady Gaga and Madonna, first and foremost ‒ in whose songs and performances sex and eroticism are still fundamental ingredients today. Why, then, have most singers in Italy stopped exposing and talking about their bodies and eros, conforming to a poetics almost exclusively focused on feelings and “goodism”? And why hasn’t this change also occurred among their male singers and songwriters? How did Berlusconism ‒ first television, then political ‒ influence this process of desexualization, in the opposite direction to the objectification of women that the Cavaliere’s television channels, for example with “velinism”, proposed to us? What has happened in recent years? Starting from these questions, we intend to reflect on how the theme of the body and sex has evolved in the lyrics and performances of Italian female singers during the years of Berlusconism and post-Berlusconism.
Abstract: Era il 1980 quando la cantautrice Rettore lanciava Kobra, uno dei suoi maggiori successi, nel cui titolo la semplice sostituzione della “C” con la “K” rendeva assolutamente esplicito un testo in cui non si alludeva al serpente, come più volte ripetuto nell’inciso, ma all’organo sessuale maschile. Il brano di Rettore non era che uno dei più riusciti esempi di un filone di canzoni, pubblicate attorno agli anni ’80, in cui, in un misto fra ironia, provocazione e irriverenza, esponenti femminili della musica italiana – da Rettore a Gianna Nannini, da Patty Pravo a Fiorella Mannoia, solo per citarne alcune – cantavano l’erotismo al femminile, giocavano, anche in scena, con la propria fisicità e affermavano il diritto della donna alla sessualità e alla sensualità, ribaltando convenzioni e convinzioni. Questo processo si arresta bruscamente alla metà degli anni ’80 in controtendenza con quanto avverrà, ad esempio, fra le cantanti americane ‒ Lady Gaga e Madonna, in primis – nelle cui canzoni e performances il sesso e l’erotismo sono ancora oggi ingredienti fondamentali. Perché, dunque, in Italia gran parte delle cantanti ha cessato di esporre e di parlare del proprio corpo e dell’eros omologandosi a una poetica quasi esclusivamente incentrata sui sentimenti e sul “buonismo”? E perché questo cambiamento non si è verificato anche fra i cantanti e i cantautori? In che modo il berlusconismo – prima televisivo, poi politico – ha influenzato questo processo di desessualizzazione, di segno opposto a quell’oggettificazione della donna che le televisioni del Cavaliere, per esempio col “velinismo”, ci hanno proposto? Cosa è successo negli ultimi anni? A partire da questi quesiti, si intende riflettere su come il tema del corpo e del sesso si sia evoluto nei testi e nelle performances delle cantanti italiane nel corso degli anni del berlusconismo e del post-berlusconismo.
Recensioni di libri (a cura della Redazione)
Pierluigi Mascaro, Recensione di Franco Di Mare, Le parole per dirlo. La guerra fuori e dentro di noi (Sem 2024)
Francesco Muzzioli, Recensione di Antonio Sanges, Les jeux sont faits: la cultura della superficie. Beckett e il teatro della crisi, a cura di Marino A. Balducci (Carla Rossi Academy Press 2023)
Maria Panetta, Recensione di Arripizzari. Tessitrici di storie. 14 scrittrici italiane contemporanee, a cura di Alma Daddario (Le Commari Ed. 2023)
Giuseppe Candela, Recensione di Azar Nafisi, Quell’altro mondo: Nabokov e l’enigma dell’esilio (Adelphi 2022)
Marianna Scamardella, Recensione di Lorenzo Graziani, Che cos’è la fiction? (Carocci 2021)
Recensioni di eventi (a cura della Redazione)
Massimo Scotti, Troppo rumore per nulla. Qualche nota sulle canzoni del Festival di Sanremo 2024
Vincenzo Vona, La magia dell’ukulele incontra il fascino di Monopoli: Musica, Bellezza e Comunità al Monopolele 2024