Nel mondo contemporaneo ogni cultura, ogni letteratura e ogni arte appartiene a una classe determinata e si rifà a una ben definita linea politica. L’arte per l’arte, l’arte al di sopra delle classi, l’arte che si sviluppa fuori della politica e indipendentemente da essa, nella realtà non esiste. La letteratura e l’arte proletarie sono parte di tutta l’azione rivoluzionaria del proletariato o, come ha detto Lenin, sono “una rotella e una vitina” del meccanismo generale della rivoluzione.
(Interventi alle conversazioni sulle questioni della letteratura e dell’arte a Yenan, maggio 1942, in Opere scelte di Mao Tse-tung, vol. III).
Il ruolo della propaganda nell’ideologia comunista è stato in primo luogo enfatizzato da Lenin, il quale sosteneva che fosse compito specifico e fondamentale del partito generare consapevolezza nel proletariato e che l’educazione all’ideologia tra i membri del partito fosse essenziale. Dopo l’instaurazione del governo comunista, il termine sīxiǎng gǎizào (思想改造, ‘riforma del pensiero’) fu usato proprio per descrivere il compito di forgiare la consapevolezza del popolo nella convinzione che il pensiero determini l’azione, e che dunque, se il pensiero delle persone fosse stato “correggibile”, allora sarebbe stato possibile “correggere” anche le loro azioni. In questo senso, il Partito Comunista Cinese, al potere dal 1949, promosse numerose campagne di riforma del pensiero, culminate negli anni Sessanta nella Rivoluzione Culturale. Questa ideologia della propaganda, esasperata in quegli anni, ma che mai ha abbandonato i vertici del PCC, non doveva servire unicamente a generare lealtà al Partito, ma voleva anche dare forma ad atteggiamenti personali e abitudini quotidiane, così da creare individui che avrebbero abbandonato i propri desideri personali per lavorare al servizio della causa comune: costruire una nuova società sotto la guida del PCC. L’obbiettivo di sviluppare un funzionante sistema di propaganda era strettamente connesso con l’idea che atteggiamenti e pensieri rivoluzionari fossero la necessaria base di partenza per il cambiamento politico, sociale, economico e culturale, e oggi il discorso potrebbe essere sovrapponibile. Per la Cina del XXI secolo, sempre più protagonista nel mercato e nella politica internazionale, sembrano essere ancora fondamentali l’omogeneità ideologica e il controllo di molti aspetti della vita dei cittadini. In questo contesto, lo stretto controllo di ogni contenuto pubblicato, sostenuto da un capillare sistema di censura, gioca un ruolo fondamentale. Continua a leggere La censura libraria nella Repubblica Popolare Cinese. Da Mao Zedong a Xi Jinping
(fasc. 39, 31 luglio 2021)